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Omaggio alle chiese natie: Sacro Cuore di Gesù
18 Agosto 2018È opinione oggi largamente diffusa, ma come suole accadere, del tutto infondata, che scienza e magia non abbiano niente a che fare, anzi, che siano l’una l’opposto dell’altra; che la scienza, cioè la tanto decantata scienza moderna, quasi che gli antichi non avessero alcuna scienza, o che ne avessero solo delle forme rozze ed embrionali, sia nata come ricerca "giusta" dei segreti della natura, mentre la magia ne sarebbe stata, per secoli, la ricerca "sbagliata", e quindi, va da sé, tanto illusoria quanto infruttuosa. Notiamo, di passaggio, che questo tipo di atteggiamento mentale, che sposa interamente l’idea di una scienza buona, bella e intelligente, contro una magia sciocca, brutta e cattiva, rende la cultura odierna del tutto incapace, di non diciamo di spiegare, ma neanche solo di comprendere, nel loro meccanismo generale, le tecniche magiche suscettibili di produrre degli effetti concreti, ma che, stando alla suddetta impostazione, dovrebbero essere impossibili e impensabili. In quei casi, i cosiddetti uomini di cultura si rifiutano, semplicemente, di ammetterne l’esistenza, invocano il caso, la suggestione, l’erronea interpretazione di fatti assolutamente normali e naturali; quando non passano addirittura alla controffensiva e non lanciano crociate, come i signori del C.I.C.A.P., contro le false credenze e le superstizioni medievali, colpevoli, a loro credere, di aver ritardato di secoli, e di ritardare tuttora, l’avvento delle magnifiche sorti e progressive, ossia del Regno della Scienza & della Tecnica, che ci libererà da ogni fastidio e seccatura, forse anche, chissà, fra un po’ di tempo, dal fastidio particolarmente seccante della morte. Di fronte ad un caso di possessione demoniaca, per esempio, essi parleranno di isterismo, di epilessia, di auto-suggestione; la facoltà di parlare con voce completamente diversa, irriconoscibile, o di emettere suoni animaleschi non compatibili con l’età o con il sesso della persona in questione; la conoscenza di lingue antichissime, ignote a tutti fuorché a pochissimi studiosi; la preveggenza e la chiaroveggenza; le impressionanti variazioni del peso corporeo, fino al punto da rendere inamovibile una persona del peso normale di cinquanta chili, come se ne pesasse centinaia; gli odori nauseabondi e improvvisi e inspiegabili (ma anche, nel caso dei santi, i profumi ineffabili), il calo fulmineo della temperatura ambientale, la levitazione, la comparsa subitanea di segni particolari sulla pelle; la conoscenza se l’acqua con il posseduto viene asperso è realmente è acqua benedetta, nel qual caso si verificano reazioni di autentico furore: tutte queste cose, ed altre ancora, per i signori scientisti, non vogliono dir nulla; per ciascuno di tali fenomeni essi hanno una risposta pronta, perfettamente razionale a apparentemente ragionevole, almeno fino a un certo punto, il che tradisce la loro intima mentalità di fideisti, oltretutto fanatici, e non di autentici scienziati: perché colui che possiede una vera mentalità scientifica è sempre curioso di confrontarsi con ciò che non sa spiegare, si tratta di sfide che lo stimolano addirittura, che lo entusiasmano; mentre colui che finge di avere una mentalità scientifica, ma è solo un fideista mascherato, ha paura dell’ignoto e rifiuta di considerare le cose che gli appaiono inesplicabili e inconcepibili, preferendo negare che esistano, oppure minimizzandole a ogni costo, sino a non temere d’impantanarsi in affermazioni ridicole, che denotano solo la sua profonda ignoranza e la sua grossolana mancanza di buon senso. Per questo genere di persone, ammettere che esita una cosa come la magia nera; ammettere che il mago nero possa fare una fattura nei confronti di un’altra persona, e che questa possa cadere vittima di una infestazione, di una ossessione, o nei casi più gravi, di una possessione diabolica vera e propria, risulta semplicemente impossibile: è una cosa talmente superiore alle loro forze, che preferiscono rimuovere il problema alla radice, negandolo.
Dicevamo che è del tutto falsa e superficiale la credenza secondo cui la magia (con le sue appendici dell’astrologia e dell’alchimia, a fare da "ponte") e la scienza, nascono da due radici completamente diverse; al contrario, esse nascono dalla stessa radice, che è l’umano desiderio di conoscere i segreti della natura, per volgerli a proprio vantaggio e per piegarli a servire i propri fini. Non solo: anche la religione nasce da quella radice, benché se ne differenzi per il diverso atteggiamento nei confronti del mistero, che è di stupore, di riverenza e ammirazione, e che conduce ad adorare l’autore, o gli autori (nel caso dell’animismo e del politeismo) di una natura così possente e così misteriosa, come quella che circonda l’uomo e incombe su di lui. Mentre il mago e lo scienziato vogliono carpire i segreti della natura per volgerli a loro favore, e quindi per dominarla e sottometterla, colui che possiede un animo religioso lascia alla natura i suoi misteri e si concentra sul creatore, o sul signore, della natura. Cerca la sua benevolenza, si prostra, lo adora, e per questa via punta a ottenere un risultato in realtà simile a quello del mago e dello scienziato, però seguendo una strada, e ponendosi in una prospettiva, radicalmente differenti: far sì che la natura non lo opprima, che non lo schiacci, e che lui riesca a esercitare un controllo su di essa, sia pure in maniera indiretta, e cioè per mezzo dell’intercessione divina. Per essere ancora più chiari: se il mago e lo scienziato cercano di curare una malattia, l’uomo di fede chiede a Dio la guarigione: sono forme diverse di un risultato finale unico: la protezione contro la malattia. Solo che la persona religiosa sa che la guarigione non è scontata, non dipende solo dall’intensità della sua fede e della sua preghiera d’impetrazione, perché esiste una superiore volontà, quella divina, la quale vede e giudica se sia meglio, per quella persona, guarire o morire: al che si tratta di accettare la volontà di Dio, sia che essa coincida con le umane speranze e gli umani desideri, sia che risulti del tutto difforme da essi. Questo, almeno, è l’atteggiamento del fedele delle religioni superiori, e in particolare del cristiano cattolico: dal che si vede come sia foriero di molti equivoci parlare delle "religioni", e dello "spirito religioso", in maniera indifferenziata, perché l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della natura, dei suoi segreti, delle minacce che da lei possono venire, presenta differenze veramente enormi da una religione all’altra, ed è praticamente opposto in certi culti primitivi, basati sulla violenza continua e sul sacrifici umano, e nel cattolicesimo, basato sulla legge dell’amore e del perdono, anche nei confronti dei propri nemici.
E adesso, una volta chiarito il legame esistente fra magia, scienza e religione, vediamo in che modo la gnosi contemporanea sia in gran parte un prodotto della cosiddetta riforma protestante (cosiddetta perché, anche se tutti la chiamano così, in effetti non si è trattato di una riforma, ma, se le parole hanno un senso, di una vera rivoluzione). Dobbiamo in primo luogo precisare che non parliamo, qui, della gnosi come una precisa scuola filosofica e sapienziale, quale era nei tempi antichi, e specialmente nel mondo greco ed ellenistico, ma come un orientamento generale della cultura moderna o di una parte significativa di essa, il quale produce, a sua volta, l’esoterismo. Intendiamo dunque per gnosi una sapienza nascosta, riservata a pochi, il cui possesso pone in una condizione speciale di privilegio, perché illumina sui destini del mondo, in una maniera tale, e con delle implicazioni di così grande importanza, che i comuni mortali non arrivano neppure a immaginare; e per esoterismo intendiamo l’insieme degli strumenti, sia teorici che pratici, mediante i quali la gnosi persegue il suo fine, cioè la conoscenza del lato nascosto delle cose e di conseguenza, la possibilità di esercitare un controllo e un dominio su di esse. È quasi superfluo osservare che un orientamento gnostico da parte delle persone colte, o semicolte, è abbastanza tipico di una società, come quella moderna, in cui, per una serie di meccanismi materiali e psicologici, si è stabilito un diffuso individualismo di massa. Molte persone, forse la maggioranza, si credono uniche, eccezionali, dotate di qualità e/o di conoscenze superiori alla media (vedere in che termini estasiati parlano i genitori dei loro figlioletti, quando si recano a colloquio dai loro sventurati insegnanti!), senza considerare che se milioni di persone pensano questo di se stesse, ne deriva che si tratta di mere velleità, perché in un mondo dove tutti avessero un alto quoziente d’intelligenza, il livello normale dell’intelligenza sarebbe appunto quello, e perciò possederlo non sarebbe considerata una cosa di cui vantarsi, bensì un attributo minimo indispensabile per occupare un proprio spazio nel mondo, esattamente come aspirano a fare tutti quanti. Ed è quasi superfluo, inoltre, constatare come nel contesto di un simile atteggiamento mentale, la conoscenza dei segreti nascosti della realtà equivale al possesso di una dottrina di salvezza, per cui la gnosi finisce per essere una dottrina soteriologica, proprio come lo sono molte religioni antiche e moderne. Ed ecco messo in luce un ulteriore legame fra magia, scienza e fede.
