
Siamo in guerra: right or wrong, my country!
26 Ottobre 2018
Omaggio alle chiese nate: San Pietro Apostolo
26 Ottobre 2018Si è formata una significativa convergenza d’interessi fra i nemici interni e quelli esterni del governo giallo-verde: tanto i banchieri di Bruxelles e i loro tirapiedi, i tecnocrati, quanto gli oppositori italiani del governo, la sinistra del Pd e la destra di Forza Italia, fanno il tifo perché la manovra economica fallisca. Non solo: sono ben decisi a impedire che riesca; a fare tutto quello che possono, a utilizzare qualsiasi strumento, a sferrare qualunque colpo proibito, purché essa fallisca. L’ideale, per loro, sarebbe che non incominciasse neppure: che il governo cadesse prima, e che non avesse il tempo di nemmeno di avviarla. Assisteremo, quindi, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, a una rapida accelerazione delle strategie miranti a disarcionare il governo Conte: il primo governo italiano, ricordiamolo bene, eletto democraticamente dal popolo, da quando, nel 2011, il governo Berlusconi — che poteva piacere o non piacere, e a noi per esempio non piaceva per niente, però era stato eletto – venne fatto fuori da un colpo di Stato finanziario della Troika, che usò l’arma dello spread come una mazza ferrata. Solo che i colpi dello spread, anche se fracassano una intera economia, non lasciano tracce: né sangue, né case distrutte o città bombardate. Solo case chiuse, negozi chiusi, fabbriche chiuse, con tanti cartelli appesi: Affittasi o Vendesi. E tanti lavoratori licenziati, tanti piccoli imprenditori falliti, tanti piccoli risparmiatori rovinati. Di fatto, nel 2011 il nostro Paese è stato aggredito, è stato bombardato e poi invaso: aggredito dalla BCE; bombardato dallo spread, invaso dai capitali stranieri, che si sono comprati parecchie delle nostre aziende migliori, pubbliche e private.
È inesatto affermare che l’Europa, dopo il 1945, e salvo limitate eccezioni come la Bosnia e il Kosovo, ha conosciuto settant’anni di pace; e che di tanto beneficio dobbiamo esser grati al processo d’integrazione europea. Non c’è alcun processo d’integrazione: c’è la conquista dell’Europa e la sottomissione dei suoi popoli da parte dello strapotere finanziario, quello della BCE. È un potere che è sorto per fronteggiare lo strapotere del dollaro e della sterlina, da una parte, e del rublo russo e del renminbi (la moneta cinese), dall’altra. E che si è imposto mediante una strategia di ricatto e di strangolamento dell’economia reale a vantaggio esclusivo dell’economia finanziaria, cioè delle grandi banche d’affari. Le politiche di austerità, tanto care alla Trojka e continuamente ripetute, come un mantra, come un rosario, da tutti i mass-media politicamente corretti – i conti in ordine, i conti in ordine, abbassare il debito sovrano — servono solo a impoverire i popoli e ad arricchire le banche. Precisamente, ad arricchire le banche impoverendo i popoli. I popoli, già spremuti fino all’osso dall’abbassamento del costo del lavoro e dall’aumento del costo della vita, devono finanziare la ricchezza delle banche, per consentire loro di giocare in borsa e di servirsi dei risparmi dei lavoratori e dei pensionati per accrescere ulteriormente, con manovre sempre più azzardate (compravendita di derivati, ecc.), il loro capitale. Nel frattempo, le banche centrali hanno il monopolio nell’emissione del denaro, quindi possono dettare le regole senza rischiare nulla: è cura dei governi, governi asserviti alle banche, e da esse manovrati, fare in modo che questa situazione si perpetui immodificabile, per esempio stabilendo i criteri delle aste dei titoli di Stato in maniera tale da favorire solo le banche, libere di fissare le quotazioni degli interessi, con evidente danno dei reali interessi nazionali. E per essere ancor più sicuri che questa strategia funzioni — i poveri costretti a finanziare sistematicamente i ricchi — le stesse banche, e i miliardari che agiscono in proprio, come Soros, manovrano perché milioni di poveri dal Sud del mondo, specialmente dall’Africa verso l’Europa e dall’America latina verso gli Stati Uniti, si mettano un movimento e varchino illegalmente i confini, in massa, così da abbassare ulteriormente il costo del lavoro e da attenuare ulteriormente la coesione sociale e il senso d’identità nazionale, cose necessarie per addomesticare con minor fatica i popoli occidentali e per renderli docili e rassegnati mentre si apprestano a condurli al macello. Meglio di tutto se cominciano a suicidarsi per la disperazione — il crollo della natalità è una forma di suicidio collettivo – perché alle grandi banche non servono tutti questi ometti, a loro ne bastano molti di meno, anzi sette miliardi di abitanti sono decisamente troppi sul pianeta, e già studiano il modo di ridurli alla metà o a un terzo, con qualche guerra nucleare o con qualche epidemia di scatenare appositamente. Tanto, anche dopo una simile riduzione, resteranno sempre abbastanza schiavi per svolgere i compiti che saranno loro destinati: servire e adorare l’élite dominante, quella dei super finanzieri.
Ma se anche fosse vero che il progetto d’integrazione europea fosse una cosa reale, non è vero che esso ha assicurato al nostro continente settant’anni di pace. Sarebbe vero se la guerra si facesse solo con le bombe; ma la guerra, oggi, si fa anche e soprattutto con le quotazioni di borsa, con le politiche monetarie suicide, ma imposte dall’alto, con le recessioni volute e pianificate, con lo spread e con i giudizi delle agenzie di rating, che declassano le economie di intere nazioni e stabiliscono, per esempio, che i titoli di Stato italiani saranno spazzatura, quindi, per poterli piazzare sui mercati, lo Stato italiano dovrà sborsare interessi astronomici a chi vorrà comprarseli. Ribadiamo il concetto: queste cose hanno un solo nome, "guerra", anche se non è combattuta sui campi di battaglia; come la guerra, hanno il fine di ridurre il "nemico", in questo caso i popoli dell’Europa, alla mercé del vincitore, imponendogli le politiche da questi stabilite. I popoli europei stanno subendo, da anni, una devastante guerra di aggressione da parte dei grandi istituti finanziari e specialmente della BCE, guerra che si svolge su due teatri principali: da un lato, le politiche economiche imposte da Bruxelles, a tutto vantaggio delle banche e a danno totale dei popoli; dall’altro lato, con l’imposizione di una accoglienza forzata di fronte a milioni di falsi profughi africani e asiatici, in gran parte di fede islamica, presentati come poveretti in fuga da guerra e fame, mentre è accertato che il novanta e passa per cento di loro non fuggono né dall’una, né dall’altra, anzi, sono persone di estrazione benestante, tanto è vero che hanno pagato agli organizzatori del loro viaggio una cifra che va in genere dai quattro agli ottomila dollari. Una cifra, cioè, che perfino moltissimi cittadini europei non sarebbero in grado di racimolare, specialmente quelli che non possiedono una casa e vivono solo di un magro stipendio o di una misera pensione. Eppure i mass media principali dicono e ripetono, da anni, entrambe le cose: che Bruxelles ha ragione, e siamo noi in fallo, perché non riusciamo a tenere il debito sotto controllo; e che le "migrazioni" sono eventi spontanei e naturali, simili alle migrazioni dei pesci o degli uccelli, pertanto sarebbe irrealistico, e addirittura folle, anche solo pensare di poterle ridurre in maniera significativa. La neochiesa del signore argentino, da parte sua, presta loro un valido contributo, dicendo e ripetendo ossessivamente che è giusto e doveroso gettare ponti e abbattere muri, cioè, in pratica, che è giusto e doveroso lasciare che l’Europa venga negrizzata e islamizzata.
E adesso torniamo alla manovra economia del governo giallo-verde, con il previsto sforamento del rapporto debito/Pil fino al 2,4%, che tanto ha fatto arrabbiare i signori di Bruxelles, e fatto scendere sul piede di guerra i vari Juncker, Moscovici, Lagarde e compagnia bella, per tacere di Draghi che finge imparzialità ma sta facendo, ovviamente, il suo (sporco) mestiere di avvocato d’ufficio degli interessi BCE, non certo dell’Italia o di qualunque altro popolo europeo, e che ormai apre bocca solo per far schizzare lo spread sempre più in alto, sapendo benissimo che tale è l’effetto delle sue dichiarazioni, solo apparentemente pacate ed equidistanti. Manovra che li ha fatti arrabbiare, se ne prenda buona nota, fin da quando è stata annunciata, cioè prima che se ne conoscessero i contenuti, anzi, addirittura prima che fosse ufficializzata e comunicata a Bruxelles dal governo italiano. Procedura a dir poco irrituale: i massimi esponenti e custodi della finanza della Unione Europea che criticano aspramente, polemizzano e denigrano una manovra economica di un governo sovrano, mentre essa è ancora contenuta in una busta chiusa e non è stata ancora letta, né tanto meno esaminata attentamente, dai destinatari, cioè da loro. Tanto per capire con chi abbiamo a che fare. E non è male ricordare che quando il signor Moscovici, perfetto esemplare di eurocrate "socialista", cioè antipopolare, era ministro delle finanze del suo Paese d’adozione, la Francia — lui è un ebreo romeno che si spaccia per profugo ed è anche per questo che odia il governo "razzista" di Conte, reo di respingere i profughi — nel 2012 criticava i "tecnocrati" di Bruxelles, accusandoli di essere dei neoliberisti senz’anima, e rivendicava il diritto di uno Stato sovrano di fare in tutta libertà le proprie politiche economiche. E il rapporto debito/Pil della Francia era al 3,4%. Evidentemente per lui la Francia è uno Stato sovrano, l’Italia no.
Abbiamo detto che la manovra del governo giallo-verde deve fallire; meglio ancora, che non dovrebbe nemmeno incominciare, e che a ciò si adoperano sia i poteri finanziari esterni, sia le opposizioni interne; che poi non sono, queste ultime, solo il Pd e Forza Italia, ma anche tutti quei poteri dello Stato che ormai si son fatti il loro caldo nido nei gangli della pubblica amministrazione e che ci stavano benissimo, fino a quando le elezioni del 4 marzo non son venute a disturbarli, facendo volare un po’ di stracci, cosa che giudicano un affronto intollerabile. Perché? Ma per una ragione semplicissima, ossia perché, come ha osservato anche Alberto Bagnai, in una recentissima conferenza, se la manovra riuscisse, ciò sarebbe, di per se stesso, la prova provata che le politiche economiche sinora imposte da Bruxelles, dalla Troika e dai governi nazionali a loro asserviti, sono state antipopolari e autolesioniste; che l’austerità non funziona, perché non può funzionare; e che la sola maniera di far ripartire l’economia reale, contribuendo al benessere dei cittadini europei, è quella di perseguire politiche espansive, e di varare manovre che incentivino le possibilità di crescita, non che taglino ulteriormente la spesa pubblica e deprimano i mercati. Questo è il punto. E siccome i signori di Bruxelles saranno tutto quel che si vuole, saranno arroganti come Moscovici, o alcolizzati come Juncker, ma comunque non sono degli stupidi, né degli sprovveduti, la sola spiegazione possibile del fatto che loro e i loro predecessori, nonché i capi di Stato e di governo di questa Europa, che è, ripetiamo, non l’Europa dei popoli, anzi è nemica dei popoli europei, ma è l’Europa delle banche, risiede nella loro precisa volontà di far fallire le economie nazionali. per accrescere a dismisura il loro debito e così, grazie ai meccanismi usurai degli interessi sul debito stesso, poterle ricattare, spremere e sfruttare oltre qualsiasi limite, senza alcun meccanismo che freni la loro avidità e che protegga i cittadini, i lavoratori e i risparmiatori indifesi. Se la manovra del governo Conte riuscisse, se l’economia italiana, grazie ad essa, ripartisse e tornasse competitiva sui mercati internazionali, ciò mostrerebbe al popolo italiano innanzitutto, e poi a tutti gli altri popoli europei, e anche al resto del mondo, che esiste una strada diversa, per non dire opposta, a quella finora mostrata, e imposta, da Bruxelles, per governare l’economia: il che dal punto di vista dei banchieri e dei tecnocrati sarebbe semplicemente inaccettabile. Sarebbe la rivolta degli schiavi, e mostrerebbe a tutti i popoli la via della liberazione: farebbe vedere in modo pratico come si spezzano le catene della servitù finanziaria. Riporterebbe al centro della scena i popoli, i loro interessi, il loro bene e non più le banche. E mostrerebbe il carattere totalitario di una falsa democrazia, basata sul ricatto permanente dello spread e sulla sottomissione effettiva dei "liberi" cittadini. Credete che le banche glielo lasceranno fare?
Arrivati a questo punto, è questione di gusti, valori, ideali. Se si ha un minimo di amor di patria, se si ha un minimo di rispetto di se stessi, se si comprende che è meglio vivere da uomini e da popoli liberi piuttosto che da schiavi, non c’è dubbio sulla parte ove schierarsi: quella del governo. Che può non soddisfare interamente; può non piacere del tutto, e sarebbe strano che così non fosse, visto che nasce dall’alleanza strategica di due forze politiche, il Movimento 5 Stelle e la Lega, che hanno ben pochi punti in comune, tranne uno, però decisivo: la volontà di voltar pagina, di non permettere a quanti hanno governato male, cioè da servi, in tutti questi anni, di tornare alla guida del Paese, come del resto hanno chiesto con decisione gli elettori. Una immagine, in particolare, evidenzia la grandissima novità rappresentata da questo governo rispetto ai precedenti: quella del premier Gentiloni che riceve con sorrisi e strette di nano, e ammette ad un colloquio riservato, George Soros, il signore che ha costruito la sua mostruosa ricchezza anche speculando a danno degli italiani, e impoverendoli per una cifra ragguardevole. Uno così andrebbe messo in manette e sbattuto in galera, come pericolosissimo nemico pubblico: andrebbe trattato alla stregua di un Riina o un Provenzano, in regime di carcere duro, alla faccia della Corte Europea dei Diritti Umani. E infatti, ora che al governo ci sono Salvini e Di Maio, quel signore se ne sta a debita distanza: sa che non è più gradito. Ma quella non è gente abituata a porgere l’altra guancia: sta affilando le armi. Quelle dello spread e della agenzie di rating. Vogliamo capirla, sì o no, che lui e quelli come lui ci hanno dichiarato guerra? Dopo di che, vogliamo stare coi Martina e i Tajani? Tanti auguri, allora…
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