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L’«Affare dei veleni» a Parigi svela un complotto diabolico globale

Ha scritto Guido Gerosa nella sua biografia «Il Re Sole» (Milano, Mondadori, 1998, pp.371, 376, 386):

«L’affare dei veleno, che raggiunge il suo "clou" dal 1679 al 1682, fu uno scandalo per la Francia e per il regno del Re Sole. 442 sospetti vennero imprigionati e trascinati alla sbarra; furono processi che diffusero nel paese un mortale malessere. Scrive Voltaire: "Il crimine infettò Parigi".

Il personaggio più famoso e importante coinvolto nell’affaire fu Athénaïs de Montespan, già in disgrazia. In questo periodo, la favorita irritava Luigi con i suoi maneggi da intrigante e, dopo otto gravidanze, lei che era stata la fulgida bellezza del secolo, era divenuta grassa e sgraziata.

I processi svelarono un mondo inimmaginabile, in cui si muovevano personaggi torbidi e repellenti: streghe, maghi, negromanti, fattucchiere, sacerdoti che celebravano messe nere. Vennero alla superficie i raccapriccianti misteri di Parigi. La fine del Seicento era dominata dall’alchimia, dal culto del demonio, dalla stregoneria, dalla preparazione dei veleni e dagli avvelenamenti,. Si scoprì così che la Francia registrava un’attività criminale sconosciuta nel resto d’Europa. Il massimo brivido si produsse quando ci si rese conto che, tra la solare corte di Versailles e i bassifondi della capitale, correva un inquietante filo rosso di complicità sotterranee.

I grandi nobili del regno e la feccia della società avevano stabilito diaboliche connivenze: si esercitavano in satanismi e in assassini rituali, attuavano pratiche magiche e compivano brutali omicidi, soprattutto su donne e bambini. […]

Con metodo e pazienza [il capo della polizia La Reynie] scoprì la verità su una serie di sparizioni misteriose e assai frequenti di parroci, borghesi, popolane e servitori; appurò che tutte le persone scomparse avevano cercato di far luce sul traffico dei veleni nei rispettivi quartieri e avevano pagato con la vita la loro curiosità. Col procedere dell’inchiesta, appare evidente che si erano ordine congiure in grande stile anche fuori dalla Francia, e che Vanens [il capo del gruppo dei falsari parigini] era implicato persino nell’avvelenamento del duca di Savoia Carlo Emanuele III, avvenuto nel 1675.

Molti storci contemporanei prendono le distanze dall’Affare dei veleni come se si trattasse di una grossa montatura romanzesca. Fu invece un evento assai importante e incise fortemente sugli equilibri della Francia di fine Seicento.

Non si capirebbero gli aspetti più minuti della vita quotidiana del regno di Luigi XIV e la società francese del XVII secolo, se non si tenesse conto dell’"Affaire des Poisons" in tutta la sua stranezza e in tutto il suo orrore.

Ci auguriamo dunque che l’Affare dei veleni venga studiato con più attenzione in futuro, anche perché certi aspetti di quella cronaca nerissima – omicidi rituali, avvelenamenti, mese nere, esorcismi e demonismi, sette segrete, satanismi – sono assai vicini a situazioni inquietanti della società di oggi.»

Fonte dell'immagine in evidenza: Immagine di pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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