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C’è del marcio in Danimarca, e non solo

I movimenti popolari di protesta, da che mondo è mondo, nascono e si sviluppano per opporsi alle politiche dei governi. Un esempio fra mille, l’ultimo in ordine di tempo: i gilets jaunes, in Francia, sorti per contestare le politiche neoliberiste del presidente Macron e, più generale, per opporsi alle dinamiche del turbo-capitalismo che impoveriscono sempre più la popolazione e distruggono i ceti medi. Si tratta di persone che si espongo a rischi reali, dalla perdita del lavoro all’arresto, ai danni fisici delle cariche della polizia; anche gli eccessi che compiono, devastando i quartieri, sono qualcosa di spontaneo, e perciò di terribilmente reale. Un movimento popolare di protesta che se la prende non con le forze di governo e con le politiche del governo, ma con le forze dell’opposizione e con le proposte politiche dell’opposizione (perché l’opposizione, evidentemente non attua alcuna politica, non essendo al governo), non si era mai visto. Ora vediamo dei leader prefabbricati, delle piazze predisposte, delle prefetture compiacenti, dei mezzi finanziari illimitati, delle televisioni e dei giornali prontissimi a corteggiare i sedicenti protestatari; e, da ultimo, gli esponenti del peggior capitalismo, coi loro pseudo intellettuali a libro paga, invitare gli esponenti di un movimento di protesta reale: ciò che non si era mai visto finora. E non si era mai visto per la buona ragione che tutto ciò, a fil di logica, è semplicemente un controsenso. Sarebbe come dire che i fiumi scorrono dalla foce alla sorgente o che la luce si diffonde dopo che il sole è tramontato. Stiamo parlando, ovviamente, delle cosiddette sardine, oltretutto spacciate dai mass-media, sin dal primo giorno, come movimento apartitico e giovanile, mentre è del tutto palese che non è né l’una cosa, né l’altra. Non è apartitico perché è nato per creare una faccia presentabile all’impresentabile Partito Democratico: per averne la prova, basta vedere le ammissioni e i calorosi ringraziamenti che gli esponenti del PD non gli hanno lesinato dopo le votazioni in Emilia-Romagna, nelle quali il loro candidato è riuscito, con molti patemi d’animo, a scongiurare l’incubo di una sconfitta veramente storica. E non è giovanile perché è formato all’ottanta per cento da pensionati ultrasessantenni, cosa che può vedere chi si prende il disturbo di andare a una delle loro adunate, ma che naturalmente ignora chi, leggendo i quotidiani o ascoltando i telegiornali delle sette reti principali (tre Rai, tre Mediaset, più La Sette), prende per buono quel che gli raccontano i pennivendoli e gli inviati, più o meno speciali, al soldo del potere. Tutto questo insieme di cose è assai strano, o meglio è fin troppo eloquente; così come è fin troppo eloquente il ruolo squallido e meschino, di disinformazione sistematica e prezzolata, svolto dai mass-media.

E magari si trattasse solo delle sardine! Magari fosse questa la sola stranezza, la sua anomalia, la sola apparente assurdità nel panorama sociale, politico, morale e religioso che si apre davanti ai nostri occhi, a trecentosessanta gradi. In verità, quello delle sardine è solo un esempio paradigmatico; ma un discorso molti smile si potrebbe fare per tutti i principali ambiti della vita associata, sia nella dimensione materiale che in quella spirituale, anche ai massimi livelli della vita comunitaria e non solo per ciò che riguarda frange limitate della popolazioni o situazioni tutto sommato contingenti. Prediamo, in particolare, i vertici dello Stato e il vertice della Chiesa, ossia delle due istituzioni che regolano la vita di molti milioni di persone. Da che mondo è mondo, lo Stato serve a proteggere i propri cittadini, a tutelare i loro legittimi bisogni ed interessi, a espandere la sua economia, e ad assicurare la pace e la giustizia, nonché la difesa dei confini. Eppure questa tavola dei valori è stata silenziosamente sovvertita e capovolta, e nessuno pare essersene accorto; quantomeno, nessuno o pochissimi hanno denunciato tale capovolgimento. Oggi, non si sa come (direbbe Pirandello), lo Stato serve a tutelare altri interessi, ben diversi da quelli dei suoi cittadini; a favorire l’interesse della grande finanza internazionale, intesa ad accrescere il debito pubblico con qualunque mezzo speculativo, anche con l’arma sleale dello spread, avendo di mira la conquista e il saccheggio del risparmio privato degli italiani, che è ancora considerevole; a favorire le cosiddette migrazioni dalla sponda Sud del Mediterraneo, miranti a creare una sostituzione di popoli e quindi una situazione di non-ritorno, con la scomparsa delle identità nazionali dei Paesi europei; ad assecondare una capillare persecuzione contro i dissidenti dal Pensiero Unico e in particolare a criminalizzare quanti si oppongono allo strapotere di alcune minoranze protette, le quali, lamentando antiche o supposte persecuzioni, sono riuscite a occupare l’idea del sacro che fu un tempo della religione, e quindi a presentare qualsiasi critica nei loro confronti, o meglio, nei confronti della speculazione che esse ora fanno delle passate (e talora supposte) persecuzioni, come un vero e proprio sacrilegio, qualcosa che è più di un reato e che si configura, allo stesso tempo, come una imperdonabile blasfemia, meritevole di essere punita con la massima severità, per il bene di tutti, da parte della legge, e tale da determinare la morte civile e la damnatio memoriae per quei temerari blasfemi che si sono permessi di dire una parola, per quanto pacata, ragionevole e storicamente documentata contro tale intollerabile ricatto. I nostri lettori hanno compreso benissimo di quali minoranze stiamo parlando: ci sia permesso di non dire di più, dal momento che la repressione del dissenso è già in atto e che è sufficiente lasciarsi sfuggire anche solo un cenno in proposito per scatenare la reazione dei custodi del Politicamente Corretto; in questo caso, come minimo, la soppressione degli articoli e la rimozione dei video, i quali, a dire di questi nostri premurosissimi e benemeriti custodi del Bene, del Giusto e del Vero, costituirebbero altrettante forme di incitamento all’odio.

Conclusione: oggi non solo un privato cittadino che esprime opinioni dissenzienti dai custodi del Pensiero Unico, ma anche un politico che, in qualità di ministro della Repubblica, cerchi di fare il proprio dovere, che è quello di tutelare l’interesse nazionale, può essere incriminato e processato, ed eventualmente messo in prigione con la massima facilità e disinvoltura, se va contro la volontà e l’interesse dei Padroni Universali, ad esempio in tema di porti chiusi ai falsi profughi che stanno invadendo l’Italia e l’Europa dietro la bandiera di un’accoglienza indiscriminata e irresponsabile. La magistratura, infatti, è in buona parte asservita ai Padroni Universali, tramite la rete capillare della massoneria in tutte le sue varie e infinite ramificazioni, logge e sotto-logge, e si è sostituita al potere politico, ridotto del resto a una misera facciata, a una quinta di teatro; i magistrati retti e onesti vengono trasferiti, redarguirti, puniti, e se necessario eliminati fisicamente, oppure screditati da dossier prefabbricati e sommersi da una montagna di fango. Ma anche i membri della classe politica, per quanto, di fatto, sempre meno influenti sui destini della nazione, sono stati in gran parte asserviti ai poteri forti e messi sul loro libro paga. Addirittura si creano dei movimenti politici e dei partiti che hanno il preciso scopo di attrarre il malcontento popolare, neutralizzarlo e liquidarlo. Abbiamo parlato poc’anzi delle sardine; ma possiamo estendere il ragionamento al Movimento Cinque Stelle. Ora è chiaro come e perché è nato. Grillo, che era a bordo del panfilo Britannia nel 1992, quando i Padroni Universali decidevano la liberalizzazione dell’economia italiana per poterci mettere sopra le mani, ha creato un movimento che ha intercettato il disagio e il desiderio di pulizia e di cambiamento di milioni di persone, per poi mettere su un partito pronto e dispostissimo a governare insieme al Partito Democratico, ossia al principale sostegno del potere finanziario internazionale, nonché, per ovvie ragioni, il più solerte custode dello status quo interno e internazionale e della irriformabilità del sistema Italia. A suo modo, un capolavoro. Con buona pace di tutte quelle persone che hanno avuto un baleno di speranza, hanno creduto, hanno manifestato, hanno votato per quel movimento: per poi vederlo governare il Paese insieme a quello che fino al giorno prima i suoi esponenti chiamavano, con il massimo disprezzo, il Partito di Bibbiano. Del resto, quale tutela dell’interesse nazionale può esservi in una repubblica il cui presidente, violando il suo dovere costituzionale di non fare politica, si spende in ogni occasione possibile a favore della permanenza dell’Italia nella zona euro, presentando in maniera ricattatoria una eventuale uscita come la più grande sciagura in cui potrebbe incorrere, e rifiutando addirittura di controfirmare la nomina di un ministro dell’Economia, scelto da un governo in formazione, con la motivazione che quel candidato si è espresso a suo tempo contro l’euro e quindi riuscirebbe dannoso all’economia italiana (ma, in effetti, dopo un giro di telefonate partito da uno dei massimi eurocrati, il banchiere ed economista Jacques Attali, eminenza grigia di vari governi francesi, e passato per il tramite di uno dei massimi fautori italiani dell’Unione Europea, l’ex presidente Napolitano, il tutto sotto l’egida della massoneria)? Se colui che dovrebbe fare l’arbitro si schiera così apertamente e platealmente dalla parte di interessi che sono extra-nazionali, benché abbia giurato di servire l’Italia, al momento del suo insediamento, e non l’Unione Europea, fino a prova contraria, o qualsiasi altro potere: ebbene, c’è forse da meravigliarsi se sorgono dei partiti politici che portano già nel nome la volontà di imporre all’Italia ancora più Europa, vale a dire ancora più asservimento alla Banca Centrale di Bruxelles? Partiti, oltretutto, sponsorizzati apertamente da quella stessa grande finanza amorale che rappresenta il massimo pericolo per i risparmi degli italiani, per tutta l’economia nazionale e per la sua stessa indipendenza e sovranità, nonché da quello speculatore internazionale che è George Soros, autore nel 1992 di un gigantesco colpo contro la finanza italiana e i risparmiatori italiani? Ci sono le prove che il signor Soros e consorte hanno staccato assegni per il valore di 200.000 euro a favore di +Europa nel 2019; mentre il partito italiano che ha ricevuto i maggiori finanziamenti da soggetti privati, stando ai dati dichiarati, è il Partito Democratico, con 786.000 euro (fonte: www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ecco-chi-sono-grandi-donatori-partiti-george-soros-moglie-che-221778.htm).

Se passiamo alla Chiesa cattolica, il quadro, se mai ciò fosse possibile, si fa ancor più cupo. Ormai le cose sono arrivate al punto che il clero, o gran pare di esso, ha di fatto apostatato, senza peraltro dichiararlo apertamente, ma falsificando la dottrina cattolica e stravolgendo il Magistero; i vertici della Chiesa, e da ultimo anche il papato, sono caduti nelle mani della massoneria ecclesiastica, solerte e più che volonterosa fiancheggiatrice del grande poter finanziario; i vescovi e il papa non parlando più ai fedeli di Dio, della grazia e del peccato, non adorano Gesù Cristo, non pregano né invitano a pregare la sua divina Madre, né mettono più in guardia contro il male, non ammoniscono, non rimproverano chi sbaglia, non denunciano gli errori del mondo, non condannano gli stili di vita e i modi di pensare del mondo, ma parlano sempre e solo di cose terrene, di questioni politiche e sociali, e s’impegnano sul terreno politico-sociale, peraltro nella direzione convergente con quella dei Padroni Universali, sostenendo in ogni modo le migrazioni/invasioni, predicando e appoggiando la necessità di permanere nell’euro, spalancando le porte a una nuova idea di famiglia, aperta e possibilmente arcobaleno, a una nuova idea di essere genitori, sempre in chiave arcobaleno e antitetica alla vera famiglia naturale e cristiana di sempre, elogiando le convivenze, sminuendo e talvolta denigrando il matrimonio cattolico, aprendo la strada alle nuove unioni susseguenti al divorzio, cioè disconoscendo la sacralità e l’indissolubilità del matrimonio, e patrocinando la prassi dei preti sposati e quindi l’abolizione, di fatto o di diritto – questo è secondario – dell’obbligo del celibato ecclesiastico, che la Chiesa ha sostenuto e difeso per secoli e secoli e che i più grandi Santi hanno dichiarato essere assolutamente necessario, fino al punto di minacciare i più gravi castighi divini, come fece Santa Brigida di Svezia, contro quei pastori della Chiesa che avessero osato legittimare le nozze degli uomini consacrati.

Ci siamo limitati solo al caso dello Stato e della Chiesa e ad accennare alla magistratura; ma si potrebbe parlare di tutte le altre istituzioni, a cominciare dalla banche, divenute sovente, nel giro di pochi decenni, da strumento per mettere al sicuro il piccolo risparmio e garantire dei prestiti a un tasso ragionevole per anticipare capitali da investire in attività produttive ai piccoli imprenditori, in qualcosa di simile a holding aventi quale unico fine la speculazione finanziaria. Evidentemente, c’è qualcosa che non va in tutto questo capovolgimento della funzione naturale di istituzioni sorte per accompagnare, aiutare e sostenere le comunità umane e i singoli individui nel cammino della loro esistenza. Something is rotten in the state of Denmark, ossia: C’è del marcio in Danimarca: sono le parole di una guardia del re Marcello (atto primo, scena quarta) a Orazio, nell’Amleto di Shakespeare; cioè: si sente, si percepisce l’esistenza di tutta una rete di sordi intrighi, inganni e tradimenti dietro una facciata in apparenza rispettabile. Queste parole esprimono la sensazione che ogni cittadino di questo inizio del terzo millennio prova non appena si mette a confrontare ciò che cose e persone dovrebbero essere, ciò che dovrebbero fare o a cui dovrebbero servire, e ciò che effettivamente sono, ciò che fanno e ciò a cui servono. Non solo in Danimarca ma nel mondo intero: meraviglie della globalizzazione. Ed è contro questo marciume che occorre riscuotersi e combattere.

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi. Fondatore e Filosofo di riferimento del Comitato Liberi in Veritate.
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