
Si deve cercare prima di tutto la purezza
26 Maggio 2019
Da decenni ci spacciano per buona la falsa teologia
27 Maggio 2019La pratica democratica è irrilevante per due ordini di motivi, interni ed esterni.
La principale ragione interna dell’irrilevanza scaturisce dal fatto che essa si regge su una finzione sin troppo trasparente: che tutti gli elettori siano egualmente informati e responsabili, e che tutti possiedano un grado equivalente di maturità e intelligenza, così da esprimere un voto nel quale non si riflettano vizi o storture che di fatto, li vanifichino. Bisogna far finta che tutte le teste siano ugualmente intelligenti o che, quantomeno, siano capaci di comprendere esattamente quali sono i fattori da considerare per esprimere una volontà politica matura; inoltre, che tutti siano ugualmente interessati e capaci di informarsi; infine, che l’informazione sia sostanzialmente corretta, cioè che offra agli elettori un quadro veridico della situazione e di quali siano la natura e gli scopi dei diversi soggetti politici che chiedono la preferenza del cittadino. Come si vede, siamo lontani anni luce dalla verità effettuale della cosa, come direbbe messer Machiavelli: stiamo descrivendo una situazione teorica assolutamente irrealistica, idillica, nella quale non sono previsti né la stupidità, né l’ignoranza colpevole, né la malafede, né la manipolazione del linguaggio e il controllo dell’informazione da parte del potere finanziario. Tutti fattori reali che invece esistono, eccome, e che pesano enormemente sulla complicata e ambiziosa macchina chiamata democrazia moderna, elaborata duecentocinquanta anni fa da alcuni philopsophes pretenziosi e velleitari del tutto avulsi dal popolo, tenuta a battesimo con il sangue della ghigliottina e poi estesa nel mondo, un poco alla volta, attraverso una serie di guerre spietate, fra le quali due guerre mondiali di apocalittica violenza, e con l’atroce corollario di tutta una serie di guerre civili che hanno distrutto il tessuto della civiltà europea.
Non si tratta di un difetto di secondaria importanza e neppure di un effetto collaterale di qualche cosa d’altro, ma di un limite strutturale della democrazia. Essa nasce da una menzogna: che ciascun essere umano sia dotato d’intelligenza, sensibilità e senso di responsabilità in misura pressoché equivalente; che, di conseguenza, ciascun essere umano possa e debba essere trasformato in un cittadino, vale a dire in un soggetto giuridico dotato di diritti e doveri, i quali, a loro volta, sono stabiliti dal cittadino stesso, mediante quella cosa misteriosa e impalpabile, e tuttavia essenziale e soprattutto cogente, che si chiama volontà generale; e che da questo arruolamento di massa di tutti i cittadini, promossi per legge a individui intelligenti, sensibili e responsabili, anche se di fatto sono dei perfetti idioti, o se vengono resi tali dall’istruzione di massa, dall’informazione di massa, dalla sanità di massa, dai consumi di massa e dalla stessa democrazia, che non può essere se non di massa, scaturirà non il caos sistematico e incontrollabile, ma, chissà per quale miracolo, il supremo ordine sociale, sotto forma appunto di volontà generale, la quale è infallibile per definizione, e contro la quale, senza la quale e fuori della quale non vi è salvezza, né redenzione, né misericordia, perché essa è il fondamento di tutto e chi le si oppone non merita se non la sorte del nemico pubblico: la ghigliottina, fisica o morale che sia. In altre parole, al cittadino si chiede, da un lato, di credere al dogma della sua infallibilità, beninteso santificata dal concorso di tutte le altre volontà di tutti gli altri cittadini, ma nello stesso tempo gli si chiede una sottomissione incondizionata e un abbandono pressoché totale nelle mani dei suoi rappresentati, sanzionati dal responso della volontà generale mediante il rito delle libere elezioni. Sottomissione che arriva al punto di sottoporre i propri figli neonati a una serie di vaccinazioni stabilite per legge, dalla dubbia efficacia e dai certi effetti collaterali, a dimostrazione del fatto che l’individuo, promosso — volente o nolente – allo status di cittadino, entra a far parte d’una gigantesca macchina nella quale non sono ammesse zone franche di libertà di coscienza, ma tutti devono accettare senza discutere ciò che la volontà generale, per bocca dei suoi rappresentanti al potere, ha deciso insindacabilmente essere giusto e necessario per il bene supremo di tutti e di ciascuno. In altre parole, la democrazia moderna è il sistema politico che pretende di aver voce in capitolo, con forza cogente, su ogni singolo aspetto della vita dei suoi cittadini, nonché sulle loro opinioni, sui loro valori e perfino su ciò che essi devono o non devono sapere. Se un pasticciere si rifiuta di confezionare una torta di nozze per due lesbiche o due gay, viene condannato a una multa e a frequentare un corso di rieducazione sociale; se uno studioso contesta le modalità e le cifre della Religione dei Sei Milioni, rischia la multa e la prigione; se un medico osa esprimere qualche riserva sulla politica delle vaccinazioni obbligatorie, rischia l’immediata espulsione dall’ordine professionale; e così via. Oggi, in Francia, una maestra o un professore che adopera in classe, coi suoi alunni, le parole papà e mamma, invece di genitore 1 e genitore 2, rischia una sanzione amministrativa e, in prospettiva, anche qualcosa di peggio. Pugno di ferro, quindi, nei confronti di chiunque non si uniformi pienamente e incondizionatamente ai dogmi del politicamente corretto, che è la quintessenza del vivere democratico. Salvo poi chiudere entrambi gli occhi di fronte all’ingresso illegale e ai comportamenti di masse strabocchevoli d’immigrati, ai quali vengono applicate tutte le garanzie previste dal sistema, da quelle giuridiche a quelle scolastiche, a quelle sanitarie, ma con la sospensione condizionale dei doveri, perfino in flagranza di reato e perfino in presenza di attività chiaramente incompatibili con la sicurezza e la stabilità sociale.
