
Omaggio alle chiese natie: San Gottardo
13 Agosto 2018
Omaggio alle chiese natie: San Rocco
13 Agosto 2018Siccome la cultura moderna è stata ipnotizzata, e diciamo pure incretinita, per gran parte del Novecento, dal marxismo, ne deriva che anche ora, che il marxismo è politicamente (ma non ideologicamente) tramontato, la maggior parte di noi, compresi quasi tutti i sedicenti intellettuali, continua a pensare il reale secondo le vecchie categorie marxiste. E ciò con la ferma convinzione — tanto più ferma, quanto più inconscia — di essere su un terreno oggettivo e incontrovertibile, perché "scientifico ", e perciò di essere al di sopra di ogni critica ma di potere, e dovere, criticare tutti, come si addice a degli scienziati nei confronti di chi scienziato non è, e balbetta, come un bambino, a proposito di ciò che non è neppure in grado d’intendere. Il bello è che questa pretesa di scientificità, Marx se l’è data da solo, per distinguere il "suo" socialismo da quello degli "utopisti", da Fourier a Proudhon; eppure i suoi discepoli odierni, per quanto fuori tempo massimo e per quanto camuffati nelle più varie maniere, sovente da preti cattolici (anche se la loro vera fede non è in Gesù Cristo ma nella giustizia sociale), continuano a credere nella scientificità del proprio punto di vista, che essi identificano, poco modestamente, con la sola concezione del mondo che sia veritiera e oggettivamente provata al di là di ogni ipotesi metafisica. È lo stesso atteggiamento che hanno i seguaci, appena un po’ meno mascherati, e in parte ancora capaci di mostrarsi apertamente per ciò che sono, dell’altra grande ideologia mistificatrice del XX secolo, la psicanalisi. I seguaci della psicanalisi, anche se spesso amano distinguersi dal freudismo ed esibire, come una patente di nobiltà, la loro filiazione da qualche diramazione "eretica" della scuola madre, condividono con i marxisti la ferma opinione che hanno di se stessi: quella di essere i soli che sanno vedere "oltre", che sanno guardare lontano e che sanno riconoscere, dietro le false apparenze, che incantano tutti gli altri, la vera natura delle cose. In pratica, essi soli possiedono gli strumenti per demistificare il mondo; e avendo insegnato a tutti, e in primo luogo a se stessi, proprio come i marxisti, che il mondo è pieno d’inganni e ipocrisie, anzi, che si regge interamente sull’inganno e l’ipocrisia, sono fieri e orgogliosi di appartenere a una scuola di pensiero che, sola fra tutte, ha compreso per tempo l’inganno, e smascherato come si deve le ipocrisie, e che pertanto, unica fra tutte, può mostrare agli uomini come si deve giudicare la realtà, cosa si deve pensare a proposito di qualsiasi cosa, e soprattutto come si deve agire. A che serve capire come stanno le cose, se non si agisce? A che serve aver ragione, aver visto giusto, se si resta prigionieri di un mondo fasullo, artefatto, nel quale si è alienati, senza speranza di recuperare la propria dimensione autentica? Ed ecco che psicanalisti e marxisti si danno la mano, e sovente si scambiano i ruoli, nel condurre la loro battaglia per la verità, che è anche una battaglia per la libertà: solo chi ha compreso come stanno le cose può partecipare alla costruzione di un mondo nuovo e migliore, nel quale artifici e ipocrisie saranno banditi e potrà emergere la parte più vera e più sana degli uomini, ora intisichita e resa malata da secoli e secoli di repressione, vuoi sul piano economico e sociale, vuoi sul versante della morale e della vita individuale. E da che cosa viene, agli psicanalisti e ai marxisti, tanta sicurezza in se stessi e tanta fiducia di essere, loro soli, nel vero? Che cosa rende il marxista (anche e specialmente nella recentissima versione del prete di sinistra) così certo di aver visto e riconosciuto il "trucco" del potere economico, e lo psicanalista così sicuro di avere individuato gli inganni dell’inconscio? In entrambi i casi, la convinzione di possedere, essi soli, una visione scientifica delle cose. E ciò a dispetto del fatto che sia Marx, sia Freud, la patente di scienziati se la son data da soli; dopo di che, a forza di ripetere la favola della scientificità dei loro sistemi, a scuola, sui libri, all’università, sui giornali, nei dibattiti televisivi e, peggio ancora, a forza di parlare e ragionare dandola per scontata, essa è entrata a far parte del patrimonio "culturale" della società moderna — di quella mezza cultura che si addice al nostro tempo, tempo di mezze cose e di mezze persone, come vuole l’impero dell’individualismo di massa. Tanto che oggi è quasi impossibile contestarla o criticarla, perché il mezzo sapiente che crede di sapere e di capire, vi guarderà con lo stupore e la commiserazione di un membro del C.I.C.A.P., se voi gli direte di aver visto, coi vostri occhi, un caso di possessione demoniaca, oppure di aver avuto, lucidi e svegli, un incontro ravvicinato con una creatura che non è di questo mondo. Non si prenderà neanche il disturbo di confutarvi: non ne vale la pena. Vi ascolterà, forse, pazientemente, scrollando poi le spalle e pensando che siete ancora immerso in una visione del mondo mitologica e superstiziosa, che vi offusca il cervello e fa di voi dei testimoni inattendibili, anche se credete, magari in buona fede, di aver visto quella certa cosa o di aver fatto quella tale esperienza.
