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Ha bestemmiato contro lo Spirito Santo

Nell’udienza generale di mercoledì 23 agosto 2017, nell’aula Paolo VI, il papa, falsificando la Bibbia, ha bestemmiato contro lo Spirito Santo. Fa specie che quasi nessuno se ne sia accorto: vuol dire che il livello medio di conoscenza della dottrina cattolica lascia molto, ma molto a desiderare. Pure, fra tutte quelle persone, radunate lì per ascoltare la voce del successore di san Pietro, ce n’erano alcune che non potevano non capire, a cominciare dai sacerdoti; tuttavia, non hanno fatto una piega. O hanno finto di non aver sentito, di non aver compreso, oppure, peggio ancora, hanno sentito e capito benissimo, ma hanno approvato la falsificazione e l’intollerabile forzatura di significato che il (falso) papa Bergoglio ha impresso alle sacre Scritture. Fatto sta che, in altri tempi, diciamo solo pochi anni fa, lo scandalo sarebbe scoppiato: qualcuno avrebbe sentito il dovere morale di alzare la mano, di sollevare la questione, di porre l’interrogativo scomodo: Perché il papa ha detto una cosa simile? Egli è il capo della Chiesa, non ne è il padrone; ed è il custode della fede, senza alcun potere di modificarla a suo piacere. Si è comportato come il direttore di una banca, o come l’amministratore delegato di una grande azienda, i quali dispongano dei soldi dei risparmiatori o degli azionisti, come se fossero soldi loro. Una cosa peggio che scandalosa: una cosa delittuosa, un incredibile abuso, reso ancor più riprovevole, ancor più sacrilego, dall’essere stato perpetrato nella piena consapevolezza della buona fede altrui: mai più un pellegrino, il quale si reca a Roma per udire la voce del papa, si aspetta che egli oserebbe falsificare la dottrina, per giunta su di un punto di capitale importanza.

L’argomento dell’udienza verteva sulla virtù teologale della Speranza cristiana, peraltro senza evidenziarne adeguatamente il carattere soprannaturale, di dono divino che si trasmette agli uomini, e che gli uomini non possono, in alcun modo, darsi da se stessi; e prendeva lo spunto da un passo del Libro dell’Apocalisse, 21, 5, nel quale si dice: Ecco, io faccio nuove tutte le cose; il sottotitolo, peraltro (si confronti il testo esatto sul sito internet intitolato Francesco, alla pagina Udienze 2017) recita: La novità della speranza cristiana, e questa volta, chi lo sa perché, la parola "speranza" è scritta con la lettera minuscola, come se fosse una virtù di origine umana, invece che un dono sopranaturale della grazia divina. Non lo riportiamo integralmente; invitiamo tutti a farlo, sul detto sito internet; ne riportiamo solo la prima parte, fino a circa un terzo del testo completo, perché è in essa che si trova la bestemmia contro lo Spirito Santo. Prima di procedere, però, vogliamo ricordare che cos’è il peccato contro lo Spirito Santo, come viene insegnato perfino ai bambini destinati alla Prima Comunione, e che, pertanto, qualsiasi cattolico adulto, degno di questo nome, dovrebbe conoscere benissimo, e, ovviamente, saper anche riconoscere, allorché, per disavventura, vi si dovesse imbattere. Esso è di sei tipi, e precisamente: 1, disperare della salvezza; 2, presunzione di salvarsi senza merito; 3, impugnare la verità conosciuta; 4, invidia della grazia altrui; 5, ostinazione nei peccati; 6, impenitenza finale. Osserviamo, di sfuggita, che il (falso) papa Bergoglio ha già commesso alcuni di questi peccati, per esempio il terzo, nell’esortazione Amoris laetitia, quando ha aperto uno spiraglio sulla liceità dell’adulterio e delle seconde nozze o della nuova convivenza, da parte di un coniuge separato, il che va contro l’insegnamento esplicito di Gesù Cristo sulla indissolubilità del matrimonio; e il quinto, per la stessa ragione, quando ha affermato che il separato risposato può anche permanere nella situazione di adulterio, e tuttavia accostarsi al Sacrificio eucaristico; e il primo e il sesto contemporaneamente, quando ha detto che anche Giuda forse si è salvato, perché si era pentito, di nuovo andando contro le esplicite parole dei Vangeli, ove si dice che Giuda si suicidò perché disperava della salvezza e che provava sì rimorso, ma non pentimento, che è tutta un’altra cosa, ossia quello che mostrò di provare san Pietro dopo che aveva rinnegato Gesù Cristo. Ma nella udienza del 23 agosto scorso, la bestemmia contro lo Spirito Santo si concretizza nella prima forma: presunzione di salvarsi senza merito.

