
Fanno male a scherzarci sopra…
22 Agosto 2016
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23 Agosto 2016Si fa presto a dire: teologo. Tizio o Caio scrivono un paio di libri, in cui si parla di Dio, non importa come, non importa su quali basi, in quale prospettiva; pubblicano qualche articolo su riviste specializzate, con quattro lettori in tutto; infine fanno le conoscenze giuste, entrano nel grande circuito mediatico, ottengono degli inviti in televisione, parlano, pontificano e sproloquiano dal piccolo schermo, a beneficio di un pubblico cui vengono presentati, appunto, come "teologi". Ma teologi lo sono davvero? A nome di chi o di che cosa scrivono i loro libri, rilasciano le loro interviste? Quale causa stanno servendo, a parte — ovviamente — quella della loro personale ambizione, che ha permesso loro di fare il salto di qualità (si fa per dire) da signori nessuno a volti noti e apprezzati (si fa sempre per dire) di Mamma Tivù?
Benché certe carriere folgoranti appaiano chiaramente misteriose e un po’ sospette, la Massoneria e altre società segrete non lasciano tracce facilmente riconoscibili; e, del resto, specialmente in Italia, non c’è niente di anomalo, niente di artificioso, nella vita pubblica, che non si possa spiegare semplicemente col malcostume di favorire gli amici degli amici, di raccomandare i parenti e i conoscenti, d’indirizzare e "blindare" le carriere d’illustri sconosciuti i quali improvvisamente, dall’oggi al domani, benché privi di meriti reali, giungono a sedere sulle poltrone più alte: quelle dell’amministrazione pubblica e privata, della politica, della finanza, del giornalismo, delle forze armate, delle baronie universitarie. Figuriamoci se il familismo, il nepotismo e il clientelismo, non possono spingere avanti nell’ambito della cultura, e non possono favorire provvidenzialmente e strepitosamente, dei mediocri, pieni d’ambizione e con pochissimi scrupoli.
Nel caso della teologia, però, c’è qualcosa di più, qualcosa di particolarmente delicato: la posta in gioco non è affatto ordinaria, perché dalla fede in Dio, dal tipo di fede che si diffonde in una società, dai suoi risvolti etici, quel che va di mezzo è l’orientamento spirituale e morale dei cittadini, ossia qualcosa d’infinitamente più prezioso, anche se impalpabile e invisibile, della fondazione di una banca, o di un’industria, o di una televisione, o della conquista di una posizione di carriera professionale o militare o accademica. Dal fatto che la gente creda in Dio, e in quale Dio creda, e come ci creda, dipende, in pratica, tutto il resto: sicché si capisce bene come mai la teologia, per secoli e secoli, sia stata considerata la disciplina più preziosa di tutte, la più importante, quella che comportava un corso di studi più lungo e impegnativo. Il fatto che oggi la teologia sia stata retrocessa a un livello infimo, rispetto alle altre discipline; che sia coltivata da un numero ormai ristretto di persone, e che le sue discussioni raramente coinvolgano un pubblico consistente, non deve trarre in inganno: pochi o tanti che siano i teologi, la loro funzione sociale e spirituale è pur sempre notevolissima. Una società può anche essere quasi sprovvista di cultura teologica, ma la teologia, che sia visibile oppure no, che sia prestigiosa oppure disprezzata, continua a pesare, e sia pure in negativo. Perfino se manca del tutto, perfino nelle società ufficialmente atee, come lo era quella dell’Unione Sovietica, esiste una anti-teologia che svolge un’influenza sul modo di pensare e di sentire delle persone. È sbagliato, pertanto, sottovalutare la sua importanza, perfino quando non c’è, o sembra che non ci sia più; perché, parafrasando una frase celebre, anche soltanto il suo cadavere sarebbe ancora abbastanza pesante da poter schiacciare la società intera.
Del resto, la società moderna ha proclamato, ormai da molto tempo, la morte di Dio, per cui non fa meraviglia che i teologi "fai da te", venuti fuori non dai corsi di studi teologici, ma con una formazione da autodidatta, sempre più si adattino agli umori del pubblico e facciano in modo di assecondare la tendenza generale, formulando delle ipotesi peregrine circa un Dio "nascosto", che ci vuole "adulti", cioè che ci comportiamo come se Lui non ci fosse; un Dio che non sporca, non disturba, non abbaia, non chiede nulla di nulla, né sacrifici, né dedizione, né coerenza, né rigore di alcun tipo, proprio come un cagnolino di pezza che si regala ai bambini in luogo del cane vero, che essi vorrebbero, ma che i genitori non se la sentono di accudire; un cagnolino che il piccolo si può portare anche a letto, mettere sotto il guanciale, e del quale può fare quel che gli pare, se ne ha voglia: anche aprirgli la pancia con un tagliacarte, per vedere cosa c’è dentro; anche strappargli gli occhi o le orecchie, tagliuzzarlo con le forbici, spellarlo, bruciarlo, calpestarlo, immergerlo in acqua, gettarlo dalla finestra. Un Dio mille usi, docile, pieghevole, che si può restringere o allargare, per nulla esigente, che parla quando ci fa comodo e tace quando vogliamo che stia zitto; ma, soprattutto, che dice le cose che piacciono a noi, e che ci ama sempre, qualunque cosa facciamo (vero), anche se non ci pentiamo (falsissimo), che ci accetta così come siamo (falso), che non ci domanda nulla (falso), che rispetta la nostra libertà (certo: ma bisogna prima vedere che cosa s’intenda per "libertà"; e un teologo serio non adopera mai questa parola, senza prima averne chiarito il significato al di là di ogni possibile equivoco).