Scrive Corrado Gnerre in Il protestantesimo, culla dell’esoterismo moderno (su: Il Settimanale di Padre Pio, delle Suore Francescane dell’Immacolata, Ostra, Ancona, n. 08/10/17, pp. 30-31):
Il noto studioso Theobald Beer ci dice che su molti punti del suo pensiero, Lutero ricorre allo Pseudo-Ermete Trismegisto. Di che si tratta? Sotto il nome di Hermes Trismegisto comincia a circolare in epoca ellenistica (III secolo a.C.) un insieme di scritti a sfondo occultistico-astrologico che si ritenevano rivelate dal dio Hermes (Mercurio) "tre volte grandissimo", appunto "trismegisto". (…) Ma vediamo adesso dove si può scorgere il contributo del protestantesimo allo sviluppo dell’esoterismo moderno. Si possono al riguardo individuare almeno cinque tracce: di gnosi (la salvezza attraverso la conoscenza), di prometeismo (la possibile autosufficienza dell’uomo), di impersonalità del divino, di elitarismo (la salvezza è per pochi iniziati), di tensione palingenetica (la realtà deve essere radicalmente trasformata).
Iniziamo con le prime tracce: quelle di gnosi. Nel luteranesimo queste sono evidenti nell’intellettualismo teologico (la verità divina può essere conosciuta solo da chi studia) e nell’intellettualismo etico (la morale s’identifica con la conoscenza). (…)
Veniamo alle seconde tracce: quelle di prometeismo. Queste, nel luteranesimo, sono evidenti soprattutto nel rifiuto dell’autorità religiosa, che è poi ravvisabile nel rifiuto del Magistero, che consequenzialmente segna il rifiuto del concetto di autorità in campo conoscitivo. (…)
Terze tracce: di impersonalità del divino. Queste sono ravvisabili soprattutto nella convinzione luterana secondo cui il peccato non compromette la salvezza. Tale convinzione richiama la teoria nominalistica del bene e del male e quindi la possibilità che in Dio possa esserci anche il male. (…)
Quarte tracce: di elitarismo. Queste sono evidenti soprattutto nella tensione settaria, che a sua volta è esito della salvezza solo attraverso la fede, la quale, a sua volta, ancora, fa ritenere il mondo come qualcosa da cui separarsi. E qui va richiamato il laicismo. (…)
Quinte e ultime tracce: di tensione palingenetica. Anche queste sono evidenti nella convinzione luterana della salvezza solo attraverso la fede, che fa ritenere il mondo come qualcosa che deve essere totalmente rivoluzionato.
E qui, in quest’ultimo aspetto, tutti i nodi vengono al pettine, tutti i fili s’intrecciano, e si vede fino a che punto l’odierna neochiesa, che è cresciuta a dismisura come un fungo velenoso dopo la pioggia, sul tronco della vera Chiesa, e che si è impegnata fin dall’inizio, per opera soprattutto dei teologi e dei cardinali e vescovi "progressisti" tedeschi, nell’opera di rinnovamento conciliare, assumendo anzi la direzione del movimento a livello mondiale, è impregnata di gnosticismo, di esoterismo e di teologia protestante, specialmente luterana. L’uomo contemporaneo vuole salvarsi; e, per salvarsi, ha bisogno di redimersi. Non tanto dal male, quanto dalla sofferenza, alla vecchiaia e dalla morte: sono queste le cose che lo spaventano davvero, e con le quali non riesce a confrontarsi se non in maniera nevrotica e paranoide, oscillando fra un terrore carico d’angoscia e una ostentazione d’indifferenza, quasi che tali cose non lo riguardino. Eppure egli ha fatto e continua a fare esperienza della inevitabilità del soffrire, dell’invecchiare e del morire. L’unico ambito ove ha riportato qualche successo, è stato la lotta contro la sofferenza; ma è riuscito a mettere a punto solo delle sostanze e delle tecniche che la "coprono" a livello fisico, mentre ha sostanzialmente fallito al livello della sofferenza morale, se non stordendosi di psicofarmaci. Dunque, egli ha bisogno di essere redento; e se non può redimerlo la scienza, non gli resta che ripiegare sul vecchio dio, riesumandone il cadavere, dopo averlo ucciso. Naturalmente sarà un dio con la minuscola, fatto su misura per lui; un dio del quale è lui, in ultima analisi, ad avere il controllo, perché è un dio che gli promette ciò che vuole lui, lo sbarazza dai suoi doveri più molesti, lo lascia libero di "realizzarsi", di seguire il suo "destino", cioè il suo piacere, e gli garantisce la salvezza in ogni caso, anche senza il necessario pentimento. Un dio di tal fatta, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo: e infatti l’uomo contemporaneo se l’è proprio inventato. E adesso lo adora, e lo prega, si fa per dire, e lo elegge a complice e garante dei suoi vizi e dei suoi peccati. La cosa più grave è che risulta difficile distinguerlo dal vero Dio, perché in apparenza il neoclero adora sempre il vero Signore Gesù Cristo.
Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)