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11 Dicembre 2018Uno dei fattori — uno, si badi; ma non dei meno importanti — che contribuiscono alla cecità di tanti cattolici di fronte alla deriva eretica e apostatica di cui la Chiese sembra essere vittima in questi ultimi decenni, è, a nostro credere, il venir meno della concezione del Male inteso in senso soprannaturale, cioè nell’esistenza reale di Satana e dei suoi angeli infernali. Era perfettamente logico che si giungesse a questo punto, una volta imboccata la strada della storicizzazione delle Scritture e della razionalizzazione scientista della fede. Pare che oggi i cristiani provino imbarazzo, se non addirittura vergogna, a professare la stessa fede cattolica dei loro genitori e dei loro nonni: sono bastate meno di due generazioni per logorare dall’interno le basi stesse della loro fede. Una fede senza la credenza nel soprannaturale sarà quel che si vuole, ma non è più la fede cristiana; e la fede nel soprannaturale comprende anche la ferma credenza nell’esistenza del demonio. Chi non capisce che negare l’esistenza del diavolo equivale ad attaccare frontalmente la fede, non ha capito nulla, o peggio. Il diavolo non è, nella teologia cattolica, un elemento in sovrappiù, leggermente folcloristico, che si può espungere senza conseguenze per l’insieme, o perfino con effetti positivi; al contrario: è un elemento sostanziale e decisivo. A prescindere dagli innumerevoli esorcismi che Gesù Cristo ha eseguito di persona e dei tanti discorsi che ha tenuto, con gli Apostoli e con le folle, su questo argomento, resta il fatto che, al principio della sua missione terrena, troviamo le tentazioni nel deserto da parte di Satana. Vogliamo considerale come un’allegoria, come una specie di favola poetica? Benissimo; ma allora dobbiamo avere la coerenza e l’onestà intellettuale di trarne la conseguenza che tutti e tre i Vangeli di Matteo, Marco e Luca sono altrettante favole e che nulla, in essi, deve esser preso alla lettera. E che dire degli Atti degli Apostoli, delle lettere di san Pietro e di san Paolo, o del libro dell’Apocalisse, l’ultimo testo della divina Rivelazione, nei quali si descrive l’incessante opera di distruzione delle anime compiuta dal diavolo, e si profetizza una battaglia finale fra lui e il Signore, avente per posta il destino dell’intera umanità? Favole anche quelle? Allegorie, immagini poetiche?
Il preposito generale dei gesuiti, Sosa Abasal, è di quest’ultima opinione, avendo dichiarato alla stampa, fin dal 2103, che il diavolo non esiste e non è mai esistito, che è solo un’allegoria del male. E il papa non lo ha corretto, nessuna voce autorevole lo ha smentito. È strano, perché appena un padre Cavalcoli o un monsignor Livi, che sono illustri teologi, dicono qualcosa che non piace al signore argentino, subito vengono zittiti e invitati a meditare e non recare disturbo. Con altri si va ancor meno per il sottile: il commissariamento e la scomunica sono gli strumenti abituali di questo papato "misericordioso" nei confronti delle voci non allineate alla nuova pastorale e al nuovo magistero. Però se un pezzo da novanta della Chiesa dice chiaro e tondo che il diavolo non esiste, nessuno trova nulla da obiettare. Il che è semplicemente terribile, perché equivale a bollare Gesù come un mistificatore e un impostore: uno che faceva finta di esorcizzare gli indemoniati, ma in realtà non credeva all’esistenza del demonio, dunque prendeva in giro la gente e insegnava cose non vere. Quanto al racconto delle tentazioni nel deserto, a rigore dovrebbe essere considerato anch’esso come una semplice allegoria; però, considerando sia il protagonista di quell’episodio, sia la serietà della narrazione evangelica, non è possibile limitarsi a questa interpretazione: bisogna per forza concludere che gli autori dei Vangeli non sono attendibili, che non sono persone serie e che ci hanno rifilato per duemila anni delle favole invece di fatti reali.
