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Non dobbiamo permetterlo Vogliono spingerci all’inferno: non dobbiamo permetterlo

Vogliono spingerci all’inferno: non dobbiamo permetterlo.

L’inferno nel quale stiamo scivolando ha una duplice natura. Da un lato, è il risultato delle nostre passioni disordinate, e si manifesta come devastazione dell’ambiente terrestre, come manipolazione crudele della natura, come abuso della dignità umana (clonazione, fecondazione eterologa, ecc.) e come egoismo, cattiveria, avarizia, che rendono caotici, brutali e meramente utilitaristici i rapporti sociali. Dall’atro lato è la risultante di una precisa strategia portata avanti alla élite occulta, che si serve di una immensa piramide di sottoposti per diffondere i peggiori modelli e stili di vita, in modo da provocare il massimo del disorientamento, dell’amarezza e della sofferenza, e da incentivare le politiche più aggressive e pericolose dei governi, nonché i fenomeni collettivi più disordinati e potenzialmente distruttivi, a cominciare dalle migrazioni artificialmente indotte e sponsorizzate. Il primo ordine di fenomeni appartiene alla responsabilità individuale degli uomini e dipende da un cattivo uso del libero arbitrio; il secondo agisce in maniera subdola e sistematica, soprattutto per opera dei mass media che modellano i sentimenti e i pensieri di centinaia di milioni di esseri umani, spingendoli a scelte e comportamenti devianti, anormali, patologici, presentati però come del tutto legittimi e come mezzi necessari all’autorealizzazione di ciascuno. Di questo, perciò, la stragrande maggioranza delle persone non ha alcuna consapevolezza; il che è particolarmente grave, se si considera che al vertice della piramide dominata dall’élite non vi sono più degli esseri umani e delle forze umane, ma creature non umane e forze votate al male, cioè diaboliche.

Le forze del disordine stanno sferrando l’assalto decisivo contro i pilastri della vita ordinata: la fede religiosa, l’amor di patria e il senso della famiglia. Specialmente la famiglia: una volta fatta saltare quella, il loro obiettivo sarà sostanzialmente raggiunto. Al posto della vera famiglia, perciò, esse vogliono accreditare l’idea che qualunque unione, di qualunque genere, con dei bambini procurati in qualunque maniera, compresa la pratica dell’utero in affitto e l’acquisto su catalogo, è senz’altro una "famiglia". In un ambiente così, ogni punto di riferimento viene meno: perfino l’identità sessuale; per non parlare del senso di stabilità. Si sta insieme finché se ne ha voglia, poi ci si lascia. Ci si lascia per mettersi con un altro uomo, o con un’altra donna, indifferentemente; e sempre di più sulla spinta di pulsioni erotiche e sempre meno per ragioni affettive o che abbiano a che fare col programmare una vita insieme, sulla base di valori comuni e di una visione della vita condivisa da entrambi. Si sta insieme soprattutto per accoppiarsi, o per le comodità materiali che la convivenza presenta, comprese quelle relative alle spese per l’affitto e il mangiare; tutto il resto è secondario, romanticismo, roba passata di moda. Contemporaneamente, si getta fango a più non posso contro la famiglia "tradizionale", quella formata da un uomo, una donna e dei bambini nati dal loro reciproco amore. Bisogna presentare quel tipo di famiglia come una prigione, un manicomio, un inferno; un luogo orribile, ove avvengono le cose più brutte, schifose, inconfessabili, incesto compreso. Mentre la famiglie "arcobaleno", quelle vengono presentate come luoghi di serenità, collaborazione, mutuo rispetto. Perciò bisogna aver chiaro questo: chi denigra la famiglia vera, chi la insulta, chi la sporca, chi ne traccia un ritratto repulsivo, che lo sappia o no è al servizio delle forze del disordine, le forze del male. Sono esse che ispirano questa campagna di diffamazione, e hanno il loro tornaconto. Chi si pone al loro servizio, sia pure senza averne piena coscienza, non è che un utile idiota di cui esse si servono a loro piacimento. In genere, l’utile idiota ha lui pure, o crede di avere, il suo tornaconto: se è un regista cinematografico, la prospettiva di una brillante carriera; se è uno scrittore, le porte spalancate delle grandi case editrici; se è un giornalista o un opinionista, il posto assicurato in qualche salotto televisivo, che potrà utilizzare come un pulpito laico da cui spruzzare escrementi contro la famiglia vera e i valori che la tengono in vita. La lussuria, la superbia e l’avarizia sono le passioni disordinate con cui il diavolo li prende all’amo, uno per uno.

