
Il pensiero moderno ruota intorno al dubbio, quello cristiano fa perno sulla Verità
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23 Dicembre 2017La neochiesa antepone la pace alla verità, ma per la vera Chiesa la verità è irrinunciabile

Ci sono due modi di tradire la verità, o, per essere più precisi, ci sono due livelli sui quali si può tradire la verità. Il primo livello è quello della verità "ordinaria", della verità terrena, relativa alle cose terrene; il secondo, molto più grave, è il tradimento della verità soprannaturale, ossia della divina Rivelazione. Il primo consiste nel mentire, o nel non dire la verità, deformandola, storpiandola, quando si parla da un punto di vista umano; il secondo consiste nel manipolare la parola di Dio, e questo è assolutamente inescusabile. Nel caso del cristiano, le due cose vanno insieme; tuttavia, se è possibile, almeno in teoria, mentire sul primo piano, ma restare nella verità nel secondo (e sia pure restarci formalmente, perché Dio è la Verità, e chi non rispetto la verità sul piano umano, è come se l’avesse tradita anche su quello soprannaturale), non è possibile che accada il contrario: perché tradire la Parola di Dio comporta, di per sé, automaticamente, il venir meno di ogni senso di verità e di giustizia anche sul piano delle cose e umane.
Quando il (falso) papa Bergoglio usa l’udienza natalizia del 21 dicembre 2017 per sfogare tutto il suo livore contro la verità, accusando non si sa chi di "di tradire la sua fiducia", di "complottare", di perseguire "la logica squilibrata delle piccole cerchie", lui che sta tradendo milioni di fedeli, lui che ha spinto a lasciare l’Ordine sacro centinaia di uomini e donne, a cominciare dai Francescani e dalle Francescane dell’Immacolata, e che sta spingendo all’apostasia e all’incredulità milioni di cattolici; lui che non ha voluto rispondere a una legittima e doverosa richiesta di chiarimenti fattagli dai suoi cardinali, evidentemente sta tradendo la verità sul piano umano. Il suo è, sempre più palesemente, un caso di squilibrio mentale, di disturbo della personalità: il dittatore, che ha cacciato e imbavagliato ogni opposizione e si è circondato di servili yes-men, denuncia complotti inesistenti e dà corpo ai suoi fantasmi paranoici. Forse sta lottando contro i suoi sensi di colpa e i suoi rimorsi, ad esempio per aver abbandonato nelle mani della polizia due suoi confratelli, al tempo della giunta militare in Argentina; problemi suoi: problemi che ha affrontato andando da una psicanalisti ebrea, (e si vede come li ha "superati"), invece che cercando la chiarificazione nella fede e la direzione spirituale di un buon confessore. Ma quando dice che Lutero era un riformatore bene intenzionato, e che era nel vero; quando dice che Gesù si è fatto diavolo e serpente; quando dice di non sapere che cos’è e a cosa serve la sofferenza umana; e quando, in un viaggio "apostolico", non fa nemmeno il nome del nostro Signore Gesù Cristo; oppure quando afferma che la Morte di Cristo è una verità storica, la sua Resurrezione è un puro atto di fede; e quando lascia dire ai suoi fedelissimi, Paglia, Galantino, Sosa, che i cristiani devono prendere esempio dalla "altissima spiritualità" di Marco Pannella, che Lutero è stato mandato dallo Spirito Santo, e che il diavolo non esiste, egli va contro la verità soprannaturale. Ma uno che va contro la verità soprannaturale non può che mentire quando parla delle cose terrene: è logico e inevitabile. I suoi spropositi sul piano umano sono il riflesso necessario delle sue bestemmie sul piano divino. Se dice a un bambino, rimasto improvvisamente orfano, che non solo non sa perché gli sia capitata una tal cosa, ma che lui e i suoi compagni devono "diffidare" di chi dice di saper rispondere a una domanda di quel genere, egli sta tradendo la verità soprannaturale; nessuna meraviglia che poi, capovolgendo la verità umana, lo stesso che ha perseguitato centinaia di frati e di suore la cui unica colpa, a quanto è dato di capire, era quella d’esser "troppo" cattolici e "troppo" devoti all’Immacolata, faccia lui la vittima e si descriva come un santo riformatore, assediato da una schiera di serpenti traditori. Ed è altrettanto logico che, in quel medesimo discorso, non faccia il minimo cenno allo scandalo del giorno, quello che ha coinvolto il suo fedelissimo cardinale Maradiaga, e che nasce dal più banale e dal più abietto dei motivi: l’avidità di denaro. Proprio lui, Maradiaga, l’alfiere, insieme al suo papa, della chiesa "povera per i poveri", che si mette in tasca uno "stipendio" di 35 mila euro al mese. Ecco: anche con questi silenzi si tradisce la verità. La verità si tradisce sia dicendo cose non vere, sia tacendo le cose vere, quando è il momento di dirle. Bergoglio si è mostrato assai esperto in entrambi i rami nell’arte della menzogna.
Con un pastore così, non stupisce che la menzogna dilaghi, a cascata, dai livelli superiori della Chiesa fino ai gradini più bassi; che diventi una pratica diffusa, e che venga spacciata, con somma impudenza, come umiltà, come fratellanza, come capacità di "fare un passo indietro" per amore del "dialogo" con l’altro. Quando il vescovo di Padova, monsignor Cipolla, affermava che, pur di salvaguardare "l’amicizia" coi musulmani (lui la chiamava così: strana idea dell’amicizia) era pronto e dispostissimo a far sparire i simboli del cristianesimo, dava espressione palese a un tratto tipico della neochiesa e della sua falsa pastorale, come del suo falso insegnamento: l’anteporre la pace, ridotta a categoria astratta e immateriale, alla verità, che, al contrario, la vera Chiesa cattolica non è mai autorizzata, ripetiamo mai, ad oscurare, per nessuna ragione al mondo, fosse pure per difendersi dal pericolo più grave e immediato. No, caro vescovo Cipolla: nessun cristiano ha il diritto di "fare un passo indietro" quando si tratta della verità; ogni passo indietro in quella direzione equivale a un passo avanti della menzogna, cioè nell’apostasia dalla fede. Non ci stupisce che proprio nella sua diocesi, mentre lei era tutto intento a fare viaggi "missionari" in America latina, per essere vicino ai "poveri", la povertà spirituale imperversasse nella sua diocesi, sotto il suo naso, e che un prete indegno, come don Andrea Contin, si portasse a letto decine di amanti, a due passi dalla sua curia, e lei non ne sapesse niente; e che, quando ne è stato informato (ma davvero non sapeva? eppure delle segnalazioni c’erano state), ha saputo dire solo alle interessate di rivolgersi al giudice. Ecco: anche questo è mentire: non dire la verità. La verità è che preti come don Contin — il quale, sia detto per inciso, rifiuta di lasciare il sacerdozio, affermando di sentirsi perfettamente degno di continuare a svolgere il suo ministero — trovano il terreno adatto quando vengono erose le basi della fede, che sono nella verità di Cristo. Si comincia col nascondere i simboli del cristianesimo, per una falsa idea del dialogo, e si raccolgono i frutti velenosi della lussuria, dell’incontinenza, della dissimulazione, della profanazione del sacro ministero sacerdotale. Vi è una logica intrinseca che unisce le due cose. A Dio non la si fa, dice il dottor Manson, protagonista de La cittadella di Cronin. La lussuria di don Contin; la cupidigia del cardinale Maradiaga; l’orgoglio di colui che siede sulla cattedra di san Pietro: ecco qui i tre vizi, i tre peccati capitali che contraddistinguono la neochiesa; e sono la conseguenze logica e necessaria della mancanza di verità nella professione e nell’esercizio della fede cattolica.
E quando l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, ignorando tutti gli avvertimenti, anche di eminenti studiosi e conoscitori dell’islam, come il gesuita Samir Khalil Shamir, decide di vendere agl’islamici un terreno della Curia di 2.500 mq, a Sesto Fiorentino, affinché vi costruiscano una moschea, e dichiara che con l’accordo, si attuano nello stesso momento i principi del Concilio Vaticano Secondo e della Costituzione sulla libertà religiosa. Quella che vediamo qui, adesso, è una chiesa coerente e concreta, che dà risposte alle esigenze della società", pecca contro la verità, perché dice una cosa assolutamente non vera, o meglio, dice una cosa vera all’interno di una premessa falsa, e quindi trae in inganno i fedeli. è falso che la missione la Chiesa debba essere "coerente e concreta", se per coerente si intende rispetto a un falso insegnamento, e per concreta si intende che deve occuparsi solo della dimensione materiale delle perso; ed è falso che la sua consista nel "dare risposte alle esigenze della società". No, non è questa la sua missione: essa deve dare una risposta (una, non molte) al bisogno (non all’esigenza, o alle esigenze, che sono dei bisogni fasulli) non "alla società", perché le società vanno e vengono, ma all’uomo, all’uomo di sempre, che rimane, e il cui bisogno fondamentale è sempre lo stesso: il bisogno di Dio e, attraverso di lui, di dare un significato alla propria vita, nonché di guadagnarsi la vita eterna in paradiso. Quanto ai "principi del Concilio Vaticano secondo", qui essi vengono assolutizzati e slegati dal magistero perenne della Chiesa, vale a dire che la verità cattolica viene falsificata: perché non si può brandire un concilio contro tutti gli altri concili, non si può identificare la Chiesa con l’ultimo concilio, a discapito degli altri venti; ed è quello che Betori e tutti gli altri della sua scuola stanno facendo. E se nel Concilio Vaticano II sono stati approvati documenti ambigui o errati, perché in contrasto col Magistero perenne, come la dichiarazione Nostra aetate del 28 ottobre 1965, in cui si proclama il principio della libertà religiosa, allora quei documenti non devono essere attuati, tanto meno li si deve prendere a modello assoluto e infallibile, come se annullassero tutti gli altri documenti che insegnano esattamente l’opposto. La libertà religiosa non è un principio compatibile col cattolicesimo; e chi nega questo, nega la ragion d’essere della Chiesa cattolica: peggio ancora, nega la ragion d’essere della Rivelazione e della divina Incarnazione, comprese la Passione, la Morte e la Resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.
