
Giuseppe Savino, elogio della scrittura “pulita”
17 Ottobre 2017
A che serve, o a chi, una religione senza Dio?
19 Ottobre 2017Sulla scia della cultura dominante, di tutto quel che ci è stato detto e insegnato fin dai banchi di scuola, e ripetuto da innumerevoli film, programmi televisivi, romanzi e persino giornalini a fumetti, noi sappiamo, o crediamo di sapere, almeno a grandi linee, cosa furono il Rinascimento, la Riforma e la Controriforma. Sappiamo, o crediamo di sapere, che il Rinascimento fu il trionfo della ragione, della bellezza, della libertà del pensiero, dopo lunghi secoli di oscurantismo, superstizione e oppressione religiosa e clericale; che la Riforma fu una ventata di rinnovamento nell’aria morta della Chiesa, che nacque da un bisogno di purezza e di coerenza evangelica, nonché di ritorno allo spirito genuino del cristianesimo delle origini, corrotto da secoli d’incrostazioni e adulterazioni del potere ecclesiastico; e che la Controriforma fu la reazione del cattolicesimo contro questo vento di rinnovamento, una restaurazione del cristianesimo nella sua forma più cupa, più tetra e oppressiva, e un ritorno al centralismo e all’autoritarismo papali. Che tutto questo sia quanto vogliono che sia creduto dai poteri occulti odierni; che sia la versione propagandistica dei vincitori: razionalisti, atei, luterani, massoni, da settori del giudaismo come il B’nai B’rith, e che corrisponda a una versione adulterata e addomesticata della storia, mirante a tenerci nell’ignoranza e a privarci delle nostre radici, a farci vergognare — noi cattolici — della nostra identità, a sottrarci la nostra fierezza, facendo sì che noi stessi identifichiamo il cattolicesimo come il nemico del Rinascimento e della Riforma, le due cose migliori che la cultura europea abbia prodotto prima dell’illuminismo, e come una forza d’inerzia che si è fondata sulla repressione, sui roghi e sui tribunali dell’Inquisizione, forse non ci è mai venuto in mente; forse l’idea non ci ha mai sfiorato.
Peccato, perché avrebbe dovuto. Se così fosse stato, magari avremmo ripreso in mano ciò che credevamo di sapere, lo avremmo sottoposto a una critica, avremmo verificato una serie di fatti e saremmo giunti alla conclusione che, dopotutto, la storia è scritta sempre dai vincitori, e questo caso non fa eccezione alla regola. A causa della nostra pigrizia intellettuale e del nostro conformismo culturale, però, abbiamo sprecato diverse occasioni di svegliarci prima, di riflettere seriamente sul nostro supposto sapere, o, almeno, di prendere un po’ più sul serio alcuni studiosi isolati i quali avevano intravisto la verità e avevano cerato di trasmetterla, incontrando, però, un vero e proprio muro di gomma. Oltre alla congiura del silenzio, cui sono stati sottoposti da chi detiene i mezzi materiali della cultura dominante — università, case editrici, grande stampa, eccetera — vi è stata, nei confronti dei più tenaci e dei più coerenti di essi, una vera e propria campagna di delegittimazione, sia intellettuale che, in certi casi, morale; un’azione continua, martellante, finalizzata a screditarli, ridicolizzarli, infangarli, per fare sì che le loro parole non venissero prese in considerazione, anzi, che non venissero ascoltate per nulla, dato che solo pronunciare il nome di quei pochi equivaleva a suscitare un sorriso ironico, una smorfia d’impazienza, qualche commento sarcastico da parte del pubblico, convinto di sapere che si trattava di pochi esagitati, un po’ pericolosi, perché in odore di complottismo. Eppure, loro avevano intuito giusto e il pubblico era sprofondato nella sua ebete ignoranza; e stringe il cuore il pensiero di quanti falsi intellettuali, di quanti storici conformisti, di quanti scrittori e pensatori che non avevano e non hanno nulla da dire, ma dicevano e dicono quel che piace alle masse, e, soprattutto, che dicono quanto è gradito ai poteri occulti, sono stati e sono ammirati e onorati, mentre quegli altri, quei sinceri ricercatori della verità, che avrebbero meritato attenzione e rispetto, nonostante alcuni errori commessi nelle loro ricerche, alcune ingenuità, alcune eccesive semplificazioni, sono stati condannati a un perpetuo oblio, in vita e in morte.
Uno di questi oscuri ricercatori della verità è stato un prete friulano, isolato nella sua piccola parrocchia della diocesi di Concordia-Pordenone, Soleschiano: don Luigi Cozzi, scomparso il 4 ottobre del 2001, a ottantasette anni di età, del quale ci eravamo già occupato in alcuni vecchi articoli (cfr. Paolo VI era massone? Il "fumo di Satana" in Vaticano, e Un prete tradizionalista e "complottista" molto, ma molto comodo: Luigi Cozzi, pubblicati entrambi sul sito di Arianna Editrice, rispettivamente il 15/02/2008 e il 28/03/2009). Studiando da autodidatta, pubblicando a sue spese i propri libri, egli aveva tracciato un grandioso affresco della storia europea, dal cristianesimo ai nostri giorni, ravvisando la presenza costante, e sempre più tenace e organizzata, di una forza oscura, o di una serie di forze, coalizzate contro Gesù Cristo e contro il Vangelo, e tese a distruggerne l’opera, per quanto possibile, o a indebolirla e avvelenarla dall’interno; forze che egli, nei tempi moderni, identificava con il potere sinarchico della gnosi e con la massoneria, in contrasto solo apparente, ma in effetti in convergenza, con l’azione di alcune centrali del giudaismo internazionale, e specialmente del potere finanziario ebraico. A suo parere la Cabala, l’occultismo, la magia cerimoniale, le sette sataniche, manovrano da molti anni, da secoli, per spegnere la luce del cristianesimo e per far fallire il piano della Redenzione divina, facendo leva sull’eterno orgoglio umano, sull’eterna superbia intellettuale che spinge gli uomini a volersi fare gli dei di se stessi, sostituendo il culto dell’uomo al culto naturale e legittimo dovuto a Dio solo; per cui, letti in questa prospettiva, fenomeni come il Rinascimento, l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese e quella Russa, e altri ancora, che arrivano fino ai nostri giorni, cioè, secondo il Cozzi, fino al modernismo e, poi, al Concilio Vaticano II, acquistano una luce completamente nuova e diversa da quella in cui li avevamo sempre visti. Egli nota, inoltre, in ciascuna di queste "svolte" della storia moderna, una consistente presenza ebraica, anche se, spesso, più o meno abilmente dissimulata; il che lo porta a concludere, non già con un giudizio di generica condanna, o di generico sospetto, contro l’intero popolo ebreo, ma con l’ipotesi che alcuni centri di potere ebraico, in combutta con alcune società segrete, apparentemente di tutt’altro indirizzo, abbiano in realtà preordinato e, fino a un certo punto, "pilotato", le vicende della storia moderna, secondo i loro obiettivi segreti e con la ferma volontà di porre un’ipoteca decisiva sui nodi strategici del potere mondiale.
Prendiamo il caso del Rinascimento. Per prima cosa, il Cozzi si domandava, e domandava ai suoi lettori: ma Rinascimento, di chi? Per fare cosa? Rinascimento, si dice, delle lettere, delle arti, del pensiero, della civiltà; benissimo: ma fu realmente un fenomeno spontaneo, scaturente dalla società stessa, dalle sue basi spirituali, oppure fu una specie d’inversione del paradigma culturale, un capovolgimento della visione del mondo e della morale stessa, attuato da una minuscola élite di soggetti estranei al popolo e ben decisi a imporre il loro punto di vista e i loro obiettivi a medio e lungo termine? E questi obiettivi non contemplavano forse, in ultima analisi, una resurrezione, una restaurazione della concezione pagana? Un rifiuto del Dio cristiano, di Gesù Cristo, e un ritorno alla gnosi, al naturalismo, al panteismo, all’antropocentrismo? E non è forse possibile riconoscere, fra i protagonisti di questa "rivoluzione calata dall’alto", sovrani, banchieri, sacerdoti, frati, umanisti, un comune denominatore occulto, un filo rosso passato, in gran parte, inosservato; la comune origine, o il comune interesse verso il giudaismo spagnolo, il Talmud e la Cabala, e la presenza di marranos, ebrei convertiti a forza, e, forse, desiderosi di vendicarsi, inquinando dall’interno il clima della Chiesa cattolica e minando alle basi la sua sopravvivenza, sia attraverso scandali ed eccessi, sia suscitando l’azione di fanatici e spietati riformatori e contro-riformatori, i quali, con la scusa di rinnovare o difendere la Chiesa, miravano, in realtà, a distruggerla e, con essa, il cristianesimo? È forse un caso, domanda il Cozzi, che Torquemada, il grande inquisire di Spagna, fosse figlio di conversos; che il teologo cattolico e antisemita Johannes Pfefferkorn provenisse al giudaismo; che sant’Ignazio di Loyola fosse particolarmente amico degli ebrei e, secondo certe voci, ebreo egli stesso (si noti che il giudizio del Cozzi sui gesuiti è molto severo, poiché li accusa di un forsennato razionalismo, che è, almeno potenzialmente, nemico della fede, dono gratuito di Dio).