Vediamo una tipica conseguenza dell’indottrinamento e dell’incretinimento operato dalla pseudo cultura marxista, oggi travestita da cattolicesimo progressista, e da quella psicanalitica, per quanto aggiornata in forme e scuole post-freudiane e magari persino anti-freudiane: la convinzione, largamente diffusa nella nostra società, ma specialmente fra i cattolici, che Lutero sia stato un liberatore di sane energie represse, un paladino dell’autenticità e della verità, un crociato del vero cristianesimo contro le oscure e interessate mistificazioni dei preti e dei papi rinascimentali. Con invidia non dissimulata, il che spiega la recentissima inversione a "u" da parte della neochiesa bergogliana nei confronti di Lutero (e quindi anche, di contro, nei confronti del Concilio di Trento), i cattolici progressisti guardano al luteranesimo come a una forma di cristianesimo molto più avanzata, progredita e matura della loro, nella quale la ragione è stata riabilitata grazie alla dottrina del libero esame delle Scritture, e il sentimento religioso è stato liberato dalle pesanti incrostazioni di origine magica e superstiziosa, ereditate, probabilmente, dal paganesimo pre-cristiano. È per questo che i teologi del Concilio e del post-concilio, da Karl Rahner a Walter Kasper, da Edward Schillebeeckx ad Hans Küng, fino ai loro modesti epigoni come Andrea Grillo ed Enzo Bianchi, e i cardinali dalle idee avanzate, da Martini a Danneels, da Marx a De Kesel, vogliono protestantizzare la chiesa: per farle recuperare quel ritardo di due secoli che, secondo il buon Martini, essa aveva accumulato (ma avrebbe dovuto dire cinque, contando appunto da Lutero). E non dimentichiamo che Ratzinger si è dimesso, o è stato costretto a dimettersi, e Bergoglio è stato prontamente e scandalosamente eletto, proprio allo scopo di accelerare i tempi e di forzare il processo, già in atto dal Concilio, volto a trasformare la Chiesa cattolica in una chiesa protestante, in tutto e per tutto, tranne che nel nome. Che Lutero abbia riabilitato la ragione contro la superstizione, è tutto da vedere: la ragione che egli riabilita, è una ragione estremamente individualizzata: io, proprio io, ho il diritto di leggere e interpretare liberamente le Scritture secondo la mia ragione, e tu altrettanto, e lui pure, e così via: con il bel risultato che, alla fine, ci saranno milioni e milioni d’interpretazioni. E questo sarebbe un riabilitare la ragione? La ragione o è qualcosa di oggettivo e di condiviso, o non è tale. Se la somma degli angoli di un triangolo per me fa centottanta gradi, per te fa trecentosessanta e per lui fa quarantacinque, allora quel che ci guida non è la ragione, ma il capriccio individuale cui diamo falsamente il nome di ragione. Che, poi, Lutero abbia "liberato" il vero sentimento religioso, abolendo il culto dei santi, della Madonna, e, più ancora, negando la comunione dei Santi, cioè il misterioso ma potente legame che unisce le anime di tutti i battezzati, su questa terra e nella dimensione eterna, ciò merita un discorso a parte.
