
«Credo ut intelligam, intelligo ut credam»
23 Febbraio 2017
Volete stancare Dio?
23 Febbraio 2017Cari cattolici, o sedicenti tali, progressisti e modernisti, avete passato il segno: la misura è colma. Anche se avete dalla vostra tutti i mass media fuori della Chiesa, e, dentro di essa, quasi tutta la stampa periodica, molti cardinali, arcivescovi e vescovi, e, da ultimo, lo stesso papa, guardate che la superbia non vi accechi: potreste pentirvene amaramente. Credete forse di potervi fare beffe di Dio? Toglietevelo dalla testa; nessuno può farlo. Ora vi sentite forti, vi sentite irresistibili. Il successo vi ha dato alla testa, avete lasciato cadere la maschera e vi state mostrando apertamente, per la prima volta, per quello che siete, ma che, sinora, per astuzia e per prudenza, non avevate mai osato mostrare: dei cattolici che hanno perso la fede, ma che non hanno perso la voglia di stare dalla parte del più forte, dalla parte di chi vince.
La civiltà moderna, in questo nostro tempo, sta celebrando i suoi trionfi; e poco importa se sono trionfi effimeri, e se hanno gli anni contati. Poco importa anche se le generazioni future dovranno portare il fardello e gli strascichi della dissipazione, della prepotenza, della totale mancanza di lungimiranza e di senso del limite di chi, oggi, si sta godendo il suo meschino trionfo. Tra breve non ci sarà più alcuna distinzione fra vinti e vincitori: resteranno solo dei vinti. Ma chi esulta, oggi, a ciò non pensa: pago di vivere nel presente, si gode il successo e se ne infischia di quelli che verranno. Se ne frega dei suoi stessi figli, dei suoi nipoti. Cicerone diceva che i nonni devono piantare alberi per il vantaggio delle generazioni future, anche se essi, personalmente, non ne avranno alcun giovamento. La civiltà moderna, invece, ha prodotto e sta continuando a produrre individui piccoli, meschini, avidi ed egoisti, che pensano solo a se stessi e che non rinuncerebbero per nulla al mondo al più modesto vantaggio, al più misero profitto.
Voi non siete onesti. Se foste onesti, ammettereste — in primo luogo con voi stessi, poi con gli altri — di aver perso la fede. La perdita della fede spiega tutto e rende comprensibile il vostro modo di agire, anche se non lo giustifica per niente. Solo ammettendo che abbiate perso la fede, si può arrivare a capire perché state compiendo ogni sforzo per distruggere la dottrina cattolica e per liquidare la Chiesa visibile, che vanta due millenni di storia e che è nata, come diceva Tertulliano, dal sangue dei martiri. Se non fosse così, il vostro comportamento sarebbe incomprensibile: perché è semplicemente impossibile che non vediate quel che state facendo, e dove vi sta portando la vostra strategia. Vi sta portando alla soppressione della speranza cristiana in cambio di un piatto di lenticchie: cioè del permesso di accomodarvi, come degli ospiti non invitati, trattati con pochissimi riguardi, al banchetto della modernità. E pur di ottenere questa magra, umiliante soddisfazione, avete sacrificato tutto, benché non nulla vi appartenga: perché la Chiesa è solo di Dio, e della Rivelazione non si può far commercio, non la si può svendere, non la si può barattare con nessun’altra cosa. Nessuno può mercanteggiare con le cose di Dio: e la Chiesa appartiene a Dio, la dottrina appartiene a Dio, i cristiani appartengono a Dio. Il vero cristiano è di Cristo, e solo di Cristo: è morto in lui l’uomo vecchio, che sa dire solo: io, io, io, ed è nato l’uomo nuovo, pieno di amore per Dio, che dice sempre: Tu, Tu, Tu; sia fatta la Tua volontà, non la mia.
Chi ha perso la fede, non è ancora perduto. Può pregare, può chiedere a Dio che lo aiuti a ritrovarla; può amare e servire il prossimo, aspettando umilmente e pazientemente che Dio lo illumini, che lo soccorra, che lo guidi e lo sostenga nel tornare a Lui. Ma i cattolici modernisti sono tali appunto perché hanno introiettato la mentalità e l’atteggiamento tipico dell’uomo moderno: la mancanza di senso del limite e di senso del mistero; la pretesa del’autosufficienza; il rifiuto, conscio o inconscio, della propria condizione creaturale, del proprio insuperabile limite ontologico. E allora, invece di gettarsi ai piedi della croce e domandare a Dio di aver pietà di loro, hanno deciso, con diabolico orgoglio, di far finta di nulla, di simulare d’aver sempre la fede, per non perdere alcun vantaggio. Si sono impigriti, si sono abituati a non rischiare mai nulla; e ora mirano solo a starsene tranquilli.
A partire da quando avete fatto la vostra scelta, avete cominciato a imputridire: perché la menzogna che vi portate dietro è così grande, che spande dappertutto odor di cadavere. È la vostra fede morta, ma rimasta insepolta, che manda cattivo odore: è una fede morta che voi spacciate per viva, e, per riuscirci, avete pitturato, ingioiellato e vestito di tutto punto il cadavere. Ma un cadavere è pur sempre un cadavere: sa di decomposizione, diffonde un tanfo micidiale. Potete risparmiarvi la commedia che state recitando con tanto sfoggio di serietà e di zelo: per quante chiacchiere facciate a proposito di "cristianesimo adulto", di "approfondimento della fede", di "svolta antropologica" e di "teologia negativa, adatta agli uomini del nostro tempo", non riuscite certo a confondere nessuno: chiunque vi vede, coglie ciò che proprio a voi sfugge: il puzzo di cadavere, di menzogna, di falsità che vi portate dietro, e che rende abominevole la vostra presenza, intollerabili i vostro gesti, insopportabili le vostre parole. Qualunque cosa diciate o facciate, non riuscite ad ingannare più nessuno, e tanto meno riuscirete ad ingannare Dio: credete forse che Dio si lasci menare per il naso da degli uomini da nulla, quali voi siete? Perché colui che non è capace neppure di quel minimo di onestà che consiste nel guardarsi allo specchio e riconoscere: Sì, ho perso la fede; quindi mi faccio da parte, perché, se continuassi a parlare a nome e per conto della Chiesa, non potrei che farle del male, non potrei che agire da servo vile e infedele, ebbene, costui è solamente un uomo (o una donna) che non vale niente. Vale qualcosa solo chi sa pesarsi con una bilancia che non sia truccata, e che sa valutarsi in moneta onesta, con franchezza esigente, se occorre spietata; mentre chi è severo con gli altri, ma assai indulgente con se stesso, è una persona da nulla. Ecco perché siete così solleciti e disinvolti nel celebrar la messa insieme ai luterani, a costo di profanare l’Eucarestia (perché lo sapete, vero, che, per essi, quel Sacramento non ha lo stesso senso che ha per i cattolici?); ecco perché non avete alcun imbarazzo nell’invitare i musulmani in chiesa, a pregare il loro Dio, che non è il Dio d’amore predicato da Gesù, e che era Gesù stesso; ecco perché avete trasformato i "perfidi giudei" in amati e stimatissimi "fratelli maggiori", davanti ai quali siete sempre umili e supplichevoli, con il capello in mano, pronti a prender ordini, e non osate contraddirli in nulla, anche se hanno torto marcio: e tutto così, da un giorno all’atro, senza ascoltar nemmeno il gran padre Dante (uomini siate, e non pecore matte, / sì che ‘l giudeo di voi tra voi non rida: cfr. Paradiso, V, 80-81). Tutto questo, per voi, non costituisce alcun problema, non è motivo del più piccolo imbarazzo, per il semplice fatto che voi, a Dio, non credete più. E siccome non ci credete, vi è indifferente qualunque discorso su chi Egli sia. Dietro la maschera dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, state occultando diligentemente una verità inconfessabile: che non siete più cristiani, non siete più niente, siete uomini privi di ogni fede, e quindi vi è rimasta una sola, grande fede: quella nel potere. Non volete trovarvi in minoranza, perché in minoranza si sta scomodi, si è sospinti ai margini, mentre voi volete stare bene al centro e occupare i posti in prima fila. Nel loggione, che ci vadano gli altri. E per non far vedere che non siete più nulla, che non credete più a niente, spacciate la vostra incredulità e il vostro cinismo per volontà di apertura, di dialogo, di confronto con gli altri. Ma le cose stanno ben altrimenti. Il fatto è che a voi queste iniziative non costano nulla, perché il mistero di Dio non esercita più alcun fascino sulla vostra anima. E dunque, perché prendersela calda per una cosa che non vi riguarda più? Perché preoccuparsi e angustiarsi per dettagli secondari, per bazzecole insignificanti, come la piena volontarietà della Passione e Morte di Gesù Cristo, il mistero della Transustanziazione, il valore infinito del Sacrificio eucaristico, tutte cose energicamente negate da giudei e islamici, che le considerano autentiche bestemmie, e radicalmente ridimensionate o messe in forse dai protestanti? Che se la prendano a cuore i cattolici di fede; tanto meglio: così avrete qualcuno da far passare per ottuso tradizionalista, così da far risplendere ancor più la vostra apertura e la vostra tolleranza. Eh, questi benedetti cattolici all’antica, attaccati alla vecchia teologia e alla vecchia dottrina, per non parlare della vecchia liturgia! Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli, tanto è utile e preziosa la loro presenza, come quella dell’amica bruttina e poco intelligente accanto all’amica bellissima, che attira a sé tutti gli sguardi e infiamma tutti i desideri. Ma che sia un segreto ben custodito, per carità: che non vengano a saperlo mai. Che si prendano tutto l’astio e l’inimicizia del mondo, così che il mondo possa applaudire e complimentare loro, i nobili, intelligenti progressisti!
C’è anche un’altra ragione, tuttavia, per detestare i cattolici tutti d’un pezzo, oltre al fatto che sono antipatici e presuntuosi (anche se utili: utili idioti), e cioè che la loro sola esistenza suona come un muto rimprovero, come una provocazione insopportabile nei confronti dei cattolici modernisti che hanno perso al fede, e non vogliono farlo vedere. Sono meritevoli di odio, perché sanno pregare e sono sempre al cospetto del Signore: così Abele era meritevole dell’odio di Caino perché i suoi sacrifici erano graditi a Dio, e quelli di suo fratello no. I veri cattolici hanno la fede, o, se la sentono affievolire, si affrettano a pregare, come il padre del ragazzo indemoniato rivolto a Gesù: Io credo! Ma tu, aiuta la mia poca fede! Ma chi l’ha persa e non vuol farlo sapere, non vuol confessarlo neanche a se stesso, può solo detestarli, perché gli ricordano il tempo felice in cui anch’egli l’aveva. In Vaticano, corre una voce a proposito dei dubia dei quattro cardinali su Amoris laetita. In un momento di distensione, qualcuno ha ricordato al papa Francesco che essi attendono ancora una risposta. E lui, sprezzante: Possono stare freschi! Non è l’atteggiamento di chi vede tutta la difficoltà di trovare un punto d’incontro con chi la pensa diversamente da lui, ma se ne duole; non è l’atteggiamento del pastore che non vorrebbe perdere nemmeno una pecorella; che abbia o no il tanto (da lui) celebrato "puzzo di pecora" addosso, questo è il modo di fare e di parlare di un pessimo pastore, che se ne infischia delle pecorelle e che è pieno di rancore per quelle che si stanno allontanando, o che si aggirano confuse. Non gl’importa se si perderanno, e meno ancora si sente responsabile del fatto che si allontano proprio perché non riconoscono, in lui, la voce del buon pastore: il suo ego è talmente grande, tirannico e vendicativo, che gl’importa solo dell’offesa fatta alla sua autorità, al suo prestigio. A chiarire i dubia, non ci pensa proprio. E dal suo disprezzo, tante volte ostentato verso i cattolici che non lo capiscono, e ostentato anche in pubbliche occasioni, traspare come egli li detesti proprio perché gli ricordano il fatto di aver perso la fede, mentre essi l’hanno conservata, e stanno lottando per conservarla, nonostante egli sia loro quotidianamente di scandalo.
Ogni giorno, infatti, o quasi, il santo padre riversa tutto il suo disprezzo, la sua ironia, la sua irrisione, contro quei cattolici che egli "non capisce", e che intralciano, secondo lui, lo splendido cammino della sua neochiesa gnostico-massonica verso le magnifiche sorti e progressive della modernità e dell’abbraccio con il mondo. Credete che stiamo esagerando, e che noi non abbiamo alcun diritto di asserire che costui ha peso la fede? Pensate che stiamo calcando un po’ troppo la mano, per amor di polemica? Volesse Dio che non vi si sia ragione alcuna per polemizzare, e che nella sua santa Chiesa regnasse lo spirito di amore e di concordia che Cristo ha insegnato ai suoi apostoli, fino all’ultimo giorno, fino all’ultima sera, con la lavanda dei piedi e coi meravigliosi discorsi d’addio dell’Ultima Cena. Papa Francesco, sì, sa lavare i piedi alla gente, in occasione della Pasqua; meglio se sono donne, e meglio se musulmani, sempre per far vedere al mondo quanto è moderno e senza pregiudizi, come lui li chiama, "clericali"; quanto egli è dialogante ed ecumenico; quanto aborrisce le grette chiusure e i meschini settarismi. Non possiede, però, la stessa dolcezza e amorevolezza allorché si tratta dei suoi, quando si tratta delle pecorelle che Dio gli ha affidato perché le custodisca nel suo Nome. Il giornalista Marco Tosatti si è preso lo sfizio di fare un elenco degli insulti e delle male parole che il papa riserva incessantemente ai suoi "oppositori", a getto continuo: sono decine e decine: da vecchie comari a fomentatori della coprofagia, da sgrana rosari a signor e signora piagnistei, da battitori da Inquisizione a cavillatori moralistici; e via insultando e offendendo di questo passo, ce n’è anche di peggio. Chi ne abbia voglia, può deliziarsi scorrendo un elenco completo (completo, si fa per dire: bisognerebbe aggiornarlo ad ogni nuova intervista rilasciata alla stampa, e ad ogni omelia di Santa Marta), alla data del 10 febbraio 2017, consultando in rete l’articolo Una risata ci salverà, sul blog Il fumo di Satana.
Questa è la situazione della Chiesa, oggi. L’infezione modernista ha lavorato in silenzio, pian piano, penetrando sino al midollo, a partire dalla Germania, donde già era iniziata la rivolta di Lutero cinque secoli fa (e che papa Francesco, assai ecumenicamente, è andato fino in Svezia a celebrare). Pieni di complessi d’inferiorità verso i teologi protestanti, tanto più avanzati nella critica biblica di tipo scientifico-filologico, i cattolici tedeschi hanno imparato da loro, e hanno diffuso l’infezione in ogni angolo della Chiesa cattolica, smontando la fede pezzo a pezzo. Ma di Dio, non ci si fa beffe…
Fonte dell'immagine in evidenza: RAI