
Boldrini, Galantino e & C. pretendono che mangiamo questa minestra, e diciamo che è ottima
28 Gennaio 2017
Una intera classe d’intellettuali a libro paga
29 Gennaio 2017I sudditi di Luigi XIII di Francia, o quelli di Filippo IV in Spagna, vedendo emergere, alle spalle del sovrano, la figura di un potente consigliere, che assurgeva, di nome o di fatto, al rango di primo ministro, non si facevano tante domande su quella ascesa improvvisa: prima di tutto perché, nell’Europa dell’ancien régime, la politica non era cosa che riguardasse il popolo, in secondo luogo perché essi potevamo intuire quali capricci o quali debolezze si nascondessero nelle pieghe della monarchia assoluta, e quali astuzie e quali smisurate ambizioni potessero allignarvi, e consentire la spettacolare carriera di qualcuno che, fino a poco prima, era un perfetto signor nessuno.
In tempi di democrazia, invece, il cittadino, che s’interessa di politica, o, quanto meno, si tiene infornato (o crede di essere informato) mediante la stampa e la televisione, e che è convinto che i meccanismi della politica siano relativamente trasparenti – anche se, talvolta, appena un po’ opachi — inconsciamente tende ad escludere che delle carriere assai prestigiose, sia in ambito politico, sia economico-finanziario, o militare, o professionale, possano sorgere pressoché dal nulla e bruciare le tappe, indipendentemente dal merito, e, soprattutto, indipendentemente dalla fedeltà agli interessi del proprio Paese. Il cittadino di una democrazia odierna è incline a pensare, se pure vi pensa, che, sì, qualche raccomandazione certamente possa agevolar le cose, qualche utile spintarella si possa ottenere se ci si iscrive alla massoneria, ma che, insomma, il meccanismo del potere, specialmente al vertice, sia relativamente impermeabile a simili dinamiche: se non altro, perché i mezzi d’informazione fiuterebbero e denuncerebbero prontamente qualunque intrallazzo che superi le dimensioni ordinarie, e perché gli uomini politici devono rendere conto ai rispettivi parlamenti, se non ai propri governi, di quel che fanno, e presentarsi nell’agone con le dovute credenziali. Insomma, un Mazzarino o un Olivares del terzo millennio sono difficilmente immaginabili, perché, in democrazia, l’accesso alle stanze superiori del potere non dipende dal favore di un monarca assoluto, posto al di sopra della legge, e privo di qualunque controllo dal basso, ma, al contrario, sono parte di un sistema fondato sull’informazione, sulla possibilità di accedere a tutte le informazioni da parte del cittadino, e sul dovere, da parte dei governanti, di rendere conto, sia in parlamento, sia davanti all’opinione pubblica, di quel che fanno, e anche, naturalmente, da dove vengono. Che, poi, una persona sprovvista non solo della laurea, ma anche di un normale diploma quinquennale, possa diventare, da un giorno all’altro, ministro della Pubblica Istruzione, come è il caso della signora Fedeli, questo, se accade, viene attribuito a delle incorreggibili storture da parte del sistema politico italiano e ad una nota e inveterata arroganza della classe politica del nostro Paese, ma non inficia l’idea generale secondo la quale, in democrazia, le carriere "impossibili" non esistono, o sono la classica eccezione che conferma la regola.
Al formarsi di questa opinione prevalente contribuisce un fattore non specifico e non quantificabile, tuttavia molto importante sul piano psicologico: quella pigrizia intellettuale che è tipica della società dei consumi. Molte persone, purché vedano soddisfatta la loro domanda di beni di consumo, s’interessano ben poco di ciò che accade a livello politico: brontolano se giunge loro la notizia di un aumento delle imposte, ma, in genere, sono più attratte dalla cronaca sportiva che dalle vicende dell’alta finanza e dell’alta politica; si trastullano nella convinzione che nulla di anormale può accadere, perché, altrimenti, "qualcuno" se ne accorgerebbe, e i giornali, o la magistratura, interverrebbero. Sanno che spesso le cose non vanno così, tuttavia non associano queste situazioni "occasionali" con la questione del consenso su cui si regge il sistema democratico; perciò ritengono che, se qualcosa non va come dovrebbe, in fatto di trasparenza e correttezza, ciò sia dovuto a circostanze particolari, non alla validità del sistema democratico in se stesso.
