
Nell’amore disperato di Balzac per Eva Hanska la tragica beffa d’una vita mancata
29 Marzo 2016
Bisogna rieducare l’uomo ad essere felice
30 Marzo 2016Ai buonisti inveterati, agli accidiosi pieni di ottime intenzioni, ai credenti della camomilla, occorre ricordare che la vita è una milizia: che ci è data per amare le opere di Dio, studiarle e assecondarle, e per riconoscere, smascherare e combattere le opere del Diavolo, a cominciare dal suo infernale relativismo, il quale, come un serpente che striscia silenzioso, si è introdotto nel giardino della nostra vita interiore e si aggira cercando chi mordere, bramoso d’inoculargli il suo mortale veleno; perché egli è il Nemico, l’odiatore del bene, che ha giurato di allontanare l’uomo dal suo Creatore, la sola fonte che potrebbe assicurargli la pace dell’anima e l’autentica pienezza di vita. — non quella fasulla, precaria e mortifera, foriera d’innumerevoli mali, che il mondo promette con enfasi, mentendo.
Chi non ha capito questo, ha capito davvero poco della vita: è l’unica cosa che valga realmente la pena d’imparare, eppure vi sono persone di trenta, quaranta, cinquant’anni, che paiono lontanissime perfino dall’averne avuto una qualche vaga intuizione. E nondimeno si tratta, almeno in certi casi, di "brave" persone: gente onesta, che paga le tasse e rispetta il codice stradale (e anche il regolamento condominiale); che non ha pendenze con nessuno; che va a Messa tutte le domeniche e, magari, si presta pure a fare un po’ di catechismo in parrocchia. Ciechi, che pretendono di guidare altri ciechi; anime superficiali, distratte, perennemente prese nelle piccole questioni dell’effimero e incapaci di guardare il tutto, di rendersi conto dell’insieme – e anche, bisogna pur dirlo, anime fondamentalmente ignare della santa, profonda, preziosa serietà della vita: di ogni vita, la propria e quella del fiore di campo, che oggi splende coi suoi colori brillanti sulla proda del ruscello, e domani non sarà più.
E allora bisogna ripeterlo sempre, forte e chiaro: la vita è una battaglia diuturna, incessante, in cui non c’è posto per gli oziosi, per i deboli, per gl’imbelli; in cui non sono ammesse distrazioni, perché si pagano a carissimo prezzo, e, purtroppo, le si fanno pagare anche agli altri, a coloro che non c’entrano; e in cui si deve fare una scelta di campo, di qua o di là, senza tentennamenti o rinvii, senza scuse o pusillanimità: perché essere neutrali è già prepararsi a fare la scelta peggiore, quella di chi favorisce il male, e sia pure con le sue omissioni, con le sue piccole viltà, con il suo amore del quieto vivere. E il male si avvantaggia più di questo esercito di pusillanimi, di accidiosi, di buonisti a tempo pieno, che non di malvagi a tutto tondo: perché questi ultimi agiscono, ma tutti quegli altri consentono loro di agire indisturbati. Teniamolo sempre a mente: il buonismo non è qualcosa di simile alla bontà, ma il suo contrario; è la generosità all’ingrosso su qualche cosa che non ci appartiene, cioè il giudizio morale; il rifiuto di veder le cose come stanno, e di assumerne le conseguenze, in termini d’impegno, decisioni, azione.
Di tutto ciò era profondamente convinto san Massimiliano Kolbe (1894-1941), il francescano che ha promosso una intensa rinascita della spiritualità cristiana nella prima metà del Novecento e che, fra l’altro, ha ispirato il sorgere, mezzo secolo più tardi, dei due rami – maschile e femminile – dei Francescani dell’Immacolata; e che, fautore di un fervente culto mariano, dopo essere stato missionario in Giappone e aver fondato, nel 1927, un grandioso convento a Niepokalanow, in Polonia — il quale, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, ospitava un migliaio di persone fra religiosi e seminaristi – coronò la sua ricchissima vita di apostolo della fede con il martirio, offrendosi in sacrificio al posto di un detenuto di Auschwitz, padre di famiglia, che i nazisti avevano destinato alla morte, con altri nove disgraziati, come rappresaglia per l’evasione di un altro prigioniero.
Scrive in proposito il saggista Diego Torre nell’articolo Chiamati ad illuminare le tenebre (sulla rivista Cavaliere dell’Immacolata, fondata da San Massimiliamo Kolbe nel 1922, Bologna, 9 novembre 2014, pp. 4-5):
…. Contenere le tenebre e promuovere la luce. Due azioni che S. Luigi Grignon de Montfort, nel suo "Trattato", così ben collega, quando parla dei santi degli ultimi tempi: "Questi santi, soprattutto verso la i del mondo, Dio li susciterà per mezzo di Maria, Madre sua, affinché tali anime, piene di grazia e di zelo, oppongano resistenza ai nemici di Dio., che sorgeranno da ogni parte con accanimento. Queste anime avranno una particolare devozione alla Ss. Vergine. Ella le illuminerà con la sua luce, le nutrirà con il suo latte, le guiderà con il suo spirito, le sosterrà con la sua mano, le custodirà con la sua protezione. Combattendo, in certo modo, con una mano, quelle anime spazzeranno via gli eretici con le loro eresie, gli idolatri con le loro idolatrie, i peccatori con le loro empietà, mentre con l’altra mano edificheranno il tempio del vero Dio e la città di Dio. Inoltre, sproneranno tutti, con la parola e con l’esempio, alla vera devozione verso la Madre Divina. Avranno molti emici, ma riporteranno anche molte vittorie e renderanno molta gloria a Dio. Poiché come attraverso Maria ha avuto inizio la salvezza, così pure attraverso Lei la salvezza giungerà a compimento".
L’amore, la conoscenza, l’imitazione e infine l’identificazione all’Immacolata costituiscono il primo impegno del milite. Bisogna inoltre dispiegare la bellezza ed il fascino della fede cristiana, ma anche della cultura e della civiltà che ne derivano, "studiando contemporaneamente i movimenti anti-religiosi del nostro tempo e le loro fonti, i loro metodi, gli effetti etc." (scritti di p. Kolbe, S. K. 1327). E precisamente: "Con sforzo comune i membri procurino di conoscere bene le odierne correnti antireligiose, i fondamenti della fede, il socialismo, il bolscevismo, la massoneria, il protestantesimo etc. e imparino ad agire contro di essi" (SK 51).
Così facevano a Niepokalanow, dove la difesa delle anime da una cultura negatrice di Dio e dell’uomo, ne imponeva lo studio e la successiva confutazione.
Ci vuole insomma la gioia di studiare le meraviglie di Dio, ma anche il coraggio di capire le mosse del serpente; ed andare controcorrente.
Massimiliano ci diede l’esempio, dicendo cose vere, belle, e scomode; creandosi nuovi nemici e convertendone di vecchi; amando e sacrificandosi; e dando infine la vita per una famiglia sconosciuta.
Il mondo è più scristianizzato di 100 anni fa?
La risposta è alla portata di tutti; basta aprire i giornali o accendere la televisione. Lucida e profetica risuona ancora l’ultima omelia (2005) del card. Ratzinger prima di essere eletto Pontefice: "Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie". Solo "un’ipotesi" verrà proibita con la forza delle leggi, i giudici ed i tribunali: affermare l’esistenza di una verità oggettiva, antecedente all’uomo stesso, che egli può conoscere ma non creare. Chi lo farà sarà un intollerante e in nome della libertà verrà privato della libertà (o della vita). "Dopo avere ‘estromesso’ Dio dalle leggi, dalle famiglie, dai rapporti sociali, questa dittatura opera per aggredire l’uomo nella sua natura e perseguitare la Chiesa".
È un cerchio che si va sempre più stringendo da tempi ancor più lontani di quelli di Massimiliano. "Il pensiero debole — che è come una malattia — abbassa anche il livello etico generale, e in nome di un falso concetto di tolleranza si finisce per perseguitare coloro che difendono la verità sull’uomo e le sue conseguenze etiche". (Papa Francesco, 20/06/2014). Oggi in particolare "il nemico attacca tanto la famiglia, il demonio non la vuole e tenta di distruggerla, cerca di fare in modo che l’amore non sia lì… Il Signore benedica la famiglia, la renda forte in questa crisi dove il diavolo vuole distruggerla" (Papa Francesco, 01/06/2014).
Alla persecuzione incruenta si accompagna infine quella omicida. "La persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più forte che nei primi secoli della Chiesa, e ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca" (Papa Francesco, 20/06/2014).
Contenere le tenebre, promuovere la luce: questi sono i due movimenti della vita interiore di chi ha compreso quale sia il suo intimo significato: contenere le tenebre e promuovere la luce. A cominciare da se stessi, ben s’intende, perché è cosa troppo facile stare sempre di vedetta sugli spalti, a spiare il nemico esterno, senza prendersi cura di ciò che avviene all’interno della fortezza; ma anche senza tirarsi indietro neppure di fronte alle situazioni dalle quali siamo quotidianamente interpellati, direttamente o indirettamente, a cominciare dalla nostra cerchia familiare, dalle intime amicizie, e poi, via, via, fino ai cerchi più esterni della nostra sfera esistenziale. Fino a quando arriviamo a capire che non vi sono cose o persone così "esterne" che ci chiamino ad un esame interiore, esigente, di noi stessi, meno di quanto possano fare le cose e le persone a noi più vicine.
Quante tenebre vi sono, in fondo all’anima di ciascuno! E quanta luce, se solo trovassimo la chiave giusta per aprire la porta! Ebbene, quella chiave esiste: checché ne dica la dittatura del relativismo, la Verità esiste, la Luce esiste, la Bontà esiste: sta solo in noi trovare, dentro noi stessi, sufficiente umiltà e disponibilità per crederci, e girare la chiave nella serratura. È un atto di fede, certo: perché la porta sembra chiusa, la chiave sembra non combaciare. Troppe cose stridono; tutto congiura per dissuaderci, per scoraggiarci, per allontanarci. Troppe, appunto: per cui l’anima retta, dotata di saggio discernimento spirituale, entra in sospetto: chi o che cosa ha l’interesse a provocare in noi tanto scoraggiamento e a farci allontanare da quella porta, oltre la quale potrebbero esserci la luce e la salvezza? Non solo la fede, ma la stessa ragione naturale, che ci è stata data per riconoscere i tratti essenziali del reale, e per orientarci, a grandi linee, nella foresta intricata della vita, ci suggerisce che deve essere così: che se tutto congiura per tenerci lontani da una possibilità di salvezza, per quanto remota possa, in un primo tempo, apparirci, là bisogna sospettare la presenza di una intelligenza vigile, occhiuta, ma profondamente malvagia, che congiura perché noi restiamo immersi nelle tenebre e finiamo per abbandonarci alla seduzione dell’effimero, del relativo, di ciò che non è permanente; e trarne le debite conseguenze.
La prima cosa da fare è scuotersi, e svegliarsi ben bene. Fino a quel momento, abbiamo dormito della grossa, pur credendoci perfettamente svegli: invece non eravamo altro che dei dormienti presuntuosi. Una volta svegli, dobbiamo impegnarci per tener lontane le tenebre e per favorire la luce, che splende proprio sulla soglia di casa nostra, purché noi le apriamo porte e finestre, e ce ne lasciamo investire gioiosamente. Chi è desto e consapevole, non si lascia più manipolare; non si lascia ricattare da niente e da nessuno, tanto meno dal buonismo sciocco e ipocrita; non si lascia indurre a farsi collaboratore del male, neppure in via casuale e involontaria: perché il male, a quel punto, lo sa riconoscere, anche quando si presenta ammantato di falso bene. Ne sente la puzza, come di un corpo in putrefazione; e la sente da lontano. Questo è il segreto dei grandi santi, delle grandi anime: i quali sanno leggere nel cuore umano come se fosse un libro aperto. E sono arrivati a tanto, perché hanno rinunciato alla tirannia dell’ego, hanno crocifisso il proprio io, e hanno accettato la scommessa di fidarsi interamente, pienamente della Verità, della Bontà, della Giustizia e della Bellezza. Queste cose non sono valori astratti, ma reali; e hanno un nome: Dio.
Detto questo, bisogna anche saper leggere i segni dei tempi. Viviamo in tempi difficili; forse sono gli ultimi, nel significato biblico della parola. Pare che il male trionfi: tanto più che esso ha l’astuzia di travestirsi con i panni della tolleranza, della comprensione, del buonismo. I malvagi dicono: che cosa facciamo di male? Stiamo solo esercitando dei diritti, stiamo solo domandando libertà. Ma la loro menzogna è evidente, per chi abbia un po’ di discernimento spirituale: perché non esiste la libertà di fare il male, e non esistono diritti che favoriscano o assecondino ciò che è male. Al che, essi subito s’inalberano e soffiano, proprio come il serpente che si accinge a mordere, e chiedono, con arroganza: chi sei tu per parlare del bene e del male? Non sai che bene e male sono morti, fin da quando è morto Dio? E invece mentono, perché il male si alimenta sempre della menzogna e genera altre menzogne: fino a che esisterà l’uomo dotato di libero arbitrio, bene e male vi saranno sempre…
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