Ecco: si vede qui, nella maniera più chiara, come un errore teologico si diventa un errore pastorale, e come da questi si passa a un errore umano: perché tradire la verità di Cristo significa tradire ogni altra verità, essendo l’inferiore compreso in ciò che è superiore, e non viceversa. L’errore teologico è affermare che tutte le religioni hanno una pari dignità e che tutte conducono alla verità; l’errore pastorale, quello di preoccuparsi delle "esigenze della società", invece che della salvezza delle anime; l’errore umano, quello di non capire che ogni metro quadrato ceduto agli islamici, specie se si tratta di proprietà della Chiesa, viene alienato per sempre, diventa sacro all’islam ed è uno dei tanti trampolini che gli islamici, con i petrodollari dell’Arabia Saudita, del Qatar e di altri Stati del Golfo, utilizzano per attuare la progressiva conquista e islamizzazione dell’Europa. Quest’ultimo è un errore che va contro il puro buon senso; e se un esperto come padre Shamir spiega bene perché l’azione del cardinale Betori sia stata "una follia", il suddetto cardinale, pur senza essere un esperto, con il solo ausilio del buon senso, un tempo chiamato "ragione naturale", cioè con la ragione puramente umana, avrebbe dovuto capirlo da solo, e trattenersi sulla china di una simile follia. Ma non l’ha fatto; è andato avanti per la sua strada, la strada della "inclusione" e della "integrazione". ma quale integrazione, quale inclusione? Costruendo più moschee e, per giunta, costruendole sui terreni della Chiesa? Davvero queste teste vuote pensano che il loro gesto innescherà un processo di inclusione e integrazione? Come spiega san Paolo nella Lettera ai Romani, l’errore teologico provoca una serie di errori pratici e morali: non aver adorato il vero Dio spinge gli uomini sulla via del peccato, li svia dalla verità e della stessa natura (ardono di passione gli uni per gli altri, perché non hanno reso onore a Dio, pur avendolo riconosciuto).
Ecco, dunque, che il programma proclamato da Bergoglio fin dall’inizio del suo pontificato, "dare piena attuazione al Concilio", acquista un tono sinistro, se con essa s’intende dare piena attuazione agli errori del Concilio Vaticano II. La Nostra aetate apre la strada all’indifferentismo religioso e, in un certo senso, lo legittima; ma l’indifferentismo, oltre ad essere contrario alla natura stessa del Vangelo, e a venire più volte condannato da Gesù stesso nel Vangelo, è in palese contrasto con tutto il Magistero della Chiesa, specialmente a partire dal Sillabo di Pio IX, condanna che viene ribadita in tutta una serie di documento successivi, compresa l’enciclica Pascendi di Pio X, dove l’indifferentismo religioso è una delle molte facce dell’eresia modernista. Certo, qui il dibattito si fa serrato, ed è questo il nodo che si deve affrontare, dopo averci girato attorno per cinquant’anni: se hanno ragione i padri che hanno redatto la Nostra aetate, allora la Chiesa ha insegnato una falsa verità per duemila anni, ossia che solo la via mostrata da Gesù Cristo porta a Dio; ma se si scopre che quei padri, oltretutto infiltrati o suggestionati da forze esterne, la massoneria e il B’nai B’rith, hanno sbagliato, allora aveva ragione quel solo che si alzò in piedi per denunciare l’errore, e che venne fatto passare per un fanatico oscurantista e, più tardi, scomunicato (ma, si badi, per motivi disciplinari e non dottrinali: nessuno ha mai potuto accusarlo di eresia o apostasia!): monsignor Marcel Lefebvre… Forse, oggi, stiamo vedendo tutti quanti ciò che non abbiamo voluto vedere cinquant’anni fa: che il Concilio Vaticano II, e, più ancora, coloro i quali, negli anni successivi, vollero portare avanti il suo "spirito" (con la minuscola), avevano messo la Chiesa su un falso binario e creato le premesse per una serie di errori e deviazioni che, un poco alla volta, avrebbero travolto la Chiesa stessa, con scandalo e danno enorme per tutte le anime. Siamo arrivati al nodo: o avevano ragione quanti redassero la Nostra aetate, e torto la Chiesa di sempre, o è vero il contrario…
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