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In fondo è tutto più semplice, più banale e più sporco

Sono in molti a pensare che dietro la tirannia della setta modernista che ha conquistato i vertici della vera Chiesa cattolica, e che sta lavorando a ritmo febbrile per trascinarla con sé nell’apostasia non dichiarata, e senza dubbio nello scisma – perché ci sarà pur qualche cattolico che si rifiuterà di apostatare, anche se quei signori ripetono che non c’alcuna apostasia, anzi, che essi incarnano la "vera" chiesa e il "vero" vangelo — ci deve essere un piano molto ben congegnato e un cambiamento di paradigma religioso dalle radici antiche e complesse, una volta spiegate le quali si capirà anche come sia stato possibile giungere al punto in cui sono arrivate le cose adesso. Questa impostazione ha il difetto, secondo noi, di essere troppo intellettualistica e, per così dire, troppo "colta": in altre parole, di sopravvalutare lo spessore intellettuale e morale della setta modernista che sta esercitando la presente tirannide sulla Chiesa. Dopo aver molto studiato e riflettuto, noi siamo giunti a una diversa conclusione, ossia che non c’è una particolare complessità, non c’è una matrice culturale degna di rilievo, e non c’è neppure un serio travaglio morale in tutti questi signori che stanno facendo a pezzi, un giorno dopo l’altro, la vera dottrina cattolica, e che stanno prendendo di mira tutti quelli che osano resistere ai loro malvagi piani. L’ultima ad essere colpita, in ordine di tempo, è la Familia Christi in quel di Ferrara, approvata dal vescovo Negri e ora commissariata per iniziativa del neovescovo Perego, uno dei più zelanti esecutori della tirannide modernista giunta definitivamente al potere con il signore argentino che siede indegnamente sulla cattedra di San Pietro, ma la cui opera nefasta è stata preparata da mezzo secolo, cioè da quel colpo di mano che è stato il Concilio Vaticano II.

Siamo giunti cioè alla conclusione, che ad alcuni potrà forse apparire semplicistica, che non c’è bisogno di scomodare chi sa quali profondità teologiche e chi sa quali abissi esistenziali per spiegare a grandi linee quel che sta succedendo nella Chiesa, dal Concilio Vaticano II in poi. Certo, le radici storiche del modernismo esistono, e affondano nel terreno molto in profondità: arrivano fino a Lutero, fino a Wycliffe e fino a Guglielmo di Ockham. E, volendo, si potrebbe andare ancora più indietro, ad alcune eresie del medioevo e della tarda antichità; per non parlare della componente razionalista e scientista che risale a Francis Bacon, a Cartesio, a Galilei e che arriva fino a Teilhard de Chardin, curiosamente mescolata ad alcuni aspetti dei movimenti pietisti e pauperisti che hanno segnato la storia del cristianesimo nel corso dei secoli, dal basso medioevo agli inizi della modernità capitalista. E la massoneria, naturalmente, che è penetrata dentro la Chieda ormai da un pezzo, e che vi ha portato l’illuminismo, il deismo, l’utilitarismo, il sensismo, il pragmatismo, il cosmopolitismo e un certo umanitarismo sentimentale, tanto velleitario quanto insincero. Però, ripetiamo, pur non negando affatto tutti questi aspetti e queste componenti, ora sotterranee, ora palesi, ci sembra che la sostanza del discorso sia molto più semplice, quasi banale, e, soprattutto, terribilmente sporca. Potremmo sintetizzarla così: la setta modernista che si è, al presente, impadronita dei vertici della Chiesa cattolica, interpreta, difende e protegge gli interessi di una casta clericale viziosa, corrotta, pigra, infingarda, che semplicemente si è stancata di osservare fedelmente la parola di Dio, perché è troppo faticoso, e ha deciso di praticare apertamente i propri vizi e i propri peccati, negando il male e liberalizzando il peccato.