Quello che invece stupisce, o che dovrebbe stupire, è che a presentarci un Dio di questo genere — un Dio, per modo di dire — non siano soltanto i teologi improvvisati e cialtroni, ignoranti e presuntuosi, ma proprio alcuni dei teologi che vengono da ottimi studi di teologia, che hanno ricevuto una formazione culturale e spirituale completa, e che, sovente, vestono l’abito sacerdotale, per cui dovrebbero sapere benissimo quanto sia delicata la loro opera e quale peso possano avere le loro avventate e temerarie affermazioni; questo è veramente un segno dei tempi e ci dà la misura della decadenza morale e culturale in cui siamo sprofondati, e della totale inconsapevolezza, proprio da parte di coloro che dovrebbero essere guide e pastori del gregge. Siamo arrivati al paradosso che vivono, pensano e sentono in modo più "teologico", più veritiero e morale, degli anonimi padri e madri di famiglia, dei laici qualsiasi, degli onesti e silenziosi lavoratori, dei miti vecchi e pensionati, delle persone senza istruzione, ma con un cuore grande, una retta volontà e con una sana educazione religiosa e morale alle spalle. Sì: costoro sono, sovente, più teologi di quegli altri — che oggi tengono banco e vanno per la maggiore -, ai quali la superbia intellettuale ha dato alla testa e che si sono letteralmente ubriacati al suono delle loro concezioni "innovative", "moderne", "aperte allo spirito dei tempi". Tempi — aggiungiamo noi – di somma confusione, di superficialità generalizzata, d’incretinimento culturale e di asfissia spirituale; tempi di oscuramento delle coscienze e delle intelligenze, dove si applaudiscono i somari che ragliano più forte, mentre s’ignorano, o si riducono al silenzio, le voci — sempre più rare — le quali, incuranti delle mode, restano tuttavia fedeli alla Rivelazione nelle sue due fonti perenni: le sacre Scritture e la sacra Tradizione.
Qualcuno potrebbe pensare che tutto ciò sia abbastanza giusto, ma, forse, un pochino esagerato; che la situazione, dopotutto, non sia poi così grave, come l’abbiamo descritta; che non bisogna generalizzare e che alcuni fermenti della nuova teologia sono apprezzabili o, quanto meno, contengono un nocciolo di verità. A ciò rispondiamo (prescindendo dal fatto che, in filosofia e in teologia, la verità c’è o non c’è; non si danno porzioni di verità, perché delle verità parziali equivalgono a delle menzogne) che la situazione, probabilmente, non è meno grave, ma assai più grave di come l’abbiamo descritta. Il tumore è già in metastasi, quando ancora il corpo, esternamente, presenta una qualche apparenza di salute: il marciume che è dentro, non si rivela se non quando è già troppo tardi per fare qualsiasi cosa. E a dire queste cose non è una voce umana: è la voce della Madonna, in tutta una serie di apparizioni e rivelazioni che caratterizzano la storia religiosa del XIX e XX secolo, da quelle di Rue du Bac fino a oggi; ed è anche… il Diavolo in persona, così come si è espresso, nel corso di una lunga sequela di esorcismi, rispondendo alle intimazioni dei sacerdoti a ciò preposti, persone degne di fede e anche stimati studiosi, fra i quali il padre benedettino Pellegrino Ernetti (1925-1994), teologo, musicologo e scienziato.
Vale la pena di riportare alcune delle affermazioni fatte da Satana, nel corso degli esorcismi condotti da padre Ernetti, a proposito di quella particolare categoria dei suoi servitori che sono i cattivi pseudo-teologi modernisti e progressisti; affermazioni uscite dalla bocca dei posseduti, nel vivo dei riti di liberazione, in circostanze altamente drammatiche, così come sono riportate nel suo libro intitolato La catechesi di Satana (Udine, Edizioni Segno, 1992, pp. 165-167):
"… I MIEI TEOLOGI, con le dottrine da me ispirate… Oh, questi sì che costituiscono la mia "punta di diamante"di prima trincea! Che teologi intelligenti! Essi hanno capito che quei dogmi rigidissimi, dettati da certi sciocchi capi ecclesiastici, in realtà sono delle falsità puerili, che crollano al semplice confronto con la realtà quotidiana… Che bravi… bravissimi…!
