
Si può essere contro la modernità?
1 Febbraio 2017
Modernismo e giudaismo, la tenaglia che sta spezzando il cattolicesimo
1 Febbraio 2017Pensiamo a un bambino o ad un ragazzo dei nostri giorni, nato, diciamo, nei primi anni del terzo millennio, e che adesso ha otto, dodici, sedici anni. Poniamo che sia stato educato cristianamente e che la sua sia una famiglia cattolica, più o meno praticante, quanto basta da fargli impartire i Sacramenti e da mandarlo al catechismo. Proviamo, noi che abbiamo qualche anno in più, a metterci nei suoi panni, a vedere il mondo come lo vede lui, a vedere la Chiesa come gli appare, sia nella realtà della sua parrocchia, sia, attraverso i media, come gli appare nella sua dimensione ecumenica, papa e vescovi compresi.
Per questo bambino, per questo ragazzo, la chiesa, come edificio, è quella sala di riunioni, dove ci si ritrova una volta alla settimana (non la domenica, che è dedicata al divertimento, ma il sabato sera, in fretta e quasi di nascosto), per un rito che chiamano la messa, con la lettera minuscola, e che non si sa bene cosa sia, nel quale si prega, si canta — al suono della chitarra -, ci si scambiano strette di mano, si va a prender la particola e la si porta alla bocca con le mani, poi si torna a casa, sospirando di sollievo se il prete è stato conciso nell’omelia, e quindi non si sono persi più di quaranta minuti in tutto, quarantacinque al massimo. Un edificio dove tutto è fatto perché i partecipanti si sentano loro i protagonisti; Dio, non si sa bene dove sia; forse nel tabernacolo; ma, tranne che durante la Messa, anche il tabernacolo non si capisce bene dove sia, e succede che non vi arda il lumino, segno della presenza del Santissimo. L’altare, brutto e moderno, che rovina completamente l’architettura dell’edificio, specialmente se esso è antico — e lo è nella maggior parte dei casi — è rivolto verso i fedeli; il sacerdote celebra rivolto ai fedeli; fra una spiritosaggine e l’altra, fra una menestrellata e l’altra, ogni tanto si nomina Dio, ma nessuno alza gli occhi al cielo, e pochi s’immergono in preghiera in silenzio e con vero fervore: almeno, a quel che è dato vedere.
Alla televisione, le cose non vanno diversamente. Il papa si affaccia dal balcone, augura il buon giorno, augura il buon pranzo, augura la buona sera: pare una diva in cerca di applausi, e infatti un bambino, che gli sta accanto, dice al microfono quanto gli vuole bene; in piazza, tutti applaudono, commossi; di Dio, in fin dei conti, si non si parla molto; di Gesù Cristo, Nostro Signore, incarnato, morto e risorto per l’umanità, neppure; in compenso, si parla incessantemente del dovere di accoglienza verso gl’immigrati islamici, si lodano fino alle stelle i giudei, si pronunciano parole di altissima stima per gli atei, i radicali, i massoni, pur senza chiamarli con tali nomi, ma rivolgendosi ai loro rappresentanti, sicché non è possibile alcun equivoco. Perché anche un bambino sa, più o meno, chi siano Emma Bonino o Eugenio Scalfari; e basta andare su Internet per vedere cosa pensano e cosa hanno sempre fatto nella loro vita. Ma il papa è loro amico, li stima, si rattrista per la dipartita di un così brav’uomo come Marco Pannella, il campione di mille battaglie per i diritti. Quali diritti? Quello di divorziare, di abortire, di praticare l’eutanasia, di drogarsi, di parificare le libere unioni al matrimonio, di sancire le unioni omosessuali e le adozioni di bambini da parte delle coppie omosessuali; nonché quello di praticare la fecondazione eterologa e quell’altro, ancora più nobile e civile, di acquistare un bambino dopo aver affittato l’utero di sua madre.
Il nostro bambino o il nostro ragazzo, poi, vedendo il papa che se ne va a braccetto con i rabbini, o che celebra la messa insieme ai luterani, che invita in chiesa gli imam, per pregare tutti insieme ciascuno il proprio Dio, si sarà forse fatto l’idea che non ci sia niente di più bello, di più naturale, di più simpatico che questo affratellamento, questa confidenza, questa amicizia reciproca fra capi di religioni diverse; e che pensarla in altro modo sarebbe qualcosa di molto brutto, una espressione di chiusura, di grettezza, di scarsa carità cristiana. Ed ecco l’inganno del modernismo: aver pervertito il volto della Chiesa e le parole e i gesti dei suoi membri, fino a contrabbandare per buono e bello ciò che è, puramente e semplicemente, l’apostasia dalla fede cattolica.
Il modernismo è una terribile eresia, anzi, come disse san Pio X, il concentrato di tutte le eresie, e consiste nel tentativo di far giungere la Chiesa cattolica ad un accomodamento con il mondo moderno, il quale è, nella sua essenza, malvagio e anticristiano. Questo è il nodo della questione: per i modernisti, il mondo moderno è buono, o, almeno, è abbastanza buono da poter dialogare con esso, da poter coesistere con esso, da poter trovare un ragionevole compromesso; per il cattolicesimo (quello vero, confermato da ventuno concili, fimo al Vaticano I), tale compromesso non è possibile, perché il cristiano deve scegliere fra Dio e mammona, cioè fra due alternative radicalmente diverse. Solo il ventiduesimo concilio ha fatto delle aperture di tipo modernista e ha introdotto alcune novità liturgiche e dottrinali, che, sfruttate senza scrupoli dai teologi e dal clero modernisti, sono state allargate a dismisura, fino a permeare tutta la Chiesa cattolica e a trasformarla in una neochiesa o contro-chiesa modernista, all’interno della quale sopravvivono, a stento e con fatica, delle vere isole cattoliche, dei veri fedeli e dei veri pastori cattolici. Anche il papa, oggi, ha abbracciato il modernismo e ha aderito alla menzogna e all’eresia modernista: questo è un fatto, estremamente doloroso, ma un fatto, e contra factum non valet argumentum..
