
Morte di uno studioso scomodo: Morris K. Jessup
19 Febbraio 2019
L’ora della grande apostasia è venuta
21 Febbraio 2019Da molto tempo andiamo sostenendo, e cerchiamo di dimostrare, che quanto accade al presente nella Chiesa cattolica non è assolutamente frutto di tendenze spontanee, per quanto erronee o aberranti; e, soprattutto, non è frutto del caso; che il signor Bergoglio non agisce per niente d’impulso, in maniera umorale, e che le sue sparate, le sue eresie, le sue bestemmie, non scaturiscono (soltanto) da un io ipertrofico e narcisista, smanioso di essere sempre al centro e di ricevere attenzione; che i gesuiti, i quali dal conclave del 1958 hanno posto la loro ipoteca sul vertice della Chiesa, e dal 2013 l’hanno di fatto commissariata, non agiscono in maniera estemporanea e velleitaria, ma seguono una strategia perfettamente lucida e coerente, che rende ragione di ogni apparente stranezza e di ogni supposta ambiguità. Strategia che si può riassumere in una formula lapidaria: disorientare, spaccare e distruggere la Chiesa. Disorentarla: con gesti, parole e documenti atti a creare il massimo disorientamento possibile, sino a portare il clero e i fedeli a non capire più nulla, a non saper più distinguere nemmeno il bene dal male, il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto, e ciò su tutti i piani della vita ecclesiale: liturgico, pastorale, dottrinale, morale. Spaccarla: introducendo il massimo dei fattori divisivi, alimentando al massimo la pluralità latente delle "anime" di cui è fatta la sensibilità cattolica, col portare fino al punto d’incandescenza, e quindi di non ritorno, la contrapposizione fra la fede e le opere, la dottrina e la prassi, lo spirituale e il sociale, l’individuale e il collettivo. Distruggerla: chi non ha capito questo, non ha capito nulla di quel che sta accadendo sotto i nostri occhi: cioè che costoro non vogliono riformare la Chiesa, la vogliono distruggere; non vogliono rinnovare lo "spirito", ma devastarlo; non vogliono aggiornare le forme esteriori della fede, ma fare terra bruciata della vera fede cattolica, che è fede nel trascendente e nel soprannaturale: e non già in un trascendente generico e in un soprannaturale vago e indeterminato, bensì nella Persona di Gesù Cristo, il Verbo Incarnato per la nostra redenzione, e, attraverso di Lui, nelle altre due Persone della Santissima Trinità: il Padre celeste, creatore di ogni cosa, visibile e invisibile, naturale e soprannaturale, e lo Spirito Santo, prosecutore dell’opera redentrice iniziata dal Figlio mediante il Sacrificio e la Resurrezione. A questo puntano i gesuiti: beninteso, i vertici dei gesuiti, non tutto l’ordine, ma quelli contaminati dalla massoneria ecclesiastica, e ciò almeno a partire dal 1981-83, allorché, in seguito alla grave malattia che aveva colpito il loro generale, Pedro Arrupe, Giovanni Paolo II decise di commissariarli e pensò anche seriamente di scioglierli, avendo compreso quanto grave fosse ormai la deriva dottrinale a cui si erano abbandonati.
Ora, evidentemente, la domanda non può essere che una: perché si sono posti un così estremo, sciagurato obiettivo? È una domanda terribile, sconvolgente: come terribile e sconvolgente è la manovra che i vertici dell’ordine più influente, più prestigioso, e un tempo più fedele alla santa madre Chiesa, ha deciso di attuare, nell’ombra, ma in un certo senso anche alla luce del sole, vale a dire con così diabolica abilità da non dover nemmeno nasconde più di tanto il tragico groviglio di deliberate ambiguità, voluti disordini liturgici e pastorali, calcolate eresie dottrinali e morali, mediante i quali la Chiesa viene trascinata inesorabilmente verso gli scogli ove è stato stabilito di farla naufragare, proprio come un comandante infedele stabilisce di condurre al naufragio la propria nave, d’accordo con gli armatori che intendono consumare una cinica truffa ai danni della compagnia di assicurazioni. In questo caso, la truffa sta venendo consumata ai danni di un miliardo e trecento milioni di fedeli in tutto il mondo. Di più: è ai danni della Comunione dei Santi, di tutte le anime che hanno professato e testimoniato, se necessario fino al martirio, la fede in Gesù Cristo, sola ed unica via, verità e vita (guarda caso, espressioni che sono a fondamento del Vangelo, ma che non escono mai dalla bocca del signor Bergoglio, il quale preferisce parlare sempre e solo di migranti, accoglienza, solidarietà, inclusione, ambiente, libertà, diritti, dignità della persona umana). Di più ancora: la truffa è, o vorrebbe essere, ai danni di Dio. Il che ci fa capire sino a qual punto le brame oscure dei loro cuori li hanno accecati e li stanno trascinando sulla via della perdizione: la via già percorsa da Simon Mago, da Basilide, Valentino, Marcione, Ario, Pelagio, Pietro Valdo, Martin Lutero, Giovanni Calvino, eccetera. Anzi, se possibile una via ancora più tenebrosa, perché nessuno di quegli eretici, per quanto accecato da una funesta superbia intellettuale, ha mai osato spingersi fin là dove si stanno spingendo i capi dell’ordine gesuita ai nostri giorni: a volere e perseguire attivamente, con ogni mezzo a loro disposizione, la distruzione della Chiesa stessa e la dissoluzione della fede cattolica dalla faccia della terra. Perfino i più atroci fra gli eretici del passato, Lutero e Calvino, vollero, sì, distruggere la Chiesa, eppure s’illudevano, nella loro follia, di poter riaccendere la fiamma intiepidita della fede nell’anima dei credenti. Nessuno di essi, ripetiamo, osò mai concepire un’idea, e attuare scientemente una strategia, così orribilmente, così mostruosamente diabolica, come quella che oggi perseguono i vari Bergoglio, Sosa Abascal, Spadaro, Martin, sviluppando e allargando l’opera funesta dei loro predecessori: Teilhard de Chardin, Rahner, Martini, Arrupe. E dunque, la domanda è: perché?