Ecco dunque il testo del discorso iniziale di Bergoglio:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio nel libro dell’Apocalisse, e dice così: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (21,5). La speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese.

Non è cristiano camminare con lo sguardo rivolto verso il basso — come fanno i maiali: sempre vanno così — senza alzare gli occhi all’orizzonte. Come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo, e noi fossimo costretti ad un eterno girovagare, senza alcuna ragione per tante nostre fatiche. Questo non è cristiano.

Le pagine finali della Bibbia ci mostrano l’orizzonte ultimo del cammino del credente: la Gerusalemme del Cielo, la Gerusalemme celeste. Essa è immaginata anzitutto come una immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro (Ap 21,3). E questa è la nostra speranza. E cosa farà Dio, quando finalmente saremo con Lui? Userà una tenerezza infinita nei nostri confronti, come un padre che accoglie i suoi figli che hanno a lungo faticato e sofferto. Giovanni, nell’Apocalisse, profetizza: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! [… Egli] asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate […] Ecco io faccio nuove tutte le cose!» (21,3-5). Il Dio della novità!

Lasciamo perdere la faccenda del "Dio delle novità e delle sorprese", che è, nella più benevola delle interpretazioni, una trovata di dubbio gusto, come se Dio fosse un prestigiatore che vuole sempre stupire il suo pubblico, improvvisando qualcosa di diverso da ciò che gli uomini si aspettava nome da ciò che Lui stesso aveva fatto loro conoscere: come se la divina Rivelazione fosse solo la facciata di un copione a sorpresa che Egli tiene da conto per il gran finale, come un poeta barocco, un Giambattista Marino, il cui scopo dichiarato è meravigliare ad ogni costo. Sorvoliamo anche, per quanto possibile, sulla greve similitudine dei maiali, che è di una crudezza inutile e grossolana, e che, oltretutto, se presa alla lettera, renderebbe quanto meno imbarazzanti le amicizie e le simpatie sbandierate da questo (falso) papa nei confronti d’individui come il defunto Marco Pannella e come la vivente Emma Bonino, i quali, in base alla sua immagine, vivono certamente guardando in basso, come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo: e che, pertanto, somiglierebbero a dei maiali; né occorre specificare cosa si debba pensare di chi ostenta d’accompagnarsi ai maiali. Concentriamo invece la nostra attenzione – ma, ripetiamo, non è che occorra "concentrarsi" poi tanto, la cosa essendo purtroppo evidentissima — sul terzo capoverso.

Riferendosi sempre all’Apocalisse, e citando un versetto preciso, Ap 21, 3, egli descrive la Gerusalemme celeste, ossia il Paradiso, come una immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro. Quali uomini saranno chiamati da Dio per abitare con Lui sotto l’immensa tenda della Gerusalemme Celeste? Tutti gli uomini, dice il papa. Davvero? Ma allora, che senso ha parlare del Giudizio, dell’inferno e del Paradiso? Infatti, Bergoglio non ne parla mai, anche se la dottrina dei Novissimi fa parte, da sempre, del sacro Magistero, oltre che del diretto insegnamento di Gesù Cristo, ribadito più volte nei quattro Vangeli e negli altri testi del Nuovo Testamento; dice che Dio accoglierà tutti gli uomini. E cosa dice, esattamente, il passo da lui citato dell’Apocalisse? Riportiamo la traduzione della Bibbia di Gerusalemme: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". Quel "tutti", insomma, non c’è. E non si tratta di un dettaglio, di un caso fortuito: non c’è perché non potrebbe esserci. Prima di descrivere la Gerusalemme Celeste, l’Apocalisse ha descritto la battaglia finale tra le forze del Bene e quelle del Male, nonché il Giudizio universale di Dio, dopo la resurrezione dei corpi: ed ecco cosa dice (20, 7-15):

Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.

Vidi poi un gran trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé. Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.

Dunque, il discorso papale del 23 agosto 2017 non è cattolico (non lo è fin dal saluto: buongiorno!); è un inganno, perché racconta solo mezza verità: parla solo di quelli che andranno in Cielo, presso Dio; ma dice, mentendo, che tale sarà il destino di tutti gli uomini, mentre l’Apocalisse, cui fa riferimento – come, del resto, i Vangeli, dove Gesù parla spesso di questo punto, così come ne parlano gli altri autori del Nuovo Testamento — non dice affatto così, ma dichiara con estrema chiarezza che i malvagi verranno giudicati e poi scaraventati all’inferno, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (cfr. Mt, 25, 41). Non è possibile il minimo equivoco, perché non c’è la benché minima oscurità in queste espressioni: vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere… E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco. Dunque, il papa si è preso l’inconcepibile libertà di raccontare una verità a modo suo, di tagliare quel che non gli piace della Bibbia e di sottolineare quel che gli piace; in tal modo, ha costruito un racconto pseudo biblico che è l’esatto contrario di quello autentico, e una pseudo rivelazione che non è la Rivelazione cristiana, ma un’altra cosa, una cosa completamente diversa: e che, essendo la deliberata e ostinata falsificazione di quella, puzza maledettamente di zolfo. Ecco: questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo, il peccato del quale Gesù stesso ha detto che, a differenza di tutti gli altri peccati, non potrà mai essere perdonato (cfr. Mc, 3, 29). E davanti a una falsificazione così palese, così inaudita, così sfrontata, tutti, o quasi tutti, hanno taciuto; nessuno ha sollevato obiezioni: ebbene, anche di questo chi c’era, chi ha udito, chi poteva dire o fare qualcosa, e non ha detto né fatto alcunché, dovrà rendere conto.

Togliendo il Giudizio, togliendo il discrimine fra buoni e malvagi, togliendo l’inferno e lasciando il solo paradiso per tutti, all’ingrosso, biglietto gratuito garantito, il (falso) papa Bergoglio ha toccato il vertice dell’eresia e del’apostasia. Quel che sta facendo è gravissimo: sta cambiando la dottrina e, di conseguenza, la morale cattolica, sotto gli occhi dei fedeli, quasi a sfidarli, se mai sono capaci di fermarlo. Il fatto che nessuno reagisca, o quasi, sta a indicare quanto la Chiesa cattolica, o quel che ne resta ancora, sia caduta in basso; e quali enormi passi avanti abbia fatto, dal suo stesso interno, la neochiesa gnostica e massonica, modernista e sincretista, per la quale il male non esiste, il diavolo nemmeno, e le sacre Scritture devono essere lette "in situazione", storicizzando, discernendo, parafrasando, minimizzando, cercando di andare oltre il linguaggio figurato e "mitologico"; tanto più, come osserva con suprema sagacia padre Sosa Abascal, che ai tempi della Bibbia non c’erano i registratori, e quindi chi lo sa cosa si dice in essa per davvero. Lutero docet: mai fidarsi di quel che dice la Chiesa circa la Bibbia; bisogna vedere, rivedere, aggiornare, parafrasare, allegorizzare, demitizzare: da quando in qua si può aver fiducia negli Apostoli, nei Padri della Chiesa, nei Dottori, dei Santi, nel Magistero dei papi e di ciò che affermano da un paio di millenni? Noi, generazione fortunata, viviamo ai tempi in cui finalmente si sta attuando la rivoluzione del Concilio; altro che cieli nuovi e terra nuova: tutto questo è già qui, gentile omaggio della neochiesa eretica e apostatica.

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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