
Omaggio alle chiese natie: B. Vergine del Carmine
1 Agosto 2018
Quante gambe ha una miss Italia?
1 Agosto 2018L’intitolazione sarebbe alla Beata Vergine delle Grazie, ma tutti, in città la chiamano sempre e solo la Madonna delle Grazie, o meglio in friulano la Madone di Gracie; così come la vastissima piazza sulla quale si affaccia, in posizione sopraelevata, proprio nel cuore dell’abitato, sarebbe la Piazza Primo Maggio ma nessuno la chiama così, per i cittadini è semplicemente, e sarà sempre, il Giardino Grande. Non proveremo nemmeno a fare la storia o la descrizione, sia pure succinta, di questo edificio sacro che è, dopo il duomo e, forse, dopo la chiesa di san Giacomo, il più importante e il più caro al cuore dei cittadini e di tutti i friulani; il materiale disponibile ovunque, anche in rete, è molto vasto. Diremo solo che l’edificio attuale, sorto sul luogo di una precedente chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, e un successivo santuario consacrato fin dal 1520, è stato realizzato fra il 1730 e il 1851, con l’imponente facciata neoclassica e le altissime colonne corinzie, e l’interno a navata unica, abbellito da numerosi dipinti, è stato concepito per dare degna collocazione a una reliquia ritenuta miracolosa, una immagine della Beata Vergine — opera bizantina databile al XIV secolo – che il luogotenente Giovanni Emo aveva ricevuto in dono dal sultano ottomano nel 1479. Nei nostri ricordi d’infanzia, la visita al santuario era indissolubilmente legata ad un’immagine un po’ paurosa: perché nell’ingresso, oltre ai numerosissimi ex voto — che tappezzano anche le pareti del chiostro — si può ammirare un’armatura con l’elmo da cui spuntano due corna, l’armatura del diavolo, intorno alla quale si tramanda un leggenda che a noi, bambini, faceva molta impressione. Un giovane scapestrato, in occasione del Carnevale, l’aveva indossata e aveva commesso numerose intemperanze, anche blasfeme, proprio davanti alla chiesa; poi, però, tonato a casa, non era riuscito in alcun modo a levarsela di dosso, né a sfilare l’elmo che gli imprigionava la testa. Angosciato, terrorizzato, disperato, era tornato sul posto, si era inginocchiato e aveva fatto voto alla Madonna: solo a quel punto, elmo e armatura erano venuti via con facilità, e il giovanotto, riconoscente, aveva donato il tutto ai frati del convento, gli stessi che avevano curato il santuario fin dal principio, i Servi di Maria.Quante volte abbiamo sostato davanti a quella teca di vetro, per fissare intensamente l’armatura e l’elmo coi corni, che avevano realmente qualcosa d’inquietante, di sinistro. Leggende, superstizioni? Certo, di questi tempi non è facile, per un cattolico, parlare del diavolo, del peccato, del giudizio e della dannazione eterna; uno stuolo di preti progressisti e di teologi neomodernisti si alzeranno in piedi, scandalizzati, non appena egli accennasse timidamente a questi temi, e gli rinfaccerebbero la sua arretratezza culturale, la sua inadeguatezza spirituale, la sua pedagogia della paura, come la chiama appunto un servita friulano, padre Ermes Ronchi, discepolo di quell’altro servita, friulano anche lui, padre David Maria Turoldo, mediocre poeta e pessimo sacerdote, che spinse la sua blasfemia fino a spezzare una corona del Rosario e gettarla a terra, esclamando: Basta con queste superstizioni da Medioevo!, ragion per cui la cultura progressista, sia fuori che dentro la Chiesa, lo ha preso in somma simpatia, lo ha celebrato, glorificato e ne ha fatto una delle sue icone preferite, un profeta del rinnovamento conciliare, eccetera. Ma, infine, il diavolo esiste?
Una grande anima, Anneliese Michel (1952-1976), studentessa tedesca graziosa, intelligente, generosa, innamorata della vita, verso i diciassette anni accettò la richiesta della Madonna di offrirsi come vittima per la riparazione dei peccati del mondo e per la salvezza di quanti sono in pericolo di dannarsi. Il sacrificio consisteva nel diventare posseduta dal demonio, il quale ridusse la sua vita a uno strazio e il suo corpo a una sola piaga; le rese impossibile proseguire gli studi e diventare maestra, come avrebbe voluto; la confinò in una esistenza di tenebra, prima da un ricovero in ospedale all’altro, poi, quando il suo vescovo prese atto della realtà della possessione e della gravità del suo caso, da un esorcismo all’altro, ma sempre invano. Infine la Madonna le chiese il sacrificio più grande, quello di non essere liberata dalla possessione, e lei, eroicamente, disse di sì; e così la sua anima luminosa lasciò quel povero corpo irriconoscibile, ridotto a uno scheletro di appena trenta chili, un teschio incavato, due occhi pesti e neri, le stimmate che aveva sempre tenute nascoste per umiltà – e volò in Cielo a ricevere il premio del suo coraggio e della sua fede. Ci sono state poche anime più grandi di quella di Anneliese Michel, morta a 24 anni, dopo essersi sottoposta inutilmente a 65 esorcismi, nell’arco di ben 10 mesi (fra parentesi, i suoi genitori e i due sacerdoti esorcisti vennero processati e condannati a sei mesi per negligenza circa la sua salute: eppure la ragazza, prima che iniziassero gli esorcismi, si era pazientemente sottoposta ad ogni sorta di visite mediche e terapie, sempre senza ottenere alcun risultato; sarà per quello che da allora, in Germania la figura dell’esorcista è praticamente scomparsa? Padre Amorth, più di vent’anni fa, lamentava che in tutta la Germania, l’Olanda e l’Austria non ce n’era più uno solo). Verso la fine, la sua possessione era quasi continua: parlava lingue antiche a lei sconosciute; ruggiva come una belva; si agitava con forza disumana o diventava pesantissima, inamovibile (eppure era ormai solo pelle e ossa); mangiava insetti e altre cose schifose; da ultimo non mangiava più nulla, si cibava solo della Eucarestia, assunta devotamente nelle pause fra una crisi e l’altra. È stata una santa sconosciuta ai più, una martire della fede; una persona che ha compreso fino in fondo il valore della sofferenza come strumento di riparazione del male: un aspetto della dottrina che la neochiesa, i neoteologi e i neopreti hanno completamente oscurato, perché del tutto in contrasto con la loro idea di fede, di Chiesa e di cristianesimo. Eppure, è un aspetto centrale e fondamentale: negarlo, minimizzarlo, tacerlo, equivale a un vero e proprio tradimento nei confronti del Vangelo. Gesù Cristo non si è forse offerto quale vittima sulla croce in riparazione dei nostri peccati? Se si toglie questo aspetto, si toglie la croce; e se si toglie la croce, si toglie tutto. Non resta né la Redenzione, né la Resurrezione, né l’Incarnazione, né la divinità di Cristo, e neppure l’amore di Dio per le sue creature. Una volta, Anneliese disse al sacerdote che l’assisteva: Mi sono offerta con gioia alla richiesta della Madonna di espiare per la salvezza delle anime in pericolo. Non avrei mai immaginato, però, che sarebbe stato così spaventoso. Lei era fatta così: aveva un cuore grande, era generosissima: era disposta a rinunciare a tutto, agli affetti più cari, alla sua pace, alla sua stessa vita, per amore di persone che non avrebbe mai visto, né conosciuto, e che probabilmente non avrebbero mai saputo nulla di lei. Ma aveva capito, molto più di certi cattolici moderni e progressisti, molto più di certi teologi che oggi vanno per la maggiore, e che sono tanto amici e tanto graditi al papa regnante, il significato della croce. Niente croce, niente Vangelo, né cristianesimo. Questa la realtà. Ed è per questo che la Chiesa ha bisogno di Santi, non di teologi, né di cardinali massoni o di preti di strada, con la sciarpa arcobaleno, che tengono le veglie di preghiera contro l’omofobia e si rifiutano di aderire alle preghiere di riparazione per le profanazioni dei gay-pride. No: ha bisogno di Santi. Senza la santità, la Chiesa è finita, il cristianesimo è finito. Ma la Chiesa, oggi, parla ancora della santità? Invita ancora alla santità? Esorta le persone a vivere santamente? Oppure fa tutto il contrario, le incoraggia e le blandisce nella loro vita di peccato? Si rilegga quel terribile paragrafo 303 di Amoris laetitia, che un giorno, forse, almeno lo speriamo, quando l’accecamento e l’ubriacatura bergogliana saranno passati, verrà compreso e finalmente additato come il testo più blasfemo, più sacrilego, più diabolico che sia mai stato pubblicato sopra la firma di un pontefice romano:
A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti, possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio. Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. In ogni caso, ricordiamo che questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno.
Sono parole atroci, che dovrebbero bruciare le labbra di chi le pronuncia, e perfino la carta su cui sono scritte: parole che paiono dettate dalle potenze dell’inferno. Sì, lo diciamo a voce alta: sembra che a dettarle sia stato il principe di questo mondo. Lo stesso che tormentava la povera Anneliese, ma che, secondo padre Sosa Abascal, il generale attuale dei gesuiti, semplicemente non esiste, perché è solo un’immagine simbolica del male, con la lettera minuscola. Perciò la povera Anneliese è stata solo un’isterica, una schizofrenica, una psicopatica: non era posseduta, era pazza. E i sacerdoti che l’hanno esorcizzata per dieci mesi, con il permesso dei vescovo, erano dei poveri fanatici ignoranti, chissà come sopravvissuti alle tenebre del Medioevo. Meno male che ci sono i teologi e i religiosi aperti e ragionevoli come lui, adesso. Meno male che c’è un papa il quale, parlando disinvoltamente con il principe della cultura gnostico-massonica e anticristiana, Eugenio Scalfari, dice che l’inferno non esiste. Eppure, se si toglie il mistero della croce, che comprende anche la realtà del diavolo e dell’inferno, non resta niente del Vangelo: solo le chiacchiere dei neopreti, i loro sermoni sui migranti, sull’accoglienza e i loro anatemi contro il ministro Salvini, reo di opporsi all’invasione africana ed islamica dell’Italia, e contro il ministro Fontana, reo di voler difendere, da cattolico, la vera famiglia, quella naturale formata da uomo e donna. Quanti sanno che, in una chiesa di Venezia, delle donne islamiche sono entrate, hanno sputato sul Crocifisso e sono tranquillamente uscite? Quanti sanno che, in una chiesa di Udine (la chiesa di san Giacomo) un giovane pakistano si è avvicinato all’altare maggiore, ha rubato la chiave del tabernacolo e se n’è andato via, gettandola poi per strada? Le polizia, grazie alle telecamere, lo ha rintracciato: era un richiedente asilo, ospite in una struttura e in attesa di veder riconosciuto il suo status di rifugiato. Fatti così, ne accadono a decine, a centinaia, ma la stampa politically correct non ne parla. Parla sempre e solo dei fatti che paiono indicare la tendenza opposta: ma li gonfia, li strumentalizza oltre ogni misura e ogni decenza. Di una atleta africana, Daisy Osakue, che si è presa un uovo sull’occhio scagliato al volo, ma diretto nel mucchio, e quindi colpita – fortunatamente in modo non grave – per caso, si è voluta fare una vittima del razzismo e un’icona dell’Italia accogliente, che al razzismo non si arrende. Intanto, però, la verità è che i nemici della Chiesa, compresi quelli interni, si fanno sempre più aggressivi, e la Chiesa, quella vera, sempre più debole. Ormai è attaccata da tutte le parti, ma specialmente dall’interno. E quanti sanno che una giuria gay ha scelto la Comunità dei Cattolici, fra 90 organizzazioni che hanno partecipato allo Street Day Christopher di Stoccarda, in pratica una marcia di promozione omosessuale, come la migliore fra tutte? Durante la marcia, quel gruppo "cattolico" ha esibito un cartellone con la scritta: Anche Gesù aveva due padri, un doppio senso che, evidentemente, è piaciuto moltissimo agli organizzatori della kermesse sodomitica. Si vede che si sono ricordati, gli uni e gli altri, di quanto il signor Bergoglio, che tanti si ostinano a considerare ancora il papa della Chiesa cattolica, ha detto qualche mese fa ad un omosessuale: Dio ti ha creato così, Dio ti ama così e tu dovresti amare te stesso e non preoccuparsi di quello che dice la gente. Complimenti al signor Bergoglio, eccellente pastore di anime e fedelissimo custode del Deposito della fede; e complimenti a tutti quei "cattolici" tedeschi, i quali possono andare fieri della loro prestazione di Stoccarda. Sono queste le notizie che la neochiesa si guarda bene dal dare al pubblico cattolico: la stragrande maggioranza delle persone, ipnotizzate dalla strategia mediatica (e follemente demagogica) del signor Bergoglio, ignora praticamente tutto della deriva liturgica, pastorale e dottrinale che travolge la Chiesa, non si rende conto fino a che punto questi falsi pastori, apostati e traditori, l’hanno insozzata e trascinata nel fango: pensano e s’illudono di essere ancora cattolici, e non sanno che, seguendo simili guide, hanno smesso di esserlo da un pezzo. E la Vergine Maria, avrebbe chiesto un sacrificio così enorme a una pura ragazza di diciassette anni, se non avesse visto avanzare i tempi presenti, tempi dell’Apocalisse, con il grande inganno e la grande abominazione? Oppure qualcuno s’immagina che la Madonna goda sadicamente a chiedere un sacrificio così tremendo a una pura e innocente fanciulla, che aveva tutta la vita davanti? Se non si ha il coraggio di porsi onestamente una simile domanda, forse è meglio fare come padre Sosa Abascal: risolvere lo scandalo negando che il diavolo esista e, pertanto, che Maria abbia mai fatto quella richiesta alla povera Anneliese. Il che è come disprezzarne e vanificarne l’eroico sacrificio…