Del resto, li ho portati a insegnare le mie dottrine non soltanto nei seminari ordinari, ma persino nelle più alte e prestigiose Università Pontificie, persino in quella romana del vostro prete bianco (il Papa; l’Università Lateranense).
La dottrina della "morte di Dio" l’ho ispirata io e, con essa, mi sono venuti dietro milioni di studiosi, che sono diventati miei discepoli e fedeli convinti. Da quando io regno, il vostro Dio è morto, non esiste più. È finita così ogni legge costrittiva: tutti possono e devono vivere liberamente, come insegno io: libertà di idee, libertà di pensiero, libertà di azione… Ognuno è liberissimo finalmente di agire e fare quello che crede e vuole, ovunque e sempre, e con chiunque… Non esiste più norma né regola…Ciascuno è come sono io, padrone di tutto e di tutti: il vostro Dio è morto! E chi potrebbe negarlo, se lo stesso vostro Crocifisso ha dichiarato che io solo io, sono "il principe di questo mondo"? E se Lui stesso ha detto che "tutto il mondo è in mia insindacabile balìa e padronanza"?… Finalmente questo teologi, i più intelligenti in assoluto, mi hanno dato ragione.
Ma se Dio è morto, allora è chiaro che sono crollati tutti gli altri dogmi: la Creazione, l’Incarnazione, la Risurrezione, l’Immacolata, l’Assunzione, l’Eucarestia e tutti i sacramenti… tutte storielle inventate per tenere costretti gli allocchi cristiani… Ed ecco centinaia e centinaia dei miei teologi, che hanno persino il coraggio di sfidare il prete bianco (il Papa) con lettere e firme…che provi il contrario, se ha coraggio e se è capace…Ha scrollato la testa e ha lasciato, i miei teologi, che continuassero questi insegnamenti, senza il minimo rimprovero né punizione… Dunque anche lui è d’accordo con me, nella negazione di tutti i suoi dogmi… ma che bravo! (risata…).
E mentre questi grandi teologi sono con me, vi sono altri piccoli teologi untorelli che, per rivalsa, negano la mia esistenza come fiaba da medioevo, rinviando tutte le mie presenze e manifestazioni a fatti unicamente psichiatrici e psichici… Bravissimi, questi teologi, questi preti e… tanti vescovi… bravissimi! È il servizio migliore che mi potete fare: farmi agire silenziosamente, senza minimamente lottare contro la mia presenza e le mie astuzie… bravissimi… fate sempre così e io continuerò la mia opera infernale senza colpo ferire!
I miei teologi intelligenti negano i dogmi della vostra Chiesa e teologi stupidi negano la mia esistenza… Che trionfo… (risata…).
Ma allora dove sono più gli eretici di una volta? Nessuno! Né chi nega i dogmi, né chi nega me, che pure nell’elenco dei dogmi era anche quello della mia esistenza…! Ho vinto la vostra Chiesa."
Non facciamo particolari commenti su queste affermazioni dell’antico Nemico degli uomini; ci sembra che parlino da sole, in maniera più che eloquente: solo sull’ultima riflessione, che è anche una domanda, ci sembra che valga la pena di spendere qualche parola. Dove sono finiti gli eretici, oggi? Non ci sono più, evidentemente non perché non ci siano più davvero — l’eresia è una errata interpretazione della Verità cristiana, ed eresie ci sono sempre state e sempre ce ne saranno — ma perché, nell’ambito della teologia moderna, qualunque verità, qualsiasi affermazione sono diventate legittime: in nome della tolleranza, del pluralismo, della democrazia e della libertà di pensiero, il sacro feticcio che svetta su tutti gli altri, ogni eresia, anche la più pericolosa o la più ripugnante, è diventata una voce fra le altre, nell’attuale dibattito teologico; dal momento che la teologia, in nome dell’anti-autoritarismo (altra formula idiota di sessantottesca memoria), è diventata un porto di mare dove arrivano e ripartono tutti, e ciascuno lascia quel che gli pare, affinché i suoi rifiuti, finanche i suoi escrementi, siano coscienziosamente raccolti e conservati e possano rimanere a disposizione e a edificazione delle generazioni future.
C’è un’ultima domanda, inquietante, che non possiamo non farci, nel particolare momento storico che stiamo vivendo. Il "prete bianco" di cui sopra, cioè il Papa, è stato, finora, il presidio certo e il garante della verità cristiana, contro ogni eresia e apostasia. Ma se, Dio non voglia, così non fosse?
Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio (Gustave Dorè)