
Perché una cosa esista, devono esserci un dentro e un fuori: e ciò vale anche per la Chiesa
18 Luglio 2017
La civiltà moderna è l’inferno, perché nasce dal rifiuto di Dio e dall’odio dell’altro
20 Luglio 2017Ripulire la Chiesa cattolica dalle infiltrazioni moderniste che vi sono penetrate, e che l’hanno ormai permeata quasi ovunque, è un’impresa urgente e indispensabile, tuttavia ciclopica, immane, e, parlando in senso umano, letteralmente disperata: se fu cosa titanica, per Ercole, ripulire le stalle di Augia, sepolte sotto la sozzura che da anni vi si era accumulata, quest’altra impresa appare come qualcosa di ancor più difficile; praticamente impossibile. Il modernismo è penetrato dappertutto, ma quasi sempre travestito da qualcosa d’altro da sé: non viene percepito come tale, non fa scandalo, non solleva problemi; pian piano, anzi, è diventato il nuovo modo di essere di questa Chiesa visibile che, casta meretrice, cammina sulle gambe degli uomini: uomini deboli e conformisti, uomini avidi e sciocchi, uomini ambiziosi e narcisisti, uomini superbi e presuntuosi, convinti di sapere, essi più di chiunque altro, cosa sia bene e cosa sia male per la Chiesa, come si debba adorare Dio, come si debbano leggere le Scritture, come vada interpretata la sacra Tradizione (se pure l’ammettono ancora, e non la considerano, ormai, come i luterani, una indebita incrostazione di carattere puramente umano, e, come tale, meritevole d’essere eliminata dal piano della Rivelazione).
Oggi è divenuto quasi impossibile entrare in una chiesa e partecipare ad una messa, sofgliare una rivista cattolica, ascoltare la conferenza di un teologo "cattolico", senza imbattersi in parole, frasi e concetti che, di cattolico, non hanno praticamente nulla; ma snocciolati con tale disinvoltura, con tale sicumera, e, non di rado, con piglio così battagliero, per non dire aggressivo, e così intollerante nei confronti delle possibili obiezioni, così strafottente verso chi non appare del tutto convinto – e, che pertanto, viene subito etichettato come "tradizionalista", quasi fosse una parolaccia e quasi che, per essere dei veri cattolici, bisogni, per forza, essere dei rivoluzionari, disprezzare il passato, ignorare San Tommaso, parlare solo di svolta antropologica e teologia della liberazione — e presentati con tono così assertivo, che i cattolici, ormai, e specialmente i giovani, che non sanno com’era e cos’era la Chiesa prima del Concilio Vaticano II (anche se credono di saperlo, ma si limitano a ripetere a pappagallo ciò con cui hanno imbottito loro la testa), non dubitano affatto che esista una, ed una sola maniera di essere, appunto, cattolici: questa, quella della neochiesa progressista e neomodernista, quella di papa Bergoglio, del cardinale Coccopalmerio, dei vescovi Paglia e Galantino, dei gesuiti Sosa Abascal e Martin, e della pontificia Accademia per la vita di cui fa parte, chi sa come, anche un sedicente teologo filo-abortista: oh, ma solo fino alla diciottesima settimana, vale a dire al quinto mese: ci mancherebbe, non siamo mica così barbari e crudeli da voler eliminare un embrione dopo il sesto mese di gravidanza.
Allo stesso tempo, si assiste a una operazione di silenzioso repulisti di quei nomi, di quelle figure, di quelle cose che danno fastidio ai cattolici progressisti e filo-bergogliani, tipo Alberto Melloni e Franco Cardini, per non parlare di teologi come Andrea Grillo o Enzo Bianchi; e ciò mentre si levano fino alle stelle i nomi e le figure di don Lorenzo Milani, dentro la Chiesa, e, fuori della Chiesa, si intona il più sfrontato panegirico di Marco Panella, e si porta la sua vita ad esempio nobilissimo che tutti dovrebbero imitare: una vita interamente dedicata alla legalizzazione di quisquilie come il divorzio, l’aborto, le unioni di fatto, i matrimoni omosessuali, la libertà di drogarsi e la libertà di farsi sopprimere in ospedale, quando non si vuole più restare in vita. Intanto, proibito parlare ai giovani di san Giovanni Bosco, o del santo curato d’Ars; proibito parlare loro di san Pio da Pietrelcina: troppo antimassone, troppo anticomunista, e troppo convinto dell’esistenza del diavolo e dell’inferno (credo bene: dal momento che era anche esorcista…), tutte cose politicamente assai scorrette, dunque, meglio cercar di non parlarne affatto, se possibile. Di san Pio X, poi, peggio che peggio: l’ideale sarebbe che non fosse e mai nato; ma poiché, invece, è esistito, è stato papa, ed è stato pure santificato, non resta alta strategia che demolirlo con l’arma della critica "storica", poco a poco, senza troppo averne l’aria, in quanto nemico mortale del modernismo. Si comincia col dire che aveva le sue buone ragioni, però che ha agito in maniera inopportuna e perfino poco cristiana: quel Sodalitium pianum, per esempio; quel cardinale Merry Del Val, così conservatore, per non dire reazionario; quei metodi così segreti, così inquisitori, diciamo pure polizieschi. Sì, insomma, sarà stato anche santo, perciò meglio non dire niente di lui; perché, a parlarne, verrebbero fuori troppe cose spiacevoli, e allora facciamo finta di niente e tiriamo dritto, tanto, i tempi di san Pio X son finiti e adesso, per fortuna, c’è un papa progressista e neomodernista, di larghe, larghissime vedute: un papa che, davanti a più di trentamila persone (il 25 giugno 2017, per l’esattezza) ha detto, alla lettera, che accostarsi direttamente Gesù, al di fuori di quanto stabilito dalla Chiesa, è cosa sconsigliabile, perché estremamente pericolosa. Sì, avete capito bene: è meglio evitare il "contatto diretto" con il nostro Signore Gesù Cristo: sarebbe pericoloso! Eh, già: e allora lasciamo che a parlarci di Gesù siano questi preti, vescovi e cardinali modernisti, che ce ne danno un ritratto alla loro maniera, facendone il capostipite di tutti i progressisti e gli eretici che sono venuti dopo, nell’arco di duemila anni, e che, ai nostri giorni, imperversano più che mai, e paiono essersi impadroniti perfino della chiavi di san Pietro.
Ci capita in mano una rivista religiosa, vecchia di parecchi anni, quando ancora c’era il pontificato di Giovanni Paolo II: è un esempio su mille, su un milione. È il numero 1 del 2003 delle suore benedettine di Veroli, monastero di Santa Maria dei Franconi, Potenza e carità di Dio. All’interno, fra gli altri, un articolo di Giuseppe D’Onorio, dal titolo stupefacente: Emanuele Kant, l’ultimo Padre della Chiesa. Paragonare Kant, il distruttore della metafisica e della teologia, nonché il castratore del pensiero moderno, a san Gerolamo o a sant’Agostino, o magari a san Tommaso d’Aquino? Questa è bella. Andiamo a vedere chi è l’autore: scopriamo che è un insegnante, classe 1957, e che è stato sindaco di Veroli, alla testa di una giunta di centro-sinistra; che ha pubblicato due libri con la Feltrinelli, Rintocchi della memoria e Hoc opus; e che nel 1987 aveva partecipato a un convegno interdisciplinare con una relazione sul monastero di Santa Maria de’ Franconi e sulla figura della beata Fortunata Viti. Evidentemente, un uomo con idee di sinistra, ma amico delle suore benedettine e, presumibilmente, sensibile ai temi religiosi, oltre che a quelli sociali e sindacali; non crediamo di andar lontani dal vero ipotizzando che sia un cattolico progressista. Il suo articolo su Kant come "ultimo Padre della Chiesa" è già un programma, e piuttosto eloquente; in esso, egli afferma che Emanuele Kant, con il suo sistema, costituì la difesa più solida della fede contro gli attacchi dell’incredulità (testuale). Strano, perché Kant, nella Critica della ragion pura, sostiene che la fede è, razionalmente, parlando indimostrabile; e strano anche perché, fin dall’inizio, dei cattolici qualificati presero fermamente posizione contro il criticismo kantiano, considerandolo un sistema irreligioso e anticristiano. Per il gesuita bavarese Benedikt Stattler, il filosofo di Königsberg è un nemico sia della ragione che della religione, secondo il quale l’uomo non può arrivare né alla conoscenza della cosa in sé, né all’anima, né a Dio; secondo il filosofo e teologo austriaco Peter Miotti, che pubblica un libro su Kant nel 1801, il sistema kantiano consiste nell’aver raffazzonato tutta l’immondizia (Unrath) delle antiche sette filosofiche pagane, ed è inoltre fondato su falsi ragionamenti, sullo stravolgimento di termini e dimostrazioni, su sofismi scelti ad arte, il cui scopo è, come per i liberi pensatori, distruggere la ragione per poter distruggere anche la religione (cfr. Dario Antiseri, Ragioni della razionalità Rubbettino, vol. 2, 2005, pp. 59-60). Certo, vi sono pure i cattolici favorevoli al kantismo; ma vi sono anche queste robuste voci critiche. Ora, di esse D’Onorio non fa cenno: dà per scontato, semplicemente, che Kant sia un grande filosofo cristiano, anzi, addirittura un sommo teologo, altrimenti non avrebbe senso definirlo un "Padre della Chiesa". Questo modo di procedere è tipico della cultura progressista e politically correct: non presenta il quadro nella sua interezza, ma seleziona alcuni elementi e li presenta come se fossero l’intero, assumendo di avere sempre e comunque la verità in tasca, e che non ci sia neanche da discutere sulla giustezza delle sue tesi. In questo modo, al pubblico è negata la possibilità di confrontare le diverse posizioni e di trarre da sé le proprie conclusioni: esso viene "educato" a bersi la minestra che gli passa il convento. Sono settant’anni che quei signori procedono così, e, a forza di reiterare questa tecnica, sono riusciti ad appiattire notevolmente il senso critico del pubblico e specialmente dei giovani, degli studenti. E, a proposito di conventi, ci piacerebbe sapere se le buone suore di Veroli si sono minimamente rese conto di quel che sostiene quell’articolo, di quale enorme forzatura esso rappresenti, e con quanta leggerezza essa venga portata avanti, nello spazio di tre smilze paginette, praticamente senza darsi la pena di argomentare. Un lettore non specialista che lo legge, fidandosi del fatto che è ospitato in una rivista cattolica, addirittura edita da un monastero femminile, se lo beve senza dubitare che esso celi qualcosa che non quadra. Se si fa passare Kant per un Padre della Chiesa, allora si può anche far passare i discorsi di Vincenzo Paglia per quelli di un vescovo cattolico, le interviste di Sosa Abasal per quelle di un generale dei gesuiti, e le omelie di Jorge Mario Bergoglio per quelle un sommo pontefice. La gente, in effetti, si aspetta che quanto uscirà dalla bocca di un vescovo, di un religioso importante, di un pontefice, siano pienamente conformi alla dottrina cattolica: il problema, di cui solo alcuni si sono accorti, è che non sembra esservi più una dottrina cattolica; peggio: che la dottrina cattolica è diventata un inciampo, un fastidio, un’anticaglia: si confronti l’omelia di Santa Marta del 19 maggio 2017, in cui il papa sostiene che essa diventa "cattiva" se crea divisioni, e che è sostenuta, guarda caso, dai "fanatici" più che dai veri credenti. Grazie alla impreparazione psicologica, e, spesso, anche spirituale e culturale, dei cattolici di quest’ultima generazione, i quali a stento si accorgerebbero se una profanazione in chiesa avvenisse sotto i loro occhi, tale è l’anarchia liturgica e pastorale in cui sono cresciuti, costoro possono permettersi di dire letteralmente quel che vogliono, anche uscendo completamente dalla dottrina cattolica. Tanto è vero che Vincenzo Paglia può fare l’apologia di Marco Pannella; Sosa Abscal può negare che noi sappiamo quel che disse realmente Gesù, e, inoltre, può affermare che il diavolo non esiste; e Bergoglio può dire, fra le molte altre eresie, che il rapporto diretto e personale con Gesù Cristo, al di fuori delle indicazioni della chiesa (ma quale chiesa? la sua?) è una cosa pericolosissima e da evitarsi assolutamente. E sia chiaro che non stiamo auspicando censure alla libertà di stampa, né invochiamo attentati ai diritti civili: vorremmo solo un minimo di chiarezza e onestà intellettuale; la nostra domanda, semplicemente, è: che ci fa un articolo come quello, su una rivista come quella? Va bene che viviamo in strani tempi, ma c’è, o ci dovrebbe essere, un limite a tutto. Se non altro, quello della decenza e del buon senso.
Ci siamo soffermati su questo esempio, di per sé quasi insignificante, come semplice testimonianza del totale caos intellettuale che regna nel mondo cattolico e nella Chiesa cattolica. Ormai chiunque può spararle sempre più grosse, senza tema di smentite o di riprensioni: anzi, con la certezza che, tempo qualche giorno o qualche settimana, arriverà qualcun altro a spararle ancora più grosse di lui. Gli unici che devono stare bene in guardia e attendersi sgridate e provvedimenti ecclesiastici sono i veri cattolici, soggetti a incessanti persecuzioni e intimidazioni: dai francescani dell’Immacolata ai parroci come don Alessandro Minutella. La loro colpa? Esser troppo attaccati alla dottrina, troppo fedeli al Vangelo: insomma, come dice il papa, dei "fanatici". Attaccati al vero Vangelo, si capisce; non quello rivisto e corretto da Galantino, per il quale Dio risparmiò Sodoma e Gomorra, o da Sosa Abascal, per il quale non si sa se si possa credere a quel che dicono gli evangelisti, dato che non c’era un registratore per riportare fedelmente le parole di Gesù Cristo, e, quindi, è meglio dare la parola agli "esperti", ai valorosi biblisti, teologi ed esegeti neomodernisti. Loro sì che sanno, registratore o no, cosa disse Gesù: altrimenti, che senso avrebbe mettere in dubbio la veridicità della Scrittura? Affidiamoci a loro, dunque: possiamo star tranquilli, siamo in buone mani. Lasciamo che riscrivano il Vangelo e tutta la Bibbia; che abbattano i muri della Chiesa e gettino ponti a volontà verso protestanti, giudei, musulmani, atei, massoni (anche se quelli, veramente, nella Chiesa ci sono già, e da un pezzo), radicali, divorzisti, abortisti, omosessualisti e tutti gli anticristiani dell’universo mondo, affinché possano entrare e spadroneggiarvi, come fossero a casa loro; e, nello stesso tempo, spalanchiamo le frontiere, invitiamo a venire qui milioni e milioni di africani, i quali, come recita il mantra obbligatorio del politically correct, fuggono disperati da guerra e fame, anche se sappiamo che non è affatto vero. E ora applaudite, se questa messinscena modernista è di vostro gradimento…
Fonte dell'immagine in evidenza: RAI