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Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano

Leggiamo nel Vangelo di Luca (22, 31-32): Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli.

Il particolare momento storico che la nostra società sta attraversando ci porta a credere che satana stia esercitando un’azione straordinaria per sedurre le anime e per provocare una immensa confusione anche all’interno della Chiesa cattolica, anzi, specialmente in essa: la cittadella che da quasi duemila anni resiste a tutti i suoi assalti e che sempre si opporrà ai suoi disegni, se egli non trova il modo di distruggerla, oppure, con più sottile perfidia, di snaturarla. Eppure, non bisognerebbe enfatizzare troppo l’eccezionalità del momento che stiamo vivendo, perché, di eccezionale, vi è solo la dimensione quantitativa della minaccia cui siamo esposti; e se siamo indotti a opinare diversamente, ciò conferma il fatto che ci siamo lasciati sorprendere, psicologicamente e spiritualmente, perché avevamo abbassato la guardia, ci eravamo impigriti e semi-addormentati, come Pietro, Giovanni e Giacomo nell’orto degli olivi, poco prima dell’arresto di Gesù. Ci eravamo scordati che il diavolo non va mai in vacanza; che la vita è il campo di battaglia tra le forze del bene e quelle del male; e che l’Incarnazione di Gesù scaturisce appunto dalla nostra fragilità e dalla assoluta necessità, per noi, di ricevere un aiuto soprannaturale, perché, a causa della concupiscenza, triste cicatrice del Peccato originale, se dovessimo contare solo sulle nostre forze saremmo destinati a soccombere. Esserci scordati di questa semplice e fondamentale verità ha reso particolarmente facile l’opera del diavolo: non solo le sentinelle dormivano, ma una parte di noi non lo ha riconosciuto per quel che realmente è, lo ha salutato come un amico, lo ha accolto come un portatore di luce. E quando diciamo "una parte di noi", non intendiamo solo in senso esteriore: è una parte di noi stessi, di ciascuno di noi, della nostra anima immortale, che si è lasciata ingannare e sedurre. Il diavolo, oggi, non avrebbe acquistato tanto potere fra gli uomini, se non avesse trovato la porta aperta e una società ben disposta ad accoglierlo: e ora le cose sono giunte al punto che denunciare i suoi perfidi disegni equivale a mettersi in urto frontale con tutte le idee della civiltà moderna, e quindi passare per dei pazzi, dei fanatici, degli squilibrati. La mentalità moderna è penetrata anche nel gregge di Cristo e ha pervertito il modo di sentire e di pensare di moltissime pecorelle, clero compreso; fra i giovani poi, cioè fra quanti sono nati dopo le "riforme" del Concilio e del post-concilio, il male è ancora più grande, perché la loro inconsapevolezza è quasi totale, e ad essi è stata fatta credere che sia la vera dottrina di Cristo ciò che ne è una miserabile e irriconoscibile contraffazione. Di fatto, oggi moltissimi cattolici pensano e sentono, in tutto e per tutto, in modo radicalmente difforme dalla vera dottrina cattolica, e il loro modo di vivere è lontanissimo dal modello del Vangelo; e anche in quelli, fra loro, che hanno conservato sufficiente lucidità e autonomia di giudizio da non farsi trascinare dalla moda, vale a dire per non essere spinti nell’apostasia e nel modernismo, stentano a vedere le cose e a giudicarle con la chiarezza e con la coerenza che sono proprie del Vangelo. Dobbiamo confessare che la pestilenza del modernismo ha colpito noi tutti, dal primo all’ultimo, anche se non tutti si sono arresi e non tutti si sono lasciati ingannare in maniera irreparabile.  

Dunque, dobbiamo recuperare la giusta prospettiva, che è quella del cristianesimo di oggi, di ieri e di sempre; né dobbiamo esagerare l’eccezionalità dell’attacco di satana che si sta sviluppando nel nostro tempo. In fondo, di eccezionale vi è solo l’indebolimento della nostra fede e la disastrosa confusione dottrinale regnante nella Chiesa, che gli ha immensamente agevolato il compito. Ma lui fa il suo mestiere, come lo ha sempre fatto e sempre lo farà, sino al giorno del Giudizio: che potrebbe essere domani, oppure fra mille anni, o fra un milione di anni; e il suo mestiere è insidiare l’uomo, suggerirgli false immagini di bene, fare leva sulla sua lussuria, la sua superbia e la sua cupidigia, insinuargli mille dubbi riguardo a Dio, sedurlo con parole dolci e pensieri accattivanti, proprio come fece nel Paradiso terrestre con Adamo ed Eva. L’unico elemento innovativo della sua strategia è l’abilità nel far dimenticare la sua presenza e nel far sì che gli uomini non credano alla sua esistenza; ma è un elemento nuovo per modo di dire, giacché anche in altre epoche storiche aveva sviluppato una simile strategia, e con un notevole grado di successo. Anche lo gnosticismo, che oggi si diffonde nella società e persino nella Chiesa, è un pensiero antichissimo: consiste nella negazione di tutte le polarità e nella "scoperta" che il bene e il male, l’ombra e la luce, il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, sono due facce di una stessa realtà, così come lo sono anche i loro principi; e che questa dottrina, riservata a pochi, si annida tra le righe stesse del Vangelo, così come in tutti i testi sacri di tutte le altre religioni, purché la si sappia "decifrare". Teilhard de Chardin, Karl Rahner, Hans Kung, Walter Kasper e lo stesso Bergoglio, il più colpevole di tutti, perché, sovente, non dice in prima persona, ma lascia che si dicano continuamente cose eretiche, senza mai correggerle, anzi, incoraggiando tutti a dirne di ancora più grosse: tutti costoro non vengono fuori dal nulla e non sono affatto così moderni come credono: sono l’ultima versione  di Marcione, Valentino, Basilide. E fin dai primi tempi della Chiesa vi fu anche uno gnosticismo cristiano, del quale sopravvivono oggi solo i Mandei, o "cristiani di san Giovanni" (nelle paludi del basso corso del Tigri e dell’Eufrate), ma che ebbe un momento di intensa fioritura, attestato anche dai ritrovamenti di materiale archeologico e specialmente papirologico. Niente di nuovo sotto il sole: cambia solo la veste, cambia solo la tattica; ma la strategia di fondo, quella non cambia mai. Dovremmo, piuttosto, interrogarci sulle ragioni del nostro abbassare la guardia, della sonnolenza intellettuale e morale che ci condotti alla stranissima idea che la Chiesa non abbia più nemici, che nessuno la odi fino al punto di volerla distruggere (o snaturare) e che al mondo, d’improvviso, il Vangelo di Gesù annoveri solamente amici, simpatizzanti ed estimatori, o tutt’al più benevoli obiettori, coi quali si può e si deve andare d’amore e d’accordo. Anche se l’evidenza e il buon senso suggeriscano il contrario e anche se le stesse parole di Gesù smentiscano clamorosamente un tale ottimismo a senso unico: Se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. E ancora: Non crediate che sia venuto a portare la pace, ma un incendio; e come vorrei che fosse già acceso! Ci eravamo scordati che la vita è una guerra e che si deve combattere sempre,  non solo contro delle forze esterne, ma anche contro la parte più oscura di se stessi, strappandosi anche le maschere dell’ego: quelle che il diavolo ci spinge a conservare e a rafforzare, con la menzognera illusione di poter attuare, così, la realizzazione della nostra vera personalità.

