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Strategie di educazione all’arte per la scuola secondaria

L’educazione all’arte prende le mosse da una constatazione di base: l’arte non è un’attività "economica", non ha in vista la produzione di qualcosa di "utile" per ottenere qualcos’altro, ma si esaurisce in se stessa, nel senso di riposo che da essa si genera, riposo nel quale, tuttavia, sussiste una qualche forma di "lavoro" interiore perché, anche nella pura contemplazione dell’opera d’arte, il soggetto non è mai passivo, ma si fa parte attiva.

Al tempo stesso, l’arte è universale ed è un fenomeno specificamente umano: la si ritrova ai primordi della civiltà, presso ogni cultura ed ogni latitudine: non esiste popolazione "primitiva", per quanto isolata o materialmente arretrata, che non coltivi o non abbia coltivato una qualche forma di attività artistica.

Per quanto si discuta tuttora se, ad esempio, le pitture rupestri e le stesse costruzioni megalitiche dell’Europa preistorica debbano intendersi come espressione di una esigenza religiosa o, comunque, sacrale, resta il fatto che le creazioni dell’arte, intese come ricerca della bellezza da eternare e da contemplare disinteressatamente, a un certo punto hanno finito per vivere di vita propria, per essere create e fruite per il loro significato e valore intrinseci e non per altro che per il puro piacere che esse recano all’animo di chi le realizza e di chi ne gode.

L’arte, dunque, non può essere assolutamente trascurata o sottovalutata in una corretta prospettiva educativa, né la scuola può considerarla alla stregua di una attività secondaria all’interno del proprio percorso educativo e formativo.

Un concetto preliminare che deve essere opportunamente chiarito è che l’educazione artistica afferisce a due diversi, e sia pure complementari, campi di attività: quello dell’arte come linguaggio (poetico, pittorico, musicale, ecc.) e quello dell’arte intesa come insieme del patrimonio culturale dell’umanità.

In un certo senso, è una distinzione analoga a quella tra "arte" e "storia dell’arte" e trova riscontro nella distinzione, non sempre chiara nei programmi scolastici e nella stessa attività didattica, fra "letteratura" e "storia della letteratura", o fra "filosofia" e "storia della filosofia", che, evidentemente, sono cose diverse, anche se spesso gli studenti, e perfino gli insegnanti, non sembrano averne piena ed intera consapevolezza.

Dunque, nella scuola, e particolarmente nella scuola secondaria, vi sarà una attività artistica vera e propria, volta a sviluppare le doti naturali dell’alunno e a fornirgli le basi essenziali delle principali tecniche espressive, con particolare riferimento al proprio indirizzo di studi (dal disegno geometrico al disegno libero, ad esempio, a seconda dei casi) e vi sarà una attività di studio delle linee di sviluppo fondamentali dell’arte come fenomeno storico (privilegiando, necessariamente, quelle del proprio contesto storico-culturale, ma nella consapevolezza dell’esistenza di altri ambiti storico-artistici, come quello indiano o quello estremo-orientale, di grande rilevanza culturale, ma dei quali le persone europee di media cultura sanno pochissimo).

Nella scuola primaria, come è logico, deve prevalere l’insegnamento dell’arte come attività creativa e diretta, e, specie nel primo biennio, dell’arte sotto forma di gioco; mentre nella scuola secondaria acquista un grande rilievo lo studio dei lineamenti della storia del’arte, in una prospettiva multidisciplinare che coinvolga discipline quali l’Italiano, la Storia, la Filosofia, la Sociologia, la Psicologia.

Anche per l’insegnamento dell’Italiano, nella scuola primaria è possibile individuare percorsi e attività che educhino l’alunno all’uso creativo della parola e che sotto forma di gioco, sviluppino in lui, per quanto possibile, la dimensione artistica della comunicazione letteraria e particolarmente della poesia. Nella scuola secondaria, invece, dovrà prevalere la valutazione critica e testuale del fatto letterario, affinché lo studente si renda conto dei procedimenti idonei a fare della parola scritta un fatto che sia anche di espressione artistica.

La musica e l’attività teatrale occupano anch’esse, evidentemente, un posto importantissimo nella didattica dell’arte, sempre con un taglio di carattere maggiormente pratico nella scuola primaria, ove si tratta di sviluppare il bambino "rotondo" (capace di vedere la realtà, di agire sui di essa e di sviluppare anche una conoscenza teoretica), e più concettuale nella scuola secondaria, senza però trascurare nemmeno in quest’ultima gli aspetti operativi.

