
Abbiamo smarrito il codice per leggere la realtà
13 Gennaio 2019
Omaggio alle chiese nate: la cappella di S. Nicolò
13 Gennaio 2019Il mondialismo è un’ideologia e una pratica che parte da lontano: le sue basi sono state gettate dall’illuminismo e dalla massoneria del XVIII secolo. Nel XIX secolo vi è stata una battuta d’arresto, dovuta all’insorgere dei nazionalismi, culminati nelle due guerre mondiali del XX, anche se è semplicistico vedere in queste ultime semplicemente la lotta degli opposti nazionalismi. Al contrario, le origini profonde vanno ricercate nelle manovre della finanza internazionale, che dei nazionalismi si è servita per allargare i mercati, ma che poi ha puntato sulla carta della rivoluzione di classe per scardinare gli Stati stessi, divenuti un ostacolo alla libera circolazione sia delle merci, sia soprattutto dei capitali. Fin dall’inizio l’obiettivo della strategia mondialista è stato quello di abbattere gli ostacoli al progressivo espandersi della finanza. Per questo la massoneria e la grande finanza (britannica) hanno sponsorizzato le lotte per l’indipendenza delle colonie spagnole in America Latina: per rimuovere gli ostacoli alla penetrazione del grande capitale finanziario, bramoso di mettere le mani sulle miniere, le piantagioni, il sistema dei trasporti di quei Paesi. Lo schema si è ripetuto, in Europa, con la nascita dell’Italia unita, anch’essa favorita dalla Gran Bretagna, massima potenza finanziaria, per poter disporre di un più ampio mercato per le proprie merci, eliminando le resistenze protezionisitiche degli Stati preunitari, specialmente il Regno delle Due Sicilie. Nella prima guerra mondiale il capitale finanziario ha visto la possibilità di ampliare ancor più i mercati, abbattendo i vecchi Stati più restii a subire il dominio del capitale finanziario straniero, come gli Imperi centro-orientali, e conservando gli altri (quelli dell’Europa occidentale), per il momento, già infeudati a sé. Lenin fu fatto rientrare in Russia con il sostegno del capitale finanziario: l’anima dell’operazione fu Parvus, un oscuro finanziere ebreo, naturalizzato tedesco, al preciso scopo di giocare la carta della rivoluzione comunista. Così pure, non è un mistero che gli ambienti finanziari inglesi e americani finanziarono Hitler, nella fase iniziale del suo potere: le grandi banche non esitano a finanziare anche regimi politici estremisti e fra loro opposti, perché non si identificano mai con gli Stati ai quali prestano denaro, bensì mirano unicamente a infiltrarsi nella loro economia e, se necessario, a scagliarli gli uni contro gli altri, in un gigantesco gioco al massacro, nel quale esse risultano vincitrici in ogni caso, poiché le spese di guerra creano commesse e debiti, e i debiti possono essere riscossi sia dagli Stati che escono vinti dalla lotta, sia dai vincitori.
Il capitale finanziario, nei primi decenni del ‘900, non era più prevalentemente britannico, ma si era del tutto internazionalizzato: a partire da quel momento, esso seguì una sua logica indipendente, separando i suoi destini da quelli degli Stati, dei governi, dei popoli, con il solo obiettivo di estendere i suoi tentacoli sul mondo intero, mediante il meccanismo dei prestiti a interesse, cioè erogando capitali nominali in cambio di materie prime, beni e capitale liquido: in altre parole, erogando carta in cambio di ricchezza prodotta dal lavoro umano, con una richiesta d’interessi che rendono perpetua la dipendenza del Paese debitore e lo costringono a cedere, un poco alla volta, quote crescenti della sua economia e, alla fine, della sua stessa sovranità: come si vede oggi nel caso della Grecia commissariata dalla BCE. Se, poi, la manovra di conquista e di asservimento dell’economia reale da parte della finanza si rivela troppo lenta e problematica, la finanza non esita a imboccare la scorciatoia, sovvenzionando rivoluzioni, colpi di stato, conflitti, oppure scatenando delle crisi finanziarie che mettono in ginocchio gli Stati più recalcitranti e spazzano via le classi dirigenti indocili, per sostituirle con docili servitori dei suoi interessi. Il grande capitale finanziario, specialmente a partire dalla prima metà del XX secolo, non ha più una bandiera o uno Stato di riferimento; non è ideologicamente definibile in termini di destra o sinistra, ma si serve sia della destra che della sinistra per realizzare i suoi scopi; e non ammette un potere autonomo rispetto a se stesso, è quindi intrinsecamente totalitario, anche se trova utile mascherare il suo totalitarismo, fin dove possibile, dietro la finzione della democrazia liberale, in realtà ormai quasi del tutto trasformata in oligarchia plutocratica.
