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A chi o a cosa serve un papa che non fa il papa?

Se un papa, peraltro eletto in circostanze assai dubbie, infrangendo molti articoli del diritto canonico, e dopo le dimissioni ancor più dubbie del suo predecessore; se un papa non fa il papa, non agisce da papa, cioè da padre e da pastore della Chiesa cattolica; se, fin dal principio, si mette a sparare sui buoni cattolici, li insulta, li maltratta, li denigra, li calunnia, e invece porta in palmo di mano i nemici della Chiesa, i massoni, i radicali, gli atei militanti, i laicisti arrabbiati, e da quelli soltanto si fa applaudire ed incensare; se "liquida" tutti i vescovi e trasferisce tutti i cardinali che gli danno fastidio, e commissaria un nobilissimo ordine religioso, mentre piazza nei posti chiave i propri seguaci, con l’obiettivo dichiarato e sbandierato di "cambiare la Chiesa", affermazione di per sé eretica e inaccettabile; se un tale personaggio avvilisce, umilia e addolora ogni santo giorno milioni di credenti, contraddicendo e spesso bestemmiando contro i principi più sacri della fede cattolica, esprimendo concetti totalmente eretici nonché blasfemi, come quello di un continuo litigio fra le tre Persone della Santissima Trinità, o come quello della inesistenza dell’inferno, e quindi del Giudizio delle anime; ebbene, sorge inevitabile la domanda: a chi giova, o a che cosa giova, un papa di tal fatta? Un papa che è capace di fare dei "viaggi apostolici" (coi nostri soldi) in Paesi lontani, per poi non nominare, neppure una volta, il nostro Signore Gesù Cristo? Un papa che sa parlare sempre e solo dei migranti, che si inventa il dovere dell’accoglienza verso milioni di africani e di islamici, e che ricatta moralmente i fedeli, facendo loro credere, senza fondamento, che Gesù vuole e ordina a un popolo di suicidarsi, di rinunciare a se stesso, di sparire, abolendo le proprie frontiere e trasformandosi in zona franca per chiunque voglia arrivarvi, nonché in una sala parto (si ricordi il sostegno alla legge sullo ius soli) per tutta l’Africa, l’Asia e l’America Latina, con il premio della cittadinanza automatica per qualunque bambino venga fatto appositamente partorire nel suo territorio? Un papa che apre le chiese ai musulmani, agli ebrei, ai buddisti, agli indù, ma che caccia, o fa cacciare, i buoni sacerdoti e i veri cattolici, e che non si degna neppure di rispondere ai suoi cardinali, quando essi, a nome del popolo cristiano, lo interpellano rispettosamente su questioni riguardanti la fede e la retta dottrina dei Sacramenti? E che poi, dopo averne lasciati morire due, e averli lasciati tutti senza un cenno di risposta, aggiunge all’arroganza, anche la menzogna e la calunnia, dicendo che lui, quella lettera dei cardinali, non l’aveva mai ricevuta? Un papa che dichiara apertamente, contraddicendo apertamente il celebre aforisma di Jean Guitton, che Dio non è cattolico? Il quale afferma bellamente che l’apostolato è una sciocchezza? Un papa che dice, parlando a dei bambini (scandalo tanto più grave: di quelli che meriterebbero la macina al collo e il salto nel mare!) che nessuno sa perché esiste la sofferenza, che nessuno può dire a un orfano perché è morta la sua mamma, e che questi non deve assolutamente fidarsi di chi affermasse di avere, invece, una risposta: di una papa di questo genere, che cosa se ne fanno le pecorelle del gregge di Gesù Cristo? E quanto può essere utile, al contrario, a tutti coloro i quali odiano, e hanno sempre odiato, il Vangelo; coloro i quali, fino a ieri, insultavano e denigravamo la Chiesa, la sua morale, la sua dottrina, e ora si spellano le mani ad applaudire questo personaggio e lo citano in continuazione, lo portano ad esempio di "vero" papa, tanto illuminato quanto misericordioso, e brandiscono le sue parole come una clava per colpire tutti i veri cattolici, tutti quelli che non si inginocchiano ai loro feticci modernisti, primo dei quali il sacro feticcio dei diritti civili?

Sono domande urgenti, drammatiche: la navicella di Pietro non si era mai trovata in mani così irresponsabili, a voler essere ottimisti; in mani così nemiche, a voler essere realisti, come accade ora, sotto i nostri occhi, con il signor Bergoglio. In altre parole, dopo cinque anni di scandali e bestemmie ininterrotti, bisogna che il clero e i laici si interroghino seriamente sulla necessità di porre un argine al disastro in atto, per il bene della Chiesa e delle anime, imboccando la strada, dolorosissima ma ormai inevitabile, e anche urgente, di fermare costui e di proclamare apertamente che non è papa, che non vuol fare il papa, che per essere papa bisogna avere innanzitutto la leale e sincera volontà di servire la Chiesa e di pascere le pecorelle di Cristo, in perfetta obbedienza alla Sua volontà, e non fare esattamente l’opposto: confondere, turbare, scandalizzare e disgustare le anime buone, oppure ingannarle, spingendole lontano dalla Chiesa e mettendo in pericolo la loro salvezza eterna. Se un papa arriva a fare questo, allora è giunto il tempo in cui la Chiesa si pronunci apertamente e gli revochi la funzione e la dignità pontificale; in altre parole, che lo deponga. Fino ad ora, molti buoni cristiani hanno sofferto in silenzio, hanno pregato e si sono limitati ad aspettare, rinchiudendosi in se stessi e nella loro tristezza, che questo momento di desolazione passi al più presto; ma ora si devono interrogare se, continuando ad aspettare, non ci si renda corresponsabili della rovina che incombe sulla Chiesa e del pericolo di apostasia che minaccia le anime.

Ormai le voci che si levano per denunciare l’inadeguatezza del signor Bergoglio a svolgere le funzioni di capo della Chiesa, e i gravissimi danni spirituali che egli causa alle anime, si stanno moltiplicando, anche se i mass media – tutti asserviti a quel potere finanziario che gode della sua presenza — si guardano bene dal darne contezza al pubblico, al quale si fa credere che l’intero mondo cattolico sia felice e contento di avere un papa così buono e misericordioso; un papa che molti considerano già santo in vita, e al quale viene rivolto un culto di sapore idolatrico, che mette in ombra perfino la regalità unica e universale di Gesù Cristo. Non intendiamo dire che tutti quelli che avanzano critiche o riserve di tipo dottrinale e pastorale ne chiedano le dimissioni o la deposizione; niente affatto: la maggioranza si limita a segnalare come costui, di fatto, non stia agendo da papa, ma da agente della dissoluzione della Chiesa. Alcuni gli fanno credito della buona fede, altri no; la quasi totalità, comunque, lo riconosce come papa legittimo, e ciò nonostante il fatto che un gesuita non dovrebbe e non potrebbe essere eletto papa, secondo la regola di quell’ordine religioso. Non intendiamo, perciò, strumentalizzare le parole di quei teologi e di quei sacerdoti i quali protestano contro la deriva modernista in atto, e che paventano una gravissima minaccia per la salute della anime, a causa dello stravolgimento, non solo liturgico e pastorale, ma anche dottrinale, che Bergoglio incoraggia, approva e autorizza, o che avalla con il suo silenzio (mentre fa sentire la sua voce quasi ogni giorno per scagliarsi con rabbia e cattiveria contro quanti lo criticano). Noi rispettiamo la loro posizione, e ci limitiamo ad accogliere da essi quella parte dell’analisi che coincide con la nostra analisi, prendendo atto che, riguardo alle conclusioni da trarre, la pensiamo diversamente.

Ecco, ad esempio, alcuni passaggi della lettera che ha scritto un illustre teologo domenicano, padre Giovanni Cavalcoli, a un altro illustre teologo cattolico, monsignor Antonio Livi, il quale in un’intervista aveva denunciato la persecuzione contro di lui e contro quanti si permettono di avanzare critiche al papa, di ordine teologico e rigorosamente motivate, il 4 luglio 2018, e pubblicato sul sito Fidesetratio (al quale rimandiamo per la lettura integrale chi fosse interessato):

La sua sofferenza è quella della Chiesa stessa, oggi mal guidata e sviata da un Papa faccendiere, che antepone la sua affermazione personale e la ricerca del consenso all’annuncio integrale del Vangelo ed alla cura zelante del bene e dell’unità della Chiesa.

Questo atteggiamento opportunistico e furbesco di Papa Francesco lo porta a concedere ai modernisti un potere agli alti vertici mai finora da essi raggiunto, ma egli stesso viene da essi circonvenuto, sicché il Papa, invece di reprimere le eresie, le tollera e lascia che si diffondano con immenso danno per la Chiesa, ostacolando l’opera di quei pochi coraggiosi come Lei, che intendono difendere la verità e la dignità del papato, umiliato da un Papa sprovveduto, mondano e incapace.

Per quanto riguarda i modernisti, ritengo che facciano più danno i rahneriani che i kasperiani. Sono d’accordo comunque nel considerare Kasper un eretico. L’ho denunciato in tal senso sin dal mio trattato di cristologia Il mistero della Redenzione (Ed.ESD, Bologna 2004) e da allora, nelle mie pubblicazioni, non ho cessato di denunciare il pericolo, fino al mio recentissimo saggio sulla sua gnoseologia teologica, pubblicato su "isoladipatmos".

Certo è incredibile come questo furfante e volpone sia riuscito sempre non solo a farla franca, ma ottenere per moti anni alte cariche sotto i pontificati dei pur degnissimi S. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e fino ad oggi. Ma con questo Papa la cosa si capisce meglio.

Ma ciò significa solo che il Kasper gode di fortissimi appoggi sia da parte dei luterani tedeschi, che della massoneria, e ci dice in quale stato pietoso di soggezione alle potenze del mondo si sia ridotta la Chiesa, nonostante sia stata guidata da Santi Pontefici fino a presente Pontefice, che invece, per la sua  mancanza di giudizio, è lo zimbello dei modernisti. (…)

L’intento di recepire e sviluppare le dottrine del Concilio e di applicare e portare avanti le sue riforme è buono e giusto. Ma, come Lei sa bene, la gravissima questione che si trascina da cinquant’anni, è quella della retta interpretazione di quelle dottrine, che sono state mal interprete dai modernisti "ad usum delphini".

Essi infatti,  con diabolica astuzia e straordinaria ostinazione, hanno fatto credere a molti che la loro interpretazione rispecchiasse le dottrine del Concilio, mentre ne è una contraffazione. Male dunque fanno i lefevriani a considerare moderniste le dottrine del Concilio, e ad estendere l’accusa al magistero dei Papi del postconcilio.

Diverso è il caso delle direttive pastorali del Concilio, le quali, nel corso di questi cinquant’anni, hanno mostrato vieppiù, per quanto riguarda la condotta da tenere nei confronti del mondo, dei gravi difetti, ossia un ingenuo buonismo ed un eccessivo ottimismo.

Papa Francesco, invece di correggere questi difetti, li ha accentuati, introducendo nella Chiesa quell’ipocrita misericordismo — vedi tutta la retorica dell’immigrazionismo -, che ormai tutti conosciamo, del quale, però, i modernisti, gli adulatori del Papa e i mascalzoni se ne approfittano. (…)

Quanto al fatto che l’elezione di Francesco sia stata orchestrata dai cardinali modernisti — per esempio i kasperiani, i rahneriani e i martiniani -, forse sotto la pressione della massoneria, è senz’altro plausibile. Ma io non insisterei su questo fatto.

Naturalmente, quel che ci distanzia dall’analisi di padre Cavalcoli (e di monsignor Livi) non è "solo", si fa per dire, la risposta alla domanda sul che fare nei confronti di Bergoglio, ma tutto il giudizio, storico e dottrinale, sul Concilio Vaticano II: che , per essi, è stato pienamente legittimo, e addirittura positivo, solo che poi sarebbe stato "tradito", ingannato e disatteso da erronee interpretazioni e da arbitrarie applicazioni; mentre, per noi, è stato viziato sin dall’inizio da intenti delittuosi, da prassi irregolari e da finalità eretiche, o tendenzialmente eretiche, e quindi non è stato sorretto dall’ispirazione dello Spirito Santo, ma, al contrario, è stato pensato, voluto e sponsorizzato da forze, sia interne che esterne, ostili al Vangelo e alla retta dottrina cattolica, forze di cui è possibile fare anche il nome: dal B’nai’B’rith alla Massoneria, passando per una serie di teologi, come Karl Rahner, il cui scopo era quello di assicurare la rivincita del modernismo, già condannato e scomunicato da Pio X, mediante un’abile mistificazione semantica e approfittando della buona fede della maggioranza dei padri conciliari e, ancor più, del clero e dei fedeli cattolici sparsi in tutto il mondo. Ora, il fatto che uomini come Walrter Kasper, eredi diretti del "pensiero" di Rahner, siano cardinali ed esercitino una funzione decisiva nel governo della Chiesa, e che siano lodati e approvati dal signor Bergoglio, dice chiaramente che quegli intenti delittuosi e quelle forze ereticali e ostili ala Chiesa, hanno trovato compimenti nei cinquant’anni successivi al Concilio, e ora si sono impadronite del vertice della Chiesa stessa. Ma, ripetiamo, al di lò di queste non certo lievi differenze, resta un elemento comune: il giudizio, totalmente negativo, su quanto sta avvenendo, ai nostri giorni, nella Chiesa, e specialmente al suo vertice, da quando è stato eletto papa un gesuita che, poco modestamente, ha voluto per sé, unico papa della stria, il nome del santo di Assisi. A partire da quel giorno, la Chiesa è stata sovraesposta mediaticamente e tutta l’azione del nuovo papa è stata condotta con l’occhio costantemente rivolto a giornali e televisioni, al fine di promuovere la propria immagine e di piacere agli uomini, compresi i nemici di Gesù Cristo, più che a Dio stesso…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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