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Non sanno più a cosa attaccarsi: sono pericolosi

Fa riflettere a recente vicenda della lanciatrice del disco, Daisy Osakue, che è rimasta (leggermente) contusa a un occhio perché un cretino le ha lanciato contro un uovo, quasi certamente scambiandola per una delle tante prostitute nigeriane che infestano i viali della periferia torinese, e che è balzata agli onori delle cronache, con foto e titoloni sulle prime pagine di tutti i giornali e con il solito L’Avvenire, il quotidiano della C.E.I. che ha titolato addirittura Vergogniamoci, stile mea culpa dell’intero popolo tedesco per la colpa incancellabile dell’Olocausto, e la diretta interessata che non ha avuto il buon senso di evitare di assumere pose da vittima e da indomita campionessa dell’Italia multietnica che non si lascia intimidire dai razzisti, mentre gli stessi rilievi della polizia tendono a escludere che il razzismo c’entri qualcosa con la sua disavventura. Come fa riflettere il silenzio ostinato, sistematico e tutt’altro che casuale che i mass media riservano alle centinaia e migliaia di aggressioni, pestaggi, rapine, stupri e omicidi che gli stranieri, specialmente clandestini, perpetrano ai danni dei cittadini italiani. Per questi ultimi nessuna pietà, nessuna solidarietà, nessuna attenzione: non esistono; e del resto ci pensano i magistrati di sinistra a rimettere in libertà i delinquenti arrestati con tanta fatica e tanto pericolo personale dalle forze dell’ordine; anzi, ci pensano loro a mettere sotto accusa gli stessi agenti di polizia, vigili e carabinieri, se per caso uno spacciatore violento, che si oppone all’arresto a colpi di coltello, si provoca una escoriazione alla mano o un’abrasione alla gamba: al punto che gli uomini in divisa — basta parlare con uno qualsiasi dei loro rappresentanti sindacali per farsene un’idea – vivono letteralmente nel terrore d’incappare in un giudice che li sbatterà sul banco degli imputati o li condannerà a risarcire di tasca propria le cure mediche ai delinquenti che, al momento della cattura, sono rimasti in qualsiasi modo feriti. Ma tutti questo non ha importanza, non fa notizia, perché non deve far notizia. A fare notizia deve essere l’occhio nero della graziosa Daisy e il colpo di fucile ad aria compressa che ha ferito, accidentalmente, una bambina rom: tanto da spingere un preoccupatissimo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a intervenire prontamente, per esorcizzare l’Italia prima che diventi un Far West. Solo lui e pochi altri non si sono accorto che l’Italia è già da almeno una trentina d’anni un Paese da Far West, e che le vittime del Far West sono gli italiani, i pensionati, i bambini, le donne, specialmente se girano sole la sera; e che a rendere l’Italia un Far West sono le centinaia di migliaia di nigeriani, ghanesi, ivoriani, congolesi, marocchini, pakistani, bengalesi, filippini (questi ultimi che si affrontano e si sbudellano in duelli allo spadone, come successo a Padova pochi giorni fa) e Dio sa che altri. Davanti a tale realtà, compresi gli stupri e le molestie alle donne, perfino le signore Femministe, con la lettera maiuscola, come la signora presidente Boldrini, tacciono, perdono la favella, loro abitualmente così loquaci, per non dire logorroiche. Perché se gli stupri vengono, come vengono in effetti, perlopiù da parte degli immigrati, allora diventano invisibili, impronunciabili e indescrivibili. Tutto deve tacere. Si è parlato molto più dell’occhio pesto della lanciatrice Osakue che della coppia di anziani di Catania i quali vennero massacrati da un richiedente asilo ospitato presso il C.A.R.A. di Mineo, e di tanti e tanti altri fatti simili. I due settantenni, marito e moglie, vennero ammazzati in casa loro e derubati: lui venne sgozzato, lei stuprata e buttata già dal balcone come un sacco di stracci, poi il giovanotto se ne andò a spasso indossando i vestiti delle vittime. Era il 2015 e la notizia passò rapida e scivolò nelle pagine interne dei giornali, poi non se ne parlò più. Ma l’occhio bendato e l’aria affranta della lanciatrice del peso, chissà per quanto dovremo ancora vederli. E chissà per quanto tempo Marco Tarquinio e i neopreti ci diranno di vergognarci, di flagellarci, di andarci a confessare per l’orribile peccato di essere un popolo d’infami razzisti, gente senza Dio e senza un briciolo di compassione per gli ultimi.

Tuttavia, se è evidente che l’episodio della Osakue è stato immensamente ingigantito, mentre quelli riguardanti migliaia di vittime italiane sono silenziati, perché il nostro popolo non deve risvegliarsi dallo stato d’ipnosi in cui anni di quotidiana e capillare opera di lavaggio del cervello li ha indotti, un’altra considerazione scaturisce da questa vicenda: il livello di disperazione cui sono giunti i campioni, laici ed ecclesiastici, della sinistra. Non sanno più letteralmente a cosa attaccarsi per far recedere gli italiani dalla deriva razzista e populista iniziata con il voto del 4 marzo del 2018, così almeno essi considerano la cosa. Hanno avuto cinque mesi di tempo per riflettere, ma rifletter non è mai stato il loro forte: meglio, molto meglio, sbraitare, insultare, ricattare (moralmente e anche professionalmente) e puntare l’eterno ditino: perché loro, si sa, sono i Migliori, loro sono il Bene. I Grasso e le Boldrini, i Martina e i Fiano, i Renzi e i Delrio, insieme ai Taquinio, ai Rizzolo, agli Spadaro, ai Bianchi, ai Paglia e ai Galantino, sono i custodi e i rappresentati del Bene, i campioni della lotta contro il Male, quelli che intimano: Vade retro Salvini, che esorcizzano gli xenofobi indemoniati e gli antieuopeisti posseduti; quelli che gridano al popolo italiano di vergognarsi, quelli che si indignano per l’occhio nero della Osakue, ma tacciono su vicende come quella di Catania, le quali, peraltro, continuano a ripetersi, ma non se ne parla e non se ne sa nulla: siamo arrivati al punto che, se proprio devono dare la notizia di un grave reato commesso da stranieri, i giornalisti si autocensurano a trovano il modo di non rivelare la nazionalità del delinquente, cosa che invece si affrettano a fare, e con evidente sollievo, se si tratta di un italiano. Se no, al massimo, e molto malvolentieri, dicono: un uomo residente nella città di X, ma grazie tante, ormai le nostre città sono strapiene di stranieri e di migliaia di clandestini, vallo a sapere se stiamo parlando di uno di loro o di un italiano. E tutto questo per evitare o prevenire la deriva razzista del popolo. A quanto pare, solo loro non hanno ancora capito una cosa (almeno speriamo che non l’abbiano capita, perché, diversamente, sarebbe ancora peggio): che, a forza di tirare la corda, proprio loro, favorendo la quotidiana invasione dell’Italia da parte di queste folle di galantuomini, stanno riuscendo nella non facile impresa di spingere verso il razzismo un popolo, come il nostro, che razzista non lo è mai stato. Non capiscono, cioè, che il modo migliore per far diventare razzista un popolo che del razzismo non ne vuol sapere, è proprio continuare sulla strada che hanno intrapreso: favorire gli sbarchi, invitare i migranti, invocarne un numero sempre maggiore (vedi il presidente dell’Inps, Boeri), e, nel frattempo, adoperare sempre due pesi e due misure, con l’informazione e con la giustizia: massima indulgenza e massima tolleranza per gli stranieri, per i clandestini, per i delinquenti, piovuti qui da ogni angolo dell’universo mondo; e, viceversa, massima severità e massima intransigenza con gli italiani i quali, esasperati, abbandonati, traditi dallo Stato e dalla Chiesa, esposti a quotidiani pericoli, minacce e offese, talvolta si fanno prendere dal nervosismo e dalla stanchezza e reagiscono, anche in maniera sconsiderata. Ecco, questo non hanno capito: che gli italiani sono buoni, ma non scemi; e che non ne possono più. Non ne possono più di sentire Mattarella che parla di rischi del Far West il giorno dello sgombero del campo rom di Roma, presentato da quasi tutti i media politicamente corretti come una sorta di pulizia etnica in stile hitleriano, e silenzio pressoché totale sull’unico ferito di quella operazione: un agente che è finito all’ospedale perché un folto gruppo di quei gentiluomini, sempre ingiustamente calunniati, di notte ha preso d’assalto i cancelli e ha voluto rientrare nel campo da cui erano stati allontanati durante il giorno. Ma a quell’agente nessuno è andato a porgere la sua solidarietà, e nessun giornale ci ha mostrato il suo volto tumefatto, come invece ci sta mostrando l’occhio nero della povera Daisy, vittima del razzismo degli italiani.

Tutto ciò sta creando una situazione che è da considerarsi realmente pericolosa. I signori del Bene sono culturalmente incapaci e politicamente impossibilitati ad ammettere i propri errori o anche soltanto a farsi una sia pur blanda autocritica. Hanno sempre ragione perché devono avere ragione: sono oggettivamente collegati con quei poteri finanziari globalisti che li tengono, di fatto, a libro paga. La realtà è che un giornalista, un amministratore pubblico, un professore universitario, possono ancora dire la loro solo se risulta politicamente corretta, cioè compatibile con gli interessi della Banca centrale europea, delle grande finanza internazionale, della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e, per soprammercato, della signora Merkel. La vicenda del ministro Savona, il cui incarico all’Economia è stato bloccato dal veto di Mattarella (il quale, già che c’era, ha cercato di far saltare l’intero governo in fieri, e di affidare l’incarico a un incredibile Cottarelli, che in Parlamento non avrebbe potuto disporre di un voto, tranne forse quelli del solo Pd) è stata eloquente. E qui torniamo alla vicenda, in sé modestissima, anche se spiacevole, della Osakue. Migliaia e migliaia di italiani, i quali hanno vissuto situazioni molto peggiori a causa della delinquenza degli stranieri e specialmente dei clandestini, non sono stati difesi dalle forze dell’ordine, non sono stati aiutati dalla magistratura e, per giunta, si sono sentiti accusare e rimproverare amaramente da vescovi, cardinali, parroci e religiosi. Questa è la situazione ed è una situazione pericolosa. I signori del Bene sono alle corde, sono alla canna del gas: sanno che, alle prossime elezioni, verranno spazzati via del tutto. Si sta delineando una perversa alleanza fra i rottami del berlusconismo e i rancorosi del renzismo, tutti bramosi di vendette e di rivincite. Sanno di avere il sostegno di quasi tutto il mondo, all’esterno, e di quasi tutto l’establishment, all’interno. Una cosa sola manca loro, per poter guardare con fiducia ai loro sogni di rivalsa: il sostegno popolare. Il popolo italiano ha voltato loro le spalle: semplicemente, non li calcola più. Non si sente per nulla rappresentati da essi e non fa più alcun conto su di loro; che ci siano o non ci siano, non importa più che a pochi. Per la maggioranza degli italiani, è come se fossero già morti: e questo vale, beninteso, anche per quel poco che rimane di Forza Italia. La vicenda di Liberi e Uguali è istruttiva: all’inizio del 2018 c’era ancora chi pensava di poter costruire una forte area politica a sinistra del Pd, puntando su un programma ancora più furiosamente mondialista di quello dei renziani: ancora più Europa, ancora più migranti, ancora più austerity, ancora più tagli alla spesa pubblica, ancora più sensi di colpa per un debito che continua a crescere e che crescerà sempre, visti i meccanismi del rimborso degli interessi. Alla prova delle urne, però, gli italiani hanno dissolto impietosamente le illusioni di Grasso & compagni: il loro partito, che avrebbe dovuto fare sfracelli e porsi come la grande novità delle elezioni, ha raccolto qualcosa come il 3% dei voti, peraltro sottraendoli al Pd, quindi senza alcun rafforzamento dell’area di sinistra. Ciò dimostra che il tempo del grande equivoco è finito: i lavoratori, gli operai, tutti quelli che tradizionalmente votavano per la sinistra, hanno finalmente capito che la sinistra non c’è più, che è diventata filo atlantista, filo europeista, che considera Putin il diavolo e che non vede altro futuro per l’Italia se non far venire il maggior numero di stranieri possibile. Ma gli operai, i lavoratori, a questo voltafaccia hanno detto no grazie, e hanno votato per la Lega o il Movimento Cinque Stelle. Perciò i signori del Bene dispongono ancora di quasi tutti i posti chiave nel Paese, nella magistratura, nell’amministrazione pubblica, e hanno il sostegno incondizionato, entusiastico della neochiesa di Bergoglio e dei preti di strada: ma sono sempre più soli e isolati, sempre più percepiti come dei corpi estranei, dei relitti del passato. Ciò vale anche e a maggior ragione per il presidente Mattarella: il fatto che chiunque ne critichi, legittimamente e democraticamente, le scelte, viene sull’istante additato al pubblico ludibrio, e presentato più o meno come un potenziale criminale, dice fino a che punto i signori del Bene si sentono ormai con le spalle al muro.

Gli italiani devo stare attenti: la situazione non è priva di rischi. Il patto del Nazareno (un patto segreto!) è ancora operante: Renzi e Berlusconi non intendono mollare l’osso, ci hanno preso troppo gusto a spolparlo in questi ultimi anni. Benché traballanti alla guida dei rispettivi partiti, hanno ancora sufficiente appetito per aspirare a governare l’Italia, magari obliquamente, per mezzo di qualche Alfano o di qualche Gentiloni del momento. Che la grande maggioranza degli italiani non ne voglia più sapere di loro; che li abbia messi sulla bilancia e giudicati scarsi, ciò non li turba minimamente; se ne infischiano, semplicemente. Non sono tipi da scoraggiarsi per così poco. Berlusconi controlla ancora tre reti televisive nazionali e gran parte della stampa e dell’editoria; il resto, quasi tutto, lo controlla il Pd, anche attraverso il meccanismo dei sindacati e delle cooperative rosse, e in più, come si è detto, ha l’appoggio incondizionato della neochiesa, oltre a quello della massoneria. Si apre una partita difficile, tutta da giocare. Sullo sfondo, una Unione europea sempre più concentrazionaria; una N.A.T.O. sempre più ingombrante e nemica dei nostri interessi; una Russia sempre più credibile come ultimo baluardo della nostra civiltà e come centro propulsore della vera Europa, quella dei popoli, ma più che mai isolata, minacciata, demonizzata; e, più oltre ancora, l’avanzata inarrestabile dei B.R.I.C.S., e specialmente della Cina. Nei prossimi mesi si vedrà chi ha capito quale sia la vera posta in gioco, e chi no: la sopravvivenza della nazione italiana.

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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