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4 Febbraio 2020Non sapete che il vostro corpo è il tempio di Dio e che perciò dovete averne il massimo rispetto? Questa domanda di san Paolo a una delle comunità dei primi cristiani segna una svolta fondamentale nella concezione del rapporto fra l’uomo occidentale e il proprio corpo. La svolta è molto netta rispetto al mondo greco-romano, e in parte anche al mondo giudaico; ma è ancor più netta rispetto al mondo moderno, sorto per reazione contro la civiltà cristiana e fondato deliberatamente su una base immanentista, laicista e secolarizzata, con l’esplicita volontà di spazzar via la concezione precedente. Questo progetto della modernità è in gran parte riuscito: il cristianesimo, se in è scomparso, certo si è arreso al mondo moderno: prima il protestantesimo, nato apposta per consentire un simile modus vivendi; poi, in tempi assai più recenti, il cattolicesimo; l’ultimo che ancora resiste e tiene alti i valori della dottrina autentica, non solo in teoria, ma nella pratica della vita e nell’insegnamento del clero, è l’ortodossia. La Russia, infatti, ci appare oggi come il solo Paese dalle radici cristiane ove il cristianesimo conti ancora veramente qualcosa nella vita delle persone e nella struttura delle istituzioni, nella concezione delle leggi, nell’insegnamento e nel mondo della cultura. Nel resto d’Europa, parlare ancora di valori cristiani è, da un pezzo, passato di moda; se per caso qualcuno si azzarda a farlo, le sue parole cadono nell’indifferenza generale, perché da almeno 200 anni l’Europa occidentale è bramosa di udire ben altri discorsi, e più che disposta ad aprirsi e ad accogliere qualsiasi filosofia, qualsiasi forma di arte, qualsiasi pratica di vita, purché siano non solo ben distinti dal cristianesimo, ma, se possibile, esplicitamente contrapposti ad esso. Il successo del pensiero di Nietzsche, poi quello di Heidegger, infine quello di Sartre, per non parlare del pensiero di Marx e di tutti i filosofi marxisti, nasce da qui: dal fatto che essi si pongono, o sono stati interpretati, in senso esplicitamente e radicalmente anticristiano. Lo stesso vale per le arti figurative, la musica leggera, il cinema, la televisione, la moda, eccetera. E questa tendenza è giunta così avanti che perfino l’ultima roccaforte della visione cattolica della vita, la teologia, si è arresa spontaneamente al primo assalto, e oggi i sedicenti teologi cattolici sono i più spregiudicati fautori di punti di vista che rompono sostanzialmente con duemila anni di tradizione e manifestano un’esplicita volontà di ricucire lo "strappo" col mondo moderno e di mettersi al passo coi tempi della società laica e secolarizzata, recuperando il supposto ritardo che il cardinale Martini aveva a suo tempo denunciato.
Uno degli ambiti in cui si misura con più evidenza la distanza che si è venuta a creare fra la tradizione cattolica e i modi di pensare e di comportarsi di questa fase della modernità è, appunto, quello della relazione fra la persona e il suo corpo. Tutta la morale cristiana è un’esortazione alla purezza, alla continenza e per quanto possibile alla castità; mentre per l’uomo della tarda modernità la purezza è una chimera, la continenza una fatica inutile e la castità, una specie di nevrosi, se non proprio una forma di malattia mentale. Per l’uomo cristiano, il corpo è il tempio di Dio, e per questo va rispettato e conservato puro: di qui anche il valore intrinseco della verginità, condizione utile e necessaria per la santificazione della vita e l’ascesa dell’anima verso Dio, già nella vita terrena; per l’uomo moderno il corpo è il tempio del piacere, e nulla deve essere negato ai sensi, alla vista, al tatto, al gusto, all’olfatto, all’udito, e naturalmente al piacere sessuale in senso stretto, in quanto ogni occasione tralasciata è una sterile rinuncia a un diritto che appartiene all’uomo fin dalla nascita: quello di disporre pienamente di se stesso. La pratica dell’aborto volontario, quella dell’eutanasia e quella della sessualità contro natura provengono tutte dalla stessa radice: la pretesa dell’uomo moderno di fare della propria vita, e quindi anche del proprio corpo, anzi soprattutto del proprio corpo quel che gli pare, senza limiti né inibizioni, tranne quelle vietate (per ora) dalla legge, come la pedofilia; col sottinteso che il piacere (o il rifiuto di soffrire) è un diritto irrinunciabile e che ciascino è libero di procurarselo in qualsiasi maniera.