Ha scritto Corrado Gnerre (Il protestantesimo, culla del liberalismo politico ed economico, su Il Settimanale di Padre Pio, delle Suore Francescane dell’Immacolata, 22 ottobre 2017, p. 32):
Si crede che il contributo del protestantesimo allo sviluppo del liberalismo economico e quindi alla trasformazione dei beni immobili da bene rappresentato dal denaro a rappresentativi del denaro (il passaggio dalla civiltà della proprietà alla civiltà del libero mercato) si sia avuto di fatto con il calvinismo e la cosiddetta "sacralizzazione del capitalismo". In realtà non è così. Le radici sono nel protestantesimo stesso, soprattutto nella negazione del principio cattolico della comunione dei santi, che è a sua volta esito del libero esame e dell’individualismo religioso. La negazione della comunione dei santi è negazione della dimensione comunitaria nell’economia della salvezza: mi salvo da solo! Se mi salvo da solo, allora è giusto vivere da solo, realizzarmi da solo, pensare solo ai miei interessi. Prima ancora della concezione calvinista della predestinazione, per cui il successo economico diventa un obiettivo ansiogeno da ricercare a tutti i costi per trovare conferma di essere nella schiera degli eletti, il liberalismo individualista ha le sue fondamenta nel solipsismo religioso luterano: si è soli nell’impegno di raggiungere la salvezza! Un solipsismo che condurrà non solo al più sfrenato liberal-capitalismo mosso solo dalla logica del profitto, ma anche un modello d’impresa sempre più anonimo, non più a connotazione familiare e comunitaria. Le condizioni lavorative della rivoluzione industriale, prima, e i modelli industriali dei grandi trust, dopo, ne sono un esempio lampante. (…)
Ma non solo la negazione della comunione dei santi. Il protestantesimo ha promosso il capitalismo moderno e l’economicismo, che hanno ridotto l’uomo a rotella di un ingranaggio anonimo, spietato e finalizzato solo al profitto, perché ha "liberato" l’economia e l’organizzazione del lavoro dal giudizio morale, affidandole alle volontà individuali. Ma la volontà senza la ragione diventa tirannia in campo politico e cinico sfruttamento in campo economico.
Ora, il marxismo ha sempre insegnato che il capitalismo rappresenta un momento necessario e progressivo nell’evoluzione della società, perché, senza di esso, non sarebbe mai stato abbattuto l’oppressivo e immobilistico sistema feudale: dunque, se lo spirito del protestantesimo ha incentivato il capitalismo, anch’esso è stato un fattore progressivo nel processo di avvicinamento alla società liberata. Quanto alla psicanalisi, essa insegna che il nostro inconscio è intasato dalle scorie delle nostre pulsioni, ricacciate indietro dalla spietata censura del Super-io; e va da sé che la censura più spietata di tutte è stata quella della morale cattolica, che si permette di stabilire una linea di separazione fra ciò che è bene e ciò che è male, mentre l’uomo è un essere naturale, e bene e male sono solo convenzioni imposte dalla società, che sacrificano, però, la nostra spontaneità e autenticità. Ma se Lutero ha insegnato che io sono solo di fronte a Dio, e non devo rendere conto del bene e del male, perché, per quanto pecchi e continui a peccare, la sola fede mi salva, e la fede viene unicamente da Dio, indipendentemente dalle mie opere buone, allora benvenuto anche a Lutero, nel quale è giusto riconoscere uno dei padri fondatori della civiltà moderna. Grazie a lui, gli uomini hanno incominciato a spezzare le vergognose catene imposte alla morale dalla Chiesa cattolica. Non ha dato l’esempio egli stesso, abolendo il celibato ecclesiastico e, di fatto, abolendo anche il sacerdozio, e profittando lui per primo della nuova norma, con lo sposare una ex monaca di clausura cistercense? Questo è quel che si dice far seguire alle parole i fatti, e non aver paura di niente e di nessuno. Ma guarda un po’ dove vanno a cercarsi i loro eroi, i laudatores della civiltà moderna: e il bello è che sono sempre convinti, più convinti che mai, di aver ragione loro, di aver visto meglio e più lontano di tutti quanti, e di aver le chiavi giuste per capire e interpretare il mondo in cui viviamo. Il fatto che i cattolici di sinistra, ammiratori sfegatati di Lutero e del protestantesimo, si trovino, oggi, a condividere al cento per cento le posizioni di George Soros e dei peggiori finanzieri internazionali, degli sfruttatori del mondo che fanno denaro con metodi banditeschi, impoverendo non più singoli individui o classi sociali, ma interi popoli e nazioni, con le loro spregevoli manovre speculative, non pare turbarli più di tanto. Il fatto che su moltissimi argomenti di scottante attualità, dall’immigrazione alle unioni omosessuali, passando per aborto ed eutanasia, si trovino a dir le stesse cose dei peggiori nemici della Chiesa, paradossalmente è per loro la conferma che avevano ragione, e che solo adesso, grazie a loro, la Chiesa si è rimessa sui binari giusti, cioè, a sentir loro, l’autentica interpretazione del Vangelo. Appunto: come i protestanti. Non conta ciò che la Chiesa ha sempre insegnato; conta quel che dice la coscienza individuale. Alla coscienza del signor Bergoglio la pena di morte non piace: e lui cambia il catechismo, così, con un tratto di penna, contraddicendo e smentendo ciò che la Chiesa ha sempre detto e insegnato, e cioè che la pena di morte non è sempre ingiustificabile, ma che, in casi estremi, per la difesa dei più deboli, la si può ammettere. Visto com’è facile? Basta un tratto di penna. Grazie, maestro Lutero…
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