
Ma che c’entrano i falsi profughi con la Natività?
27 Dicembre 2017
Ha bestemmiato contro lo Spirito Santo
27 Dicembre 2017Don Paolo Farinella è un prete della diocesi di Genova, degno erede di don Andrea Gallo, che, da un po’ di tempo, fa molto parlare di sé. Ma siccome le sue sparate in chiesa e i suoi gesti spettacolari e sconcertanti non gli paiono sufficienti ad attirare l’attenzione, ha anche creato un sito informatico nel quale si presenta e parla ampiamente di sé, trasudando narcisismo ed esibizionismo oltre il limite del buon gusto e della decenza. Prendiamo atto che questo prete dei carrugi, cioè questo prete di strada che "più di strada" non si può, trova sia il tempo che il denaro sufficienti per curare, con molta attenzione e precisione, la sua immagine pubblica; intendiamoci, non che imbastire un sito o un blog costi molto denaro, ma insomma qualche centinaio di euro, come minimo, ci vogliono, senza contare le ore di lavoro, il che è degno di nota, da parte di un sacerdote che dice di avere i poveri e i migranti quale sola ragione di vita e di ministero. Nella sua autobiografia informatica, si definisce, con somma modestia, biblista, scrittore e saggista, anche se le sue doti di intellettuale si possono desumere da frasi come questa: Berlusconi? Gli darei l’estrema unzione fino ad annegarlo, e dalle quali traspariono, oltre alla sua raffinata preparazione culturale, anche la sua misericordia, la sua carità e la sua delicatezza di sacerdote e di uomo. Si definisce un cercatore dell’Assoluto e, vantando di aver soggiornato alcuni anni in Palestina, dichiara senza tanti fronzoli e giri di parole, di essere un convinto assertore della "ebraicità" del cristianesimo, (che) divulga con scritti e conferenze la necessità per i cristiani di attingere alle fonti giudaiche per assaporare il vangelo (lettera minuscola) in tutta la sua sapienza. In altre parole, si ritiene depositario di una forma di cristianesimo tutta particolare, un cristianesimo giudaizzante, nel quale, a quanto pare, non c’è spazio per il piccolo dettaglio che il giudaismo ha rifiutato Gesù Cristo, lo ha maledetto e lo ha messo in Croce, e continua a maledirlo, con il Talmud, lui e tutti i suoi seguaci. Ora, sapevamo che, dopo il Concilio Vaticano II – di cui don Farinella è un grande ammiratore, ma che, sostiene, deve essere "superato", mediante un nuovo concilio che realizzi finalmente ciò che esso ha impostato, ma non portato sino in fondo — ogni prete progressista e modernista si sente libero di dire e scrivere tutto quel che gli pare e piace, senza chiedere il permesso a nessuno, tanto la teologia è un’opinione, grazie alla "svolta antropologica" di Karl Rahner & Soci; ma che perfino la concezione generale del cristianesimo fosse soggetta alle interpretazioni individuali dei singoli sacerdoti, questa non la sapevamo ancora, e l’apprendiamo adesso, grazie a lui e a quelli che, sopra di lui — il cardinale Bagnasco, per esempio — lo lasciano libero d’impazzare e straparlare, senza freni né limiti.
Ma torniamo a quel "vangelo" con la lettera minuscola, la cui "sapienza", sempre con la minuscola, si può assaporare pienamente solo se si attinge alle fonti giudaiche (strano, però, perché a noi risultava che tutti e quattro i Vangeli sono scritti in greco, e così pure tutti gli altri libri del Nuovo Testamento; si vede che ad altri risulta diversamente). Già il fatto di ridurre il santo Vangelo a una fonte di "sapienza", cioè ad una sapienza umana, equivale a snaturarlo completamente, visto che, per i cristiani, il Vangelo non è un libro umano, ma divinamente ispirato, e quel che contiene non è sapienza umana, ma Verità divina. Semmai, potemmo definirlo una fonte di Sapienza, però con la maiuscola, per far capire che ciò che esso rivela agli uomini viene da Dio e non da loro. Ma c’è un’altra cosa degna di nota, nell’uso che don Farinella fa delle minuscole e delle maiuscole. Infatti, se scrive sia "vangelo" che "sapienza" (parlando del Vangelo) con la minuscola, ci si aspetterebbe che un giornale dei nostri giorni, specializzato in cronache politiche, non meriti la maiuscola, più di quanto, a suo giudizio, ne meriti la Parola di Cristo. Invece quando parla de Il Fatto Quotidiano, sulla cui edizione informatica tiene un blog – da cui c’informa, facendo il verso a Cecco Angiolieri, che se fosse papa, abolirebbe il Natale – che Il Fatto è ormai l’unica Parola (maiuscola) che grida nel deserto delle convenienze. Vangelo con la minuscola e blog con la maiuscola: interessante.
Dunque, "per rispetto verso i migranti", che tanto gli stanno a cuore, evidentemente più dei cattolici e più di Gesù Cristo, quest’anno don Farinella ha deciso di eliminare la santa Messa della vigilia di Natale, e così pure la santa Messa di Capodanno e quella dell’Epifania; in altri termini — sono parole sue — ha deciso di abolire il Natale, così, di sua iniziativa, o meglio, secondo lui, dopo essersi consultato con altri frequentatori della chiesa di San Torpete (la quale non fa parrocchia: si vede che l’avevano messo lì sperando che facesse meno danni; invece…), usi a frequentarla appunto per ascoltare i suoi meravigliosi sermoni, per quanto lunghi essi siano; è lui stesso ad infornarci che le "sue" Messe durano da un’ora e mezza a due ore. Circostanza che lo accomunerebbe, almeno in apparenza, a san Pio da Pietrelcina, ma non sia mai: Padre Pio è morto e bisogna lasciarlo sotto terra, perché, sono sempre parole testuali del prete genovese, il suo era un cristianesimo "ancestrale e superato", e quanto alla sua santità e alle stimmate, lui non ci crede, era solo un isterico e le stimmate chissà come se le faceva; del resto, soggiunge il bravo don Farinelli, che ormai ha rotto completamente i freni e abbandonato ogni riserbo, lui non crede nemmeno alle stimmate di san Francesco d’Assisi.
Ad ogni modo, don Farinella, sempre molto loquace e comunicativo in tutto ciò che lo riguarda, ha voluto infornare i fedeli delle sue recenti decisioni "natalizie", e lo ha fatto per mezzo di un prolisso e farneticante comunicato, in uno stile che ricorda altri deliranti comunicati degli anni passati (chi non ha più vent’anni capisce bene a cosa stiamo alludendo), coi quali ha in comune, del resto, la visione di fondo: marxista, classista, aggressiva, tutta politica e materialista, senza un briciolo di spiritualità, o di senso della trascendenza, e men che meno di amore di carità nel senso cristiano della parola, nei confronti, si capisce, agli egoisti e arroganti abitanti del Nord della terra, sfruttatori spietati e inumani di quelli del Sud; giacché l’amore di don Farinella se ne va tutto ai migranti e ai poveri (in senso esclusivamente economico), beninteso se hanno la pelle scura e se vengono da società islamiche; nel qual caso la sua esortazione alle ragazze africane è quella di lasciarsi infibulare senza fare troppe storie, perché, anche se risiedono in Italia, devono tuttavia rispettare le decisioni dei loro genitori e la loro stessa identità culturale e religiosa; il che la dice lunga su quel che pensa costui della tanto sbandierata "integrazione" dei migranti. E se questo è quel che pensa della infibulazione, preferiamo non indagare su quale sia la sua opinione circa la clitoridectomia, altrettanto volentieri praticata sulle ragazzine di quella provenienza culturale, cioè sull’asportazione drastica e definitiva del clitoride, sempre in omaggio alla tradizione. Perfetto esempio, del resto, di quel neoclero progressista e ultramoderno, e ovviamente anche ultrafemminista, il cui femminismo, però, come del resto quello della signora Boldrini & Soci, si arresta sul confine invalicabile del colore della pelle: perché costoro sono tanto implacabili nel denunciare il maschilismo, gli stupri e le violenze sulle donne, quando provengono da maschi di razza bianca, quanto improvvisamente silenziosi e reticenti se si tratta di stupri e violenze perpetrati da giovani islamici, nella cui cultura di provenienza, come tutti sanno, il rispetto della donna è massimo, e le pari opportunità fra uomo e donna sono una acquisizione universale, pacifica e indiscussa.
Riportiamo qui il passaggio centrale del comunicato di don Farinella, rispettando anche l’uso del grassetto e invitiamo chi fosse interessato a leggerselo tutto, essendo disponibile su vari siti internet:
*Premetto che quest’anno nella mia chiesa, d’accordo con i frequentatori abituali, abbiamo fatto una «scelta pastorale»: non celebriamo la veglia di Natale né la Messa di Capodanno né quella dell’Epifania. In altre parole, di fatto,aboliamo il Natale.
San Torpete in Genova, dal sec. XII è parrocchia riservata alla famiglia dei marchesi Cattaneo-Della Volta, la quale nel 1995 con atto notarile la cedette alla diocesi di Genova. Al termine del primo restauro, durato 10 anni, nel 2005, fui nominato «Amministratore parrocchiale». Mi trovo quindi in una parrocchia aperta al pubblico, ma senza territorio e, di fatto, senza parrocchiani perché i discendenti dei Cattaneo-Della Volta, circa una quarantina di persone, sono sparsi per il mondo. La parrocchia è frequentata da persone che provengono da ogni quartiere di Genova, anche da fuori Genova. Non pochi per partecipare impiegano un’ora e anche un’ora e mezza per venire e altrettante per tornare. La liturgia che si svolge a San Torpete non è «la Messa della mutua» o dei saldi, ma è una scuola della Parola e dura da un’ora e mezza e due ore. Tenendo conto di «questa» realtà, abbiamo deciso di privilegiare «solo la domenica — Dies Domini», tralasciando tutto il resto, Veglia, Capodanno ed Epifania che capitando di sabato si addossano le une alle altre, con ingorgo per noi ingestibile. Motivi di fede. Celebrare il Natale come gli altri anni, come se nulla stesse accadendo, significherebbe compiere un atto d’inciviltà, di mistificazione e di complicità. Oggi Natale è il contrario di quello dovrebbe significare: esattamente l’opposto. Esso è strumento di un sistema economico assassino, che fomenta lo sperpero, alimenta la falsità dei falsi sentimenti d’occasione (a Natale bisogna essere buoni!!!!) e illude perché tutto lo scempio delle ingiustizie, delle immoralità e del buonismo a buon mercato si ritualizza nel contesto di una religiosità blasfema. Si inneggia al presepe col Bambino, Maria e Giuseppe, attorniati da pastori, oche e animali vari, facendo finta di non sapere che quel Bambino è un Profugo, che scappa dalla polizia di Erode, ricercato per essere fatto fuori, emigrante in Egitto in cerca di salvezza e di fortuna, nato fuori dall’abitato perché nessuno lo voleva. Solo i pastori, gli emarginati «impuri» del tempo lo assistono, mentre nel tempio di Gerusalemme splendono le luci e si elevano i canti al Dio dei cieli e compagnia cantando. Nel 2017 Cristo non nasce in Italia, in Europa, negli Usa e non nasce nelle chiese: Egli nasce e resta nei campi profughi della Turchia che sperpera lautamente i tre miliardi della UE perché Gesù Bambino sia tenuto lontano dai Paesi europei, ubriachi di «civiltà cristiana». Egli è in Libia, dove i tanti Gesù Bambini senza pastori, Magi o pecorelle e nenie, sono stuprati, venduti, violentati e anche assassinati. Quest’anno Gesù nasce "dentro il Mediterraneo", che assume la forma di una tomba. L’arte bizantina ha sempre raffigurato la culla di Gesù nascente a forma di sarcofago/tomba, forse immaginando che un giorno sarebbe successo «alla grande» a centinaia e centinaia di Gesù Bambini colpevoli di cercare la vita. In Italia, in Europa, negli Usa, nel Mondo, rigurgiti pericolosi di fascismo stanno strozzando la fragile Democrazia e sono proprio i fascisti che difendono «la civiltà cristiana» e i valori cristiani, mentre affermano il loro razzismo.
Da parte nostra, non ci sembra nemmeno il caso di commentare ulteriormente un siffatto sproloquio, nel quale si respira una greve atmosfera politica dal principio alla fine, e nessuna religiosità, nessun senso della divina Rivelazione. Gesù era un migrante, Gesù era un profugo (che abbia copiato dall’omelia natalizia di Bergoglio?; o che entrambi abbiano copiato dalle interviste di Soros?), ma che Gesù era Dio Incarnato, venuto nel mondo a prendere su di sé i nostri peccati, al prezzo della sua vita, questo no, non salta fuori; questo i neopreti progressisti e modernisti non lo dicono mai, neppure se li si mette sotto tortura, perché il Gesù che hanno in mente è sempre e solo un rivoluzionario, un predicatore di giustizia sociale, un leader della lotta di classe, e non certo il Figlio Unigenito di Dio, venuto per fare, in perfetta obbedienza, la volontà del Padre suo. Ribadiamo il concetto: qui, in questo discorso, in queste parole, non c’è neppure l’ombra del cristianesimo, se il cristianesimo è la religione che tramanda il senso del Vangelo (con la maiuscola, posti che sia ancora consentito), a sua volta incentrato sulla Incarnazione e sulla Passione, Morte e Resurrezione di Dio, nella Persona di Gesù Cristo. L’allusione all’Europa "ubriaca di civiltà cristiana", peraltro assurda sotto il profilo storico e culturale – il problema dell’Europa è che si è dimenticata da un pezzo del cristianesimo, e non certo che ne ha fatto un’ubriacatura — e anche il riferimento finale al "fascismo", alludono, probabilmente, all’uso strumentale dei simboli del cristianesimo da parte di certe forze politiche. Per capire questo passaggio, bisogna sapere che don Farinelli ha rinunciato a fare, oltre il Natale, anche il Presepio, nella sua chiesa, e lo ha spiegato così: per protestare contro Salvini, il quale, dopo gli attentati di Parigi, aveva detto: Facciamo il Presepio come segno della nostra resistenza all’islam! Perciò, riassumendo: niente santa Messa di Natale, per rispetto verso i migranti; niente Presepio, in odio alla Lega; niente Incarnazione, né Redenzione, ma solo lotta di classe contro l’Unione europea e i "rigurgiti di fascismo", qui e negli Stati Uniti. Forse qualcuno dovrebbe avvertire don Farinelli che siamo nel dicembre 2017 e non nel maggio 1968. E forse il suo vescovo dovrebbe chiedergli se vuol fare il prete o il rivoluzionario a tempo pieno; sempre che non sia troppo impegnato a offrire il Corpo di Cristo ai pubblici peccatori…
Fonte dell'immagine in evidenza: RAI