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Menzogna, immoralità e irreligiosità sono i tre grandi mali dello spirito moderno

Se dovessimo indicare i tre grandi mali che minacciano l’integrità dell’individuo e della società odierni, diremmo che essi sono la menzogna, l’immoralità e l’irreligiosità; e che, per quanto essi siano sempre stati presenti nella storia, perché sono presenti nel profondo dell’animo umano quando esso è lontano da Dio, pure si nota oggi non solo una recrudescenza, ma una disegno complessivo, una organicità e sistematicità di spinte e di condizionamenti, come se un Potere occulto, maligno ma intelligente, stesse imponendo questi tre grandi mali a livello mondiale, dalle legislazioni degli Stati sino alla morale pratica delle singole persone, nei loro ci portamenti quotidiani.

Si comprende che c’è qualcosa di nuovo, e di diabolico, nella situazione spirituale dell’uomo moderno, precisamente dal fatto che egli non coglie più tali presenze come male, ma come bene, o, comunque, come legittimo esercizio dei suoi diritti, riconosciuti e accettati dalla società o dalla maggioranza degli individui. Questo è un fenomeno estremamente preoccupante, perché non si ripresentava da qualcosa come duemila anni, almeno nell’ambito della nostra civiltà. Per trovare qualche cosa di smile, bisogna andare indietro fino all’epoca della civiltà greco-romana, caratterizzata, specie nella sua fase discendente, dalla schiavitù, dalla brutalità nei rapporti umani, dal disprezzo della vita, dalla guerra e dalla violenza come sole attività nobili e gloriose, dall’aborto e dall’omosessualità dilaganti, dai massacri sanguinari del circo, dove gladiatori e bestie feroci si alternavano alle crocifissioni e alle torture pubbliche più raffinate. Questa orrenda palude è stata bonificata dal cristianesimo e, per duemila anni, gli istinti inferiori sono stati tenuti a bada, le anime si sono rivolte al Bene, alla Verità e all’Amore, pur se non sempre gli uomini sono stati capaci di perseguirli e di realizzarli nella propria vita. Però, mai il male veniva eretto a bene, e viceversa; mai la menzogna veniva spacciata per verità, e viceversa, se non in casi rari e limitati, in situazioni aberranti e particolari, dovute a circostanze eccezionali, e, comunque condannate sia dal sentire comune che, in linea di massima, dalle autorità religiose e civili.

Senza dubbio, questo è un "salto di qualità", ma nella direzione sbagliata. La civiltà moderna sta riportando gli uomini allo stadio in cui si trovavamo duemila anni fa: spregiatori della vita, idolatri, mentitori, lussuriosi, superbi, iracondi, violenti, invidiosi, calunniatori, omicidi; e quel che è peggio, li sta persuadendo, con il veleno sottile di una cultura radicalmente laicizzata e secolarizzata, che ogni capriccio è legge, che ogni impulso è un diritto, che qualunque aberrazione, anche il sadismo, la pedofilia, l’omicidio volontario, possono trovare scusanti, comprensione, legittimazione, e, in certi casi, perfino essere esaltati come cose buone e giuste in se stesse. Il diavolo, che, senza dubbio, dirige questo Potere occulto assai più di quel che i suoi servi sciocchi non credano, gonfi d’orgoglio come sono, e convinti d’essere i vindici e i restauratori dell’autentica libertà dell’uomo contro le menzogne e gl’inganni dei preti, sta celebrando il suo trionfo: mai, forse, nel corso della storia umana, si era avvicinato di tanto alla sua meta finale: staccare e separare irrimediabilmente l’uomo da Dio, facendogli scordare la sua natura spirituale e persuadendolo di essere solo un bruto, evoluto secondo le leggi del caso e interamente "risolto" nel quadro della dimensione naturale; sicché non c’è nulla, in lui, che non sia buono e meritevole di essere portato alla luce, compresi gl’istinti di parricidio, d’incesto, di furto, di ricchezza e potere ad ogni costo, con qualsiasi mezzo. Ma l’uomo non si risolve tutto nella dimensione naturale; in lui vi è anche la vita soprannaturale, impressagli da Dio col sigillo della propria somiglianza; dimentico di ciò, l’uomo regredisce al livello d’un bruto.

Scriveva a questo proposito padre Giuseppe De Rosa, una delle penne più prestigiose della rivista dei gesuiti La civiltà cattolica, nel suo libro Sì, Dio esiste (Elle Di Ci/La Civiltà cattolica, 1998, pp. 220-221):

Ma il male fisico non è che una faccia del problema del male. L’uomo non è soltanto corpo, sensibilità, affettività; è anche — e soprattutto — spirito, fatto per la verità, per il bene, per la giustizia, per la bellezza, per l’amore, e dunque per Dio, che è la Verità assoluta, il Bene infinito, la fonte e la pienezza dell’amore. In realtà, non c’è solamente il male che fa soffrire il corpo; c’è anche il male che corrompe e uccide lo spirito.

Ora, sono mali spirituali il trionfo della menzogna sulla verità e dell’inganno sulla sincerità e la lealtà; la vittoria sfacciata del vizio in tutte le sue forme sulla virtù calpestata e derisa; il trionfo dell’iniquità e dell’ingiustizia, l’oppressione dei poveri e lo sfruttamento dei deboli; il potere sovrano che esercita il denaro al quale tutti si vendono e col quale tutto si compra, anche la coscienza; lo scadimento dei valori morali, il trionfo dell’irreligiosità, il disprezzo e la derisione delle persone religiose. A questo proposito, dobbiamo rilevare che, soprattutto oggi, siamo in presenza di un’instaurazione del "regno del male", cioè di un "potere" organizzato della menzogna, dell’immoralità e dell’irreligiosità. Non si tratta soltanto di questi mali dello spirito — menzogna, immoralità e irreligiosità sono sempre esistite nella storia umana -, ma di un "potere" del male, che, servendosi di strutture politiche, sociali e culturali della società e, soprattutto, del potere economico, riesce a far apparire verità ciò che è menzogna e falsità, e a far apparire menzognero e falso quello che è vero e giusto; riesce a far apparire bene quello che è male, e male quello che è retto e benefico per l’uomo; riesce a far apparire Dio, la religione, la fede cristiana come realtà che alienano l’uomo, lo opprimono, privandolo della sua libertà, e ne impediscono il pieno sviluppo umano, e invece l’irreligiosità e il rifiuto di Dio e delle norme morali come forze liberatrici dalla servitù che la religione imporrebbe all’uomo. Questo potere domina gli uomini di oggi e ha su di essi una presa così capillare e profonda che difficilmente riescono a liberarsi dal suo influsso e a pensare e agire secondo la verità, secondo la legge morale e secondo una visione religiosa della vita.

È questo il fatti veramente nuovo del nostro tempo. Esso mostra a quale profondità si situi il male spirituale oggi e come, perciò, possa avvenire che il suo potere corruttore non sia più nemmeno avvertito, In realtà, siamo di fronte a un gigantesco tentativo di corrompere lo spirito dell’uomo nelle sue radici più profonde e vitali, di deviarlo radicalmente dalla verità, dal bene e dalla rettitudine per cui è naturalmente fatto, e, soprattutto, d spogliarlo di quello che, pur nelle sue miserie e deviazioni, forma la nobiltà e la grandezza dell’uomo: la sua aspirazione alla verità e al bene, la sua nostalgia di ciò che è retto e buono, la sua fame e sete dell’Infinito e dell’Assoluto. È un tentativo di distruzione dell’uomo nella sua più vera e profonda "umanità" e di corruzione del suo spirito, ben più grave e radicale della minaccia del’annientamento fisico che fa pesare sul mondo un’eventuale guerra nucleare generale.

Non si può non ammirare la chiarezza e la lucidità dell’analisi di padre Giuseppe De Rosa (1921-2011), doti da lui mostrate anche nel difendere la dottrina e nel combattere l’errore, sia dentro la Chiesa, come quando smentì vigorosamente Ennio Pintacuda che voleva formare un’aggregazione politica di sinistra, con l’adesione dei cattolici progressisti, chiarendo che tale non era la posizione complessiva dei gesuiti (progetto che alla fine, ahimè, si è comunque realizzato, ben al di là delle più rosee speranze di padre Pintacuda, e non solo nell’ambito politico), sia fuori, come quando denunciò il libro di Augias e Pesce, Inchiesta su Gesù, per quello che effettivamente è: un attacco alla religione cristiana, intellettualmente disonesto, perché tenta di far passare Gesù per quel che non è stato: un ebreo ortodosso che non voleva affatto creare una nuova religione, e, naturalmente, un semplice uomo, che i suoi discepoli, peraltro fortemente discordi tra loro, avrebbero voluto far "resuscitare" perché non accettavano che tutto fosse finito sulla croce.

Ma, tornando al nostro tema, si vede come un cristiano acuto e coerente non può non vedere che il Male, oggi, ha fatto enormi progressi: esso è quasi giunto a convincere l’uomo moderno, secondo i desideri dello Zarathustra di Nietzsche, che tutti i valori devono essere letti alla rovescia. In radicale discontinuità con i secoli precedenti, nei quali si è formata la nostra civiltà con i suoi valori, egli ora s’immagina di essere non una creatura, ma un ente di questo mondo, originato dalla natura stessa, e di non avere alcuna meta superiore da realizzare; un ente che guarda alla credenza in Dio e alla obbligatorietà di una morale assoluta con un sorrisetto d’ironico disprezzo, come segni della sua passata sudditanza, della quale non vuol neanche sentir più parlare. Ma l’uomo, senza Dio, è come se venisse privato delle sue radici: la stessa umanità di cui è fatto subisce una orribile perversione, una deformazione, uno stravolgimento, che lo aliena da se stesso e lo getta in un abisso d’infelicità, di cui non sa neanche riconoscere le vere cause. E anche questa è una vittoria del diavolo: portare l’uomo alla disperazione, dopo averlo gonfiato di folle orgoglio e di sacrilega superbia: perché la disperazione, come diceva Kierkegaard, è per definizione la malattia mortale, e l’uomo disperato è definitivamente perso nel nulla, lontano da Dio, al quale non sa più rivolgere nemmeno una richiesta di soccorso, come Giuda che morì disperato e suicida (non pentito, come ha detto papa Francesco: perché il pentimento cristiano è inseparabile dalla richiesta di perdono a Dio, cosa che in Giuda, appunto, non vi fu).

La menzogna non è solo la negazione della verità; è anche una bestemmia, perché la verità ha, in se stessa, qualcosa di sacro: è il riflesso di una verità più alta, che, di rado in grado, arriva fino alla Verità suprema, Dio. Chi mentre, non mente solo sulle cose circoscritte di cui sta parlando o delle quali si sta occupando: offende anche Dio, che, essendo la Verità, è anche il custode e il garante di ogni singola verità. Le verità umane non sono, né potrebbero essere a sé stanti; sono parte di un qualcosa di molto più vasto, di cosmico, che è la Verità. Dunque, tutte le persone che, mentendo, calpestano e travisano la verità, recano una offesa agli uomini, ma anche a Dio, e a Dio ne devono rispondere. Arrivare al punto di capovolgere la verità e di spacciare la menzogna per il vero, è il peccato più grave che si possa commettere: è come tentar di contraffare Dio. Per l’immoralità, vale un ragionamento analogo: il vizioso contamina e svilisce la vita che gli è stata data, il corpo che gli è stato dato, tempio di Dio; il superbo reca offesa non solo ai suoi simili, ma a Dio, dei quali il suo fratello è l’immagine vivente; il violento, il ladro, l’omicida, portano il disordine nell’ordine morale voluto da Dio, e inscritto anche nella coscienza naturale di ciascun essere umano.

Da qualsiasi lato si consideri la cosa, si arriverà sempre alla medesima conclusione: ogni qualvolta un essere umano sceglie il male invece che il bene, reca un danno e una offesa all’intero universo, e al Creatore dell’universo; e se il peccatore spinge la sua audacia fino al punto di voler chiamare bene il peccato, che è male, e di voler chiamare male, invece, il bene, che è l’amicizia con Dio, allora si tratta di un danno e di una offesa assoluti, radicali, che hanno realmente qualcosa di satanico. Satana, infatti, è la scimmia di Dio, è il mentitore e il sovvertitore per eccellenza, è colui che inverte l’ordine voluto da Dio (si pensi ai culti satanici e alla messa nera, che è un a Messa cristiana alla rovescia, officiata con un’Ostia profanata) e quindi il capovolgimento della morale, oggi in atto, non è, semplicemente (si fa per dire) un allontanamento dalla morale, ma una sua falsificazione, atto blasfemo più di qualsiasi altro, e dannosissimo, perché immensamente pericoloso per le anime. Un bambino, nato in questa società demoniaca, rischia di ricevere una educazione spirituale e morale alla rovescia, e di diventare, così, senza rendersene conto, un figlio del diavolo, tanto quanto se i suoi genitori, satanisti praticanti, lo avessero consacrato al principe delle tenebre. Tale è la minaccia che incombe sulla nostra società, oggi; e chi non l’ha compreso, non ha capito molto di quale sia la vera posta in gioco nella lotta perenne fra il male e il bene. La posta in gioco è più alta, infatti, che in ogni altra epoca passata: non si tratta della salvezza o della perdizione di un certo numero di anime, ma della società nel suo complesso, e quindi di tutte le anime, o quasi tutte (perché perfino a Sodoma, nella città del vizio per antonomasia, c’erano Lot e i suoi familiari, che vivevano nel rispetto delle leggi umane e divine). E se la posta in gioco è ormai globale, globale dovrà essere anche la risposta: cioè un sincero ritorno alla verità, alla moralità e alla religiosità. Infatti il Vangelo è la sola garanzia che abbiamo contro le forze della dissoluzione…

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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