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Prigionieri della nostra “civiltà”?
25 Febbraio 2018La neochiesa e la neoteologia hanno smesso di parlare del diavolo, o hanno affermato la sua non esistenza, nello stesso tempo in cui hanno cominciato a parlare sempre di meno degli Angeli. Logico: gli Angeli, ministri della volontà divina, sono anche i naturali protettori degli uomini contro le insidie del diavolo; ma se il diavolo non esiste, come afferma baldanzosamente il gesuita Sosa Abascal, che ci stanno a fare Angeli e Arcangeli? Tutt’al più, a svolgere qualche "commissione" straordinaria, come nel caso dell’Annuncio a Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele. Da un bel po’ di tempo, tuttavia, pare che Dio non abbia speciali commissioni da affidare loro; ed ecco che i neoteologi, tutti presi dal problema della misericordia, e il neoclero, tutto preso dall’accoglienza ai migranti, son diventati addirittura muti a proposito degli Angeli. Come se tale argomento fosse un di più, un ornamento da cartolina: roba del vecchio catechismo, roba della Chiesa di prima del Concilio. In verità, nessun documento del Concilio ha mai detto o suggerito una cosa del genere, al contrario; ma, si sa, ciò che conta è lo "spirito" del Concilio (lettera minuscola), e in tale spirito non c’è posto per cose come gli Angeli o i diavoli. Quella è zavorra medievale; ora la Chiesa deve guardare avanti, alle magnifiche sorti e progressive della "svolta antropologica": deve aprirsi al mondo, dialogare col mondo, stringere in un abbraccio fraterno tutti gli uomini, anche i suoi nemici, anche quanti hanno giurato di distruggere il Vangelo di Gesù Cristo; e parlare di Angeli e diavoli, fra le altre cose, sarebbe "divisivo", cosa sommamente deprecabile, e da evitarsi a qualsiasi costo. La neochiesa deve solo gettare ponti, non alzare muri; e parlare del Male, del male personificato, creerebbe divisioni; lo stesso accade se si parla del bene, non di un bene qualsiasi, ma di quel solo e unico Bene che consiste nella assoluta fedeltà e osservanza del Vangelo di Gesù. Di questi tempi, invece, si sa che la neochiesa si propone di valorizzare tutti i lieti annunci, tutti i vangeli, visto che tutti portano a Dio; ed è inutile domandarsi quale Dio, perché quello che è certo — dice Bergoglio — è che Dio non è cattolico. E allora, avanti con i diversi vangeli, in nome del pluralismo, quello di Mosè, quello di Maometto, quello di Buddha, e così via; per non parlare del vangelo di Lutero, che forse è il migliore di tutti, perché rappresenta il cristianesimo finalmente adulto, maturo ed emancipato.
Gli Angeli, dunque; gli Angeli e i diavoli. Sono solo nozioni legate all’infanzia, espressioni di un cristianesimo non ancora sufficientemente adulto? Sono dei simboli che abbiamo avuto il torto, o l’ingenuità, di prendere troppo sul serio? A dire il vero, non solo il "vecchio" catechismo, quello di Pio X, ma anche il nuovo, quello di Giovanni Paolo II, ribadisce la loro esistenza reale; ma, catechismo a parte, la Chiesa ha sempre insegnato che gli Angeli e i diavoli esistono. Lo ha insegnato Gesù, il solo ed unico Maestro; lo hanno ripetuto san Pietro, san Giovanni, san Giacomo e san Paolo; lo hanno ribadito i Padri della Chiesa; lo hanno confermato i Santi, molti dei quali li hanno visti, sia gli Angeli che i diavoli, così come io ora vedo gli oggetti posati sulla mia scrivania, qui davanti. È motivo di conforto sapere che gli Angeli esistono e che la loro funzione è quella di assisterci, spiritualmente sempre, qualche volta anche fisicamente; e, viceversa, è di ammonimento sapere che anche i diavoli esistono, e che stanno in agguato delle nostre debolezze, per indurci in tentazione e trascinarci nella spirale del peccato, nella quale ci avranno in loro potere. Sorge perciò la domanda come mai, ad un certo punto, non solo il clero abbia smesso di parlare degli uni e degli altri, ma abbia perfino eliminato una preghiera come quella a san Michele Arcangelo, che il papa Leone XIII volle fosse recitata al termine di ogni santa Messa, a protezione dal demonio. Che cosa significa questa abolizione, decisa, guarda caso, subito dopo il Concilio Vaticano II e per volontà di Paolo VI? Che la Chiesa non crede più agli Angeli e al loro potere di proteggerci? Oppure che non crede più all’incombere della minaccia del diavolo, contro di lei nel suo complesso, così come contro i singoli fedeli? Chi e come ha deciso che il pericolo è cessato, o, ad ogni modo, che è meno grave e imminente? Che cosa penseremmo di un governo che, nel bel mezzo di una guerra, e sotto la minaccia dei bombardamenti aerei, ordinasse di chiudere tutti i rifugi antiaerei? Non ci verrebbe il sospetto che quel governo, invece di ragionare e di agire nell’interesse del popolo, starebbe facendo il gioco di qualcun altro, addirittura del nemico? E così, fuori di metafora, l’aver abolito la preghiera a san Michele Arcangelo, non è l’equivalente di mandare in guerra dei soldati senza scudo e senza armatura? Si potrebbe capire una simile misura solo se si fosse ben certi che la guerra è finita e che il nemico si è arreso; ma se non è così, se la guerra continua, e, soprattutto, se il nemico non è stato affatto sconfitto, anzi, sorge più forte e più minaccioso che mai, che senso ha disarmare i soldati e mandarli in battaglia senza protezione?
Il fatto è che la Chiesa, per prima, appunto negli anni successivi al Concilio, ha incominciato a dare l’impressione di non credere più nel senso profondo di espressioni come "peccato", "grazia", "inferno", "paradiso", "angeli" e "diavoli"; in poche parole, di dubitare della dimensione soprannaturale, tutta presa com’era, e com’è, a occuparsi della giustizia, della pace, dei diritti, perfino dell’ambiente, tutte cose peraltro buone e legittime, ma viste in una prospettiva puramente umana, puramente terrena. Credere alla realtà del soprannaturale, d’altra parte, significa anche credere all’efficacia della preghiera: non per niente Gesù raccomandava: Pregate sempre, senza stancarvi, e ne dava Egli stesso l’esempio, pregando il Padre suo celeste costantemente, cercando la solitudine, magari la notte, per potersi dedicare ad essa con tutto il fervore. Ora, esiste anche la preghiera come invocazione degli Angeli, come difesa contro il maligno, come strumento per entrare nella grazia di Dio e ricevere da Lui gli strumenti di difesa contro le tentazioni. Nessun uomo ha mai sconfitto le tentazioni solamente con le proprie forze: la vera forza dei Santi è la preghiera, che rappresenta come un ponte — a proposito di ponti da gettare — fra l’uomo e Dio, mediante il quale scorre il fiume benedetto della grazia. La preghiera è efficace: non è un vuoto rituale; e se il credente dubita di questo, se non crede più a questo, significa che ha perso la fede. E se la preghiera è efficace, quanto più efficace sarà una preghiera recitata da milioni di cattolici, al termine di ogni santa Messa, con le stesse parole, in ogni parte del mondo: Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Venite un soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio… (cfr. il nostro articolo: A chi dava fastidio quella preghiera?, consultabile su vari siti cattolici). E non stiamo parlando di una preghiera o di una invocazione generica, ma di una potentissima preghiera di esorcismo: di questo si trattava e per questo Leone XIII la volle, perché sapeva che è in corso una battaglia tra le forze del Bene e quelle del Male, la cui posta in gioco è la salvezza o la dannazione degli esseri umani; e la impose dopo aver avuto una tremenda visione dell’assalto che il diavolo si accingeva a sferrare contro la Chiesa di Gesù Cristo.
Ci rendiamo perfettamente conto che parlare di queste cose è considerato, oggi, non solo superfluo, non solo un po’ frivolo, ma addirittura inopportuno e perfino sbagliato; e che tali giudizi vengono non tanto dalla cultura profana ed estranea al cristianesimo, la quale poco o nulla si cura di tali questioni, ma dall’interno della Chiesa stessa, cosa gravissima, perché indica fino a che punto è arrivata la deriva modernista e quando in profondità si è diffusa la lebbra di un falso cattolicesimo, in realtà una pseudo religione relativista e antropocentrica, la quale vorrebbe sostituirsi al cattolicesimo, usurpandone i simboli e il nome, allo scopo perverso e, per ora, inconfessabile, di capovolgere il Vangelo di Gesù Cristo e trasformarlo silenziosamente, e quasi senza avene l’aria, in un abusivo e blasfemo vangelo dell’Uomo, dell’uomo che si auto glorifica e si auto divinizza, mentre allontana da sé e dalla chiesa, ridotta a un guscio vuoto, la Presenza Reale di Dio nella santa Eucarestia. Parlare dell’aiuto efficace dell’Angelo custode e del pericolo reale rappresentato dal diavolo, il quale, come leone ruggente, si aggira in cerca di anime da divorare (Prima lettera di Pietro, 5, 8), potrebbe indisporre i protestanti, che credono poco a simili cose (tanto è vero che molte delle loro sedicenti chiese hanno abolito il sacramentale dell’esorcismo) e potrebbe disturbare, ancor più, i giudei, gli islamici, i buddisti, gli induisti, dato che i Padri hanno sempre insegnato che dietro gli dei delle false religioni — vogliano, una buona volta, chiamarle con il loro nome? — si nascondono in realtà i demoni. E tuttavia, è assolutamente necessario parlarne e tornare a credere pienamente a simili realtà. Immenso è stato, infatti, il danno patito dalla Chiesa, e dalla fede dei cattolici, a causa di una falsa teologia la quale ha insegnato che il pericolo del peccato è assai limitato e può essere combattuto con un po’ di attenzione e di buona volontà, insomma con dei mezzi puramente umani; e che ha instillato l’idea, assolutamente falsa ed eretica, che il cristiano non deve "trastullarsi" con il pensiero del soprannaturale, ma deve dedicarsi anima e corpo all’azione concreta in questo mondo concreto, mirando ad instaurare, già qui e adesso, il Regno di Dio sulla terra, cosa che Gesù in Persona ha categoricamente escluso allorché ha detto a Pilato: il mio Regno non è di questo Mondo.
Ci rendiamo conto che parlare del soprannaturale, e specialmente dell’esistenza reale e dell’azione reale svolta dagli Angeli e dai diavoli, è difficile, non solo per le ragioni suddette, che potremmo definire di tipo ideologico, ma anche per una ragione più diretta e immediata, diciamo di tipo psicologico, in quanto il cattolico dei nostri giorni ha fatto propria, in larga misura, la visione moderna del reale, che si basa su di uno scientismo di matrice ottocentesca e su un materialismo scettico e chiuso a ogni idea di trascendenza. Una volta che il cattolico, con la benedizione del Concilio, e, in questi ultimi anni, specialmente con quella del signor Bergoglio e dei vari Sosa Abascal, Paglia, Galantino, eccetera, ha introiettato la forma mentis moderna, in teoria per poter meglio "dialogare" con il modo e per poter meglio "annunciare" il Vangelo al mondo moderno, ma in realtà per arrendersi al mondo e anestetizzare in se stesso la dimensione radicalmente "altra" del Vangelo di Gesù, irriducibile a qualsiasi compromesso e accomodamento col mondo, non c’è più niente da fare: costui non crederà agli Angeli e ai diavoli nemmeno se li vedesse davanti a sé, in carne ed ossa. E non è detto che non li abbia visti, infatti; non è detto che ciascuno di noi li abbia visti, dal momento che possono assumere qualsiasi forma, compresa la figura umana (cfr. i nostri vecchi articoli Chi era quell’uomo giunto a salvarla, non si sa da dove, mentre stava per annegare?; e Chi era quella donna sulla metropolitana, dallo sguardo demoniaco?, ripubblicati entrambi sul sito dell’Accademia Nuova Italia, rispettivamente il 19/01/2018 e il 16/02/2018). Ma il cattolico progressista ed "evoluto" non ha più occhi per vedere, né orecchi per udire, se non ciò che si può vedere e udire con i sensi fisici, e misurare con gli strumenti della scienza; tutto il resto, per lui, non esiste, è fiaba o leggenda, oppure, nel migliore dei casi, è "mito", nel senso che Rudolf Bultmann dà a questa parola. Nonostante l’ammonimento di Gesù, non ha scelto per sé la parte migliore, come nell’episodio di Marta e Maria; ma si ostina a pensare che la parte migliore consista in ciò che può fare lui, e non in ciò che Dio sa fare per mezzo di lui.
Una ulteriore conseguenza negativa, e forse la più grave di tutte, dalla sostanziale chiusura dei cattolici modernizzanti rispetto al trascendente e al soprannaturale è che il diavolo, sapendo che essi non credono alla sua esistenza, può agire con libertà sempre maggiore e con effetti sempre più micidiali. Fino a quando i cattolici, sia il clero che i laici, credevano alla sua esistenza e alla sua deleteria azione nel mondo, egli era costretto a prendere mille precauzioni e a manifestarsi con infinita cautela: era costretto a fare in modo che i suoi passi non risuonassero sul selciato, che la sua ombra non si stampasse sui muri. E sapeva che difficilmente avrebbe potuto sorprendere le sue vittime del tutto ignare e impreparate. Ma adesso che si è diffusa l’assurda credenza che il diavolo è solo un mito, un prodotto dell’arte cristiana, egli si trova servita su un piatto d’argento la parte più difficile della sua strategia: avvicinarsi all’uomo in maniera silenziosa e inavvertita, tessere intorno a lui i trabocchetti che lo faranno cadere senza ch’egli prenda la benché minima misura difensiva. Ora che perfino certi teologi e certi vescovi e sacerdoti affermano che il peccato non è più peccato e che lo si può commettere impunemente, anzi, che Dio stesso è lieto di ciò, al diavolo è stato conferito un vantaggio immenso, quale non aveva mai avuto in duemila anni di storia: quello di vedersi spalancare le porte della cittadella dagli stessi difensori. Nello stesso tempo, avendo smesso di crederci, gli uomini non invocano più l’aiuto degli Angeli, e specialmente del proprio Angelo custode; aiuto che essi sarebbero ben lieti di offrire, ma che non possono, né vogliono imporre, perché la loro volontà si conforma in tutto alla volontà divina e Dio non vuol salvare nessuno contro sua voglia. Eppure queste presenze altre, buone o malvagie, sono fra noi: dovremmo tenerne conto…
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