
Baci rubati (Marta e Maria, di Palacio Valdes)
27 Gennaio 2016
Il genocidio degli Herero nel 1904 fu il laboratorio della futura politica genocida nazista
29 Gennaio 2016Alle persone che si mostrano poco convinte della perfetta equivalenza, giuridica e morale, fra una coppia omosessuale, con bambini adottati con svariati espedienti, compreso quello dell’utero in affitto di qualche donna povera del Terzo Mondo, oppure "ottenuti" mediante la fecondazione eterologa, e la famiglia formata da padre, madre e figli, si risponde che esse cercano di opporsi al Progresso; che non capire la questione dei diritti degli omosessuali è un fatto di inciviltà; che l’Europa, infine (strano: l’Europa tante volte deprecata e aspramente criticata) chiede all’Italia di mettersi al passo con le legislazioni degli altri Paesi su tale materia; e, si sa, non si può mica farsi dire due volte le cose dall’Europa, ci mancherebbe…
Alle persone che si mostrano dubbiose circa la validità delle opere esposte a una Biennale di Venezia, o a una galleria d’arte moderna, o alla proiezione di un film "d’avanguardia", o davanti all’ultimo "capolavoro" di qualche archistar, magari realizzato in perfetto spregio del paesaggio circostante, si risponde che non capiscono la geniale modernità di tali opere, l’idea intelligentissima e creativa che le ha motivate; e che bisognerebbe smetterla di rimpiangere il passato e di guardare all’indietro.
Alle persone che brontolano perché si vedono letteralmente costrette a ricorrere ai "servigi" dell’informatica per espletare qualsiasi pratica, comprese quelle obbligatorie, e che devono ricorrere all’aiuto di chi se ne intende; agli anziani, per esempio, che devono farsi aiutare per completare i moduli relativi alla badante (perché, come è noto, un anziano bisognoso d’essere assistito dalla badante è, di solito, una persona espertissima nell’uso del computer), o per "scaricare" da Internet gli esami medici fatti in ospedale, si risponde che l’informatizzazione della società è stata pensata anche per sveltire e facilitare la burocrazia, per proteggere la privacy di ciascuno, insomma per tutelare gli utenti e specialmente i soggetti più deboli, e per rendere la vita di tutti più facile, più comoda e più efficiente.
Alle persone che non capiscono perché bisogni accogliere in Europa milioni e milioni d’immigrati, a getto continuo, buoni e cattivi, probabili terroristi compresi; perché bisogni chiamarli "profughi", prima ancora di sapere chi siano, da dove vengano e che cosa vogliano; e perché l’aiuto e l’assistenza a tutti costoro debbano venire molto prima del sostegno alle famiglie povere europee, che lottano ogni giorno contro lo spettro della fame, del freddo e della disperazione, si risponde che l’accoglienza è un dovere morale e un obbligo civile, essendo richiesta dalla Chiesa e pretesa dallo Stato; e si invitano gli Italiani, anche in questo caso, ad essere un po’ più "aperti", mio Dio, un po’ meno provinciali e meno razzisti, e a mettersi in linea con i Paesi europei "più avanzati", che non fanno tutte queste storie, ma aprono le frontiere e basta, così, per pura generosità e perché non hanno paura della società multietnica e multiculturale.
E agli studenti ai quali si insegna che non ci può essere niente di più geniale del flusso di coscienza di James Joyce, e che il "vero" romanzo è il suo, mentre, per esempio, «Il mulino del Po» di Riccardo Bacchelli è roba da archeologia industriale, ammesso e non concesso che qualcuno dica agli studenti di oggi che è esistito, ed è stato apprezzato fino a qualche decennio fa, un Riccardo Bacchelli, come uno dei massimi scrittori del Novecento, agli studenti, dicevamo, si dà, come motivazione di tali scelte, il fatto che James Joyce ha tracciato il sentiero del romanzo moderno, soggettivo, problematico, inattendibile, frammentato, paranoico, e quindi intelligentissimo e degno della più incondizionata ammirazione; mentre gli scrittori come Bacchelli si sono adagiati sugli obsoleti schemi ottocenteschi, manzoniani, secondo i quali si può raccontare una storia che sia chiara, lineare, coerente, e che abbia perfino, eventualmente, un qualche insegnamento morale da offrire al lettore. Figuriamoci. Inaudito! Scandaloso!