Ora, tutto questo è importante non solo sul piano teologico, ma anche sul piano pratico, perché, come abbiamo suggerito, c’è una stretta correlazione fra la negazione del diavolo da parte della neochiesa, e l’apostasia in atto, da parte della medesima neochiesa. Negare che il diavolo esiste può far comodo solo a chi non ha interesse a mettere in guardia i credenti contro il più grande dei pericoli; che, da mondo è mondo, è sempre quello che viene dall’interno, e non dall’esterno. Dai nemici esterni della Chiesa, infatti, è logica che non ci si possano aspettare confetti e caramelle; anche se, dal Concilio Vaticano II in poi, e specialmente da quando il cosiddetto ecumenismo è diventato uno dei cavalli di battaglia della neochiesa, pare che anche questo stia accadendo: che ci s’immagina essere scomparsi, come nebbia al sole, tutti i nemici esterni della Chiesa di Cristo. Ma come pensare che il nemico più pericoloso venga dall’interno, anzi, che sia già dentro la Chiesa, e che sia talmente forte da poterla colpire direttamente al cuore? Un pensiero del genere è talmente spaventoso, talmente inconcepibile, che, per esserne anche solo sfiorati, bisogna per forza credere che il diavolo esiste: infatti solamente il diavolo, cioè un essere immensamente intelligente, immensamente forte e immensamente malvagio, potrebbe aver concepito e reggere le fila di una congiura così mostruosa. Gli uomini, da soli, per quanto cattivi, o non oserebbero concepire una simile cospirazione, o non avrebbero le forze per tentare di metterla in opera. Ma con l’ispirazione e con il sostegno del diavolo, la cosa cambierebbe aspetto; la cosa diverrebbe possibile. E dunque, se qualcuno è davvero implicato in una simile cospirazione, questo qualcuno ha tutto l’interesse a spargere il veleno della negazione e dell’incredulità, magari anche del ridicolo nei confronti di quanti, a cominciare dagli esorcisti, sanno benissimo che il diavolo esiste, perché lo vedono, faccia a faccia, praticamente ogni giorno.
È una consequenzialità perfettamente logica. Chi si è allarmato e preoccupato per la deriva eretica e apostatica che travaglia la Chiesa, ai nostri giorni, non ha potuto, almeno qualche volta, non usare, anche solo mentalmente, parole come "diabolico" per qualificare il contegno di certi teologi, di certi sacerdoti, di certi vescovi e cardinali, e dello stesso signore argentino che occupa il seggio di san Pietro, vedendo come essi paiano trarre una sorta di acre compiacimento nel dire e fare delle cose che costantemente seminano il turbamento, l’amarezza, la sofferenza nei fedeli, o in una parte non trascurabile dei fedeli; che li spingono nell’angoscia, nel dubbio, nell’incertezza; che allontanano le pecorelle dall’ovile di Cristo, invece di avvicinarle. Parole rivolte perfino ai bambini, per esempio negando che si possa dire, da cristiani, una parola di verità sul mistero della sofferenza, e mettendoli addirittura in guardia contro quanti dicono di avere quella parola. Chi di noi non ha pensato, davanti a simili gesti e a simili discorsi, che i loro autori sono mossi da qualcosa di diabolico, perché è impossibile che non vedano e non comprendano il male terribile che provocano, e che, del resto, è manifestato apertamente da un numero crescente di persone, le quali sono scandalizzate e inorridite dal fatto che dei ministro di Cristo parlino e agiscano in tal modo? Ebbene: in quel compiacimento, in quel seminare dubbi, in quella ostinazione a fare e dire delle cose che non recano luce e sicurezza nel cuore dei fedeli, ma ne minano la fede e ne scuotono la speranza, vi è realmente, e non figuratamente, qualcosa di diabolico, d’infernale. Ma siccome molti cattolici post-conciliari sono stati cotti a puntino dai cuochi del modernismo e si sono abituati a pensare in maniera perfettamente immanentista, e perciò, in sostanza, non credono più al soprannaturale, ma hanno la testa piena solo di migranti, di accoglienza, di inclusione, di dialogo, di mense e dormitori da allestire dentro le basiliche, essi non hanno più, alla lettera, gli strumenti per leggere i segni e per capire quel che sta accadendo sotto i loro occhi e davanti al loro naso. La puzza del diavolo c’è, ma essi non lo vedrebbero neanche se si appollaiasse loro sulla spalla, perché hanno deciso che il diavolo non esiste e che chiunque ci creda è un cattolico tradizionalista e oscurantista, un cattolico d’altri tempi, che oggi non si può, semplicemente, prendere sul serio, ma soltanto compatire, se non addirittura trattare da nemico. E questa è, per definizione, la vittoria più grande che il diavolo possa riportare sopra gli uomini, specialmente sopra quelli che si dicono cristiani: poter agire alla luce del sole, senza più nascondersi, perché essi, tanto, non lo vedono, né sono disposti a vederlo, e anzi sono giunti al punto di chiamare bene il male e male il bene, di negare il peccato, di vantarsi dei loro vizi e di criticare o ridicolizzare la virtù e la piena confidenza in Dio.
Non stiamo parlando, lo ripetiamo, in maniera figurata. La massoneria ecclesiastica, il satanismo in Vaticano, la mafia si San Gallo sono realtà concrete, e, probabilmente, sono strettamente intrecciate luna con l’altra. Il disordine sessuale, e particolarmente il peccato impuro contro natura, è, quasi certamente, il colante fra queste tre facce di una stessa cosa, nel senso che il vizio della sodomia, gli stupri a danno dei minori e, nei riti satanici, l’assassinio rituale, commesso in una cornice erotica, sono il perverso collante che lega in un patto scellerato, dal quale non si può tornare indietro — proprio per la sua enormità e per il suo carattere criminale, anche penalmente perseguibile – i disgraziati sacerdoti che si sono lasciati irretire nei lacci del demonio.