Da quanto tempo è stata lanciata questa offensiva contro la nostra civiltà, contro le basi del nostro vivere civile, contro i fondamenti morali che ispirano il nostro sentire e guidano il nostro agire? Da molto tempo: da almeno tre secoli. Due date. 1694: nasce la Banca d’Inghilterra. 1713: nasce la Loggia di Londra. Il primo evento segna l’inizio dell’economia moderna, cioè del capitalismo finanziario: quel sistema dell’usura mondiale che sta stringendo il nodo scorsoio per soffocare e schiavizzare completamente la vita dei popoli. La seconda data segna l’avvento della massoneria in Europa e nel mondo: una società segreta che nasce e si sviluppa nutrendosi dell’odio per il cristianesimo e con la precisa volontà di sradicarlo, per sostituirlo — dietro la maschera della fede nel Grande Architetto dell’Universo – con un nuovo culto, il culto dell’uomo, e una nuova morale, la morale laica, terrena, immanente, relativa, al posto della morale assoluta. A partire da quell’epoca, chiunque si scagli contro la fede in Gesù Cristo, la patria e la famiglia naturale, opera all’interno di un esercito internazionale, potentissimo, ricchissimo, che ha le idee molto chiare, è disposto a servirsi di qualunque mezzo e dispone di risorse pressoché illimitate; mentre chiunque si adoperi in difesa del Vangelo, della patria e della famiglia, viene segnato sul libro nero, tenuto d’occhio, isolato, denigrato, calunniato dai poteri dominanti. Il minimo che può aspettarsi è di non fare carriera, di non aver mai successo, per quanti meriti oggettivi possa avere nel suo campo di attività; il peggio, è di essere trascinato in tribunale, disonorato, condannato, gettato in prigione, e, nei casi più gravi, assassinato. È successo a molti; può sempre succedere. In Messico, in Unione Sovietica, in Spagna, in Cina, nel corso del solo XX secolo sono stati massacrati migliaia di cristiani; in molti Paesi africani e asiatici, oggi, mentre noi stiamo discutendo, essi sono minacciati, perseguitati, terrorizzati, brutalizzati, scacciati, deportati, ammazzati. Chi difende la patria e la famiglia subisce persecuzioni meno clamorose, meno cruente, più sottili, ma non meno malvagie: qui si agisce soprattutto con l’arma della magistratura, si infliggono multe, si scaccia dai posti di lavoro, si mette alla berlina il malcapitato di fronte all’opinione pubblica. Lo si presenta come un moderno untore, si capovolge la verità e si fa di lui un fanatico, un intollerante, un violento, anche se si tratta della persona più mite di questo mondo e più rispettosa della legge. Una donna che si vanta di aver fatto abortire personalmente almeno diecimila altre donne, viene salutata come un grande personaggio, fa una brillante carriera politica, trova tutte le porte aperte; si crea una lista già bella e pronta apposta per lei, affinché possa candidarsi alle elezioni politiche senza neanche darsi il disturbo di raccogliere le firme. Ma se un professore parla in termini negativi dell’aborto in una scuola, magari proprio in una scuola cattolica, viene criticato, attaccato, licenziato: nessuno muove un dito in sua difesa, perfino il clero lo scarica, anzi, il clero è il più arrabbiato di tutti nel puntare il dito contro di lui, chiamandolo fomentatore di divisioni. Anche se un certo Gesù Cristo aveva detto: Porrò tre contro due e due contro tre; il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia e la figlia contro la madre. Naturalmente, Gesù, dicendo quelle cose, non intendeva affatto abolire il quarto comandamento, onora il padre e la madre; voleva semplicemente far capire che seguire il Vangelo in maniera coerente implica la possibilità di suscitare gravi incomprensioni anche fra gli amici e i parenti più stretti. Questo, però, è un discorso che non piace, oggi, al clero cattolico; di certo non piace al signore argentino che siede, abusivamente e indegnamente, sulla cattedra di san Pietro. Oggi è proibito suscitare divisioni, e tanto peggio per la verità; oggi è lecito solo gettare ponti, sempre più ponti, ponti dappertutto, per abbracciare tutti: anche chi vive nell’errore, nell’odio, chi detesta e combatte la vera chiesa e la vera dottrina, e non ha alcuna intenzione di ravvedersi, né di pentirsi.

Sorge spontanea la domanda: lo sanno, gli utili idioti, di essersi posti al servizio del male? Rispondiamo che, se un pompiere, invece di versare acqua sull’incendio, versa benzina, noi non ci poniamo la domanda del perché lo faccia, se sia impazzito o se sia malvagio: cerchiamo di fermarlo al più presto. Forse lo sanno, o forse no: ma fa tanta differenza? Altra domanda. Chiunque agisce contro il Vangelo, contro la patria e contro la famiglia è, per ciò stesso, un elemento del complotto mondiale per rovesciare l’ordine e instaurare il caos? Per esempio: Pirandello, nelle sue opere, descrive la famiglia come una prigione, come una stanza della tortura: è parte della congiura? Mario Draghi dirige la Banca d’Italia: è parte della congiura? Un qualsiasi affiliato alla massoneria è parte della congiura? No, se intendiamo che ne sia parte consapevole; ma sì, se badiamo agli effetti. La nostra società è nelle stesse condizioni in cui si trovavano gli abitanti di Costantinopoli nel 1453: è sotto attacco. Chiunque attacchi e indebolisca i difensori è dalla parte dei nemici, che lo sappia o no, che lo voglia o no. E chiunque parli, scriva o agisca per demoralizzarli, per disorientarli, per mortificarli, mentre stanno lottando per la vita e per la morte, è dalla parte del nemico. Le cose stanno così: è doveroso aprire gli occhi e prenderne atto. Questi non sono tempi normali: siamo sotto attacco, dunque siamo in guerra. In tempo di guerra, chi agisce in modo da danneggiare la propria parte, favorisce oggettivamente il nemico, e merita di essere processato per alto tradimento. Altro che sottigliezze e cavilli legali: va messo al muro, senza tanti complimenti, perché non gli si può permettere di pugnalare alle spalle i difensori Noi tutti siamo minacciati, siamo in pericolo. Abbiamo perciò non solo il diritto, ma il dovere di difenderci, e di farlo nella maniera più energica: ci stiamo battendo per la nostra vita e per la nostra morte. Quando, per esempio, dei signori si presentano negli asili e nelle scuole elemenari, regolarmente invitati dall’autorità scolastica, e insegnano l’educazione sessuale spiegando che ciascuno deve cercar di capire quale sia il suo vero orientamento sessuale, e che, se non è soddisfatto del proprio sesso biologico, può sempre rivolgersi ai genitori, e questi alle strutture sanitarie pubbliche, e prima ancora all’ufficio anagrafe, per eseguire un cambiamento di sesso: se permettiamo che una cosa simile vada avanti e divenga una prassi normale, possiamo stare certi che le basi stesse della nostra società verranno irreparabilmente minate, per non parlare delle conseguenze funeste sulla felicità delle persone e sulle loro condizioni di vita: e stiamo parlando non di soggetti vaghi e indifferenziati, ma dei nostri stessi figli e dei nostro stessi nipoti. E la stessa cosa vale davanti alla prassi, adottata da alcune scuole e da alcune maestre, di leggere ai bambini, e di far leggere loro, delle "fiabe" miranti a normalizzare l’omofilia e a presentare come perfettamente equivalente la storia d’amore del principe per la bella principessa e quella del principe per un altro uomo. Chi è d’accordo con questo tipo di "educazione", non faccia nulla e lasci che la cosa prenda piede; ma chi non è d’accordo, si alzi adesso e si batta adesso — o poi sarà troppo tardi.

Cosa vogliamo dire con questo: che ogni cantante rock il quale, nelle sue canzoni e nei suoi concerti, esalti la sregolatezza e inciti al disprezzo dei genitori e della famiglia; che ogni scrittore o regista i quali facciano la stessa cosa con il linguaggio della letteratura e del cinema; che ogni giornalista, opinionista, saggista, critico d’arte, o filosofo o psicologo o sociologo o teologo, i quali attacchino, in maniera intenzionale e distruttiva, la fede religiosa, la patria e la famiglia, sono anime perse, votate al servizio del male, e che andrebbero considerate alla stregua di nemici del bene, dell’ordine, della pace sociale e delle virtù morali? Sì: intendiamo dire proprio questo. E ogni legislatore che faccia approvare dal parlamento leggi che incrementino il disordine, e ogni magistrato che emetta sentenze che suonano come una legittimazione del male e una ripulsa del bene, si macchiano della stessa colpa, e vanno considerati allo stesso modo. Sono dei soggetti pericolosi, dei parassiti, degli agenti patogeni, che non vanno odiati come persone, bensì compatiti; ma che, sul terreno sociale, politico, culturale, vanno combattuti e contrastati con la massima decisione. È un discorso troppo duro, questo, per i sensibilissimi orecchi degli uomini moderni, pluralisti, relativisti, permissivisti: è un discorso fondamentalista? Lasciamo che ciascuno lo giudichi come gli pare e piace; per noi, è il solo discorso onesto che si possa fare, nelle presenti circostanze. Non ce ne sono altri. Non è più il tempo degli ignavi: chi vuol capire quel che sta succedendo nel mondo, oggi, ha gli strumenti per farlo, perché il gioco della élite si sta facendo ogni giorno più scoperto. Chi vuol capire come sono andate le cose, o almeno come non sono andate le cose, l’11 settembre del 2001, tanto per fare un esempio, ha gli strumenti per capirlo: se no, vuol dire che preferisce non vedere e non sapere. Affari suoi; ma gli strumenti ci sono. Pertanto, chi sceglie di tacere e fare finta di nulla, mentre i semi della dissoluzione intellettuale, spirituale, morale, vengono sparsi a larga mano, non potrà dire, domani, di non aver saputo, di non aver immaginato. La posta in gioco è la nostra sopravvivenza; o, almeno, la nostra sopravvivenza da uomini liberi, e non da schiavi addestrati per reagire a comando. Vogliono spingerci all’inferno: il perché, lo sapranno loro. A noi compete una cosa sola: assecondare o contrastare questa manovra…

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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