E allora: evviva l’omosessualismo e l’ideologia gender; evviva l’arte "brutta" e informale della modernità, le pitture incomprensibili, le architetture provocatorie; evviva il trionfo dell’informatica, la sua dittatura, il suo totalitarismo, con tanto di mini-tablet incorporati sui tavoli di McDonald’s, in modo che i bambini, mangiando hamburger e patatine fritte, e bevendo Coca-Cola, possano tenere lo sguardo fisso sui loro giochini elettronici; evviva l’immigrazione selvaggia, anzi, l’invasione indiscriminata e pilotata dagli sceicchi del petrolio per islamizzare l’Europa, nonché benedetta dalle multinazionali e dalle grandi banche, e santificata dal Pontefice in persona, anche se essa segna la fine della civiltà e della identità europea, così come esse si sono costruite nel corso di millecinquecento anni di storia; ed evviva, infine, le opere letterarie come l’«Ulysses», brutte, sgradevoli, pretenziose, pesanti, astruse, cerebrali, illeggibili, nonché pornografiche, distruttive, narcisisticamente compiaciute delle proprie sordidezze (compresi i dettagli di Leopold Bloom che va in cesso a defecare mentre pensa al probabile tradimento della moglie, Molly; o che osserva, aggirandosi per le sale del museo, i deretani delle sculture femminili greche; o che si masturba davanti a una ragazza che gli lascia intravedere la propria biancheria intima, mentre esplodono, in riva al mare, i gioiosi e pirotecnici fuochi d’artificio.
Un discorso del tutto analogo si può fare per la clonazione, per la manipolazione genetica, per la fecondazione eterologa, per l’utero in affitto, per l’educazione sessuale in asilo ove si celebra la bellezza della masturbazione o dell’avere due genitori del medesimo sesso, per il Giorno della Memoria che diventa la Settimana della Memoria e, un po’ alla volta, la Religione della Memoria, con tanto di galera per i "negazionisti"; nonché per qualsiasi direttiva, anche la più strampalata e contraria al buon senso (e al buon gusto), che piova su di noi da qualche istituzione delle Nazioni Unite, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, autoproclamatasi, nel frattempo, organo ispettivo mondiale della educazione scolastica, con particolare riguardo alla educazione sessuale: insomma, per tutto quello che i poteri forti, l’alta finanza, le multinazionali, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e la Banca Centrale europea, decidano di approvare, di varare, di benedire e d’imporre ai popoli e ai singoli individui (con tanto di percorsi di "rieducazione" per i renitenti, che non vogliono recepire la bellezza di tali e tante riforme, come quei due coniugi statunitensi, pasticcieri di professione, che osarono rifiutarsi di preparare una torta di nozze, con dedica, ad una coppia di donne lesbiche).
In tutti questi casi, e in molti altri ancora, la risposta a qualsiasi possibile obiezione è sempre la stessa: si tratta del Progresso, si tratta della Modernità, si tratta della Civiltà, si tratta della Scienza: e questa divinità quadricipite è gelosa e severa, quanto poteva esserlo il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; tanto più che si sta impegnando al massimo per noi, per il nostro benessere e la nostra felicità; e dunque non ammette che ci siano dei dissidenti, che qualcuno metta i bastoni fra le ruote; ma non ammette neppure che ci siano i tiepidi, gli ignavi, i titubanti, perché chi non è con essa, è contro di essa, e la neutralità viene considerato un delitto di lesa maestà, quasi quanto l’aperta opposizione, anzi, se possibile perfino in modo più severo, perché assomiglia al boicottaggio strisciante, al tradimento subdolo e sleale.
Il Progresso, la Modernità, la Civiltà e la Scienza sono quattro facce di una stessa divinità: a noi è concesso, nel migliore dei casi, discutere circa i dettagli, e – dentro limiti strettissimi, in verità — anche i tempi della trasformazione sociale e culturale attualmente in atto, ma non certo la trasformazione in se stessa: si dà anzi per scontato che il cambiamento sia la condizione imprescindibile per potersi dire progrediti, cioè moderni, cioè civili, cioè scientificamente razionali. Disapprovare i matrimoni omosessuali e le adozioni omosessuali è contrario al Progresso, è incivile e antimoderno, e infine è antiscientifico: perché, come ci ripetono incessantemente stuoli di "esperti", di psicologi e di sociologi, di volonterosi opinionisti e d’infaticabili tuttologi, studi scientifici serissimi e aggiornatissimi hanno incontrovertibilmente dimostrato che i bambini crescono sani e felici anche con due genitori omosessuali, perfino meglio che non un padre e una madre. E dunque, che senso ha fare tante storie? A che serve chiamare in causa la morale, la religione, i valori, i principi, perfino la natura? Tutta roba del passato; tutto vecchiume da mandare alla rottamazione.
Massimo Cacciari e Umberto Galimberti, all’unisono, in due giorni successivi, hanno detto, in due programmi televisivi serali, mandati in onda nell’ora di massimo ascolto, l’uno il lunedì, l’altro il martedì, che i cattolici e lo stesso papa dovrebbero sbarazzarsi, una buona volta, di restare attaccati (e attardati) ad una concezione "naturalistica" e, a dire di Cacciari, addirittura "materialistica" dell’uomo; che la "vecchia" famiglia, formata da un padre e una madre, i quali mettono al mondo dei figli, è un qualcosa di puramente naturale; ma la scienza e il progresso sono andati ben oltre la natura, e sempre più ci andranno, e parlare ancora in termini naturalistici significa ignorare la realtà delle magnifiche sorti e progressive di questo beato tempo, nel quale ci è stato dato vivere; e chi si ostina a starne fuori, si perde il meglio e spreca pure il suo tempo, perché la marcia del Progresso è assolutamente inarrestabile.
All’interno della religione cattolica, o di quel che ne resta, poi, la musica è esattamente la stessa: chi marcia col Progresso e con la Modernità viene approvato e apprezzato come un cristiano "adulto", "responsabile", "aperto" e "maturo"; chi avanza qualche dubbio sulla crescente protestantizzazione e sul neo-modernismo che stanno avanzando, strisciando o, talvolta, danzando rumorosamente, nella teologia cattolica, nella pastorale di molti parroci e vescovi, nella sacra liturgia e perfino nelle strutture della Chiesa, ebbene, costui viene bollato come un relitto del passato, che non merita nemmeno l’appellativo di cristiano, ma quello, apertamente ingiurioso e denigratorio, di "tradizionalista" (dalli all’untore!), come quel vecchio rimbambito dell’arcivescovo Lefebvre, o quel negazionista sfrontato di Williamson, o anche — ma questo lo si sussurra a mezza voce — come quel papa oscurantista, che non avrebbero dovuto elevare all’onore degli altari, quel Pio X, che fu il nemico dichiarato del modernismo — cosa intollerabile e imperdonabile -, e che governò la Chiesa con metodi polizieschi e con il ricorso sistematico alla delazione.
Di papa Benedetto XVI si tace, adesso che ha avuto il "buon gusto" di abdicare; prima, e fin da quando era cardinale e prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, non si perdeva occasione per denigrarlo, sminuirlo, criticarlo, attaccarlo. Ogni volta che apriva bocca, si levava un coro di critiche e d’improperi, di sberleffi e di motteggi: e da chi? Da molti sedicenti cattolici, da molti vescovi, da molti teologi, da moltissimi preti. Una volta fu invitato a tenere una lezione all’Università di Roma, La Sapienza: dovette rinunciare, tale e così grande era stato il clamore delle proteste, delle reazioni indignate, della levata di scudi di studenti e professori contro una sì intollerabile "ingerenza" clericale nella vita accademica italiana. Gli stessi che sono soliti invitare a tener lezione cani e porci, letteralmente, e che si ritengono onorati d’invitare e di ascoltare rappresentanti di altre religioni, nelle quali i diritti, come noi li intendiamo, semplicemente non esistono, la donna è sottomessa all’uomo al punto di non poter nemmeno guidare l’automobile, e gli omosessuali – per i quali, qui, ci si batte con tanta passione civile – vengono condannati a morte mediante impiccagione, non per altra colpa che quella di essere ciò che sono…
La modernità, in questo modo, sta costruendo il proprio paradigma. Innalza santi, come Galileo, eroe della scienza e del libero pensiero, e perciò martire del fanatismo e dell’ignoranza cattolici; proclama portenti della scienza, dell’arte e del pensiero, come Freud, Joyce, Sartre, Derrida, Foucault; fa sparire, nel suo cappello da prestigiatore, tutti quei nomi, quelle correnti, quelle pagine di storia, che non collimano con i suoi valori e con le sue certezze; ridicolizza e sbeffeggia quelli che muovono critiche, o quelli che furono apprezzati quando ancora regnavano le tenebre dell’ignoranza e della superstizione; manipola e riscrive l’informazione, il passato, il presente, a sua completa discrezione; passa sotto silenzio ciò che la disturba; minaccia severe rappresaglie ai più ostinati; sostiene e ripete che la psicanalisi, l’evoluzionismo biologico, il decostruttivismo, rappresentano i vertici della cultura moderna, e che non possono essere scalfiti da alcuna ombra di critica, perché sono la Verità…
Tutto ciò è tristemente banale. Ogni epoca accecata dalla presunzione l’ha fatto; non solo l’attuale…
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