C’è stato un tempo in cui la ricchezza proveniva dal lavoro; poi, dalla proprietà dei mezzi di produzione; infine dalla proprietà delle banche, cioè dal monopolio nel prestito del denaro, reso possibile, a sua volta, dal monopolio della fabbricazione del denaro stesso. Le banche centrali, che hanno l’esclusiva nella emissione del denaro, detengono la vera ricchezza a livello mondiale; ciò poteva ancora sembrare "naturale" finché esse erano una emanazione dei ministeri dell’economia statali, ma da quando si sono privatizzate, la finzione è caduta e resta solo l’esercizio brutale del potere nell’interesse dei singoli azionisti. Oggi la BCE, per esempio, essendo una banca privata, controlla, domina e sfrutta le economie degli Stati dell’Unione Europea: non di tutti, ma di quelli che hanno adottato l’euro, o che, per meglio dire, sono stati sottomessi all’euro. C’è stato un tempo in cui la lira era, effettivamente, la moneta del popolo italiano, nel senso che era controllata dal governo italiano, tramite il ministero dell’economia, ed era agganciata al risparmio, protetto e incentivato da quello stesso ministero; ma l’euro non è mai stato la moneta dei popoli europei, è nato come la moneta della Banca Centrale Europea ed è stato pensato per servire la speculazione delle grandi banche a capitale privato. Ecco perché sbaglia e s’illude chi pensa che l’UE si possa riformare e che la BCE, dopotutto, non sia il diavolo: costui non ha capito come è nata l’UE, da un disegno massonico e plutocratico mirante a porre il giogo sui popoli europei nell’interesse delle élites finanziarie. Lo scontro fra i gilets gialli e il governo Macron non è un "normale" scontro fra governati e governanti, come il ’68: è lo scontro fra i popoli dell’Europa e le élites finanziarie, che hanno insediato i loro uomini di paglia, tipo Macron, per esercitare un totalitarismo camuffato da democrazia. Non c’è mai stata un’Europa dei popoli e non c’è mai stato un "sogno" europeo; la mitologia che propone Adenauer, Schumann e De Gasperi come gli antesignani di un’Europa dei popoli, pacifica e solidale, è falsa e serve solo a gettare del fumo negli occhi: a sognare l’unità d’Europa sono sempre state le élites finanziarie, al solo scopo di abbattere qualsiasi ostacolo alle loro operazioni speculative, scavalcando le frontiere e delocalizzando completamente il potere del denaro. Dove sono le élites, dov’è il potere, oggi? A New York, a Londra, o dove? In nessun luogo e dappertutto. Possiamo dire dove hanno la sede i grandi istituti finanziari, la Goldman Sachs, la Lehman Brothers, eccetera; ma il loro potere è diffuso, si estende ovunque, a stento si riesce a capire dove hanno la sede legale le grandi multinazionali, come la Monsanto. E questo schema vale anche per i grandi gruppi industriali: dove ha la sede la Fiat? E che c’entrano i pascoli della Patagonia con i fratelli Benetton? Che c’entra la Turchia con la Pernigotti? Il grande capitale non ha più patria, non ha radici, non è legato ad alcun luogo e non è fedele ad alcun popolo o stato, è fedele solo a se stesso; e così il superpotere finanziario. Da ciò i trasferimenti degli impianti industriali da un punto all’altro del pianeta, dove la manodopera è più a buon mercato e le tasse sono più basse; e da ciò, anche, la compravendita dei marchi delle grandi aziende, con la conseguente rottura del legame fra l’azienda e il territorio cui essa è storicamente legata. Alla BCE non importa nulla dei popoli europei, se soffrono per la disoccupazione o l’aumento delle tasse, esattamente come alla Federal Reserve non importa nulla del popolo americano, né alla Banca d’Inghilterra del popolo inglese.
