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La pioggia di rose che gli uomini non vogliono vedere

A te che chiedi sempre dei consigli su cosa leggere, dei suggerimenti, delle indicazioni per orientarti nella selva dei libri che incessantemente compaiono e si ammonticchiano sugli scaffali delle librerie, anche stavolta daremo uno spunto controcorrente. Un libro che potrebbe farti del bene, e sicuramente non ti farà male, il che è già molto, di questi tempi, non si trova più in libreria da un sacco di tempo: bada, dovrai penare un poco per trovarlo. Prova a cercarlo presso qualche biblioteca pubblica ben fornita innanzitutto; poi nei negozi dell’usato e nei mercatini d’antiquariato. Si intitola Tra renne e Lapponi. Dall’Italia a Capo Nord, di Elio D’Aurora, pseudonimo di Sebastiano Chiambalero (Torino, 1° luglio 1918- Moncalieri, 20 luglio 2001). Diciamo subito che il titolo è un po’ fuorviante, perché fa pensare a un banale libro di viaggi, e, per giunta, limitato a una regione geografica ben precisa e piuttosto ristretta: il settentrione della Penisola Scandinava; per cui a chi poco interessano sia le renne, sia il popolo lappone, parrà che una simile lettura non faccia al caso suo. E invece è molto di più di un libro di viaggio e abbraccia niente di meno che l’Europa; diremmo che è il reportage di un viaggio dell’anima, alla ricerca della vera anima dell’Europa. Non troverai facilmente delle notizie su questo scrittore che è stato abbastanza noto negli anni a partire dalla Seconda guerra mondiale e fino ai Sessanta; poi, con la cultura del ’68, significativamente, le sue tracce si fanno assai rade, nel senso che i nuovi titoli sono pochi e nemmeno i suoi vecchi libri sono stati ripubblicati. In breve, oggi è introvabile. Eppure è uno scrittore cattolico, che trovava spazio presso le case editrici cattoliche: curioso, non è vero? Evidentemente, il suo modo di vivere e proporre la fede cristiana è passato di moda dopo il Concilio. Benissimo: questo è già un titolo di merito, ai nostri occhi. Ma non basta, naturalmente. Diamo allora una scorsa ai suoi libri: vedremo che è stato essenzialmente un giornalista e un inviato in Paesi lontani, ma anche un testimone della fede, autore di biografie di santi e figure eminenti del cristianesimo. Fra essi ricordiamo Fascino slavo. Inchiesta sulla Jugoslavia di Tito (Torino, S.E.I., 1956); Vita d’inviato (Torino, S.E.I., 1957); Lourdes al microscopio (Torino, S.E.I., 1958); Fatima, paese dell’anima (Torino, S.E.I., 1959); Fatima, salvezza del mondo (Padova, Edizioni del Messaggero, 1967); Monsieur de la Salle. Una fedeltà che vive, Editrice A.&. C., 1984), più alcune presentazioni di opere altrui, fra le quali il romanzo di D. Pilla Amore di mamma (Milano, Editrice La Sorgente, 1944).

Con Tra renne e Lapponi, Elio D’Aurora si dimostra scrittore autentico, sensibilissimo, attento alla dimensione umana, curioso non solo del cosa e del come, ma anche del perché; tutto quello che vede, lo affascina e lo interessa in profondità, e suscita in lui un desiderio di capire che si estende dalla dimensione intellettuale a quella estetica e a quella spirituale. La pioggia, il sole, un tramonto, un prato fiorito, gli strappano un senso di ammirazione, così come l’incontro con le persone gli apre nuovi orizzonti e gli accende nuovi slanci e nuove nostalgie. Un capitolo del suo viaggio verso il Nord è dedicato a Teresa Neumann (1898-1962), la mistica tedesca stigmatizzata, figlia di un sarto e di una contadina, che aveva i doni della profezia, della bilocazione, e parlava, nelle estasi, lingue a lei sconosciute: il greco, il latino e l’aramaico; e che dal 1926 fino alla morte non si nutrì di cibo né assunse bevande e visse solo con la particola della santa Comunione. Ci sembra che valga la pena di riportare l’incontro dell’Autore con quella donna eccezionale, davanti alla cui porta c’era sempre una lunga fila di persone in attesa di poterla vedere, di poterle confidare le proprie pene e di ricevere un consiglio, una parola buona; e il cui processo di beatificazione è iniziato nel 2005, per iniziativa di Giovanni Paolo II e del vescovo di Ratisbona, Ludwig Müller (da: E. D’Aurora, Tra renne e Lapponi, Torino, S.E.I., 1955, pp. 151-157):

Chi viene in Bavaria va in cerca della donna che miracolò il mondo di stupore, di colei i cui occhi sono sempre quelli di una ragazza ventenne. Teresa Neumann, la dolce sorella del Crocifisso, ha avuto istanti da morire. Io so che quelli che hanno trovato qualcosa hanno cercato con il cuore. Così sono venuto di valle in valle, di treno in treno, di giardino in giardino chiedendo notizie di Teresa Neumann a coloro che potevano averla avvicinata. (…)

Teresa Neumann è da trent’anni a letto, senza nutrimento, con i segni delle stigmate nel corpo, dimostrazione vivente di un miracolo d’amore.

Neppure la guerra è passata nel suo paese. Le rose continuano a fiorire. Mi coglie un brivido sottile e curioso e domando al mio vicino se molti pellegrini accorrano per assistere al miracolo. "È un continuo andare e venire" – risponde. – Giungono anime in trepidante attesa di una goccia che le ristori e di uno sguardo che le consoli". (…)

Cerco la sua casa. È antica e scrostata in un angolo del paese. Una fila di rosarianti attende. Il cielo minaccia pioggia. Il paesaggio è come quello di anni fa. Le stesse donne accigliate in nero gramaglia, la stessa atmosfera di pesante letizia, lo stesso candore appiccicato agli angoli e ai quadrivi come se il paese fosse da tempo abitato dagli angeli. (…)

Sento che la mia ora si avvicina. Ad un tratto qualcuno mi chiama. Teresa Neumann sorride beata, come se invece di vivere in una stanza si trovasse già in Paradiso. Ha gli occhi limpidi come una fontana. Il viso è calmo ed un po’ pallido, la fronte serena. Al lati del collo, bellissime, risaltano le arterie sul bianco diffusi dell’epidermide. I capelli sono legati da un nastro di seta e ricadono sul cuscino. La pioggia scroscia sui vetri, ma i visitatori rimangono immobili guardando di minuto in minuto l’orologio. Mi piacerebbe piegare le ginocchia e baciare le mani colpite dalla folgore celeste. La camicetta azzurra luccica, deliziosa e graziosa come un pizzo di St-Galles. "Viene dall’Italia?". "Per vedervi", preciso. Non mento. Sono venuto da lontano, passando prima per la Svizzera e poi affidandomi all’aereo. Ho compiuto migliaia di chilometri. Le dico: "Un giorno avete affermato che avreste fatto scendere una pioggia di rose sul mondo. Oggi il mondo agonizza di paura e di terrore. Sapete che succede al di là della cortina?". Risponde: "La pioggia di rose continua, ma gli uomini non la vogliono vedere". "Accadranno cose terribili quest’anno?". "No. Tutto andrà per il meglio. Non temete. Il mondo oscilla, ma le forze del male non prevarranno". "I medici continuano a vistarvi?". "Che altro dovrebbero fare?". "Continuerete a pregare per i peccatori?". "Sì. Desidero la conversione di tutti". Ancora altre domande, altre risposte. Il mio turno è passato. Esco. Piove sempre. Poco distante una donna piange. È ancora giovane. Vent’anni. Le domando: "Perché piange?". La risposta è strozzata da un grido: "Ho perduto…". Va a chiedere alla Santa di Konnersreuth il farmaco che la guarisca dalla dolorosa malattia. (…)

Attendo uno squarcio di cielo azzurro che non viene. Sui prati un colore di viola pallido si diffonde con mestizia. Sembra che su ogni fiore si posi una stilla del sangue della Neumann. Nel giardino dell’albergo le rose fioriscono, ad una ad una. La casa è sempre assediata. Quanti pellegrini sono passati? Impossibile contarli. Gli uomini cercano il richiamo, il filo di una musica celeste, l’eterna armonia per dissetare il loro spirito piagato. Sento che l’angoscia è simile ad un cielo chiuso che si aprirà un giorno per far trionfare il sole. Pianto e dolore si alternano. Su tutti i pellegrini si alza la mano di Teresa Neumann, la sorella soave del Crocifisso, la piccola stella del sorriso, colei che ha visto il paradiso aperto prima di potervi entrare.

Oggi si parla assai meno di Teresa Neumann; si direbbe che non sia in linea con la "nuova chiesa" di Bergoglio. Una mistica che consolava le anime insegnando, con l’esempio, che la sofferenza non è inutile ma, al contrario, se accettata volontariamente, è una limpida scala verso il Cielo e una grande maestra di purificazione. Ma il signore argentino dice chiaro e tondo che non si sa perché ci sia la sofferenza, e il suo "teologo" semi-ufficiale, Enzo Bianchi, rincara la dose tuonando contro la Chiesa che per tanto tempo ha insegnato ad affidare a Dio le proprie sofferenze, sostenendo che questa è una aberrazione e che nessuno può desiderare o amare la sofferenza, mai, per alcuna ragione, né Dio gradirebbe una tale offerta, perché Lui non vuole certo il nostro male. Basterebbe confrontare queste due posizioni inconciliabili per capire cosa sta succedendo nella Chiesa oggi: un’usurpazione e una tirannia ad opera della setta modernista, impegnata a contraddire frontalmente quasi duemila anni di Magistero. Teresa Neumannm, questa umile e illetterata figlia del mondo contadino, era nel giusto e nel vero; Bergoglio ed Enzo Bianchi, no. E non è solo questione di affermazioni teoriche. Per favore, confronta lo sguardo di queste tre persone. Cerca una fotografia di Teresa Neumann e osserva i suoi occhi: che cosa ci vedi? La luce, la vita, la freschezza e la purezza di chi sta già contemplando l’Infinto, qui, ora, dal suo letto di dolore. Adesso guarda le foto di Bergoglio e di Bianchi, osserva i loro sguardi. Come sono? Durissimi, freddi come il ghiaccio, senza ombra di bontà e di calore umano, incapaci di esprimere empatia. Anche quando si sforzano di sorridere, stirano i muscoli della faccia in un ghigno; e quando ridono, ridono d’un riso sguaiato, che fa accapponare la pelle. Osserva le foto di Bergoglio mentre ride: rovescia la testa all’indietro, strizza le palpebre, pare che si diverta fino alle lacrime, in maniera sguaiata e sconveniente: raramente si vede la gente ridere a quel modo perfino in osteria, in mezzo ai boccali di birra e al fumo delle sigarette. E Gesù, rideva anche Lui, rideva a quel mondo? Dai Vangeli non risulta: non si dice che fosse triste o malinconico, ma nemmeno che ridesse. Neppure una volta. Tuttavia amava i bambini, e i bambini andavano da Lui; dunque non era triste e sapeva sorridere. I bambini amano gli adulti che sorridono con lo sguardo limpido, semplice e buono; a loro non la si può raccontare: hanno le antenne, "sentono" se un adulto è una persona buona o se sta fingendo di esserlo, per apparire simpatico, e non si lasciano ingannare. I bambini sono attratti dalle persone che hanno nel volto il sorriso dolce e lo sguardo terso di Teresa Neumann; non le persone che hanno il riso sguaiato e lo sguardo tagliente di Bergoglio. Le parole contano meno della luce che ciascuno di noi ha negli occhi. Nella bocca di Bergoglio e nelle bocca di Enzo Bianchi ci sono parole dolci come il miele, accoglienza, misericordia, inclusione, letizia, amore, gaudio ed esultanza; ma gli occhi dicono altro. Sono occhi cattivi, iniettati di rancore non appena qualcuno lo contraddice, non appena emerge una volontà che gli si oppone. Con quegli occhi ha accolto una delegazione dei frati francescani dell’Immacolata, nel 2015, dopo averne deciso il commissariamento e la chiusura del seminario di Sassoferrato, che ospitava sessanta seminaristi, che sono stati dispersi, e ha detto, papale, papale (cfr. /www.maurizioblondet.it/: del 6 novembre 2015):

Io conosco i motivi di questo trasferimento e mi sembrano giusti. Prima di prendere la decisione sono stato consultato dalla Congregazione e io ho detto sì, perché questo sia chiaro: sono io il responsabile. (…) Il vostro carisma è un carisma singolare: c’è lo spirito di san Massimiliano Kolbe, c’è lo spirito di san Francesco, l’amore alla povertà, a Gesù spogliato… Ma c’è un’altra cosa che a me fa capire perché il demonio è tanto arrabbiato con tutti voi: la Madonna. C’è qualcosa che il demonio non tollera… non tollera la Madonna (…) Ma pensate anche il momento che voi vivete adesso come una persecuzione diabolica, pensatela così

Ma lasciamo, per un attimo, questo triste e doloroso argomento e torniamo, col pensiero, alla santa di Konnersreuth (non importa se il processo di beatificazione andrà per le lunghe: ben possiamo intuirne la ragione; per la gente, Teresa Neumann era santa già in vita, senza aver fatto proprio nulla per sollecitare le simpatie altrui). Che cosa ha detto, agli uomini angosciati, addolorati, scoraggiati, che l’andavano a trovare? Una pioggia di rose continua a scendere su di voi; ma non la volete vedere… Una pioggia di rose? Ma dove? Ma come? Certamente: la pioggia di rose della grazia; la pioggia di rose della divina Provvidenza, che suscita uomini e donne come lei, come la piccola, grande donna che aveva le stimmate eppure sorrideva sempre, di un sorriso buono, come la sorella del Crocifisso; e non toccava cibo né bevanda, tranne la santa Particola. Sono questi uomini e queste donne che mostrano all’umanità scoraggiata e confusa la via da seguire; sono loro che mostrano come si possa trasformare la sofferenza in benedizione, la tristezza in pace, la morte in vita. Lo si può, quando si confida in Dio, non quando si confida in se stessi; è Dio che fa scendere quel sorriso buono, quella luce dolce nello sguardo di quanti si abbandonano a Lui senza riserve, e si offrono in riparazione del male che imperversa nel mondo. Sì: perché, al contrario di quel che dicono i neoteologi e i membri del neoclero, la sofferenza di quanti amano il Signore ha un valore grandissimo ai suoi occhi, se offerta in riparazione dei peccati. Non è forse l’esempio che ci ha dato Lui stesso, salendo sulla croce? O i cristiani pretendono di evitare quella croce che Lui ha accettato?

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Wallace Chuck from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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