
L’ideologia del progresso è nemica della fede
21 Agosto 2018
Omaggio alle chiese natie: Pietro e Paolo a Colugna
22 Agosto 2018La chiesa di San Pio X si trova nella parte della città posta al di sotto della circonvallazione meridionale. Uscendo da porta Aquileia e dopo aver traversato il piazzale d’Annunzio, si sale sul cavalcavia dei Santi Ermacora e Fortunato, che s’innesta sul tratto iniziale di viale Palmanova; poi si prende la prima laterale a sinistra, via Pietro di Brazzà, quindi la seconda a destra, via Bombelli, e così si arriva in via Pomponio Amalteo, proprio di fronte alla chiesa, che sorge un po’ sopraelevata, in cima a una gradinata, e fiancheggiata da due file di abeti, in un contesto di periferia già quasi campestre. Eppure siamo a meno di dieci minuti di cammino dalla stazione ferroviaria, sia che si prenda per via Melegnano, sia che si prenda per via Cernaia, o che si torni, per il sottopasso di viale Palmanova, in viale Europa Unita. Così, il fatto che questa chiesa si trovi un po’ imboscata in una strada secondaria, oltre al fatto che sorge in un quartiere periferico, fa sì che non sia molto conosciuta da coloro che vivono in centro; un pratica, la conoscono e la frequentano solo gli abitanti del quartiere fra viale Palmanova e via Buttrio, che ha il suo asse principale nella via Baldasseria. Questa è anche la ragione per cui noi stessi, nati e cresciuti in questa città, ma sotto il Castello, non abbiamo mai avuto occasione di passare di lì e quindi non l’avevamo neppure mai vista; l’occasione si sarebbe presentata solo molti anni dopo. Al tempo della nostra infanzia, comunque, la chiesa esisteva già, ma era giovanissima: costruita nel 1961, ma istituita la parrocchia fin dal 1958, ha festeggiato i suoi cinquant’anni nel 2008, con una solenne cerimonia, e ora è arrivata al traguardo dei sessanta, anche se non li dimostra. Eppure la vita della parrocchia ha conosciuto alti e bassi; e un momento particolarmente difficile si è avuto nel 2013, allorché si è creato un buco di 400 mila euro nei conti della parrocchia, specialmente a causa del progetto casa Gioiosa, a Mione di Ovaro, in Carnia, cosa che ha costretto l’arcivescovo a inviare un commissario, il parroco del Carmine, don Giancarlo Brianti, per ripianare il debito. Questo, più la sistemazione dell’asilo nido di via Baldasseria, aveva mandato in crisi la gestione finanziaria del parroco, don Tarcisio Bordignon. Il quale, ordinato sacerdote nel 1955, è andato in pensione l’anno dopo, nel 2014, in un clima di mestizia, ma anche di tensione, in quanto nella parrocchia si è creata una divisione fra i suoi sostenitori e i suoi critici. Don Tarcisio, che non conosciamo personalmente, e che perciò non vogliamo giudicare, ha fama di essere il prete degli ultimi; dice lui stesso di essere un prete "scomodo", ma di dover rendere conto solamente a Dio di quello che fa. Sta di fatto che la sua disponibilità verso i poveri e gli emarginati ha causato qualche problema in parrocchia, problema che ha coinvolto le famiglie residenti, poiché non tutte hanno apprezzato alcune sue iniziative. La pesca di beneficenza di agosto, per esempio, è stata da alcuni accusata di esser troppo lunga e troppo rumorosa, e di causare un tale disturbo alle persone, fin dentro le loro abitazioni, da avere indotto alcuni a non andare più in chiesa e non frequentare più la Messa. Non solo. Nel 2014 un incendio doloso ha distrutto i cassonetti per la raccolta della carta e della plastica, causando paura e scompiglio e innescando accese polemiche. Una parte dei parrocchiani si lamentava del fatto che il parroco era troppo generoso con quanti venivano a chiedere assistenza: alcuni testimoni pare abbiamo visto aggirarsi, sul luogo dell’incendio, e proprio a quell’ora, un uomo e una donna dall’aria sospetta, due persone sbandate, che erano solite bussare alla porta della canonica e che il parroco non mandava mai via, nonostante il loro comportamento dispiacesse ai residenti, con i loro frequenti litigi in pubblico. L’accusa, pertanto, era questa: a voler essere troppo generosi e accoglienti, di questi tempi, si finisce per creare, o per favorire, situazioni di disagio, e forse di pericolo, per quelli che non c’entrano. Come risulta da un articolo consultabile in rete (www.dovatu.it del 06/04/2014), la gente era esasperata per la presenza di clandestini, di alcolisti e di tossicodipendenti che facevano riferimento a un centro di accoglienza, punto di riferimento della Caritas, in pratica una mensa e un dormitorio per i senzatetto, proprio di fianco alla chiesa; i quali, fra le altre cose, avrebbero trasformato il prato vicino alla chiesa in una specie di discarica abusiva. Si sono lamentati non solo furti nelle case, ma anche atti di inciviltà e sporcizia: gente che defeca all’aperto, che scavalca le siepi ed entra nelle proprietà, che abbandona siringhe e avanzi di cibo, sono cose che hanno portato i residenti a non poterne più e a ribellarsi contro quello che a molti di loro appare come un buonismo irresponsabile e controproducente. I malumori di una parte dei residenti erano diretti sia contro l’amministrazione del sindaco Furio Honsell, sia contro il parroco, don Tarcisio appunto. Riportiamo le lagnanze di una signora, dall’articolo sopra citato:
Va bene dare una mano alle persone in difficoltà ma a noi chi pensa? Non è solo una questione di sicurezza ma anche di quieto vivere. Non vado da anni più a messa al San Pio X perché non li sopporto più: come è possibile che venga permessa la famosa sagra di agosto? Immaginate di farvi tre settimane con un altoparlante in camera che vi urla ‘Giocate alla pesca di beneficenza! E’ avanzato da mangiare, portatevelo a casa! Don Tarcisio Bordignon può fare quello che vuole? Noi, che paghiamo tasse altissime, cosa abbiamo in cambio? E’ ora di dire basta, questo schifo non lo vogliamo.