Quei signori non sono dei filantropi, sono dei giganteschi speculatori; speculano sul lavoro mondiale, sulla ricchezza mondiale e sul debito mondiale. Hanno drogato l’economia mondiale, creando ricchezze che non esistono, ossia che esistono solo sulla carta o sugli schermi dei computer; prestano agli Stati queste ricchezze nominali, che non esistono, ed esigono in cambio ricchezza reale, frutto del lavoro e del risparmio, pretendendo interessi usurai su ogni prestito erogato. In questo modo un piccolo numero di parassiti sociali è arrivato a impadronirsi dei tre quarti della ricchezza mondiale e a stringere in una morsa i popoli e gli Stati, può ricattarli con l’arma dello spread e con le "pagelle" delle agenzie di rating, può imporre loro le politiche economiche, può condurli alla bancarotta, può fare tutto ciò che vuole. Controlla l’emissione del denaro, tramite le banche centrali, e con ciò tiene in mano i cordoni della borsa mondiale. Ecco perché non è credibile che George Soros finanzi le organizzazioni non governative per il salvataggio dei "naufraghi" nel Mediterraneo per puro buon cuore: a lui, e a quelli come lui, non importa nulla dei migrati, come non importa nulla dei popoli europei; a loro importa solo accrescere ancor più lo sfruttamento dell’economia mondiale, imponendo il totalitarismo finanziario in ogni angolo del pianeta. Per essere perfetto, il loro sistema di potere non ammette eccezioni: ed ecco perché la Russia, la Cina, l’Iran, sono sul loro libro nero. L’idea di una terza guerra mondiale non li spaventa, come non li hanno spaventati le prime due; anzi, essa rappresenta un modo come un altro per raggiungere i loro fini: eliminare gli ultimi ostacoli nel dominio assoluto sull’umanità, e risolvere la crisi di liquidità determinata dalla crescita esponenziale dell’economia finanziaria rispetto all’economia "reale". In altre parole, non si può far crescere il denaro fittizio all’infinito: arrivati oltre una certa soglia, diventa inevitabile "vedere" il denaro che effettivamente esiste, e se ciò accade, il potere delle élites viene messo in pericolo, perché, appunto, esse esercitano una tirannide finanziaria mondiale sulla base di denaro che dicono di aver prestato, ma che in realtà non esiste e non c’è mai stato. Hanno costruito un castello di carte che cadrebbe miseramente se si arrivasse al punto di voler "vedere" le cifre astronomiche che dicono di possedere: per esempio, se i piccoli risparmiatori si presentassero tutti insieme, o anche solo in una misura consistente, agli sportelli della loro banca e chiedessero di riavere indietro il denaro depositato.
Nella odierna fase storica il potere finanziario sembra identificarsi con gli Stati Uniti, ma in realtà gli Stati Uniti sono solo il suo attuale braccio armato: la borsa di New York non ha patria, non ha bandiera, non ha confini, ma serve unicamente il proprio interesse (tanto è vero che le élites finanziarie sono contrarie al "muro" che Trump vorrebbe costruire lungo il confine col Messico). Il mondialismo, cioè l’ideologia del cosmopolitismo assoluto, è quindi la sua ideologia fondamentale: abbattere muri e gettare ponti è il suo slogan apotropaico, logico e necessario. Il fatto che questo slogan, di matrice massonica e illuminista, sia ora ogni giorno sulla bocca del papa e di gran parte del clero cattolico, ci fa capire sino a che punto siano arrivate le cose. Abbiamo visto che le élites finanziarie non tollerano che esistano delle zone franche, libere dal loro potere; ebbene, ciò vale, o meglio valeva, anche per la Chiesa cattolica, la quale, per struttura, storia e tradizioni, era incompatibile con il loro totalitarismo. Non si dimentichi che la Chiesa, per secoli, ha condannato il prestito a usura; che si è adattata a riconoscere le banche solo tardi e malvolentieri; e che ha ribadito, fino alla Rerum Novarum di Leone XIII, la preminenza della persona rispetto al profitto, quindi la preminenza del lavoro e del risparmio rispetto al capitale finanziario. La finanza mondiale non poteva tollerarlo e ha deciso di mettere a tacere questa voce dissonante, anzi, per rendere l’opera perfetta, di trasformarla in una voce amica. L’opera d’infiltrazione massonica è avvenuta nell’ombra, con grande discrezione, nel corso degli anni; quando essa ha cominciato a farsi palese, a partire dal Concilio Vaticano II, era già troppo tardi. Sia Giovanni XXIII che Paolo VI erano, quasi certamente, massoni e amici di massoni; Begoglio, quasi certamente, è stato eletto da un conclave di cardinali massoni, al preciso scopo di trasformare la Chiesa in una istituzione che agisse in maniera parallela alle élites finanziarie. Il tutto dietro la maschera di un mondialismo presentato come fratellanza dei popoli, ricerca della pace mondiale, superamento dei nazionalismi e dei confini, inclusione e integrazione di minoranze, arricchimento morale e spirituale dell’umanità. È stata ben pensata e ha funzionato. La stragrande maggioranza dei cattolici non si è neppure accorta della manovra; non si è resa conto che pian pianino veniva scippata della sua chiesa, della sua dottrina, della sua fede; che al Vangelo di Gesù Cristo veniva sostituito il vangelo dell’umanitarismo e dell’ambientalismo, e che il clero stava raccogliendo l’eredità del comunismo sconfitto, voltando le spalle alla sua missione spirituale e trasformandosi in agente della dissoluzione del cattolicesimo stesso. Del resto, come avrebbe potuto la Chiesa continuare a opporsi alla finanza speculativa sul piano morale, se il papato del XX secolo si era trasformato, esso stesso, tramite lo IOR, in una grande potenza finanziaria? Una potenza finanziaria, si badi, capace delle più spregiudicate operazioni e delle alleanze più inquietanti: con banchieri mafiosi e massoni, come avvenne durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Si osservi la perfetta concordanza fra gli obiettivi delle élites e quelli della neochiesa bergogliana: entrambi vogliono un mondo senza confini, senza religioni (nel senso di mortificare al massimo la propria), quindi senza patrie e senza identità; non solo: presentano come cattivo, immorale, anticristiano ogni tentativo di difendere i valori basati sull’identità, sulla patria e sulla (propria) religione.
Nel caso dell’Europa, il continente più maturo per questo esperimento, si trattava di incoraggiare un sentimento e un modo di pensare già largamente diffusi, l’odio di sé, del proprio essere, della propria civiltà, e il senso di colpa per tutti i mali, veri o presunti, da essa provocata a se stessa e agli altri popoli: guerre, colonialismo, razzismo, eccetera. L’Europa, continente dalle antiche tradizioni e dalle radici greche e cristiane, uscita traumatizzata dalle due guerre mondiali, aveva accumulato abbastanza odio e disprezzo di sé: si trattava di far leva su di essi per affrettare la realizzazione del suicidio collettivo, secondo le linee del Piano Kalergi: l’invasione africana e asiatica, mascherata da migrazione e da accoglienza, è funzionale a questo disegno. Distruggere l’identità europea e affrettare il suicidio biologico dei popoli europei, già avviato con l’incoraggiamento di una sessualità disordinata, con l’attacco alla famiglia, con il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, la droga libera, la pratica contraccettiva sistematica e, da ultimo, con la promozione dell’omosessualità e delle unioni omosessuali, è un primo passo sulla via della distruzione di tutte le identità e con la riduzione dell’umanità a una massa amorfa e indifferenziata, formata da ex persone regredite al livello di bestiame da allevamento, che in un prossimo futuro potrà essere, oltre che ricattato economicamente, controllato direttamente mediante l’inserimento di un microchip sottocutaneo, che lo farà definitivamente regredire a livello sub-umano e potrà esser usato non solo per meglio controllarlo, ma anche per sperimentare su di lui pratiche di dominio fisico e mentale diretto. Frattanto, l’invasione islamica dell’Europa, mascherata da migrazione, servirà ad abbassare sempre più il costo del lavoro e a ridurre tutti quanti, immigrati e residenti, al livello di schiavi disperati e perennemente sotto-occupati, disposti a lavorare per qualsiasi salario e in qualsiasi condizione. Sentire il papa parlare alla stessa maniera di Soros è significativo e dovrebbe aprire gli occhi alla gente, e specialmente ai fedeli cattolici, se la gente avesse ancora un cervello in grado di funzionare: ma la verità è che le reazioni di quanti si sono accorti del gigantesco inganno sono talmente flebili e rare, da attestare che, ormai, e questo proprio nell’epoca della massima scolarizzazione e della massima intensità e velocità delle comunicazioni, l’umanità del terzo millennio è matura per il completo assoggettamento mentale, spirituale, culturale, oltre che economico e politico. E già si delinea uno scenario nel quale amare e voler difendere la propria patria sarà considerato un crimine, punito per legge proprio dai governi degli Stati; e amare e difendere la fede cattolica — quella vera, non quella taroccata della neochiesa massonica – sarà un peccato passibile di scomunica, come già è successo a qualche raro sacerdote che ha fiutato il tradimento e si è ribellato alla tirannide della massoneria ecclesiastica giunta a impadronirsi dei vertici del potere. Padroni di tutto, dei mezzi d’informazione, della scuola, dell’università, delle case editrici, del cinema, della sanità pubblica, della chiesa, i signori della finanza potranno procede felicemente, si fa per dire, verso l’ultima fase del loro piano, pazientemente e tenacemente perseguito da decenni, se non da secoli: l’asservimento dell’intera umanità. L’obiettivo sembra vicino, e gli ultimi nuclei di resistenza, come la Russia e la Cina, non sembrano impensierire troppo le élites. Tanto, come abbiamo visto, comunque finisca la terza guerra mondiale, essi hanno sempre da guadagnare e mai da perdere, come già è accaduto nel 1914-18 e nel 1939-45: non sono pur sempre loro a prestare il denaro per fare le guerre, e poi a prestare il denaro per ricostruire sulle macerie?
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash