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26 Luglio 2013
Quando il «fantasma», come in un film horror, esce dagli orifizi naturali della medium
26 Luglio 2013Le cronache ci parlano, impietose, delle violenze sessuali che padri snaturati commettono sulle figliolette; e gli psicologi, dall’alto della loro scienza, confermano e rincarano la dose, come se si trattasse di un fenomeno classico, e sia pure aberrante, che rientra nella malvagità della natura umana (laddove "umana" sta per "masschile").
Ma che cosa succede quando è una figlia adolescente di genitori separati (oppure orfana di madre) che fa di tutto per sedurre il padre, non necessariamente arrivando fino a consumare l’incesto e, tuttavia, quanto basta per allontanare qualunque rivale, reale o potenziale che sia, e accaparrarsi così il monopolio dell’affetto paterno?
È questo, fra l’altro, il soggetto di uno dei sei romanzi postumi di Guido Morselli, che, nel 1979, il regista Florestano Vancini ha portato sul grande schermo con il film «Un dramma borghese»l variamente giudicato alla critica.
Un giornalista (l’attore Franco Nero), dopo la morte della moglie, va in Svizzera a riprendersi la figlia sedicenne (Lara Wendel) che viveva in collegio; ma entrambi cadono ammalati in un albergo di Lugano ed è allora che lei riversa tutto il suo affetto, in forme decisamente morbose, verso il padre, portandolo a un passo dal consumare l’incesto e suscitando le chiacchiere e i commenti di tutto il personale.
Solo l’arrivo di una coetanea della ragazza (Dalila Di Lazzaro) aiuterà l’uomo a reagire, staccandosi da quel legane pericoloso per intrecciare una relazione con la ragazza; a questo punto, però, la figlia, disperata, tenta il suicidio. Qui termina il fil, lasciando lo spettatore con il dubbio circa il destino finale della figlia; questo, però, a noi non interessa, dal momento che vogliamo soffermarci sulla problematica relativa alla prima parte del film.
È una situazione piuttosto tipica, che la psicologa Gianna Schelotto, avendola incontrata nella sua carriera professionale, così descrive – con un pizzico di ironia – nel suo libro «Strano, stranissimo anzi normale» (Milano, Mondadori, 1990, 1992, pp. 169-71):
«Da circa dieci giorni Martina, la figlia dodicenne del mio compagno, è nostra ospite al mare. Dovrà restare con noi per tutto il periodo delle ferie. Sua madre è partita per gli Usa e ce l’ha affidata. Sarà una lunga estate "calda".
So benissimo che i miei discorsi possono sembrare dettati da stupida gelosia o da inconfessabili risentimenti, ma ho fatto un serio esame di coscienza e so di non avere proprio nulla contro la pestifera ragazzina. A parte il fatto che è veramente, obiettivamente, incontestabilmente insopportabile. E non parlo della sua palese maleducazione che di per sé potrebbe già essere motivo di continui litigi. Una ragazzina di dodici anni on è più tanto piccola da comportarsi, a tavola, in presenza di chiunque, come una specie di selvaggia. Si serve per prima, attinge continuamente dal piatto del padre, divora qualsiasi cosa con una voracità da cavalletta.
Ma, ripeto, non è questo il vero problema. Quel che mi sembra intollerabile è il suo contegno ricattatorio nei miei confronti e gi atteggiamenti da Lolita che assume con suo padre. Intanto, circola nuda per casa, soprattutto quando c’è in giro il papà. Ho cercato con molto tatto di farle capire che non sta bene, che ormai è diventata grande e che comunque gli indumenti esistono per coprirsi. Eri mi ha guardato sgranando gli occhioni con finto stupore: "Ma se ci siamo solo noi in casa!" ha esclamato. "Solo io, tu e papà".
Già, io, lei e il suo papà, col quale si comporta come una gatta. Gli si struscia addosso, e, lo ammetto, questo mi dà un enorme fastidio. Insisto, non per gelosia ma perché nel comportamento di Martina ravviso, spero a torto, qualcosa di morboso.
L’altra sera sono andata a letto un po’ più tardi perché avevamo avuto gente a cena. Ho cercato di mettere un po’ d’ordine in casa per non trovarmi l’indomani mattina tutto il lavoro da fare. Il mio uomo era già in camera. Quando ho finito sono andata in camera e li ho trovati lì, tutti e due nel lettone, stretti l’uno al’atra che guardavano la tv. Ho cercato a fatica di controllare il furore che mi invadeva. Quando soo riuscita a sfrattare la piccola intrusa dalla nostra camera, sempre con molta calma ho detto al mio compagno che, secondo me, non era molto normale che sua figlia gli si infilasse nuda nel letto. Non perché lei potesse avere qualche "arrière pensée" ma perché questo potrebbe influenzarla psicologicamente. Gli ho anche detto che, se vivessero insieme, se cioè avessero condiviso da sempre i risvegli, i pasti, i giochi, insomma la routine quotidiana, la confidenza tra loro sarebbe stata più automatica e naturale. Ma vedendosi di rado, solo qualche pomeriggio la settimana, non ci può essere l’intimità che si crea nel rapporto di una famiglia unita. Insomma lui non può, con una ragazzina di dodici anni, che ha lasciato a sua madre più di otto anni fa, comportarsi come se l’avesse vista crescere. Non sono estranei, certo, lei è sua figlia. Ma lui, a parte quest’estate, non ha mai passato con lei più di un week end.
Come avrei dovuto aspettarmi, però, il mio uomo non ha voluto capire. È rimasto scandalizzato e dispiaciuto perché io vedo "con malizia" la sua riscoperta della paternità.
Davvero non so come comportarmi. Sto seriamente pensando di lasciarli al loro idillio e di andarmene qualche giorno in montagna per conto mio. Ma qualcosa oscuramente mi fa sentire che io non devo permettere a Martina di sentirsi vincitrice della guerra tutta sua che mi ha dichiarato. A volte mi sembra impossibile che una ragazzina così giovane possa comportarsi in quel modo consapevolmente. E allora mi torna il dubbio che si tratti di una mia lettura sbagliata dei loro atteggiamenti, in sostanza innocui. Ma quando Martina, guardandomi con aria provocante, bacia suo padre dietro l’orecchio sembra davvero una donna adulta e navigata.
Da qualche giorno, poi, come se non bastasse la figlia, è piombata in casa anche la madre del mio uomo. A tutta prima mi è sembrata una sciagura aggiuntiva, la classica pioggia sul bagnato. Presto però ho scoperto che l’atteggiamento di quel caro angioletto non convinceva neanche la nonna. È stato un bel sollievo, perché mi ha confermato che non si trattava di mie fisime infondate. E c’è di più. L’anziana signora, mostrandomi comprensione e solidarietà, mi ha messa in guardia contro la nipotina: "Per ben due volte è riuscita è riuscita a dividere suo padre da una donna. Non so se questa ragazzina fa tutto da sé o se c’è sotto lo zampino di sua madre. Non vorrei che tu fossi la terza vittima di questi complotti". Invece temo proprio che finirà così, perché Martina sarà diabolica, ma un uomo di quasi quarant’anni che si lascia invischiare dalla prima moglie e dalla figlioletta, non mi garantisce la sicurezza e la serenità di cui ho decisamente bisogno.»
Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels