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Nuovo affondo di Bergoglio sullo ius soli

La Giornata Mondiale dei Migrante e del Rifugiato (ma chi ha deciso questa giornata? e come si può mescolare insieme migranti e rifugiati? e che vuol dire, poi, "migrante"?) si celebra il 14 gennaio 2018, ma il papa Francesco ha deciso di non prendersi in ritardo sul calendario e il discorso di "apertura" lo ha tenuto il 20 agosto 2017. Un anticipo di quasi cinque mesi, per bruciare sul tempo la discussione in Parlamento, che si terrà in autunno, con il governo Gentiloni che, se sopravvivrà fino a quella data, tenterà di riproporre il "diritto" alla nazionalità italiana per tutti quelli che nascono in Italia e per tutti i "minori non accompagnati" che vi giungeranno da qualsiasi parte: magari dei robusti e spregiudicati sedicenni o diciassettenni, i quali, non appena sbarcati, cominciano a delinquere, spacciare, prostituirsi, viaggiare senza biglietto e minacciare o malmenare i controllori, rubare, rapinare, ammazzare: le statistiche sono lì, a disposizione di chi le voglia consultare. Per tutti il papa auspica il pronto conferimento della cittadinanza, che è un diritto, e vi aggiunge lo ius culturae, cioè il dritto a completare il percorso di studi nel Paese di accoglienza; infine, pretende pensioni e sanità, a norma del diritto internazionale. Una mobilitazione senza precedenti, quale mai si è vista in relazione ai poveri italiani, ai senza casa italiani, ai disoccupati italiani, agli italiani che suicidano perché non riescono a pagare le tasse, o perché non riescono a pagare lo stipendio ai loro dipendenti; ai giovani e ai laureati italiani che sono costretti ad andare all’estero per trovare un impiego decente e proporzionato alle loro competenze, ai ragazzini italiani che non terminano gli studi perché la mafia o la camorra li mandano a "lavorare", a modo loro, sulle strade. Ma, soprattutto, una legge che gli italiani, non i partiti, ma gli italiani, la gente, i pensionati, i lavoratori, i padri e la madri di famiglia, non vogliono, perché non solo non trovano che sia una "legge di civiltà", come recita il mantra del politically correct, ma perché la trovano decisamente ingiusta, illogica e pericolosa: col buon senso di chi, forse, non ha tanto studiato, ma è a contatto quotidiano con la realtà me non con le chiacchiere, vede e capisce che sarebbe un disastro, una follia, perché la cittadinanza è un fatto spirituale, prima di essere un certificato scritto su un pezzo di carta, e sa che i fatti spirituali non s’improvvisano, non si distribuiscono a pioggia, tanto meno li si regala a tutti quanti, anche a quanti non conoscono neppure l’Italia, o, se la conoscono, e per quello che la conoscono, non la amano, non la rispettano, non sono affatto disposti a riconoscere la sua cultura, la sua identità, i suoi valori, ma, al contrario, vorrebbero imporle i loro, che non hanno niente a che fare né con l’Italia, né con l’Europa, né con la civiltà, così come qualsiasi persona dell’area occidentale la concepisce, compresi quelli che affettano di disprezzarla e di detestarla, ma dei cui vantaggi si servono abbondantemente, come delle sue garanzie, delle sue comodità, dei suoi diritti, della sua protezione, quando sono nei guai e hanno bisogno che qualcuno ce li tiri fuori, che sia un terremoto che distrugge le case, o il tunnel della droga che risucchia i giovani e li precipita in un abisso senza fondo. Allora sì, quando hanno bisogno d’aiuto, invocano soccorso e, dopo averlo ricevuto, in varia misura, comunque dopo averlo ricevuto, neanche si ricordano di ringraziare, anzi, sanno solo criticare e lamentarsi per le sue insufficienze: perfino costoro, dicevamo, riconoscono una soglia di "civiltà" quale non viene riconosciuta per niente, invece, da moltissimi di questi straneri che alzano la voce per essere "accolti, protetti, tutelati, assistiti", come ha invocato il loro massimo patrono e portavoce, papa Francesco. D’accordo, in questo, col premier Gentiloni; il quale, a sua volta, è d’accordo con il miliardario George Soros, il pescecane che si arricchisce a dismisura provocando crisi finanziarie ora qua, ora là, e intanto finanzia, con la copertura delle organizzazioni non governative, l’invasione dell’Europa da parte di masse strabocchevoli di neri e d’islamici, con la scusa che si tratta di "salvare delle vite" e che l’impegno umanitario deve passare davanti a ogni altra considerazione, comprese quelle sulla sicurezza del Paese che accoglie, e pur in presenza di un continuo stillicidio di attentati terroristici, tutti regolarmente di matrice islamica (ma guai a dirlo, specialmente al papa! fateci caso: lui non usa mai l’aggettivo islamico, quando condanna il terrorismo: come se gli attacchi venissero dai marziani, oppure, a turno, dai cristiani, dai buddisti, dai confuciani e chi sa da quali altri soggetti), tutti scagliati alla cieca contro gente inerme, al grido immancabile di Allah akbar!

Il bello è che se un altro papa, diciamo Benedetto XVI, per esempio, si fosse permesso di fare quel che ha fatto, l’altro ieri, questo papa, cioè Francesco; se un altro papa si fosse permesso di entrare a gamba tesa, con tanta arroganza, con tanta insolenza, con un disprezzo così provocatorio dei sentimenti altrui e dei limiti delle sue competenze, tutti questi signori della sinistra politicamente corretta, queste signore Boldrini, Fedeli & Kienge, questi intellettuali progressisti che sono sempre schierati dalla parte degli "ultimi" (ma forse hanno qualche problema di strabismo), questi Erri De Luca, questi Andrea Camilleri, questi mangiapreti e libertari, radicali e fricchettoni d’ogni tinta e sfumatura, per non parlare dei ragazzi dei centri sociali, tutti quanti sarebbero insorti come un sol uomo, avrebbero tuonato: Come osa, costui? Che se ne stia buono e zitto dall’altra parte del Tevere; che rispetti lo Stato italiano, di cui, dopotutto, è ospite; e che si faccia i… fatti suoi, e pensi al Vaticano, che i muri li ha, e belli grossi, e di profughi ne accoglie ben pochi, prefrendo di molto scaricarli addosso a noi! Siate sinceri, una buona volta, cari progressisti: è vero o non è vero che avreste reagito così? E che avreste reagito così anche se papa Francesco, improvvisamente impazzito (o rinsavito, secondo i punti di vista), si fosse permesso di consigliare una lunga e profonda riflessione, prima di approvare una legge di quel genere, e, più in generale, prima di accogliere decine di migliaia di altri stranieri, che sia aggiungono ai milioni e milioni che già vivono da noi, fra regolari e irregolari, facendo tre volte più figli degli italiani e preparandosi, in prospettiva, a fare dell’Italia, ma neanche fra un secolo o mezzo secolo, appena fra una generazione, un’appendice dell’Africa o del Vicino Oriente? Siate sinceri, per una volta, cari signori del politicamente corretto, voi che intasate i salotti televisivi, voi che avete il monopolio della stampa, della radio, della televisione, voi che parlate senza concorrenza né timore di smentite, neppure davanti all’evidenza, perché tanto ricevete l’imbeccata dalle agenzie internazionali le quali, a loro volta, sono controllate da Soros & Rockefeller & Rotschild & Goldman Sachs & Lehman Brothers; siate sinceri, per una volta, e rispondete: se il papa avesse espresso un parere diverso da quello che ha espresso, voi come avreste reagito? Glie l’avreste passata liscia? Avreste chiuso un occhio, non diciamo sui contenuti del suo intervento, ma sul fatto della invasione di campo, della inqualificabile scorribanda in un terreno che non gli appartiene, quello delle libere istituzioni di uno Stato sovrano? Non avreste rilevato che è inaccettabile, da parte sua, esercitare pressioni per influenzare coloro i quali ci governano, su questioni che non riguardano la Chiesa, ma lo Stato italiano? È troppo comodo, come lui fa e come voi fate, dire che tali questioni riguardano la Chiesa, perché riguardano l’umanità; se così fosse, allora la Chiesa dovrebbe anche farsi carico della soluzione materiale di quei problemi, e non scaricarli addosso all’Italia, predicando bene e facendo, quanto a sé, ben poco. Inoltre, di quale Chiesa stiamo parlando? I migranti non sono profughi, sono finti profughi, sono invasori travestiti da profughi; una chiesa che prende per buone le loro domande di accoglienza (perché perseguitati come omosessuali, o minacciati di morte dai parenti della ex fidanzata, o timorosi della fattura dello stregone del villaggio) non è la Chiesa di Gesù Cristo, ma una caricatura di essa, una buffonata, un cavallo di Troia il cui scopo è unicamente quello di tirare in Italia e in Europa pi africani possibile, più islamici possibile, in ottemperanza ai disegni del Piano Kalergi e ai voleri della grande finanza, vedi Soros & C. sopra ricordati.