Le cose, però, in effetti, vanno in tutt’altra maniera; e proprio il sistema democratico è quello che meglio si presta alle carriere facili, non in virtù di "normali" raccomandazioni di tipo clientelare, ma in funzione di un disegno politico complessivo, addirittura esteso su scala globale, che si avvale dell’opera occulta di alcune società segrete e di alcuni gruppi di potere non ufficiali, uno dei quali è l’ormai noto Gruppo Bilderberg, oppure la Commissione Trilaterale, o il Club di Roma.
Scrive Salvatore Tamburro nel suo saggio La via del denaro. La Banca d’Italia, il Signoraggio e il Nuovo Ordine Mondiale (Battaglia Terme, Padova, Nexus Edizioni, 2010, pp. 120-122):
Il gruppo Bilderberg si riunisce una volta l’anno e sempre in gran segreto. Gli alberghi in cui avvengono questi incontri vengono fatti sgomberare completamente e vi rimangono solo i membri del Bilderberg e il personale alberghiero.
La riunione de gruppo Bilderberg del 2006 si tenne nel lussuoso albergo "Brooke Street Resort" appena fuori Ottawa, dall’8 all’11 giugno. James Tucker riuscì a sapere dove e quando si riunì il gruppo Bilderberg.
Tucker è un giornalista dell’"American Free Press" e ha dedicato la vita a carpire qualche segreto del Bilderberg, il segretissimo consesso dei potenti euro-americani. Gli invitati come al solito sono un centinaio o poco più fra i maggiori capitalisti, banchieri e miliardari vari dell’Occidente con il loro seguito di servitori di lusso: ossia politici, analisti strategici, sindacalisti di riferimento.
Tucker fa notare la regolarità magica di certe belle carriere politiche tra gli invitati al Gruppo. BILL CLINTON invitato alla riunione del Bilderberg che si tenne in Germania nel 1991. Nel 1992 ebbe la nomination come candidato presidenziale; qualche mese dopo, eccolo presidente degli Stati Uniti.
TONY BLAIR fu invitato al Bilderberg in Grecia nel ’93. Nel ’94, spontaneamente, i laburisti inglesi lo scelgono come capo del partito; e nel ’97 diventa primo ministro: primo tipo di socialista ultraliberista.
Un socialista, il francese LIONEL JOSPIN, fu invitato al Bilderberg nel 1996. L’anno seguente diventò capo del governo francese e lo è stato fino al 2002. Come Michael Rocard, membro assiduo del Bilderberg, e primo ministro dal 1988 al 1991. O come Paul Wolfowitz, viceministro Usa al Pentagono. Nel 2005 è stato invitato al Bilderberg, e poche settimane dopo è diventato capo della Banca Mondiale.
ROMANO PRODI fu invitato alla riunione del Bilderberg in Portogallo nel giugno del 1999: a settembre dello stesso anno, è diventato presidente della Commissione europea.
Tra i personaggi italiani che sono stati membri del Bilderberg possiamo citarne di vari. Umberto e Gianni Agnelli ne hanno fatto parte fino alla morte. E così molti personaggi dell’ambiente Fiat: da Renato Ruggiero, poi elevato alla presidenza del Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il poliziotto del governo mondiale e della globalizzazione, a Paolo Zannoni, vicepresidente Fiat (membro del committee nel 1989) a Stefano Silvestri dell’Istituto Affari Internazionali, influente centro-studi finanziato dagli Agnelli. Per finire — non c’è da stupirsi — con Mario Monti, bella carriera giovata fra il pubblico e il privato, dalla banca Commerciale Italiana alla Goldman Sachs alla Commissione Europea.
Altri noti italiani sono invitati al Bilderberg, più o meno regolarmente. Anche questa lista spiega molte cose.
ALFREDO AMBROSETTI, presidente del gruppo Ambrosetti e fondatore del Forum di Cernobbio (un Bilderberg in piccolo), dove le direttive del Bilderberg vengono notificate ad una platea un poco più vasta e un poco più italiana.
FRANCO BERNABÈ, vicepresidente della Rotschild Europe, che è stata anche rappresentante speciale per la ricostruzione dei Balcani su mandato Confindustria.
EMMA BONINO: convocata al Bilderberg nel ’97, e diventata commissaria europea.
GIAMPIERO CANTONI, presidente della Banca Nazionale del Lavoro.
INNOCENZO CIPOLLETTA, direttore generale Confindustria.
MARIO DRAGHI, attuale governatore della Banca d’Italia, e Paolo Fresco, successore di Romiti alla poltrona suprema della Fiat, già vicepresidente della General Electric, sezione europea.
Nella lista troviamo anche Rainer Masera, dell’Imi. Marco Tronchetti Provera.
E persino Walter Veltroni, invitato una sola volta, quand’era direttore de "L’Unità".
Ancora possiamo trovare TOMMASO PADOA SCHIOPPA, ex ministro del’economia, uno degli inventori dell’euro, eurocrate al cento per cento.
L’esistenza del Gruppo Bilderberg, a differenza di quella della Società degli Illuminati, è assolutamente provata e dimostrata; dovrebbe perciò far sorgere almeno quale interrogativo la circostanza, da chiunque riscontrabile, che la stampa non parla mai dell’evento, anzi, cerca in ogni modo di passarlo sotto silenzio; benché, se si trattasse di riunioni "aperte", indette da qualche istituzione ufficiale, l’incontro annuale sarebbe uno dei maggiori eventi mediatici al mondo. Un centinaio di persone, fra le più potenti del pianeta, i pezzi da novanta della finanza, dell’economia, della politica, che s’incontrano una volta l’anno, in una località sempre diversa, a porte chiuse, senza rilasciare comunicati stampa, anzi, requisendo interi complessi alberghieri per evitare qualsiasi testimone scomodo, e che si circondano di sistemi di sicurezza tali da fare invidia ad una superpotenza: come è possibile che un evento del genere venga passato sotto silenzio? E non solo da alcuni giornali e da alcune reti televisive, ma da tutti. Questo è un preciso indizio sulle dimensioni del gioco strategico sotteso a tali riunioni: se il potere di quei signori è così grande da imporre il bavaglio all’insieme dell’informazione mondiale, allora vuol dire che si tratta davvero di un gruppo di potere onnipotente, e che lo scopo delle riunioni non può essere nulla di meno che la regia della situazione politica, finanziaria ed economica mondiale. Se, poi, si osservano le coincidenze di cui parla il giornalista James Tucker, la cosa si fa ancora più inquietante. Un personaggio politico o finanziario di secondo o terzo piano riceve un invito all’ultima riunione del Bilderberg, e poche settimane o pochi mesi dopo si trova promosso a capo del governo della sua nazione, o a capo di una istituzione finanziaria di portata mondiale. Strane coincidenze, vero? Così, di indizio in indizio, attraverso una serie di semplicissime deduzioni logiche, si arriva a sfiorare la soglia di una realtà misteriosa ed estremamente allarmante: chi o che cosa può disporre di un potere occulto così smisurato, così inconcepibile, che sorpassa qualunque cosa si possa anche solo immaginare al livello di singoli stati, e sia pure di superpotenze? Di quali mezzi inconcepibili sono in possesso? E, soprattutto, quali intenzioni hanno?Sarebbe bello, e soprattutto tranquillizzante, immaginare che tanta segretezza sia al servizio di un disegno benevolo e altruista; che quei signori si servano degli strumenti colossali di cui dispongono, solamente per il bene dell’umanità. La cosa, però, è alquanto dubbia. Alcune notizie filtrate qua e là suggeriscono esattamente il contrario: l’esistenza di una regia occulta mondiale che ragiona soltanto in funzione del proprio potere sull’umanità; e, per la quale, la vita o la morte di milioni di persone non contano nulla, e che sia disposta a provocare qualunque genere di rivolgimento — guerre, rivoluzioni, crisi economiche — utile al raggiungimento dei suoi inconfessabili scopi. Esistono ragioni per pensare che almeno in parte i membri del Bilderberg aderiscano ai circoli satanisti che perseguono il potere assoluto per mezzo di una vera e propria religione del diavolo, che si nutre di sacrifici umani e di altri riti, nei quali si perpetra ogni sorta di aberrazione cruenta. Ne abbiamo già parlato, in passato, in tutta una serie di articoli, per cui non torneremo sopra questo aspetto. Qui ci limitiamo ad una semplice riflessione: che è necessario vigilare sempre, per cercar di capire quanto certi eventi politici, finanziari, economici e anche culturali, siano davvero quel che sembrano, e cioè "naturali", e quanto non siano, invece, il frutto d’un disegno di manipolazione tanto abile quanto paziente. Bisognerebbe tener d’occhio certe carriere improvvise e folgoranti, domandarsi esattamente da dove provengano un politico o un dirigente finanziario di successo, quando le loro origini sono relativamente oscure. Bisogna chiedersi dove abbiano trovato il denaro per balzar fuori dall’oscurità e conquistar le poltrone più alte; quali ambienti abbiano frequentato ed a quali consorterie siano vicini, o affiliati…
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash