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Lettera a un prete modernista

Caro amico sacerdote, conosci, vero, le Lettere di un prete modernista? Le scrisse il capofila dei modernisti italiani, Ernesto Buonaiuti, anche se non ebbe il fegato di firmarsi, anche perché era in perfetta mala fede: l’enciclica Pascendi, del 1907, scomunicava formalmente il modernismo; e il suo libro venne pubblicato l’anno dopo, nel 1908: dunque, egli sapeva benissimo quel che stava facendo, stava pubblicando un’apologia dell’eresia modernista. Anche se, poi, si è atteggiato a martire per la scomunica che, solo più tardi, gli venne comminata. Intanto, però, in quel libro, oltre a diffondere l’eresia, egli si prendeva anche lo sfizio di riversare tutto il suo livore contro il papa, Pio X, definendolo un ignorante e un odiatore dell’intelligenza (l’intelligenza dei modernisti, in verità); forse dimenticando, oltre al voto di obbedienza e oltre al precetto della carità cristiana, anche la frase di Gesù Cristo: Ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te! (Matteo, 11, 25-26).

Ebbene, io vorrei indirizzare una lettera a te, che sei un modernista, e a tutti quelli come te. So bene che qui sorge, immediatamente, una grave difficoltà: perché tu, come i tuoi compagni, non ti consideri affatto un modernista; o, se pure questa idea ti ha sfiorato la mente, ti sei già dato la risposta, la rassicurazione e anche l’assoluzione, pensando che i tempi cambiano, e che le idee del modernismo sono state ampiamente riprese dal Concilio Vaticano II, e oggi fanno parte integrante della dottrina cattolica. Mi spiace dirtelo, ma sei gravemente in errore. Sì, è vero che molte idee fondamentali del modernismo sono state riprese da certi settori del Concilio Vaticano II; ma non è vero che esse siano divenute parte integrante della dottrina cattolica. Non legittimamente, almeno. La scomunica della Pascendi non è mai stata abrogata (e neppure quella contro la massoneria, del resto): dunque, anche se ci sono preti, vescovi e cardinali modernisti (e anche massoni) essi, qualunque cosa dicano, facciano o fomentino, sono, in quanto modernisti (e in quanto massoni), al di fuori della Chiesa, al di fuori del suoi legittimo insegnamento, anche se, in apparenza e materialmente, sono all’interno di essa. E che vuol dire? Il serpente può insinuarsi anche nella casa meglio custodita; ma la sua intrusione non ne fa un legittimo inquilino, è un intruso, e per giunta pericoloso. Prima o poi qualcuno gli schiaccerà il capo, e lo farà in maniera assolutamente legittima, doverosa e necessaria. Le eresie vanno schiacciate: è questo il loro destino. Le eresie sono la falsificazione della divina rivelazione: sono, perciò, l’espressione del più terribile peccato che si possa commettere: un misto di superbia, orgoglio, invidia nei confronti di Dio. Se è un grave peccato spacciare moneta falsa, un peccato infinitamente più grave è spacciare una dottrina falsa al posto della vera dottrina cattolica. Qui non ci sono tempi, non c’è storia, non c’è adattamento alle circostanze, che reggano; non c’è concretezza, non c’è discernimento, non c’è calarsi nella realtà che valga a mutare il quadro: l’eresia è eresia, cioè una pestilenza in seno alla Chiesa, e gli eretici sono i suoi peggiori nemici. Peggiori perfino dei persecutori che agiscono dall’esterno e che, nel corso della storia, hanno cercato di distruggere la Chiesa e disperdere i fedeli. I giacobini francesi, nella Vandea del 1793; il governo federale messicano attorno al 1920; i comunisti e gli anarchici spagnoli nel 1936-39; gli agenti staliniani nell’Unione Sovietica degli anni Trenta e Quaranta del ‘900, erano tutti nemici terribili della Chiesa, come lo furono gli imperatori pagani anticristiani, e come lo furono i seguaci di Maometto, lanciati alla conquista dell’Asia Minire, della Siria, dell’Egitto, del Nord Africa, ossia di Paesi nei quali esistevano delle fiorentissime chiese cristiane, che sono state praticamente spazzate via. E anche questa è una cosa che assai a fatica si può dire, oggi: va contro la volontà di "dialogo", che poi è una resa, del papa Francesco nei confronti dell’islam; così come, ai tempi di Paolo VI, non era politicamente corretto ricordare il dramma dei cattolici nei Paesi dell’Impero sovietico: andava contro la volontà di "dialogo" di quel pontefice con i comunisti, sia quelli sovietici che quelli nostrani. Ma chi agisce contro la Chiesa dall’interno, come un serpente, è un nemico ancor peggiore: perché nasconde la mano che sferra la coltellata alla schiena della Sposa di Cristo, e perché carpisce la buona fede dei credenti. Aggiungendo un altro orribile peccato, la frode, agli altri: la superbia, l’orgoglio e l’invidia.

Sì, lo so: oggi non va più di moda questo linguaggio; del resto, non va più di moda neanche dire che Gesù è la Verità, la sola ed unica Verità. Va di moda, semmai, dire – come ha fatto il papa Francesco, con calcolata volontà di seminare scandalo e turbamento — che Dio non è cattolico. Ma ha poca importanza quel che va di moda o che non va di moda, quando si parla delle cose eterne: e le conseguenze del peccato sono eterne. Chi commette un peccato mortale e non si pente, si prenota un biglietto per l’inferno: non te l’avevano detto, i tuoi professori di teologia, in seminario, e il vescovo che ti ha ordinato sacerdote? Se non l’hanno fatto, ne renderanno conto a Dio; ma la tua ignoranza non una scusante, perché non si tratta di vera ignoranza, ma di rifiuto della verità. Hai trovato più comodo credere a quel che si accordava con il tuo sentire modernista, e ignorare il resto. Hai fatto male i tuoi calcoli, però; e in fondo, a dirla tutta, stare in quel tipo d’ignoranza era proprio ciò che volevi. Dio, però, che è giusto giudice, vede ogni cosa, legge in fondo ai cuori, non scorda nulla: è immensamente misericordioso, ma è anche giusto. Dio, per i cattolici, è Gesù Cristo, la seconda Persona della santissima Trinità: e Gesù ha detto: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! E se qualcuno, come padre Sosa Abascal, ti ha detto che il diavolo non esiste, ha mentito; e se ha detto che non si sa cosa disse realmente Gesù Cristo, ha mentito in maniera ancor peggiore; e se qualcun altro ti ha detto che neppure l’inferno esiste, o che, se pure esiste, deve essere certamente vuoto, ebbene, anche lui ti ha mentito. E se tu, o altri, avete ripetuto simili cose nelle vostre omelie della santa Messa, o al catechismo dei fanciulli, avete fatto malissimo: avete seminato una falsa dottrina, che mette in pericolo mortale le anime a voi affidate. Anche di questo dovete pentirvi amaramente, se lo avete fatto. E anche per questa categoria di persone, i seminatori di scandali nei confronto delle anime semplici, Gesù ha avuto parole di fuoco: Sarebbe meglio per loro che si legassero una macina da mulino al collo, e che si precipitassero nel mare! Questo ha detto il nostro Signore Gesù Cristo; e lascia che i teologi e i vescovi modernisti dicano pure quel che vogliono. Essi sono già giudicati: non da noi, ma da se stessi, a causa delle bestemmie e delle eresie che escono dalla loro bocca.

Ciò detto, provo a spiegarti – sperando che in te vi sia almeno un po’ di buona fede – perché sei un eretico e perché stai provocano un male immenso alla Chiesa, e, quel che è più grave di ogni altra cosa, stai mettendo in pericolo le anime immortali degli uomini che ti ascoltano e che ti prestano fede, ingannati dall’abito sacerdotale che porti (anche se lo indossi di rado, e te lo togli non appena esci dalla chiesa; e anche questo lo ritieni una cosa normale, e non capisci che la tua apostasia e la tua eresia incominciano proprio da lì). Ti stai assumendo una responsabilità gravissima: bada che dovrai renderne conto. Anche se oggi, specie sotto il pontificato attuale, la Chiesa parla poco del peccato, del giudizio, del paradiso e dell’inferno, ti ricordo che, se sei davvero un sacerdote cattolico, non puoi non credere alla realtà di tutte queste cose: che il peccato esiste; che il giudizio attende le anime; e che la beatitudine sarà la destinazione finale delle anime vissute nelle sante volontà del Signore (come dice san Francesco nel Cantico di frate sole), mentre la dannazione eterna attende ciascun uom che Dio non teme. Nel dirti che sei eretico, non ti sto offendendo: dire la verità è un dovere cristiano, specie se in ballo c’è la salvezza dell’anima; e, in questo caso, è la tua che versa in pericolo. Non mi ritengo migliore di te, sul piano morale; ma vedo e constato che tu sei fuori dalla Verità di Gesù Cristo, e ti metto in guardia. Tu credi che non sia così, ma è così. E il fatto che tu sia in "buona" compagnia, cioè che molti cardinali, vescovi e sacerdoti la pensino proprio come te, non sposta di un millimetro la verità dei fatti: non è il numero a decidere la Verità di Cristo, ma la fedeltà al suo Vangelo. Tu credi di essere fedele al Vangelo, solo perché dici di volerlo calare nella realtà del tempo presente, delle situazioni attuali, della mentalità del mondo moderno: e non ti accorgi che tutto questo preoccuparti dei tempi, della storia, della modernità, ti ha già portato fuori dalla retta via. La retta via è Cristo, e solamente Cristo. Io sono la Via, la Verità e la Vita: sono le sue parole, certamente le riconosci. La Via non è quella del cardinale Martini, o del teologo Rahner, e nemmeno di papa Francesco: la Via è quella di Gesù. E se qualcuno, fosse pure un Angelo, vi insegnasse un Vangelo diverso da quello di Gesù, che sia anatema, dice san Paolo, che già duemila anni fa si poneva questo problema: se, cioè, il Vangelo vada "contestualizzato", nel senso che intendono i modernisti. E la risposta è no, mille volte no: non c’è un Vangelo per gli uomini del tempo di san Paolo e un altro per gli uomini del terzo millennio. Ora tu dirai, pronto come una molla: ma c’è un diverso modo di annunciarlo! Attenzione: può darsi, ma solo se si tiene per fermo che non è il Vangelo di Gesù che deve correre dietro ai movimento della storia, ma è la storia che deve piegare le ginocchia davanti al Vangelo di Gesù. Perciò, chi annuncia il Vangelo — e questa è la chiamata specifica del sacerdote — non deve preoccuparsi di essere in sintonia coi tempi; al contrario, ciò potrebbe essere l’indizio che sta sbagliando, che sta deviando dalla retta via: deve preoccuparsi unicamente di essere fedele al Vangelo di Gesù, che è eterno e non muta, non subisce l’influsso delle mode, o delle lingue, o dei contesto storici. Il Vangelo è sempre lo stesso, che lo si annunci a un cacciatore di teste della Nuova Guinea o che lo si annunci a un filosofo della statura di Platone o di Aristotele. Sono gli uomini che devono inchinarsi a riceverlo, perché la sua Verità è tanto più grande di loro; non sono loro che, gonfiando il petto, possono pretendere che il Vangelo si rimpicciolisca per venire incontro a ciò che desiderano.

Questo è il punto: ed è qui che vien fuori il modernismo, che è un’eresia, come non mi stanco di ripeterti, sperando che ti entri in testa e che ti faccia riflettere. Per il modernismo, non c’è un Vangelo eterno e intangibile: c’è una predicazione che deve adattarsi, che deve stare in situazione, che deve evolvere. Evoluzionismo, situazionismo, relativismo: tutto questo non è cattolico, non è cristiano; Gesù non è relativista, né situazionista, né evoluzionista. Quando qualcuno si presentava a Lui, o quando gli presentavano qualcuno affinché lo guarisse, per esorcizzarlo, per liberarlo dai suoi mali, Gesù non faceva "discernimento", bensì diceva: Fatti battezzare e credi al Vangelo, e sarai salvo! Questo ha insegnato ai suoi discepoli, e questo essi hanno insegnato, a loro volta, a quanti ascoltavamo la loro parola. E alla donna adultera, non ha "fatti discernimento": non le ha detto: Ma sì, poverina: visto che il tuo è un matrimonio infelice, e visto che la carne è debole, hai fatto quel che potevi, per cui non ti condanno; ma ha detto, esattamente all’opposto: Io non ti condanno: vai e non peccare più. Ora, se Gesù Cristo ha detto al peccatore di non peccare più, tu con quale diritto, e assumendoti quale responsabilità, hai smesso di parlare del peccato e dai ad intendere, a quanti ti ascoltano, che il peccato è stato abolito, o sospeso, o che viene condonato in anticipo, a seconda delle situazioni? Il peccato è peccato, e basta. Se sei reticente su questo punto, sei fuori dal cattolicesimo: ti sbagli tu stesso, e trascini nell’errore anche gli altri. Sei come un cieco che pretende di guidare altri ciechi, e finirete per rotolare nel fosso tutti quanti, tu insieme a loro. Anche se siete in tanti. Farete più rumore, cadendo: ma dovrete pagare le conseguenze. So cosa stai pensando: che questa è una pedagogia della paura, come ha detto un altro sacerdote in odor di modernismo, Padre Ermes Ronchi. No: questa è la pedagogia del Signore; il quale non gioca con le parole e non ha paura di riuscire impopolare. Ne ha avuta così poca, che si è lasciato arrestare, sputacchiare, insultare, flagellare, crocifiggere. Che altro doveva fare, anche per far comprendere ai suoi discepoli che la Redenzione non è gratis? E la sua Passione si rinnova ogni volta che il sacerdote recita la santa Messa, ogni volta che benedice e spezza il Pane, e versa il Vino. Pensi tu che tutto questo sia solamente un simbolo? Che sia un simbolo, lo pensano i protestanti; ma tu, se sei davvero un cattolico, sai che non è così: sai che in quell’atto si manifesta la Presenza Reale, e che essa è il nostro cibo spirituale, mediante il quale si rinnova il mistero della salvezza.

Caro amico, rifletti a lungo, prima che sia tardi. Non ti voglio male: se sei in buona fede, ti renderai conto del terribile errore nel quale sei scivolato. Puoi ancora ravvederti: l’importante è che tu impari un po’ di umiltà: facendoti piccolo e umile davanti a Dio, troverai la sola Luce che rischiara le tenebre, e della quale abbiamo tutti estremo bisogno. Finora, ti sei affidato alle luci umane, che non durano e si spengono: bisogna puntare alla vera Luce, che brilla meravigliosamente, senza spegnersi mai. È una Luce inesauribile, che non si alimenta da alcuna sorgente terrena, ma viene direttamene da Dio. È la Grazia: e la vita che si apre ad essa, è la vita di grazia. Noi siamo nella grazia di Dio, se facciamo la sua volontà. Ma se ti affidi alle luci umane non sei un cattolico, sei solo un illuminista…

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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