Scriveva, dunque, don Luigi Cozzi nel suo secondo libro L’uomo, tra mistero, miti e menzogne (Solimbergo, Pordenone, 1981, pp. 94-96):
L’elezione a sommo pontefice di Rodrigo Borgia, col nome di Alessandro VI di ascendenza "conversa" spagnola, ad opera di cardinali o della stessa matrice o corrotti dall’oro, portò il papato in bassifondi difficilmente superabili. La terribile Inquisizione e la cacciata degli Ebrei dalla Spagna, voluta dai marrani Ferdinando il Cattolico e dal Torquemada, li fece esondare in buona parte nell’Italia a cominciare dallo Stato Pontificio. Il Borgia impose una multa di 2 mila ducati in po’ delle casse vaticane, agli ebrei romani, assimilati da antica data, che non volevano fra i piedi quei voraci e fanatici correligionari. Il suo figlio Cesare con massacri e tradimenti renderà incandescente un anticlericalismo tutt’ora virulento. L’altra figlia, Lucrezia, rinverdirà le peggiori oscenità delle Messaline e Agrippine imperiali.
A fianco dell’Inquisizione sorgeva la "Compagnia di Gesù", fondata da un altro "converso", Ignazio Lopez de Recaldo, micidialmente razionalistica e formalistica, radicalmente in contrasto con l’unica sorgiva del Cristianesimo: l’effusione dello Spirito Santo per mezzo di una mistica ed ascesi sgorganti dalla Croce.
Al Nord sul terreno inquinato da una esegesi talmud-cabalistica, insorgeva virulenta l’eresia luterana, proditoriamente accesa dall’agente provocatore ebreo Pfefferkorn. Il vero padrone fu il frate apostata Lutero, figlio dell’ebrea Lindermann, per cui il "Bollettino della Comunità Israelitica" di Milano del febbraio 1964 poteva pubblicare candidamente: "Lutero era considerato il simbolo della simbiosi ebreo-tedesca, come lo fu ai nostri giorni Marx". E così si deve dire di coloro che hanno elucubrato le ossessive ‘esigenze culturali del nostro tempo’, Hegel, Nietzsche, Freud, Einstein, assurdamente avallate dall’aggiornamento postconciliare, lancia spezzata dell’evoluzionismo gnostico e dell’esaltazione antropologica.
René Guénon, maestro dell’occultismo esoterico, condivide l’idea di un Lutero agente di un centro iniziatico cabalistico. Pure l’arcivescovo di Toledo, Martinez Siliceo affermava: "L’eresia luterana era dovuta ai ‘conversos’ tedeschi, passati al cattolicesimo per pugnalare alla schiena la dottrina del Cristo e sai suoi ordinamenti" (F. Martinelli, "L’inquisizione di Spagna").
Con questa pestilenziale "Riforma" non più lo Spirito Santo era l’unico ispiratore e maestro della Verità, ma il libero arbitrio, razionalista e superbo, come il Serpente aveva suggerito nell’Eden. Non più le buone opere erano il supporto della Fede ma il "pecca fortemente per credere più fortemente". Insomma le solite bestemmie di ogni eresia, a cominciare dagli antichi ebioniti sino all’odierno neomodernismo, contro le verità rivelate e la morale.
Gli antesignani, amici, fautori di Lutero uscivano tutti dalla stessa matrice talmudico-cabalistica, ormai universalmente operanti con la nuova cultura del "Rinascimento giudaico-pagano", furiosamente opposta al Cristianesimo.
L’ebreo Andrea Bodestein, detto Carlostadio, ignorante e insolente, aveva laureato in teologia l’eresiarca nell’università di Vittemberga e poi ne era diventato un fanatico seguace.
Dal "falso converso" Pfefferkorn che scatena la polemica contro i talmudisti, per morire poi in piena esondazione del Protestantesimo col rabbino al fianco, al suo dialettico e finto oppositore Reuchlin col pronipote Melantone, realmente ebreo Schwrzerd, ai frati marrani Bernhardi e Zwilling, ad Erasmo da Rotterdam, oscuro di nascita, erano tutti ossessi cultori della Cabala insorgente. Purtroppo i due papi "conversi" del tempo, Alessandro VI e Leone X, gettavano olio sul fuoco con un lusso principesco, intrallazzando con "l’allegro mercato delle indulgenze" e con gli scandali della loro Corte vaticana.
È proprio sotto la protezione papale che il Bomberg ebreo, stampa a Venezia per la prima volta il Talmud babilonese, che era stato bruciato infinite volte, per le bestemmie che conteneva.
Praticamente ripetevano: Quanti commodi ci elargisce il Cristo, ridotto ad una favola di comodo". Erano i vero eredi dei Sadducei! Oggi gli stessi Sadducei, ritornati in forze col neomodernismo all’interno della Chiesa, preferiscono di nuovo il Talmud e la Cabala al Vangelo e da qui la fine.
Certo: sono cose già dette, magari con diversi particolari; e cose terribilmente scomode, molto politicamente scorrette. Pure, vale la pena di meditarle. Perché, se vi fosse anche solo un fondo di verità, allora tutta la nostra concezione della storia moderna dovrebbe essere seriamente ripensata…
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