Parrebbe una questione abbastanza banale, una bega di quartiere come ce ne sono tante, e invece, secondo noi, è un caso esemplare delle contraddizioni in cui si è messa la chiesa degli ultimi, la quale a forza di pensare ai "poveri", ha finito per disgustare e allontanare le pecorelle del suo gregge. Partito don Tarcisio, è arrivato un nuovo parroco, don Paolo Scapin, ordinato nel 1987, il quale, appena arrivato, nel dicembre 2014, ha voluto ribadire la continuità con la linea del parroco uscente, dichiarato: Continueremo ad accogliere tutti, siamo la chiesa degli ultimi (Il Messaggero Veneto del 09/12/14) in mezzo a una folla formata non solo dai fedeli, ma anche dai profughi. Ma non è rimasto a lungo: per il prossimo settembre 2018 è annunciato l’arrivo di un nuovo parroco, don Fabrizio Michelutti . Nel 2015 la parrocchia di San Pio X è stata l’unica ad ascoltare l’appello del papa, che aveva esortato ogni parrocchia ad accogliere una famiglia di profughi, appello ripreso dall’arcivescovo, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, ospitando una comunità di richiedenti asilo. Nel giro di pochi mesi, però, le cose sono sfuggite di mano e hanno preso una piega tale per cui lo stesso don Scapin ha finito per capovolgere la sua posizione e chiamare la polizia. Una dozzina di pachistani, dopo aver ottenuto il riconoscimento dello status di profughi (ma in Pakistan c’è la guerra? la guerra non è invece in Siria, a qualche migliaio di chilometri dai confini del Pakistan?), non aveva voluto lasciare la struttura e aveva di fatto occupato abusivamente alcuni locali della parrocchia da più di un mese, usandoli, come qualcuno ha detto, addirittura come postribolo (cfr. voxnews.info del 10/05/17), rinfocolando l’insofferenza degli abitanti e creando un forte disagio, vista anche la vicinanza di un asilo infantile frequentato da cinquantacinque bambini. La polizia, giunta sul posto, ha sgombrato i locali, eseguito dei controlli e denunciato 11 pachistani per occupazione di edifici e terreni. Questo succedeva nel maggio del 2017 e, da allora, non sappiamo che sviluppi abbia preso la situazione; la fonte sopra indicata ha commentato: Prima li fanno venire, poi pensano che non creino degrado. Preti deliranti in stato di incoscienza da masochismo etnico…
Non conosciamo personalmente nemmeno don Scapin e quindi nemmeno su di lui vogliamo esprimere giudizi. Ci limitiamo a prende atto della situazione che si è venuta a creare, e a fare una breve riflessione sul problema dell’accoglienza, che un gran numero di sacerdoti ha preso talmente alla lettera da porre se stessi e i loro parrocchiani in situazioni difficili, rischiando di compromettere completamente la loro opera pastorale presso le famiglie. Perché è chiaro che quando dei buoni cattolici arrivano a dire, come la signora di cui sopra, che da anni non mettono piede in chiesa perché non condividono, né sopportano il modo di fare dei loro parroci, preoccupati di aiutare i lontani ma, evidentemente, non altrettanto preoccupati di tenersi accanto i vicini, anzi, disposti a lasciare che se ne vadano e che smettano di frequentare la Messa e i sacramenti, un problema, evidentemente, c’è, e anche molto grosso. Un problema che, già difficile per sua natura, rischia di diventare un macigno insormontabile a causa della maniera ideologicamente esasperata con cui viene affrontato da un certo numero di preti di strada, quelli che amano a essere chiamati i preti degli ultimi. Per un sacerdote cattolico, a nostro parere, non è questione di primi o di ultimi: Gesù ha comandato a san Pietro: pasci le mie pecorelle; non ha specificato se doveva dare la precedenza agli stranieri o ai più poveri; ha detto: pasci le mie pecorelle, e glielo ha ripetuto per tre volte. I sacerdoti come don Bordignon sostengono di essere a posto con la loro coscienza e di dover rendere conto del loro operato solo a Dio. Questo, a nostro parere, è un errore, ed è anche un segno di arroganza. Il sacerdote deve rendere conto anzitutto a Dio, ma anche ai suoi confratelli e ai fedeli: non ha alcun diritto di scandalizzarli o di porli di fronte a un crudele aut-aut: o con lui o contro di lui. Non può imporre la sua idea di accoglienza, non può ricattare moralmente i suoi parrocchiani dicendo che se non accettano la sporcizia, l’inciviltà e la delinquenza degli "ultimi", non sono dei buoni cristiani. Un prete è innanzitutto il pastore del suo gregge: e deve rende conto di quello che fa o di quello che non fa per custodirlo. Ne deve rende conto a Dio, ma anche agli uomini. Non è un piccolo dittatore insindacabile; non deve ritenersi superiore alle critiche; non deve rifiutare il dialogo coi suoi parrocchiani, mentre si rende ultradisponibile verso chiunque altro. Questo è un grossolano fraintendimento del Vangelo. Quella di profugo, poi, non può essere una professione, Quando i pachistani hanno ottenuto quel che volevano, hanno dovuto andarsene, per fare quel che fanno tutti i cittadini: cercarsi un lavoro onesto e guadagnarsi la vita. Ma a quanto pare, non l’hanno accettato. Dopo essere stai mantenuti in albergo per oltre un anno, non avevano voglia di andarsene. Ciò dimostra come il buonismo genera pigrizia, arroganza e disprezzo della legge. Queste persone sono state male abituate: si è fatto loro credere che saranno sempre trattate con un occhio di riguardo, perché, poverine, sono la parte più debole della popolazione. Ma questo rischia di trasformarsi in un atteggiamento vittimistico e parassitario. È evidente, dal comportamento che essi hanno tenuto, che non sono degni del privilegio che è stato loro concesso, di ottenere il permesso di restare in qualità di profughi. Uno Stato severo, ma giusto, li caccerebbe immediatamente; ma da noi, purtroppo, decidono i magistrati di sinistra, impregnati di buonismo post marxista, per cui, nonostante il loro comportamento inaccettabile, quasi certamente resteranno in Italia e seguiteranno a tenere comportamenti irrispettosi della legge e della convivenza civile. Quanto alle parrocchie, non è scritto da nessuna parte che devono trasformarsi in bastioni dell’ideologia migrazioni sta e globalista, né che i sacerdoti devono farsi avvocati difensori di una causa quantomeno discutibile: che chiunque si presenti in Italia sostenendo di essere povero e perseguitato, ha diritto di essere accolto, di essere accudito, e pure il diritto di calpestare la legge. Anche perché in Italia ci sono circa 10 milioni di poveri del nostro popolo: gente che ha sempre lavorato, o che cerca invano un lavoro, o che non riesce a sopravvivere con la misera pensione che riceve, o che è stata licenziata a causa della crisi; gente che ha sempre pagato le tasse e rispettato la legge; gente troppo dignitosa per chiedere l’elemosina, e troppo civile per riversare sui vicini la sua miseria, la sua sporcizia e la sua rabbia. A questi preti degli ultimi vogliamo perciò dire: attenzione, state scherzando col fuoco, state giocando la vostra credibilità come pastori del gregge. Non avete alcun diritto di abbandonare le vostre pecorelle per farvi pastori si un altro gregge, Non è questo il mandato che Gesù ha trasmesso ai suoi discepoli. I pachistani sono islamici e, nel Pakistan, la piccolissima minoranza cristiana conduce una vita d’inferno a causa del fanatismo degli islamici. Per quale ragione quando costoro arrivano in Italia, la Chiesa cattolica dovrebbe far loro ponti d’oro, fino al punto di allontanare i buoni cattolici? E non si venga a tirar fuori la parabola del figlio prodigo, non si provi a paragonare quei cattolici risentiti al figlio primogenito, che non voleva entrare in casa perché era geloso di suo fratello. Prima di tutto, il padre in persona era venuto fuori a pregarlo: mentre questi preti di strada non spiegano, non dialogano, sanno solo sgridare e sfidare i loro parrocchiani se questi non condividono le loro scelte. In secondo luogo, e questo è il punto decisivo, il figlio prodigo era tornato a profondamente pentito, si era gettato in ginocchio e aveva supplicato il perdono del padre. Se si fosse presentato con arroganza, se avesse preteso di fare la vita comoda a spese del padre e del fratello, la parabola, crediamo, avrebbe avuto un altro sviluppo. Qui si gioca una partita decisiva per il futuro della Chiesa. I preti non devono accontentare il mondo in ciò che ha di sbagliato; ma devono ascoltare la voce dei fedeli, né devono, per un partito preso, stare dalla parte di chi non è nella Chiesa, schierandosi contro chi vi appartiene. Sarebbe assurdo…