Eppure la purezza è un valore fondamentale per una società che voglia conservare un minimo di ordine e nella quale le persone sappiano conservare il rispetto di se stesse: tutte le società che si sono abbandonate al libertinismo, sono precipitate nel disordine e hanno finito per disgregarsi e per soccombere. Ne avevamo già parlato in un precedente articolo (cfr. Abbiamo bisogno di coltivare la purezza, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 06/07/17), ma vogliamo tornare a parlarne, poiché siamo fermamente convinti che l’aver calpestato e disprezzato questa semplice verità rappresenta di uno degli aspetti centrali della nostra crisi attuale; e che nessuna ripresa sarà possibile, né sul piano morale, né su quello materiale, senza che prima si sia recuperato il giusto concetto e la stima dovuta al valore della purezza, o, detto in altro modo, il rifiuto e la condanna della licenza, della sfrenatezza, della lussuria disordinata e animalesca che imbruttiscono i rapporti umani e degradano il rispetto dovuto a se stessi.
Scrive San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (6, 15-20):
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
E nella Prima lettera ai Tessalonicesi (4, 1-8):
Del resto, fratelli, avete imparato da noi il modo in cui dovete comportarvi e piacere a Dio ed è già così che vi comportate. Vi preghiamo e vi esortiamo nel Signore Gesù a progredire sempre di più Infatti sapete quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque disprezza questi precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo Spirito.
Fino a un tempo non troppo lontano i cattolici tenevano ben presente il sesto comandamento e il clero lo insegnava con molto zelo: non commettere atti impuri; ovvero: non fornicare. Ora il verbo fornicare e il sostantivo fornicazione sono pressoché scomparsi dal vocabolario della lingua italiana: prima da quello del mondo, poi anche da quello della Chiesa. Strano, visto che certi sacerdoti e certi teologi vi insistevano in maniera perfino ossessiva, incuranti dei disastrosi effetti collaterali che tale atteggiamento sessuofobo inevitabilmente finiva per produrre (a forza di dipingere la donna come perenne fonte di tentazione, involontariamente aprivano le porte, specie nei collegi e nei seminari, al peccato contro natura). Ora il clero cattolico, o sedicente tale, sotto l’influsso del modernismo e di tutte le tendenze ereticali che sotto il (falso) pontificato di Bergoglio hanno trovato la loro piena espressione, ha ritenuto bene di cadere nell’eccesso opposto: tollerare tutto, scusare tutto, chiudere un occhio su tutto, anche sull’adulterio istituzionalizzato come emerge dall’esortazione apostolica Amoris laetitia. Vale perciò la pena di fare una breve riflessione sulla caduta in disuso di quella parola, poiché quando una parola scompare dall’uso, ciò significa che è avvenuto un radicale mutamento nella sfera della vita pratica relativa al contesto in cui quella parola veniva adoperata. Fornicare viene dal latino fornix, "arco, volta", e per estensione "bordello" (sotterraneo), parola che è usata nella traduzione della Bibbia per il greco pornéia, "immoralità sessuale", da cui la moderna pornografia. Il termine ebraico per indicare i disordini sessuali, specie l’incesto (e per estensione l’adulterio) è zenût.
Certamente saranno in molti a domandare, anche fra i cattolici, perché mai la purezza sia così importante e se non vi siano molte altre cose assai più importanti. Dopotutto, non è forse vero che la repressione sessuale è nociva e che un comportamento sessuale libero e disinibito favorisce il benessere fisico e psicologico, e quindi anche una vita più felice? E non è forse vero che, come noi stessi abbiamo accennato, è un fatto che il clero, in passato, ha esagerato nel dipingere il sesso come l’anticamera dell’inferno, contribuendo a destabilizzare un gran numero di persone, oltre a renderle infelici? Ebbene, proprio queste domande rivelano fino a che punto la cultura odierna sia un prodotto della modernità; e la modernità, ricordiamolo sempre, è un sistema di vita anticristiano e perciò anti-umano. La libertà sessuale, intesa come libertinismo, è forse la massima espressione della degenerazione dei costumi moderna: anche perché è sull’esasperazione dell’impulso erotico che i persuasori occulti e meno occulti, tutti al servizio del potere finanziario mondiale, fanno leva per scardinare il senso morale e poter così più facilmente ridurre in proprio potere la società. I membri della massoneria lo sanno bene: istigando la gente a praticare una sessualità promiscua e compulsiva, si ottiene il duplice scopo di distrarre la sua attenzione da ogni altra questione, a partire da quella della giustizia sociale, e di piegarla ai voleri dell’industria consumista, schiavizzandola senza che neppure se ne renda conto. Intendiamo parlare dei livelli superiori della massoneria e non dei livelli inferiori: perché a chi si affilia e resta nei livelli più bassi, viene fatto credere tutto il contrario, e cioè che lo scopo perseguito è quello di elevare moralmente e materialmente l’umanità, liberandola dalle false credenze e creando le condizioni per instaurare una fratellanza universale. In altre parole, erotizzare la società è la strategia perseguita dal potere mondiale per meglio condurre la sua opera di sottomissione dietro le apparenze di una finta liberazione. La cosiddetta liberazione sessuale degli anni ’60 del Novecento, e il femminismo che ne è il logico prodotto, ovviamente con il corollario della cultura abortista, così come oggi il transessualismo è il logico prodotto del femminismo, tutti questi movimenti di opinione sono stati creati ad arte, con il supporto del cinema, della musica leggera, della moda e dello spettacolo, per scardinare i cerchioni della morale e particolarmente per aggredire malignamente la santità del matrimonio e la pace delle famiglie. Una volta acceso in ogni modo l’istinto erotico, che è l’esasperazione del normale istinto sessuale, i padroni occulti del mondo ne hanno fatto il grimaldello con il quale far saltare l’ordine morale della società e in particolare per introdurre il loro cavallo di Troia nella cittadella, fino a due generazioni fa ben custodita, della famiglia. La famiglia è stata aggredita dall’interno, spingendo l’uomo e la donna a vedere la loro relazione reciproca essenzialmente come una relazione di piacere fisico; il passo successivo è stato quello di spingerli a cercare tale piacere anche al di fuori del matrimonio e, da ultimo, senza il matrimonio. In compenso, quei signori si sono inventati l’assoluta esigenza di "civiltà" che consentisse il matrimonio, o qualcosa di equivalente, anche alle coppie omosessuali; e una volta imboccata quella strada, perché no alle adozioni gay, alla fecondazione eterologa e all’utero in affitto? Non è forse vero che dove c’è amore, c’è famiglia, indipendentemente dal genere sessuale dei genitori? E proprio qui si vede la perfidia di quella strategia distruttiva: basterebbe infatti chiedersi come mai quella stessa cultura del permissivismo che celebra le meraviglie del sesso fuori del matrimonio, senza il matrimonio e contro il matrimonio (l’adulterio non è peccato, e da ultimo perfino il clero sembra essersi messo su questa linea, sia pure con le ipocrite cautele del caso), ora è tanto smaniosa di ottenere la piena legittimazione del matrimonio omosessuale. Una strana contraddizione, non è vero? La cultura edonista rivendica il diritto alla piena libertà sessuale, anche nelle forme più promiscue, infischiandosene di ogni limite giuridico o morale (e il prossimo obiettivo è la liberalizzazione della pedofilia); però guai a negare il pieno riconoscimento delle famiglie arcobaleno, intese come ente giuridico e morale: ecco che allora scatta l’accusa di omofobia e partono le querele per istigazione all’odio. Si vede che la famiglia è un male, uno schifo, un ostacolo, una macchina repressiva quando si tratta della vera famiglia, formata da uomo e donna aperti alla procreazione; e diventa miracolosamente la meraviglia delle meraviglie quando è formata da due persone dello stesso sesso e vogliose di procurarsi, con qualunque mezzo, dei bambini da allevare come "figli". Ora, si vada a vedere che fine fanno quelle unioni, e quei bambini, nel giro di pochi anni. E allora non è tutto terribilmente chiaro, purché lo si voglia vedere?
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash