L’elogio della matematica di Alessandro Padoa
26 Luglio 2013
Il valore analogico della geometria secondo Cusano
26 Luglio 2013
L’elogio della matematica di Alessandro Padoa
26 Luglio 2013
Il valore analogico della geometria secondo Cusano
26 Luglio 2013
Mostra tutto

La critica di Leibniz a Cartesio nasce dalla fede in un Dio giusto e saggio

Così si esprime Leibniz su Cartesio e sulla filosofia cartesiana in una lettera al Malebranche (da: Leibniz, «Scritti filosofici», a cura di D. O. Bianco, Torino, Utet, 1967, vol. 2, pp. 53-59):

«…In primo luogo, la sua morale è un composto di massime degli stoici e degli epicurei, cosa non molto difficile, perché già Seneca le aveva conciliate molto bene. Egli vuole che seguiamo la ragione oppure la natura delle cose, come dicevano gli stoici, nel che tutti saranno d’accordo. Egli aggiungeva che non dobbiamo prenderci pena delle cose che non sono in nostro potere: è questo precisamente il dogma del Portico che stabilisce la grandezza e la libertà del saggio, tanto vantato per la forza d’animo che aveva nel rinunciare alle cose che non dipendono da noi e a sopportarle quando vengono nostro malgrado. Perciò sono solito chiamare questa morale "l’arte della pazienza". […]

Mi si dirà che Descartes ha ben stabilito l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima: è vero, ma non bisogna farsi ingannare da belle parole. Infatti Dio o l’essere perfetto di Descartes non è un Dio come lo si immagina e come lo si desidera, cioè giusto e saggio, che fa per il bene delle sue creature tutto ciò che gi è possibile; è piuttosto qualcosa di molto vicino al Dio di Spinoza, il principio delle cose, una potenza suprema o natura primitiva che mette tutto in azione e fa tutto ciò che è fattibile. Il Dio di Descartes non ha né VOLONTÀ né INTELLETTO perché, secondo escare, egli non ha il BENE come oggetto della volontà né il VERO come oggetto dell’intelletto. Così egli non vuole affatto che il suo Dio Agisca secondo un fine e perciò elimina dalla sua filosofia la ricerca delle cause finali con il pretesto specioso che nn siamo capaci di conoscere i fini di Dio; mentre Platone ha così bene fatto vedere che, essendo Dio l’autore di tutte le cose, se Dio agisce secondo saggezza, la vera fisica consiste nel conoscere i fini e gli usi delle cose: la scienza, infatti, sta nel conoscere le ragioni e le ragioni di ciò che è stato fatto dall’intelletto sono le cause finali o i progetti di chi le ha fatte, e questi si manifestano nell’uso e nella funzione che compiono, e perciò la considerazione della funzione delle parti è così utile nell’anatomia. Pertanto un Dio come quello di Descartes non ci lascia altra consolazione di quella di una pazienza forzata. In alcuni luoghi Descartes ci dice la materia passa successivamente per tutte le forme possibili, cioè che il suo Dio fa tutto ciò che è possibile e passa, secondo un ordine necessario e fatale, attraverso tutte le combinazioni possibili; ma per questo bastava la sola necessità della materia, così il suo Dio non è altro che questa necessità o questo principio della necessità che agisce nella materia come Può. Non bisogna, perciò, credere che Dio abbia delle creature intelligenti una cura maggiore delle altre; ciascuna sarà felice o infelice a seconda del modo in cui si troverà coinvolta nelle grandi correnti o vortici: perciò egli ha ragione di raccomandarci una pazienza senza speranza (al posto della felicità).

Alcuni dei cartesiani, abbagliati dai bei discorsi del loro maestro, mi diranno che egli, nondimeno, ha affermato l’immortalità dell’anima, e per conseguenza una vita migliore. Quando sento queste cose mi stupisco della facilità che v’è d’ingannare il mondo, quando si giuocare abilmente con parole gradevoli e quando se ne corrompe il significato. Infatti, come gli ipocriti abusano della pietà, così Descartes ha abusato di queste grandi parole del’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima. Bisogna, perciò, chiarire questo mistero e mostrare come l’immortalità, secondo Descartes, non vale molto di più del suo Dio. Io so bene di non fare piacere ad alcuni, perché la gente non ama essere svegliata quando ha lo spirito pieno di un sogno piacevole. Ma che fare? Descartes vuole che si sradichino i pensieri falsi prima d’introdurre quelli veri. Bisogna seguire il suo esempio ed io credo di rendere un utile servizio al pubblico se poso distoglierlo da dogmi così pericolosi. Dichiaro, dunque, che l’immortalità dell’anima così come è stabilita da Descartes non serve a nulla e non può consolarci in alcun modo: supponiamo, infatti, che l’anima sia una sostanza e che nessuna sostanza perisca; se è così, l’anima non si perde nella natura ma come la materia, anche l’anima muterà; e come la materia, che compone un uomo, ha composto altre volte, piante ed altri animali, così l’anima potrà essere, sì, immortale, ma passerà attraverso mille mutamenti e non ricorderà nulla di ciò che è stata. Tale immortalità senza ricordo è del tutto inutile, riguardo alla morale; infatti distrugge ogni ricompensa ed ogni castigo. A che servirebbe, signore, diventare re della Cina, a patto di dimenticare ciò che siete stato? Non sarebbe come se Dio, nello stesso tempo che vi ha distrutto, creasse un re della Cina? Per soddisfare alla speranza del genere umano, bisogna provare che il Dio che governa tutto è saggio e giusto e che non lascia nulla senza ricompensa e senza castigo: sono questi i grandi fondamenti della morale. Ma il dogma di un Dio che non agisce in vista del bene e di un’anima che è immortale senza ricordo, non serve che ad ingannare i semplici e a pervertire le persone intelligenti.»

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.