I Santi hanno visto l’inferno; e il papa?
18 Dicembre 2017
Chi ha paura delle mele marce?
19 Dicembre 2017
I Santi hanno visto l’inferno; e il papa?
18 Dicembre 2017
Chi ha paura delle mele marce?
19 Dicembre 2017
Mostra tutto

Questo, ce lo devono spiegare

Ci devono spiegare, i signori della neochiesa, che non osiamo neanche chiamare sacerdoti, perché sono semmai degli abusivi del sacerdozio, come mai una suora carmelitana di clausura non vive affatto in clausura, ma va ogni giorno in televisione a parlare e straparlare di tutto e di più, dalla cucina alla politica; perché si è schierata apertamente per l’indipendenza catalana, lei, argentina residente a Barcellona, Spagna, contravvenendo alla regola che i religiosi non devono fare politica attiva, salvo dispensa; e soprattutto perché Lucia Caram, dopo aver dichiarato nel corso di un programma televisivo che Maria Vergine faceva sesso con suo marito, come (parole sue) tutte le coppie "normali", non è stata ancora cacciata dal suo Ordine. Ci devono poi spiegare come mai un documento come Amoris laetitia, che, se fosse stato presentato da José Mario Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires, sarebbe stato sicuramente bocciato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede — sono parole di un noto canonista cattolico americano, Gerald Murray, della diocesi di New York -, ora che lui è diventato papa, pretende d’imporlo come la linea ufficiale della Chiesa in materia di divorziati risposati o passati a un’altra convivenza; tanto più che, come è noto, ne esistono diverse interpretazioni e quella che viene applicata nella stessa diocesi di Roma è diversa da quella del clero di Buenos Aires, avallata dal papa stesso, col risultato che la Chiesa cattolica ha perso la sua unità magisteriale, i suoi vescovi non parlano più con una voce sola, ma sta accadendo in essa come nelle numerosissime chiese e chiesette protestanti, dove ciascuno si fabbrica la sua personale lettura del Vangelo. E ci sono tante, tantissime altre cose che ci devono spiegare, dai corsi per fidanzati omosessuali, varati in numerose diocesi e strutture della Chiesa cattolica; alla persecuzione contro i Francescani e le Francescane dell’Immacolata, centinaia dei quali, disperati, hanno lasciato l’abito e sono tornati nel mondo (un fatto che dovrebbe pesare come un macigno sulla pur durissima coscienza di papa Bergoglio), al silenzio assordante della C.E.I. e del papa stesso allorquando il Parlamento italiano vara delle leggi chiaramente anticristiane, come quella sul testamento biologico, laddove l’una e l’altro si mostrano fin troppo loquaci quando si tratta di temi che poco o nulla hanno di religioso e di cristiano.

Ma la cosa principale che ci devono spiegare, quella da cui nasce tutto il resto, è se la Chiesa di oggi sia la vera Chiesa cattolica di ieri e di sempre, o se sia diventata un’altra cosa, come del resto l’attuale pontefice si vanta di voler fare, cioè di cambiarla. Perché se la Chiesa è sempre la stessa, allora anche la dottrina deve essere sempre la stessa; ed è logico che debba essere così, perché la dottrina della Chiesa è la trasmissione fedele della Rivelazione divina, incarnata da Gesù Cristo, e perciò perfetta e definitiva in se stessa, intoccabile, irriformabile, immodificabile. Ma come si fa a dire che la dottrina è sempre la stessa, davanti all’evidente capovolgimento di contenuti che si può verificare ad ogni pie’ sospinto? E non stiamo parlando di un confronto con la Chiesa di cento, duecento o trecento anni fa; basta fare un confronto con quella di cinquant’anni fa, sovente anche meno. Chi ha più di cinquant’anni lo sa: quel che gli è stato insegnato dalla Chiesa quand’era bambino è in stridente contrasto con quel che va insegnando la Chiesa oggi, ai bambini e agli adulti (e perciò, a questo punto, e sia pure cautelativamente, cominciamo a scrivere "chiesa" con la minuscola: perché se la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, allora la seconda, o la terza, o la quarta, non possono essere quella vera, per la contradizion che nol consente). Su che cosa basiamo queste affermazioni? Sul fatto che noi c’eravamo; che abbiamo visto coi nostri occhi e udito coi nostri orecchi; così come abbiamo occhi e orecchi per vedere e udire quel succede ora. È per questo che alla nostra generazione non la possono raccontare, a meno che qualcuno abbia voglia di farsi prendere in giro o che sia cointeressato ad una colossale mistificazione; ed è per questo che i signori della neochiesa aspettano con impazienza che passi ancora qualche decennio, per veder sparire gli ultimi testimoni di quel che la Chiesa era, di quello che è sempre stata prima dell’infausto Concilio Vaticano II e di tutte le diavolerie massoniche e moderniste che sono poi state introdotte nel corpo vivo della Sposa di Cristo, sfigurandola e rendendola, un po’ alla volta, quasi irriconoscibile. Quando ciò sarà accaduto, ai giovani verrà fatto credere che la neochiesa è la vera Chiesa cattolica, che è sempre stata così e che nessun cambiamento sostanziale l’ha mai modificata nella sua essenza, cioè nel cuore della divina Rivelazione, di cui è la depositaria.

Leggere per credere. L’altro giorno ci è venuto fra le mani il libro di religione che era stato adottato per noi quando stavamo frequentando la Scuola media, cioè fra il 1967 e il 1970. Si intitolava Con Gesù ed era suddiviso in tre volumi, uno per ciascun anno della Scuola media; l’autore era Fosco Vandelli, l’editore era la Libreria Editrice Fiorentina. Si trattava del terzo volume; l’abbiamo sfogliato, spinti dalla curiosità, e con le espressioni ancora fresche negli orecchi di monsignor Galantino, secondo il quale Lutero è stato mandato dallo Spirito Santo, e di papa Francesco, per il quale Lutero era un riformatore che aveva a cuore il bene della Chiesa, ed era ben lungi dall’intenzione di volerla distruggere. Il libro è stato stampato nel luglio del 1966, dunque a Concilio già concluso da un anno, e reca la dicitura: Approvato dalla sacra Congregazione del Concilio; bisogna peraltro considerare che non subito lo "spirito" del Concilio ha fatto sentire la sua perniciosa influenza sulla dottrina e sulla stessa liturgia, ma ci sono voluti alcuni anni per "riallineare" il clero alle nuove direttive, specialmente in materia di ecumenismo, dialogo interreligioso, nuovi modelli pastorali (il Messale Romano, per esempio, venne "riformato" da Paolo VI fra il 1969 e il 1970) . Perciò un libro di religione del 1966 era molto simile, quanto ai contenuti, ad un libro di religione del 1956, o del 1946, o del 1936: come era giusto che fosse, stante la non riformabilità della dottrina. Andiamo dunque a pagina 150 e leggiamo quel che Fosco Vandelli scriveva a proposito di Martin Lutero e della cosiddetta Riferma protestante:

Il fondatore del Protestantesimo è Martin Lutero. Era nato a Eisleben, in Germania, nel 1483., da un minatore sassone; a 22 anni, tutto impressionato da un fulmine che gli era caduto vicino lasciandolo illeso, entrò nell’Ordine degli Agostiniani.

Tre anni dopo era già insegnante di teologia a Wittemberg e, mentre in un primo tempo aveva gustato la dolce pace della preghiera, ora le molte occupazioni lo portano a tralasciarla del tutto; cosicché ben presto, assalito da forti tentazioni, soccombe miseramente.

Sottentra allora in lui uno sconfortante pessimismo, che lo porterà a formulare il funesto fondamento della sua nuova dottrina: l’uomo per mancanza di libero arbitrio, dopo il peccato originale, è costretto a fare il male e non può fare altro che male; soltanto in virtù dei meriti di Gesù Dio ci ammette in Paradiso; perché ciò avvenga, è necessario che l’uomo abbia la piena fiducia che Gesù è morto ed ha soddisfatto per tutti noi e che quindi questo meriti valgono anche per ciascuno di noi.

L’occasione di diffondere tale errata concezione, cui presto se ne aggiunsero altre, venne dal fatto che il papa Leone X, nel 1514, aveva di nuovo proclamato varie Indulgenze che potevano essere acquistate da chi, oltre ad accostarsi ai sacramento della Confessione e della Comunione, avesse erogato un’offerta per contribuire alla costruzione della basilica di S. Pietro.

Nel territorio dove si trovava Lutero la predicazione relativa a tali Indulgenze fu affidata al domenicano Giovanni Tetzel. Lutero, colpito ne suo orgoglio, si scagliò contro di lui, sostenendo la sua dottrina; anzi, valendosi della stampa, cominciò a diffondere i suoi errori. Questi furono condannati dal papa e, persistendo cocciutamente in essi, il ribelle frate fu scomunicato (1521); Carlo V allora, eletto da poco imperatore lo esiliò.

Ma Lutero, protetto dal principe di Sassonia, Federico, continuò ugualmente a diffondere i suoi errori, invitando tutti a ribellarsi al papa; e le sue idee andavano prendendo sempre più campo, sostenute da vari principi; ai quali egli proclamava dovessero spettare i beni della Chiesa, il diritto di imporre ai sudditi la propria religione e di conferire anche le investiture ecclesiastiche.

Accadde in questo periodo il triste episodio del Sacco di Roma (1527) da parte delle milizie dell’imperatore Carlo V: Roma fu devastata nel più straziante dei modi e riempita di macerie, di incendi e di cadaveri.

Intanto i principi fautori di Lutero stringono la così detta Lega Smalkaldica (1531) e si alleano con il re di Francia, Francesco I, contro l’imperatore.

Finalmente il nuovo papa Paolo III apre a Mantova nel 1537 l’atteso concilio; ma i Luterani (che avevano cominciato a chiamarsi Protestanti) si rifiutano di parteciparvi.; Carlo V fa ancora — dopo molti altri — un rinnovato tentativo di conciliazione (1541), ma inutilmente; finché si decide ad attaccare la Lega Smalkaldica. Ne riporta vittoria (1546), ma si limita a stabilire un inconcludente compromesso, tanto che, appena cinque anni dopo, il principe di Sassonia, Maurizio, insorge contro l’imperatore, il quale è costretto a firmare la tregua di Passau (1552).

Questa che apparve come una vittoria dei Protestanti, lo divenne definitivamente con le decisioni di Augusta (1555): la scissione religiosa in Europa era ormai un fatto compiuto; fu stabilito infatti che ogni principe aveva anche potere religioso ed i suoi sudditi dovevano seguire la sua religione; chi non lo voleva fare aveva come unica libertà quella di vendere i suoi beni e andare altrove. Ecco i deliziosi frutti di quella che fu chiamata (triste ironia dei vocaboli!) la Riforma della Chiesa. Lutero non poté gustare il trionfo della sua dottrina: era morto, nella città natale, nel 1546.

Questo, dunque, era quanto la Chiesa, attraverso l’insegnamento della religione cattolica nella scuola media, insegnava a un bambino di 10-12 anni, nel 1966. Rileggendo questa pagina, non vi abbiano trovato traccia di faziosità o di animosità gratuita; molte cose che si sarebbero potute dire contro Lutero, ad esempio sulla sua condotta privata, vengono taciute; solo alla fine trapela una triste ironia a proposito dei "frutti" di una Riforma che non fu, evidentemente, tale, ma un tentativo di distruggere la Chiesa. Per il resto, i punti che vengono particolarmente evidenziati sono i seguenti: Lutero ebbe una grave crisi spirituale nel momento in cui trascurò la pratica quotidiana della preghiera; la sua concezione del cristianesimo è triste, cupa, pessimistica e disperante; la polemica contro le indulgenze non fu la causa (come tuttora molti credono e ripetono, specialmente fra i cattolici), ma la conseguenza del suo grave errore teologico di fondo: l’aver tolto ogni valore all’impegno umano per guadagnare la salvezza, negando il libero arbitrio; che fra Lutero e i principi ribelli all’autorità papale e imperiale si stabilì un’alleanza d’interessi, basata sulla confisca dei beni della Chiesa; che alla rottura definitiva si giunse per l’ostinazione dei protestanti; che il risultato dell’opera di Lutero fu una straziante spaccatura nel cuore della cristianità, quale mai si era vista in precedenza, e mai più risanata. Fermo restando che si tratta di una pagina destinata a dei pre-adolescenti, ci sembra che l’autore abbia esposto con onestà i punti-chiave della questione. Orbene, la domanda che vogliamo fare ai neoteologi, ai neopreti e anche al papa Francesco, è la seguente: a noi, che abbiamo studiato il catechismo e la storia della Chiesa cinquant’anni fa, sui banchi della scuola media, sono state rifilate un sacco di balle? È stata data una versione falsa e tendenziosa della figura e dell’opera di Lutero? Ma abbiamo visto che ciò non è obiettivamente sostenibile. E allora vorremmo rivolgere loro quest’altra domanda: forse ci state rifilando un sacco di balle, voi, adesso, quando ci dite che Lutero è stato mandato dallo Spirito Santo e quando ci dite che egli era un riformatore bene intenzionato? E quando il papa, per celebrare i cinquecento anni della Riforma (ma cosa c’è da celebrare?), se ne va in Svezia e tiene delle cerimonie interconfessionali con il clero luterano? E quando le Poste Vaticane, sempre per commemorare l’evento, emettono un francobollo con il Crocifisso, ai cui piedi stanno Lutero e Melantone, e non la Madonna e san Giovanni? Fosco Vandelli era dunque un pazzo, e la Chiesa del 1966 una congrega di bigotti retrogradi, oppure Galantino e Bergoglio sono andati fuori di senno e la neochiesa del 2017 non ha più nulla a che fare con la vera Chiesa cattolica, fondata da Gesù Cristo e da Lui affidata a san Pietro e ai suoi successori, non perché ne facciano quel che vogliono, ma perché tramandino inalterata la sua dottrina? E allora, se Lutero ha spezzato quella dottrina, se l’ha contraddetta su una serie di punti essenziali, se ha cercato di distruggere la Chiesa, come può, ora, la Chiesa cattolica celebrare Lutero e tesserne l’elogio? Lutero è tuttora scomunicato: può un papa cattolico celebrare l’elogio di uno scomunicato? Che cosa devono pensare di lui, delle sue parole e delle sue azioni, i fedeli cattolici? È evidente che questo papa sta dando scandalo ai suoi fedeli. Ciò è gravissimo: è accaduto poche volte, e mai sul piano della dottrina. Quanto dovremo sopportare ancora? Fino a quando, Signore?…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.