
San Pietro Martire e alcune leggende a proposito della santa Inquisizione
30 Luglio 2018
Omaggio alle chiese natie: Santa Chiara
30 Luglio 2018La chiesa di San Pietro Martire era una di quelle che, al tempo della nostra infanzia, durante i quaresimali si riempivano di fedeli venuti ad ascoltare la parola di qualche valente predicatore: infatti era la chiesa dei domenicani, e fin dal 1285, quando venne consacrata, ospitava uno dei più importanti conventi domenicani di tutta l’Italia. Allora l’apologetica era ancora una importante disciplina delle scienze teologiche, e la gente aveva fame e sete di udire la parola di una guida e di un maestro, che interpretasse il Vangelo alla luce dell’insegnamento della Chiesa: la folla, animata da una viva aspettazione, era così numerosa che non si trovava un posto a sedere, se non recandosi in chiesa con molto anticipo. Chiesa che era stata magnificamente addobbata, riempita di fiori, tanto da suscitare una sensazione di stupore e ammirazione: entrandovi, si sentiva di passare realmente da un0’atmosfera profana e da un tempo profani, ad una sfera sacra, dove tutti, anche il tempo, acquistava un altro significato e si presentava sotto un’altra luce. L’anima si raccoglieva in se stessa, cerava l’Assoluto e s’innalzava verso la sua patria celeste. Con eloquenza, con dolcezza, ma anche con giusta severità, il predicatore ricordava a tutti la brevità e la fragilità della vita umana, la labilità dei desideri, la fugacità del possesso; e invitava l’assemblea a rivolgere lo sguardo verso ciò che è perenne, verso quel tesoro immateriale dove i ladri non scassinano e non rubano e dove i tarli e la ruggine non divorano, affinché tutti si convertissero e rientrassero nella grazia di Dio, prima che il tempo venisse a mancare. Ma ora la Quaresima non è sentita come un tempo, e le prediche quaresimali sono pressoché cadute in disuso; e questa chiesa, rimasta chiusa a lungo a causa di lavori di restauro, adesso viene riaperta solo per poche ore, al sabato, mentre per tutto il resto della settimana il suo portone rimane malinconicamente serrato. E così molti cittadini forse non sanno quanto sia bello l’interno, con le pale di Giovanni Martini e di Pomponio Amalteo e con la statua di San’Antonio del bravissimo scultore barocco Giuseppe Torretti, maestro del Canova (lo stesso che ha eseguito lo splendido gruppo dell’Annunciazione per l’altar maggiore della cattedrale cittadina, nonché la bellissima Cappella Manin, sempre in città, accanto al Palazzo Torriani). Che peccato: avere così tante chiese, così tanta bellezza, e vederle quasi sempre chiuse, alcune addirittura sconsacrate, specialmente le più antiche; mentre in periferia sorgono le orribili chiese postconciliari, come quella di San Cromazio, in via Val Pesarina, o quella di Gesù Buon Pastore, in via Riccardo di Giusto, le quali, con rispetto parlando, andrebbero demolite col tritolo, da tanto orribili che sono, al punto che solo a un prete massone potrebbero andare a genio, o a una di quelle archistar che provano gusto a offendere il senso estetico dei cittadini (o, come in questo caso, dei fedeli), i quali devono poi convivere fisicamente con l’estrema bruttezza delle loro opere, mentre loro, intascati gli alti compensi, se ne vanno altrove a replicare le loro prodezze.
Uno spazio sacro per ammirare la bellezza, dunque, e per trovare, nel silenzio, la voce del Buon Pastore; e per sentire un’eco di quella voce divina nelle parole di un sacerdote colto, preparato, pieno di passione e capace di trasmettere il suo amore e il suo timore di Dio alla folla dei fedeli riunita per ascoltarlo. Il nonno andava volentieri fino alla Chiesa di San Pietro Martire, benché non fosse la più vicina alla sua casa, e coi suoi piedi piatti, dopo una settimana di duro lavoro, alzandosi alle quattro ogni mattina per scendere in forno a preparare il pane, la domenica attraversava quasi mezza città per andare ad ascoltare la Messa proprio lì, e abbeverarsi alla parola di quei bravi sacerdoti, che non parlavano parole umane, ma si facevano strumenti fedeli e obbedienti della sola parola che ha il sapore della vita eterna, la Parola di Dio. Povero nonno e povera nonna, loro così devoti, pur senza essere affatto bigotti: che cosa penserebbero ora? Il loro cuore, ne siamo certi, sanguinerebbe ogni volta che la televisione, o i giornali, portassero loro le parole pronunciate da tanti preti e vescovi, e perfino dal papa, alla Messa domenicale dalla Casa di Santa Marta. Che Gesù si è fatto diavolo e serpente; che era brutto da fare schifo; che le Persone della Santissima Trinità sono sempre in litigio fra di loro; che Lutero aveva ragione, e la Chiesa ha peccato contro di lui; che nessuno sa perché ci siano il male, la sofferenza, la croce, e che non bisogna dare retta a chi dice di saperlo; che la Madonna, quando suo Figlio morì in croce, si sentì tradita, si sentì ingannata e presa in giro dallo Spirito Santo; e avanti, e avanti, ad ogni santa Messa una nuova enormità, una nuova provocazione, un nuovo scandalo, una nuova eresia, una nuova bestemmia. E poi i migranti, bisogna accogliere i miranti, è un preciso dovere del cristiano, e i migranti di qua, e i migranti di là, e quanto sono cattivi ed egoisti quelli che non li vorrebbero; e mai una parola sui poveri italiani, su quelli che si suicidano perché hanno perso il lavoro, su quelli che non riescono a vivere coi soldi della pensione, e devono scendere in strada a domandare l’elemosina, e poi tornano a casa e trovano la porta chiusa, devono dormire sul pianerottolo perché a casa loro, nel loro letto, si è sistemato comodamente un marocchino di 23 anni, sano e robusto, come se quello fosse un suo diritto, come se ne avesse tutte le ragioni, come è successo l’altro ieri a Milano, non a Bombay o a Rio de Janeiro; e quel poveraccio era un anziano che aveva la pensione minima e non gli bastava per arrivare a fine mese. Stessa scena è capitata a un invalido di La Spezia, il quale, rientrato a casa, ci ha trovato installata una intera famiglia di marocchini; eppure non ci risulta che in Marocco ci siano guerre, calamità naturali o altre emergenze umanitarie. Si vede che i poveri sono solo quelli con la pelle scura; i poveri con la pelle bianca non contano, non esistono, non hanno diritti ma solo doveri, a cominciare da quello di "accogliere" gli stranieri.
E gli stessi sentimenti di smarrimento, dolore, amarezza, li provano ogni giorno, da anni, milioni di bravi cattolici; milioni di perone che attendono la santa Messa per incontrare Dio, che ascoltano l’omelia domenicale per innalzare l’anima verso di Lui, e si sentono ogni volta rimproverati acerbamente in quanto cattolici, accusati di bigottismo, clericalismo, chiusura, e spronati a riconoscere degli amici nei protestanti, nei giudei, negli islamici, nei radicali, negli atei, facendo una colpevole confusione tra il senso di fratellanza umana e l’assenso a delle dottrine false e a delle ideologie radicalmente anticristiane, che sono, per chi è credente, la porta dell’inferno. Ma che stiamo a parlare dell’inferno, se l’inferno non esiste, come dice il signor Bergoglio, così come non esiste il diavolo, come dice Sosa Abascal? E che stiamo a parlare del giudizio e della vita eterna, se tutto quel che conta è volersi bene, andar d’accordo con tutti, stare di buon animo, seguire la propria coscienza, fare quel che ci si sente, come ci si sente; e se nessuno ha il diritto di giudicare, ma si può solo offrire a Dio, con sincerità, un modo di vivere che, pur non essendo oggettivamente conforme a ciò che chiede il Vangelo (stiamo seguendo la brutta e tortuosa prosa di Amoris laetitia, § 303) è tuttavia quel che possiamo fare al presente e che è, in fondo, proprio quel Dio si attende da noi? In altre parole: visto che Dio ci chiede di vivere nel peccato, di persistere nel peccato, se non possiamo fare, "in coscienza", altrimenti (si potrebbe immaginare un bisticcio concettuale e morale più macroscopico di questo?), come pensare che il peccato esista ancora? Se la nostra coscienza ci assolve quando trasgrediamo la legge di Dio, e se Dio stesso ci assolve, anzi, non si aspetta da noi nulla di diverso che perseveriamo nel peccato, non è forse logico concludere che il peccato, di fatto, non esiste più? Toh: non c’è più il peccato! E da quando, precisamente la massima autorità della Chiesa ha fatto questa bellissima scoperta? Difficile dirlo. Non è che si sia svegliato un mattina e lo abbia deciso; piuttosto, il signor Bergoglio ha tirato i fili di una manovra che era in atto da molto tempo, dal Concilio Vaticano II, e che da allora, cioè da oltre mezzo secolo, stava andando avanti, e seminando nelle coscienze, sottilmente, perfidamente, i suoi mortali errori. Qualcuno dirò che stiamo esagerando; che stiamo forzando il significato delle parole di Bergoglio, Sosa, Paglia, Bassetti, Galantino, De Kesel, Marx e Kasper. Magari fosse così: preferiremmo cento volte essere noi a sbagliarci; purtroppo non è così, al contrario, le cose sono ancor peggiori di quel che abbiamo detto. Oggi sappiamo con certezza che una congiura ha costretto Benedetto XVI alle dimissioni, e un’altra congiura, anzi la stessa, ha portato Bergoglio al soglio pontificio; e che lo scopo per cui è stato eletto era precisamente portare il luteranesimo nella Chiesa, trasformare la Chiesa cattolica in una grande chiesa protestante; espungere tutto quel che è cattolico dalla morale e dalla dottrina e dar partita vinta a massoni e radicali. Non lo diciamo noi, lo dice un eminente teologo dello spessore di don Antonio Livi, che è anche un vero sacerdote cattolico. Ecco le sue precise parole, pronunciate nel corso di un’intervista nella quale ha risposto con molta franchezza, e non poco coraggio, alle domande, e in particolare alla domanda sul perché Bergoglio non si renda conto dei danni che certe "riforme" stanno causando (fonte: Mandarancio rosso del 19/05/18 e del 25/07/18):
(Non se ne rende conto) perché lo hanno eletto apposta per questo. Lui lo ha detto: i miei fratelli cardinali mi hanno eletto perché io mi occupi dei poveri, perché io porti avanti la riforma. In realtà, il gruppo di Santkt Gallen, quel gruppo di teologi, Danneels e altri, Kasper, Marx, sono cardinali che hanno voluto già precedentemente, quando fu eletto Benedetto XVI, già da allora avevano l’idea che il papa che avrebbe portato avanti una riforma un senso luterano era lui, Bergoglio. Una riforma in senso luterano: perché la pastorale, o la politica, di intesa inter-religiosa con i luterani e poi con tutti gli alti, mira a far sì che i luterani siano apprezzati e approvati, e il cattolicesimo, invece, sia poi sempre di più ridimensionato e si penta di tutti i suoi peccati. Adesso ufficialmente il teologo di Francesco, diciamo così, più a portata di mano, il direttore de "La Civiltà Cattolica", Antonio Spadaro, pubblica articoli del suo confratello gesuita, Pani, che dice sempre: la Chiesa, nel ‘500, ha sbagliato, ha peccato, con Lutero; Lutero aveva ragione: e adesso bisogna rivalutare Lutero e fare quello che lui voleva: una chiesa senza sacerdozio, una chiesa senza magistero, una chiesa senza dogmi, una chiesa senza un’interpretazione ufficiale della Chiesa stessa e della Scrittura; ma una Scrittura lasciata in mano alle persone, che con il libero esame la interpretano secondo quello che lo spirito — presunto — loro suggerisce; una chiesa sinodale dove sacerdoti, vescovi, papi, non sono espressioni del sacri, ma sono espressioni della politica, della comunità che elegge, che nomina. Il Papa stesso sta dicendo questo: bisogna arrivare a una chiesa di popolo: il popolo dirige, il popolo che dice qual è… il popolo si sa che è un’immagine puramente retorica, il popolo non esiste: nemmeno in politica; quello che vuole il popolo, cioè una moltitudine di persone diverse, non si può mai sapere qual è, tanto meno in teologia. Dire che il popolo vuole cambiare la Messa è una sciocchezza, non è mai stato né documentato, né possibile, perché ci sono quelli, nel popolo, che sono piedi di fede, come padre Pio, in quell’epoca lì, e quelli che nel popolo non hanno nessuna fede, e hanno piacere semplicemente che siano riformate le cose perché la Messa in latino non gli piaceva, e gli piaceva di più in italiano: ma non capivano le parole né nella Messa in latino, né in italiano. (…) La Chiesa non ha mai fatto un’operazione di tipo "democratico": cioè di eleggere delle persone con il consenso di una base popolare; e nemmeno tirare fuori da quello che la gente pensa, quello che la Chiesa deve insegnare. La Chiesa deve insegnare quello che ha detto Gesù, e basta: è così semplice. E alla domanda: Lei è certo che l’elezione di papa Francesco è stata orchestrata da quel gruppo di sacerdoti, ha risposto: Sì, sì, ne sono assolutamente sicuro; come si può essere sicuri ascoltando tante testimonianze. È una certezza storica e le certezze storiche sono sempre basate su testimonianze, e sono fallibili. Però, per me è molto probabile che sia così; e nessuno ha mai esposto una tesi diversa. Quello che viene detto a volte, invece, è una cosa assurda: "il papa Francesco è papa perché lo ha voluto lo Spirito Santo"; questa è una sciocchezza; lo Spirito Santo ispira tutti perché facciano il bene, ma non tutti fanno il bene che lo Spirito Santo ispira loro. C’è chi fa una cosa buona e chi fa una cosa cattiva. Se io penso al cardinale Kasper che già prima era eretico, e che voleva distruggere la santa Messa, e il matrimonio, e la Comunione, e il diritto canonico (…); e che adesso il papa dice che è il suo teologo per eccellenza e gli fa organizzare il sinodo sulla famiglia; effettivamente, davanti a questo, dico: Questa è tutta una cosa orchestrata, che va a finire nel riconoscimento di Lutero. Preparare una messa in cui la consacrazione non sia più consacrazione; che sia eliminato il termine sacrificio; e che piaccia ai luterani. È lo stesso che è successo con Paolo VI, che nella commissione presieduta da Annibale Bugnini, che doveva preparare il Novus Ordo Missae, c’erano dei luterani che dovevano dire che cosa a loro piaceva e non piaceva nella Messa cattolica. Che è una cosa assurda, e allora si vede che è tutto un piano bene orchestrato. Un piano che non viene da adesso, viene dai primi anni ’60; per cui sono cinquant’anni pieni di un’attività di teologi mendaci, eretici, per conquistare il potere, e adesso l’hanno conquistato. Perciò dico: l’eresia al potere. Chi vuol capire, capisce: più chiaro di così…