L’attacco del diavolo, infatti, si concentra soprattutto nella sfera morale. in fondo, la seduzione intellettuale riguarda pochi, anche se quei pochi, filosofi e teologi innanzitutto, sono in grado di esercitare un ascendente sui molti; mai, però, quanto possono fare, e fanno, i padroni dell’informazione, attraverso l’uso pianificato e capillare dei mass media, nonché del cinema, del teatro, della letteratura, degli eventi musicali e sportivi. Ma la seduzione morale riguarda tutti, perché investe tutti: ed è pericolosissima perché la mentalità liberal-democratica ha largamente diffuso la convinzione che ciascuno può e deve perseguire e realizzare il bene (gira e rigira, è sempre l’imperativo categorico kantiano), purché sia lasciato libero di farlo, ossia purché nessuno si permetta di dirgli quel che deve fare, né ciò in cui deve credere. Secondo questa mentalità, tipicamente moderna, va bene tutto, si può credere in tutto e si può praticare qualsiasi rito, purché non si commettano esplicitamente e palesemente dei reati previsti dal codice. E la Chiesa ha fatto sue, in gran parte, queste idee! Prendiamo, a titolo di esempio, l’idea della libertà religiosa. La Chiesa l’ha sempre combattuta, il Magistero l’ha sempre negata: sempre, fino al 28 ottobre 1965, quando  i Padri del Concilio Vaticano II approvarono la dichiarazione Nostra aetate, che si rimangiava quasi due millenni di sana dottrina. Quali sono le conseguenze? Che tutte le religioni e tutte le credenze godono di pari dignità: negli Stati Uniti, anche la stregoneria e il satanismo sono riconosciute come religiones licitae, e presto questa tolleranza arriverà anche in Europa; è sempre così: tutte le trasformazioni sociali e culturali statunitensi finiscono per arrivare al di qua dell’Atlantico: l’Europa è una colonia ideologica degli Stati Uniti, che vi hanno esportato, non pacificamente (bensì con due guerre mondiali), la loro american way of life. Seguire Gesù o adorare il diavolo è esattamente la stessa cosa: chi siamo noi per giudicare? In fin dei conti, questi adoratori del diavolo potrebbero non essere cattivi come sembrano. Non dice forse, la Nostra aetate (§ 1), che Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo? E non si spinge ad affermare (§ 2) che la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni? È vero che lì si parlava dell’induismo, del buddismo, ecc.; ma poi si precisava: anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero: e chi siamo noi per giudicare che in tutte non vi sia, come dissero quei padri, qualcosa di vero e di santo? Grazie al loro progressismo, i cattolici "moderni" pensano di aver fatto una gran cosa accettando il principio della libertà religiosa, che Pio IX aveva rifiutato e denunciato nel Sillabo; si considerano molto più avanti, e non certo più indietro, del cattolicesimo di cento o di cinquanta anni fa; si lusingano e godono al pensiero che il mondo li accetta, perché essi hanno accettato in pieno la mentalità del mondo. E fingono di non vedere, di non sapere, che respingere il principio della libertà religiosa non significa invocare l’Inquisizione o sognare una impossibile restaurazione autoritaria, ma semplicemente riaffermare che Gesù Cristo, e Lui soltanto, è via, verità e vita; e che ogni altra via, diversa da Lui, è fallace, ingannevole, pericolosa. Solo che quando un cattolico non capisce più una cosa tanto semplice; quando non si rende conto che accettare il principio della libertà religiosa equivale a rinnegare il Vangelo, a rifiutarsi di annunciarlo, non come una dottrina fra le altre, ma come la sola dottrina veridica, perché la sola che proviene unicamente da Dio, allora ciò significa che i cattolici di oggi hanno perso tutti i punti di riferimento e che, di cattolico, hanno conservato solamente il nome. Del quale, peraltro, molti di essi si vergognano: non ha forse detto, il signor Bergoglio, che Dio non è cattolico, e che lui, comunque, non crede in un Dio cattolico? E come è "passato", fra i sedicenti cattolici, il principio della libertà religiosa, così sono passati, in pratica, il relativismo morale e il soggettivismo della coscienza. Il referendum irlandese sull’aborto del 26 maggio 2018, come già quello italiano dell’ormai lontano 1981, conferma questa triste verità: i cattolici moderni si sentono cattolici solo nella misura in cui loro fa comodo; ma se devono scegliere fra i diritti civili, tanto sbandierati dalla cultura moderna, e la legge morale del Vangelo, non ci pensano un minuto e gettano quest’ultima nel cestino della spazzatura. Per essi non è buono quel che è bene, ma quel che appare desiderabile; e non è giusto quel che è giusto, ma quel che ciascuno, interrogando la propria coscienza, trova che sia giusto, opportuno o necessario. Fate voi quel che vi pare; direbbe Shakespeare: As you like it, come vi piace. Divorzio, aborto, furto, omicidio, eutanasia, calunnia, uso della droga, tutto dipende dal giudizio della coscienza individuale; e ciascuno ha la riserva mentale di ammettere per sé un’eccezione alla norma. Anche l’accostarsi al massimo fra i Sacramenti, la santa Eucarestia, diventa una questione di discernimento personale: se io mi giudico degno di comunicarmi, allora va bene; anche se sono, oggettivamente, in una condizione di peccato mortale. Basta la mia coscienza: è sempre il Tu devi! di Kant: devo, ma sono nel giusto? Se la mia coscienza mi dice che sono nel giusto, allora sono nel giusto. Questo, però, è luteranesimo, e cattivo luteranesimo (Kierkegaard, per esempio, non la pensava così), ma non è affatto cattolicesimo. Non più. 

Sì: satana ci ha cercati e ci sta vagliando come il grano. Ma è quel che ha sempre fatto, in fondo. In realtà, non avrebbe alcun potere di traviarci, se noi restassimo strettamente uniti a Dio: finché rimaniamo in Lui, nulla di male ci potrà colpire. Ce lo ha assicurato Gesù in Persona, Colui che non può mentire, perché è la Verità stessa (Giov., 15, 5-11):

 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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