Sentiamo l’opinione di uno che di queste cose se ne intendeva e qualche cosa sapeva, l’ex monsignor Milingo, anche se poi si è lascato lui stesso prendere in quei lacci; ma le successive vicende la sua vita non dovrebbero farci scordare che egli, come vescovo africano e come esorcista con molta esperienza, aveva delle informazioni di prima mano e sapeva di che cosa parlava, quando si trattava del diavolo, della magia nera e delle possessioni demoniache (da: Emmanuel Milingo con Renzo Allegri, Guaritore d’anime. La mia storia, la mia fede, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997, pp. 182-183):
Non solo ci sono diocesi che da anni sono completamente prove di esorcisti, ma addirittura ci sono vescovi che proibiscono ai loro sacerdoti di interessarsi di esorcismo.
Attualmente molti ecclesiastici, anche ai vertici della Chiesa, evitano di parlare del male e del demonio. Si potrebbe dire che il demonio è diventato come un animale protetti e gli esorcisti sono considerati dei cacciatori criminali. Satana ha la possibilità di muoversi come gli pare tra i cristiani della Chiesa cattolica.
Può essere che questo comportamento sia frutto di ignoranza teologica. Sarebbe già una cosa grave, in quanto il Magistero ecclesiastico non ha mai avuto incertezze su questo argomento, e i sacerdoti hanno il dovere di studiare ciò che la Chiesa insegna. Ma viene anche il sospetto che tra questi rappresentanti della Chiesa cattolica ci siano dei veri e propri servitori di Satana, che si mimetizzano, vivono all’interno della Chiesa con lo scopo di indebolirla e agevolare l’azione del Maligno. Non è un pensiero solo mio. Già Paolo VI aveva detto di sentire il fumo di Satana proprio all’interno della Chiesa.
Sono parole che fanno riflettere, specie se si considera che furono scritte una ventina d’anni fa, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Poi c’è stato il conclave del 2005, con la mancata elezione di Bergoglio e l’elezione di Benedetto XVI; ci sono state le sue strane, inquietanti dimissioni, otto anni dopo; e c’è stata l’elezione di Bergoglio, portato al soglio pontificio, al secondo tentativo, dalla mafia di San Gallo, mediante il voto di alcuni cardinali che, se non si fosse agito subito, avrebbero oltrepassato l’età per partecipare al conclave. Forse Milingo sapeva troppe cose sulla massoneria e sul satanismo in Vaticano, e bisognava screditarlo? Non vogliamo farci suoi difensori; ricordiamo, tuttavia, che più di qualcuno, all’epoca del suo allontanamento dalla Chiesa, vide, e disse, che si era fatto di tutto per spingerlo fuori strada e per indurlo a compromettersi, facendogli compiere qualche passo irreparabile… C’è una cosa su cui cattolici "moderni" – i quali, quando si parla del demonio, ascoltano più Alberto Angela e Massimo Polidoro che i Vangeli – non riflettono abbastanza: che gli esorcisti, il diavolo, non solamente lo vedono, ma lo sentono. E quel che ascoltano da lui non è bello, questo si sa; ma non è bello soprattutto per ciò riguarda certi comportamenti e certe iniziative che si verificano all’interno della Chiesa, di quella che dovrebbe essere la Sposa di Cristo. In pratica, da qualche anno a questa parte, il diavolo, parlando per bocca dei posseduti, si compiace atrocemente per il fatto che mai ha avuto in suo potere un così gran numero di cristiani e soprattutto di ministri di Dio, e mai si è sentito così vicino al trionfo finale, tanto che già pregusta la gioia immonda di vedere la Chiesa cattolica interamente distrutta, e tutti i suoi seguaci allo sbando, senza più nulla a cui aggrapparsi. S’inganna, naturalmente; perché, pur con tutta la sua astuzia e la sua perfida, sottile malizia, il diavolo è anche, paradossalmente, quanto mai stupido. Lui sa che Dio non mente e sa che Gesù ha promesso ai suoi fedeli che le porte degl’inferi non prevarranno sulla Chiesa da lui fondata; sa che la Donna gli schiaccerà il capo e che tutti i suoi sforzi non serviranno a niente; perciò è stupido a illudersi, e la sua stupidità deriva dall’accecamento della superbia. Ora, dello stesso accecamento sono vittime quei disgraziati sacerdoti i quali per superbia hanno cambiato il servizio di Dio con quello del suo nemico; e si adoperano da traditori, ma inutilmente, perché questo trionfi. Questo, però, non toglie che la lotta sarà durissima, e dovremo lottare strenuamente…
Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)