La metodologia più idonea per l’insegnamento delle discipline artistiche nella scuola secondaria appare quella basata sulla lezione frontale, ma con il supporto dell’elemento visivo e, in particolare, delle nuove tecnologie multimediali; mentre quella più fruttuosa per la verifica sembra essere, a giudizio di molti pedagogisti, quella scritta piuttosto che quella orale, poiché essa permette di meglio analizzare e descrivere le opere studiate. Già Kant ricordava l’importanza di esprimere le conoscenze acquisite nell’ambito storico-artistico attraverso la rappresentazione, piuttosto che attraverso una esposizione puramente orale.

Si tratta, per ciascuna opera artistica presa in esame, ivi compresi i testi poetici, di guidare l’alunno a riconoscere i tre momenti fondamentali del soggetto, della forma e del contenuto: ciascuna disciplina, ovviamente (lingua italiana per la poesia e il teatro, artistica per le opere di carattere figurativo e plastico, musica per i brani musicali), in base alle sue specifiche caratteristiche e finalità ed al suo specifico linguaggio.

L’approccio al mondo del teatro, anche nella scuola superiore, sia che avvenga nel contesto delle lezioni e dei programmi curricolari, sia che venga praticato, facoltativamente, nel contesto di gruppi omogenei creati per adesione spontanea e seguiti da insegnanti o da esperti che operano per conto dell’istituzione scolastica, si propone di sviluppare i tre aspetti della fisicità, della creatività e della socialità, ciascuno dei quali estremamente importante per il singolo allievo, così come per la crescita complessiva del gruppo-classe.

Si tratta di una attività preziosa, nella quale anche gli allievi meno propensi a lasciarsi coinvolgere nelle attività scolastiche ordinarie, possono trovare lo stimolo a vincere il proprio riserbo, la propria timidezza o la propria mancanza di adeguata motivazione, prendendo consapevolezza del proprio potenziale inespresso e manifestando la propria creatività, non di rado con esiti che lasciano fortemente impressionanti i loro stessi compagni ed insegnanti.

È importante, comunque, che in un gruppo scolastico impegnato in una qualunque attività teatrale, l’azione educativa si rivolga a tutti i soggetti, a prescindere dalle loro maggiori o minori capacità, in modo tale da valorizzare al massimo i più capaci, ma anche quelli meno portati o meno sicuri dei propri mezzi, proprio perché l’attività teatrale, in una prospettiva educativa, non mira principalmente alla realizzazione di un "prodotto" finale il più possibile simile a quelli che si realizzano in ambito professionale, bensì a far sì che l’intero gruppo riesca ad esprimere, in quanto tale, cioè nella sua interezza, il massimo del coinvolgimento, indipendentemente da una valutazione strettamente "tecnica" dei risultati.

L’insegnante o coloro che seguiranno il gruppo teatrale avranno quindi la responsabilità di adoperarsi per gestire con senso dell’equilibrio le dinamiche sociali e comportamentali che l’attività stessa metterà in gioco all’interno del gruppo e di comporre, armonizzare e avviare a soluzione, per quanto possibile, eventuali spinte contrastanti, in particolare fra gli alunni più dotati e più estroversi, che tenderanno a monopolizzare la scena, e quelli meno capaci o semplicemente meno motivati. Per questi ultimi sarà opportuno individuare comunque qualche attività utile alla riuscita del lavoro di gruppo, anche al di fuori della recitazione vera e propria.

L’attività teatrale nell’ambito scolastico, infatti, coinvolge anche altre dimensioni della creatività artistica: gli alunni che non si sentono capaci di sostenere una parte recitativa, o per i quali non è possibile individuarne una (non è sempre possibile attribuire un ruolo sul palcoscenico a venti, venticinque o trenta ragazzi), potranno comunque esprimere il loro potenziale creativo nell’allestimento delle scene e dei costumi, nel dipingere i fondali, nell’addobbare la sala e, naturalmente, per coloro che sanno suonare uno strumento, nel sostenere la parte musicale dello spettacolo.

Un cenno a parte meritano le nuove tecnologie digitali, che consentono di trasporre opere d’arte, quadri, fotografie, diagrammi, video, ambienti tridimensionali, con evidenti vantaggi per la didattica dell’insegnamento dell’arte e con l’interessante possibilità di creare dei veri e propri "musei virtuali", nei quali beni artistici e culturali possono divenire accessibili grazie alle suddette tecnologie.

Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Wallace Chuck from Pexels

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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