Nello steso tempo, essa si era stancata di andare controcorrente dal punto di vista intellettuale, di avere contro il mondo moderno con tutto il suo peso, anche finanziario, e ha deciso di alzare bandiera bianca per farsi perdonare di essere quel che è, o meglio quel che è stata, rassicurando i poteri forti che essa, al presente, intende volonterosamente e diligentemente collaborare con il progetto politico, sociale, culturale perseguito dalla élite finanziari, compresi il migrazionismo, l’omosessualismo, l’apertura al divorzio, all’aborto, all’eutanasia, la rinuncia all’apostolato e alla predicazione, la vergogna e l’autocensura della propria identità, la riduzione del cattolicesimo al ruolo di una ideologia sociale e ambientalista. Tutto questo fa parte del patto scellerato che i monsignori viziosi e depravati hanno stretto con le grandi banche, con uomini come Soros e famiglie come i Rockefeller, per avere, in cambio, il diritto di continuare a esistere senza essere molestati, anzi, ricevendo addirittura sostegni e finanziamenti. E se questa ricostruzione dovesse sembrare, a qualche anima bella, tropo "cattiva", invitiamo costoro a considerare le recenti vicende della Chiesa cattolica nel Paese ove esistevano, da oltre un secolo, le condizioni più favorevoli perché si verificasse quel che si è verificato, gradualmente, in tempi e modi diversi, un po’ in tutto il mondo cattolico: gli Stati Uniti d’America. Quel che è apparso evidente, dietro la tremenda ondata di scandali legati alla pratica diffusa degli abusi sessuali nel clero, e specialmente nell’alto clero, americano, è lo stretto legame, non solo ideologico, ma pratico, fra i vertici della chiesa più "liberale" e progressista del mondo e il potere politico, cioè con il Partito Democratico, e con le grandi banche impegnate a finanziarie, a livello nazionale e internazionale, il programma della tirannide progressista, basato sui pilastri del migrazionismo, dell’omosessualismo, della cultura dei diritti civili a tutto campo, dell’individualismo sfrenato e consumista, della distruzione della morale tradizione e delle identità culturali. Insomma il programma mirante a trasformare il mondo in un gigantesco villaggio popolato da sette miliardi di idioti, di schiavi abbrutiti e di proletari disposti a lavorare per un tozzo di pane e a investire i loro pochi risparmi per fare sempre più ricche le grandi società bancarie e assicurative. In parole ancora più semplici: mentre il presidente Obama e l’aspirante presidentessa Clinton predicavano e finanziavano tutte queste bellissime cose, il clero cattolico progressista degli Stati Uniti, schierato tutto dalla loro parte, si abbandonava a un porcaio di scelleratezze morali e somigliava sempre più a una setta mafiosa dedita a stili di vita viziosi e criminali, assicurando poltrone, carriere, viaggi gratuiti in tutto il mondo (anche per fare del turismo sessuale) e alti stipendi a vescovi, arcivescovi e cardinali, come il "buon" McCarrick, che predicavano la chiesa dei poveri e dei migranti, e intanto vivevano nel lusso e passavano le loro giornate a sodomizzare decine, centinaia e migliaia di seminaristi e giovani preti. Il tutto difendendo a spada tratta lo stile di vita gay e mostrandosi sempre più possibilisti circa un clero apertamente accogliente verso i sacerdoti professanti il diritto alla sodomia e predicanti le sue incomparabili bellezze.

Ma perché ci ostiniamo a usare l’imperfetto? Tutto questo continua a pieno ritmo: il venire alla luce degli scandali non ha suggerito a quei porporati neanche un briciolo di prudenza o di decenza. Fanno come prima e peggio di prima, tanto sono certi della loro impunità. L’ultimo pezzo grosso coinvolto negli scandali sodomitici è, nella Chiesa latinoamericana, il vescovo Pineda, braccio destro del cardinale Maradiaga, il quale è, a sua volta, uno principali collaboratori del signore argentino, nonché uno dei più accaniti propagandisti della chiesa dei poveri. A parole, perché a suo tempo è venuto fuori che quel signore si metteva in tasca uno stipendio da 35.000 euro mensili, vale a dire circa quaranta volte quel che guadagna un lavoratore non qualificato in Europa, e due o trecento volte quanto guadagna un lavoratore medio nelle fazendas o nelle miniere dell’America Latina. Che bella cosa, vero, predicare l’opzione preferenziale per i poveri, riempirsi la bocca con il "grido dei poveri", fustigare l’egoismo dei ricchi e delle multinazionali, e intanto intascare 35.000 euro al mese, e andare a spasso per il mondo, e magari deflorare tutti i ragazzini che la Chiesa imprudentemente mette a disposizione di questi moderni orchi, di questi violentatori seriali, di questi mostri vestiti e addobbati da principi della Chiesa e da pastori di anime? Non si rischia nulla; si fa bella figura; si va in televisione, si firmano articoli sui giornali più importanti, si frequentano i salotti dell’alta politica, si va perfino ai met gala, fra modelle e attori hollywoodiani, imprestando loro i paramenti sacri dei papi per sfoggiarli nelle loro blasfeme sfilate d’alta moda, e ci si rotola nel fango a volontà, senza controlli, senza censure, senza scomodi testimoni, certi di essere protetti, comunque vada, in alto loco, come il vescovo Barros nel Cile, difeso a spada tratta dal signore argentino, lui e i suoi complici violentatori e sodomiti.

Questo intendevamo, quando dicevamo che non occorre volare alto per capire il fenomeno della tirannide modernista che si sta impadronendo della Chiesa; che anzi è meglio volare molto, molto basso, se lo si vuole intendere nella sua essenza. Che cosa sa fare un vescovo, per esempio, quando ha perso completamente la fede? Nulla. Potrebbe chiedere di andarsene, lasciare l’abito, se avesse un briciolo di onestà intellettuale e morale; ma non ne ha voglia. È abituato a un certo stile di vita; ad avere il segretario personale, l’autista che lo porta all’aeroporto, le suore che gli fanno il letto e la camera, e i suoi giovani amanti per levarsi tutti i capricci più innominabili. Perché mai dovrebbe rinunciare a tutto questo, e adattarsi a uno stile di vita povero, cercarsi un lavoro, mendicare un posto presso qualche istituto privato, presso qualche giornale, o chissà che altro? No, troppo faticoso, troppo difficile. E allora? E allora, è semplice: questo signore che ha perso la fede, ma non il piacere della vita comoda; che non sa fare nulla, se non regalare alla gente belle parole (tanto le parole in costano nulla) e presiedere qualche solenne cerimonia, qualche incontro pastorale, qualche processione; e che solo restando lì dove sta ora, nella Chiesa, potrebbe seguitare a vivere come un vizioso parassita, mentre in qualunque azienda privata lo caccerebbero a pedate nel sedere in meno di ventiquattro ore, non appena visto che razza di cialtrone è, ebbene questo signore ha una sola strada aperta avanti a sé: fare in modo che libito sia licito in sua legge, come dice il padre Dante. Cioè predicare, un poco alla volta, quel certo stile di vita e di conseguenza, quel certo tipo di "chiesa" che finiscono per giustificare quel che lui realmente è, il suo modo di vivere, la sua infedeltà alla Sposa di Cristo, il suo disprezzo per la legge del Signore, il suo ateismo conclamato, pur se mascherato dietro i veli di una religiosità tanto vaga quanto sciropposa, dai tratti ora panteisti, ora perfino animisti, e sempre ipocritamente umanitari.

Proprio come ai tempi d’oro dell’illuminismo, dei Voltaire, dei Rousseau: cosa c’è di più appagante che predicare l’amore teorico per l’umanità, quando non si è capaci di amare concretamente neppure i propri familiari, e si mettono i propri figli all’orfanotrofio, per non avere la seccatura di doversene occupare? E come ai tempi d’oro del ’68: che bello potersi trastullare con il sogno di un mondo nuovo, più bello, più pulito, più giusto, senza fare la fatica di lavorare e nemmeno di studiare, solo giocando a fare la rivoluzione, naturalmente coi soldi di papà e mammà, coi loro sudati risparmi, proprio come ora questi indegni monsignori e cardinali si fanno mantenere coi soldi della Chiesa, cioè dei poveri, proprio loro che parlano sempre dei diritti dei poveri, ma che, di fatto, sono i primi a sfruttarli, e solo grazie ad essi possono mantenere il loro modo di vivere, peraltro esaltando sempre il valore della carità e dell’accoglienza, sino a trasformare le chiese e le basiliche in ristoranti e dormitori, in bivacchi semipermanenti di poveri veri e finti, di migranti e falsi profughi. Tanto, mentre le chiese vengono trasformate da luoghi di preghiera e adorazione in luoghi dove si dorme e si mangia gratis, loro, i monsignori viziosi e spendaccioni, non devono fare la benché minima rinuncia. Forse che se li prendono nei loro bei palazzi apostolici, nei loro milionari appartamenti cardinalizi, i poveri e i migranti? Forse che si privano di qualche cosa, nella loro vita privata? Forse che vendono l’anello cardinalizio per dare il ricavato ai poveri, loro che dicono esser giusto vendere le chiese inutilizzate a causa del calo dei fedeli, per aiutare i poveri? E si noti che questi monsignori e cardinali sodomiti e goderecci non rubano solo ai poveri di oggi; rubano anche alle generazioni passate, perché attingono a quel che la Chiesa ha messo insieme con le offerte, i lasciti e i testamenti dei fedeli: fedeli le cui intenzioni non contemplavano certo l’apostasia dei pastori, né la distruzione della dottrina, né lo scisma nel corpo della Sposa di Cristo. Infine, costoro rubano alle generazioni future: rubano la Verità di Cristo e rubano la speranza che viene dalla fede, dalla vera fede, non dalla fede taroccata, massonica e modernista, che costoro spacciano per buona. Quando il signore argentino dice che le Persone della Santissima Trinità litigano a porte chiuse fra di loro; quando dice che Lutero aveva ragione; quando perseguita i Francescani dell’Immacolata; e quando Sosa Abascal dice che il diavolo non esiste; e quando Paglia dice che dobbiamo imitare le preclare virtù morali di Pannella; e quando i neopreti e i neovescovi invitano la signora Bonino a tenere lezioni di accoglienza dentro le chiese: tutti costoro rubano, sono ladri di Verità, di fede, di speranza e di carità; abusano di quel che la Chiesa mette loro a disposizione, materialmente e spiritualmente, dilapidando il patrimonio da essa accumulato nel corso dei secoli. Non ne hanno alcun diritto. Sono degli abusivi, dei falsari, dei mistificatori. E quel prete che annuncia che non celebrerà la Messa di Natale, e quell’altro che dice che è sbagliato fare il presepio, perché il vero presepio è accogliere i migranti: mentono, rubano e tradiscono il gregge che a loro è stato affidato…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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