Proveremo a rispondere, anche se non è facile, tanto sono vaste e complesse le problematiche che si devono tenere presenti per farlo, e ciò partendo addirittura dalla fondazione dell’ordine dei gesuiti, con la bolla di Paolo III Regimini militantis ecclesiae, del 1540, e ripercorrendo quasi cinque secoli di storia della Chiesa. Non possiamo e non vogliamo farlo in questa sede; molte cose, del resto, le abbiamo già dette e argomentate in tutta una serie di precedenti lavori (cfr., in particolare: I gesuiti hanno preso il timone della Chiesa, ma per condurla dove?, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 18/04/16; Che accidenti sta succedendo ai gesuiti?, e Processare i gesuiti, riappropriarsi della Chiesa, pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia, rispettivamente il 26/01/18 e il 06/07/18; e vedi anche i 146 commenti all’articolo Processare i gesuiti, riappropriarsi della Chiesa apparsi sul sito di Riscossa Cristiana, dal 06/07/18). Dei dubbi, e anche assai gravi, su ciò che l’ordine di Sant’Ignazio di Loyola rappresentavano per la vita della Chiesa, emersero fin dal XVII secolo, e a sollevarli erano uomini del valore morale di un san Carlo Borromeo (il quale si chiedeva se i gesuiti non sarebbero diventati, un giorno, una dolente spina nel fianco della Chiesa) o della statura intellettuale di un Blaise Pascal; e ciò senza voler negare affatto i loro indubbi meriti e le mirabili prove di fede e di eroismo, spinto fino al martirio, mostrate da tanti gesuiti, specialmente nell’opera missionaria, sia nei Paesi conquistati dall’eresia protestante, come l’Inghilterra, sia negli Stati pagani, come la Cina e il Giappone. Qui ci limiteremo a una riflessione sulla parte terminale e, per così dire, più visibile della strategia gesuitica, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, sulla base di ciò che chiunque, purché dotato di vista limpida e onestà intellettuale, può vedere anche da solo, e trarne da sé le debite conclusioni.
Il punto doloroso, ma inevitabile, da cui bisogna partire per comprendere la deriva apostatica dei gesuiti è la perdita della fede. È il punto centrale, che permette di spiegare, se non di capire, tutto il resto: i gesuiti, o meglio i loro capi, hanno peso la fede. Non credono più in Dio, o quanto meno, come dice il signor Bergoglio, non credono nel Dio cattolico. Sono anzi giunti alla ferma convinzione che tale fede è incompatibile con la pace fra i popoli e con il dialogo fra le religioni; che è un qualcosa di vecchio e di superato, che bisogna abbandonare, per il bene superiore dell’umanità; che a loro, che si ritengono i più adatti, perché i più dotati di esperienza e di strumenti intellettuali, spetta questo nobile compito: de-cattolicizzare la Chiesa e svuotare la fede nel Dio trascendente, per sostituirla con una fede deista e massonica nel Grande Architetto, che è poi solo il paravento della loro nuova fede, la fede nell’Uomo. Alla perdita della fede in Cristo sono giunti per gradi, passando attraverso varie fasi, un passo alla volta, mano a mano che si andavano convincendo – in linea col pensiero moderno, sia laicista che protestante – che la religione cattolica è una delle tante religioni storicamente date; che tutte le religioni, e dunque anche la cattolica, sono nate sulla base di una serie di miti, di credenze e di leggende che non reggono al freddo esame della ragione; che è quindi necessario procedere ad un’opera di radicale de-mitizzazione, così da restituire la fede alla sua purezza originaria: salvo accorgersi che della fede, dopo una tale operazione, non resta più nulla, perché quello che loro ritenevano una sovrastruttura, il mito, è, in realtà, la maniera specifica di trasmettere la verità soprannaturale nel linguaggio accessibile agli uomini, ma niente affatto arbitrario e meno ancora fantasioso. Non hanno capito che è proprio la debolezza della mente umana a rendere necessario che la Verità soprannaturale si esprima per mezzo del mito: la comprensione integrale, immediata e diretta di essa, non rientra infatti nelle umane possibilità. È chiaro dunque che all’origine di quella impostazione vi era un peccato di superbia, di chiara matrice illuminista. E infatti chi troviamo, alle radici dell’eresia di Karl Rahner, che è la base ideologica sulla quale prospera l’apostasia di Bergoglio, Kasper, Martin, Sosa, eccetera? Troviamo Kant, il massimo filosofo dell’illuminismo, con la sua pretesa di gettare nel cestino la metafisica, solo perché la ragione umana — così come lui e gli illuministi la concepiscono — non è capace di dimostrarla o di rifiutarla in maniera certa e inoppugnabile. E dopo Kant, Hegel; e dopo Hegel, Heidegger. Questo è il retroterra filosofico dei teologi della svolta antropologica: un retroterra immanentista, antropocentrico, che nega la trascendenza o che vede in essa solo la proiezione di bisogni ed impulsi meramente umani. Non c’è posto per Dio in questa visione, non per il Dio cattolico, creatore e salvatore, trascendente e provvidente. O lui o l’uomo; proprio come nella psicanalisi freudiana: o il padre, o la libertà. Ed essi hanno scelto l’uomo e la libertà; hanno scelto una libertà intesa in senso puramente umano, cioè distruttivo e auto-distruttivo.
Ci si può è ci si deve chiedere da quale fatto, da quale situazione, si sia originata la deriva teologica dei gesuiti. Abbiamo già provato a rispondere a questa domanda: dall’incontro fatale col "buon selvaggio" di Rousseau, che i loro missionari identificano con le popolazioni "innocenti" degli altri continenti, e specialmente con gli indios dell’America latina, ove i gesuiti amministravano immense reducciones, simili a delle vere e proprie teocrazie. Lì, nel corso di quelle pur nobili esperienze missionarie, essi hanno contratto un doppio virus: quello dell’ottimismo antropologico e quello del disprezzo della civiltà europea, e quindi, implicitamente, anche della Chiesa di Roma. Il virus, una volta contratto, ha impiegato la bellezza di quattro secoli prima di manifestarsi: per tutto quel tempo era rimasto in quiescenza. È esploso col Concilio Vaticano II e ha trovato espressione nella teologia della svolta antropologica e nella teologia della liberazione: due tipiche eresie gesuite, che dai gesuiti sono passate a infettare anche gli altri ordini religiosi e il clero secolare, infine i cattolici laici. Si aggiunga la tendenza all’intrigo e alla doppiezza, la segretezza come strategia di potere, la sottile manipolazione delle anime a maggior gloria di Dio, che sono, probabilmente, nel DNA dell’ordine gesuita, fin dall’inizio, e si capirà meglio perché a contrarre il morbo della miscredenza siano stati proprio i gesuiti e non i francescani, o i domenicani, o i serviti, o i carmelitani, o i benedettini. Erano anche, o si vantavano di essere, i più colti, e al tempo stesso i più aperti al dialogo con il mondo moderno: in quel dialogo, però, sono stati loro a farsi convertire, e non il mondo. Tanto è vero che hanno finito per considerare la pace universale, il progresso, i diritti civili, la difesa dell’immigrazione illimitata, l’ambientalismo, come valori in se stessi, e non come strumenti per realizzare il regno di Dio. Nessun papa, prima di Bergoglio, avrebbe mai osato affermare, come lui ha fatto davanti al parlamento di Strasburgo, che la speranza dell’Europa consiste nel mettere l’uomo al centro; e ciò in un discorso in cui non ricorre neppure un accenno al Vangelo di Gesù Cristo. I gesuiti, quindi, è duro ammetterlo, ma necessario, sono diventati atei. Solo con questa ammissione si arriva a capire perché Sosa Abascal nega l’esistenza del diavolo e nega l’attendibilità dei Vangeli, o perché James Martin si gloria del fatto che certamente moltissimi Santi erano gay, e quindi la Chiesa deve riconoscere la perfetta liceità della pratica omosessuale. Ora, la profonda disonestà di queste persone, e il gravissimo pericolo che incombe su di noi, stanno nel fatto che i gesuiti non hanno dichiarato apertamente di aver perso la fede nel Dio di Gesù Cristo; ma continuano ad abusare dell’abito di sacerdoti e del pulpito nelle chiese, nonché di tutte le loro posizioni di potere, per diffondere una pestifera serie di eresie, le quali, tutte insieme, hanno veramente una connotazione demoniaca, in quanto stravolgono e capovolgono il Vangelo e pretendono di sostituire alla vera fede cattolica – quella insegnata e testimoniata da Gesù Cristo – con una fede che non ha più nulla di cattolico e ne è anzi l’esatto contrario, ma viene tuttavia spacciata per tale, al fine di ingannare le pecorelle del gregge di Cristo. A questo punto bisogna fare una scelta netta e risoluta: o con gli apostati e atei gesuiti, o con Gesù Cristo e la sua vera Chiesa…
Fonte dell'immagine in evidenza: RAI