Inoltre, guardiamoci negli occhi e parliamoci chiaro, una volta per tutte: il problema non sono solo i bambini, o i profughi, o i migranti; il problema non sono questi "irregolari" che gli scafisti, e le Ong umanitarie e volonterose, ci sbattono nei nostri porti ogni giorno, a centinaia e qualche volta a migliaia: no, il problema non è solamente questo. Non è solo un problema umanitario, non è solo un problema di accoglienza o non accoglienza. È un problema molto, ma molto più ampio: se l’Europa, Italia compresa, deve rimanere se stessa, cioè l’Europa, bianca, cristiana, occidentale, o se deve diventare una appendice dell’Africa e dell’Asia; se gli europei devono restare padroni in casa loro, anzi, se hanno il diritto di continuare a esistere, e di vivere secondo le loro tradizioni, le loro abitudini, le loro credenze e i loro valori, oppure no; se, viceversa, chiunque ha diritto di venire in Europa e di essere accolto e "integrato", sapendo benissimo che non s’integrerà, né fra una, né fra due, né fra tre o quattro generazioni, per la semplicissima ragione che non vuole integrarsi, non ne vuol sapere dell’Europa, l’Europa gli serve solo come frigorifero cui attingere e come rigagnolo in cui versare i suoi rifiuti. Semmai, l’Europa la vuole conquistare, beninteso dopo averla intimidita: e dunque, via i crocefissi, via il Presepio e le canzoni di Natale, via le preghiere cattoliche nella Chiesa stessa, se per caso danno fastidio agli altri; via l’affresco di San Petronio con Maometto all’inferno, e via la Divina Commedia per lo stesso motivo; rivediamo i libri di storia e di filosofia, e per carità, cos’è questa cosa razzista ed eurocentrica della Croce Rossa? No, per la par condicio bisogna aprire delle sedi della Mezzaluna Rossa, altrimenti che integrazione è? Se no, dov’è il mea culpa per i crimini del colonialismo, per i gas venefici sull’Etiopia, per le impiccagioni dei Senussi? Vogliamo far vedere, sì o no, la nostra buona fede, le nostre rette intenzioni, e il fatto che siamo cambiati, non più i più i cattivi che eravamo, i fascisti, i colonialisti, i razzisti, ma siamo diventati tutti buoni, bravi e seguaci di papa Francesco, di George Soros e del Piano Kalergi?

Non resta molto tempo per decidere: anzi, la verità è che siamo già fuori tempo massimo. Mentre i nostri politici e i nostri giornalisti, opportunamente stipendiati ed istruiti, ci addormentavano e ci ipnotizzavano, ci parlavano di "emergenze umanitarie", anche se tali emergenze andavano avanti per anni e decenni, e ci minacciavano di essere apostrofati come razzisti brutti e cattivi, solo perché ci stavano a cuore le nostre radici, la nostra identità, il futuro dei nostri figli, il travaso di popolazioni avveniva sotto i nostri occhi, e noi siamo stati così pazzi e così ciechi non rendercene conto. Eh, cosa volete che siano cinquecento albanesi, per un grande Paese come il nostro!, ci tranquillizzava e, nello stesso tempo, ci sgridava l’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, alla fine degli anni ’90, quando la diga si era rotta e l’invasione era iniziata, non ancora dall’Africa e dall’Asia, ma dalla parte islamica dei Balcani. Intanto, gli italiani si erano accorti, perché se ne sarebbe accorto anche un cieco, che non solo le emergenze diventavano croniche, ma che la vita, la loro vita, cominciava a cambiare, e sempre in peggio: che i quartieri attorno alle stazioni ferroviarie, non solo nei centri minori, ma anche a Roma e Milano, diventavano delle zone franche, delle terre di nessuno, dove orde di stranieri di dubbia provenienza e di ancor più dubbie intenzioni, bivaccavano, spacciavano, si prostituivamo, rapinavano; che altri quartieri, specie nelle periferie, specie nelle zone delle case popolari, dove vivono i nostri soggetti più deboli, i nostri pensionati con le pensioni di seicento euro, si son trovati accerchiati e assediati da orde di stranieri invadenti, prepotenti, incivili, perfino nelle piccole cose, come il parcheggio dell’automobile, la pulizia delle scale, i rumori diurni e notturni; che i nostri ragazzi, la sera, facevano bene a non uscire se non in gruppo, e comunque con molte precauzioni, perché le città e i paesi, la notte, diventano una specie di Far West, dove non è prudente andare in giro; e spesso pure di giorno. Anche se i mass media nazionali non ne parlano, la cronaca locale dei centri minori, delle province, è piena di fatti legati alla criminalità degli stranieri: case e negozi rapinati in continuazione; persone aggredite, studentesse stuprate anche in pieno giorno, anche nei centri urbani, magari in un angolino delle stazioni, a due passi dal commissariato di polizia ferroviaria; e così via. Ma guai a parlarne: è razzismo! Guai a denunciare tali fatti: è mancanza di solidarietà! Guai a dire che così non si può andare avanti: è istigazione alla violenza! E guai a dire che si desidera un’Italia degli italiani, che resti italiana, cristiana, occidentale: specialmente se a dirlo è un cattolico, ecco che il papa, questo papa, o uno dei suoi innumerevoli preti di strada e vescovi progressisti, tuona dal pulpito: Cattivi cristiani! Cristiani egoisti, dimentichi del Vangelo! Non dite così, non fate così, non pensate così: altrimenti non siete dei veri cristiani! Ricatti dalla politica, ricatti dalle amministrazioni locali, ricatti dalla scuola — un professore multato e sottoposto a perizia psichiatrica per aver "insultato l’islam", ossia per aver tentato di discutere con una sua alunna marocchina, che l’ha denunciato -, ricatti dalla Chiesa, o meglio, da questa neochiesa massonica e modernista, amica di Pannella & Bonino e nemica di don Bosco, di Massimiliano Kolbe, di Pio da Pietrelcina, santi che si davano da fare per il prossimo, eccome, ma non confondevano le carte, dicevano pane al pane e vino al vino, eretico, l’eretico e scismatico, lo scismatico. Altri tempi, si dirà; vero. Ma i tempi siamo noi a farli…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Christian Lue su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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