La principale ragione esterna dell’irrilevanza della democrazia è che il vero potere è ben altro da quello apparente, cioè il parlamento e il governo democraticamente eletti dal popolo, nonché la magistratura posta a tutela della sovranità popolare; che in democrazia il vero potere è detenuto dal grande capitale finanziario, il quale controlla la vita di tutti e che non è controllato da nessuno; che esso detiene di fatto la sovranità monetaria, e, grazie ad essa, controlla ogni altro aspetto della vita sociale; e che il grande capitale finanziario, per sua stessa natura, è in grado d’infischiarsene altamente della cosiddetta volontà generale, cioè di trattare il risultato delle democratiche elezioni esattamente come se fosse carta igienica. Anche se le forze politiche che si presentano alle elezioni con il preciso programma di limitare lo strapotere finanziario e di restituire al cittadino qualche lembo di libertà nell’ambito della loro vita sociale e individuale, per esempio stabilendo un minimo di controllo pubblico sulla finanza, sull’economia, sull’informazione, sul sistema scolastico e su quello sanitario, anche se tali forze politiche, dicevamo, vincessero la competizione elettorale, la verità è che al potere finanziario un tale programma e una tale vittoria farebbero l’effetto del solletico sulla pelle di un rinoceronte. Infatti, nel migliore dei casi, esso si deciderà di attuare alcuni minuscoli cambiamenti di facciata, per dar l’idea che qualcosa effettivamente è cambiato, senza cambiare d’un millimetro la sostanza delle cose, e cioè il suo controllo totale sull’insieme della vita pubblica. Soros e Rotschild, Rockefeller e Lehman & Brothers, il Gruppo Bilderberg e la Commissione Trilaterale non attenueranno d’una virgola la loro presa sugli stati, sulle grandi istituzioni nazionali e internazionali, sul complesso dei media, sul sistema delle banche, sulla scuola e l’università di tutto il mondo; potranno, tutt’al più, servendosi dei loro vassalli e valvassori, mutare qualche valvassino, sostituire qualche ministro o direttore di giornale, e seguiteranno beatamente a stringere la loro morsa sul lavoro e sul risparmio, per spremere fin l’ultima goccia di sangue e di denaro ed esercitare il controllo sull’ultima azienda, sull’ultimo deposito bancario e sull’ultima pensione dei cittadini. E questo è vero anche se si verificasse lo scenario più sconvolgente e più improbabile di tutti, cioè un grande soprassalto di consapevolezza dell’opinione pubblica e una vittoria schiacciante, plebiscitaria, dei partiti che si oppongono al grande capitale finanziario (ma ce ne sono, poi?) nei Paesi più grandi e influenti sulla scena mondiale: vale a dire che non cambierebbe nulla, assolutamente nulla. Se proprio i proconsoli del potere finanziario, i suoi vari tirapiedi come Barack Obama, Hillary Clinton o Emmanuel Macron, oscuri personaggi creati pressoché dal nulla al preciso scopo di attuare il Nuovo Ordine Mondiale, si vedessero costretti ad usare le maniere forti, senza alcun dubbio lo farebbero, ma sempre – beninteso – su "suggerimento" dall’alto, cioè da coloro i quali li hanno creati, finanziati, diretti e sostenuti. Potrebbero sempre nascondersi dietro il paravento della lotta contro il terrorismo, magari dopo aver scatenato un’ondata di attacchi "terroristici" per mezzo dei loro servizi segreti: e con ciò ottenere un ampio consenso popolare nel condurre qualsiasi repressione poliziesca e qualsiasi sospensione cautelativa delle libertà costituzionali.
Nei Paesi già da lungo tempo acquisito alla "sfera di co-prosperità democratica", comunque, ben difficilmente ci sarà bisogno di ricorrere a simili estremi rimedi. Il metodo della forza bruta è di regola riservato agli Stati che rifiutano di sottomettersi al totalitarismo democratico, vale a dire al totalitarismo plutocratico: perché la democrazia moderna, come abbiano più volte affermato, altro non è che la maschera della onnipotente plutocrazia globale, che non ha patria, in quanto la sua patria è ovunque ci sia del capitale da spremere, della forza lavoro da sfruttare e del risparmio da rastrellare. Gli Stati che non si sono ancora sottomessi a un tale sistema, come la Russia o la Cina, sono nell’occhio del mirino, e solo le loro dimensioni e le probabili conseguenze di un’aggressione diretta ha finora trattenuto il potere finanziario globale dallo scatenare contro di loro un’aggressione di tipo nucleare. Quando però si tratta di Stati di minor peso politico ed economico, come l’Iraq o la Libia, si è visto quale sia la linea del potere finanziario; mentre la Siria, dopo che era stata già aggredita, e la Corea del Nord, sono finora sfuggiti a un simile destino in virtù del sostegno, diretto o indiretto, di Russia e Cina. Quanto ai Paesi democratici, esistono infinite maniere di addomesticare l’opinione pubblica ed esistono innumerevoli strategie per rendere inoffensiva ogni eventuale inquietudine. Uno dei metodi più frequenti e più efficaci è quello di creare un falso allarme e un falso nemico che distragga l’indignazione della gente dal suo oggetto naturale, per deviarla verso un oggetto artificiale, inesistente, creato ad hoc: la classica testa di turco destinata ad assorbire lo sfogo rabbioso del popolino, affinché poi le cose tornino alla piatta sottomissione di sempre. Il potere, quello vero, non è affatto stupido, anzi è intelligentissimo: sa che delle valvole di sfogo sono necessarie, perché non si può sfruttare indefinitamente gli esseri umani senza che, prima o poi, nascano dei malumori e si creino delle correnti protestatarie; e sa anche che lo sport, lo spettacolo, la moda, il consumismo, sono sufficienti ad assorbire le energie normali degli individui, ma che, nelle situazioni straordinarie, ad esempio in presenza di una grave crisi economica, non bastano più, anche perché si tratta di sorgenti di distrazione che richiedono la disponibilità di un minimo di denaro e proprio la mancanza di esso rende il cittadino-elettore-consumatore-consumista una mina vagante, un soggetto frustrato e potenzialmente ribelle. Inoltre sa bene, il potere, che certi proconsoli, quando sono troppo logorati dall’uso che ne fa, risultano insopportabili agli occhi dell’opinione pubblica e devono essere sostituiti; sa che in linea di massima bisogna salvare le apparenze del normale gioco democratico; e sa quando è venuta l’ora di ritirare la fiducia ai suoi servitori che si rivelano controproducenti, magari per un eccesso di zelo. Un metodo è quello di promuoverli per allontanarli; un altro è quello di eliminarli fisicamente, magari simulando un incidente aereo o qualcosa di simile; un altro ancora è quello di rovinarne irrimediabilmente la reputazione per mezzo di uno scandalo montato ad arte, solitamente di natura sessuale, perché suscita una maggiore indignazione nel contesto della dominante cultura femminista (vedi il caso di Dominique Strauss-Kahn).
A questo punto abbiamo il dovere di formulare una teoria positiva del potere e chiarire se auspichiamo il sorgere d’un potere che sia qualcosa di meno, e di peggio, della democrazia. La risposta a quest’ultima domanda è nettamente negativa: quel che auspichiamo è un qualcosa che sia più e meglio di essa. Se abbiamo criticato la democrazia non è perché ci infastidisca l’idea della sovranità popolare, ma perché essa è stata costruita su una evidente menzogna. Gli uomini non sono uguali, non hanno la stessa intelligenza, la stessa sensibilità e lo stesso senso di responsabilità; e non li avranno mai, neppure se venisse migliorato il sistema scolastico, ridotte le sperequazioni sociali, moltiplicate le opportunità di crescita intellettuale. Gli esseri umani sono inevitabilmente diversi perché esiste il mistero della libertà: ed essere liberi significa desiderare di perfezionarsi oppure scegliere di abbrutirsi. Per sua natura il potere plutocratico favorisce l’abbrutimento e spegne il desiderio di elevazione: dunque, la prima cosa da fare è individuare il vero nemico e rivolgere la critica e l’azione verso di esso e non contro nemici secondari, o addirittura immaginari. Il potere, quello vero, è molto abile nel creare dei falsi nemici contro i quali indirizza l’attenzione e gli sforzi della gente. Perciò la prima battaglia da fare è quella per risvegliare la facoltà di pensare…
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