In questo mondo, dove regna la più caotica confusione, perfino a livello del linguaggio, proviamo allora a spiegare a quel bambino, o a quel ragazzo, che cosa ci sia di sbagliato nel papa che va a braccetto con i rabbini, che concelebra la messa coi pastori luterani e che invita in chiesa, a pregare, gli imam (all’indomani dello sgozzamento di un prete cattolico, nella sua chiesa e durante la santa Messa, da parte di fanatici islamici). Non sarà facile, perché il buonismo spacciato per bontà, da una parte, e il relativismo spacciato per tolleranza, dall’altro, hanno creato una tale confusione intellettuale e spirituale, da rendere quasi disperato il tentativo di fare un po’ di chiarezza. Che i fedeli di diverse religioni provino stima reciproca, e, in qualche caso, perfino amicizia, è una cosa certamente buona sul piano umano; non però se tale atteggiamento si traduce in una mescolanza e in una confusione dottrinale. La religione, caro ragazzo — così gli diremmo — è una faccenda seria, forse un po’ più seria di quel che ti hanno fatto credere il tuo parroco o la tua catechista, certo più di quel che vada predicando il papa: ne va della salvezza dell’anima. Il cristianesimo si ispira alla Parola di Gesù Cristo, il quale disse di sé: Io sono la Via, la Verità e la Vita. E disse ai suoi discepoli: Andate a predicare il Vangelo e a battezzare tutte le genti; chi crederà e verrà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà, sarà condannato. Perciò, i capi delle religioni non possono trovarsi fra di loro, se non sul piano del rispetto umano; e, per questo, non c’è bisogno che preghino insieme, perché, così facendo, generano solo confusione tra i loro fedeli, dando l’impressione che tutte le religioni si equivalgano, che siano solo delle creazioni umane per avvicinarsi a Dio, ma che Dio, essendo unico (Dio non è cattolico, ha detto papa Francesco) in fondo non bada a simili quisquilie. Ma la Chiesa cattolica, per i cattolici, è stata fondata personalmente da Gesù Cristo, che ne è stato il capo, e che poi l’ha affidata a san Pietro e ai suoi successori. Dunque, amicizia per tutti, rispetto per tutti, anzi, amore, sul piano umano; ma sul piano religioso, che è il piano della trascendenza, cioè soprannaturale, nessuna confusione, nessuna commistione: o si è cattolici, o si è luterani, o si è giudei, o si è islamici. Sono cose diverse. Per un vero cattolico, non ci sono diverse religioni, più o meno equivalenti: ce n’è una vera, mentre le altre sono false. Gli uomini, possono essere buoni e pii; ma la chiese false, sono certamente cattive, proprio perché ingannano gli uomini su una cosa che è terribilmente seria, per questa vita e per l’altra.
Già, l’altra vita. Abbiamo l’impressione che i bambini e i ragazzi di oggi, anche quelli educati nella fede cattolica, ne sentano parlare pochino. Quando, poi, la morte arriva — la morte di un parente, di un amico, o quella che colpisce le persone innocenti in qualche disgrazia o calamità di cui parlano i mass media — ecco l’impreparazione, lo scandalo; ecco che i nodi di una falsa teologia e di una pastorale ingannevole giungono al pettine. Si sentono perfino dei vescovi prendersela con il silenzio di Dio, davanti a un paese colpito dal terremoto. Non sono rari i funerali nei quali il sacerdote, celebrando la Messa per il defunto, si abbandona a dei veri e propri sproloqui, ad affermazioni fuorvianti ed eretiche. Sembra che Dio taccia, che Dio non ascolti; che il mistero della morte e della sofferenza sia destinato a restare sigillato, anche per un cristiano. Ma questa non è la vera e sana teologia cattolica. La teologia cattolica, pur non pretendendo di poter "spiegare" il mistero della morte o del dolore, specialmente quando colpiscono persone innocenti, che avevano una vita davanti a sé, possiede, in compenso, un modello perfetto e confortante: quello di Gesù Cristo, che ha assunto volontariamente la sua parte di sofferenza, Lui, che era Dio, facendosi uomo e accettando di essere tradito, oltraggiato, martoriato, crocifisso dagli uomini; e il modelle di quelle sue decisive parole: Padre, sia fatta la Tua volontà, non la mia. Questa è la risposta cristiana al mistero della morte e della sofferenza; e un pastore che non sa adoperarle davanti ai parenti di un defunto, davanti a una comunità che è stata colpita da un disastro naturale, è un cattivo pastore, probabilmente inquinato anche lui dalle mentalità modernista. La mentalità modernista è fondamentalmente immanentista: a Dio, ci crede per modo di dire; ciò in cui crede, è l’uomo, capace di assumere su di sé il proprio destino, e di realizzare i suoi disegni, con le sue forze. Se pure si ricorda di avere un Dio che lo ama, lo fa con l’atteggiamento di chi concede qualcosa, non di chi ha bisogno di qualcosa e di chi è profondamente grato: perché il carattere fondamentale del modernismo è la superbia. Il modernista è un superbo, intellettualmente e spiritualmente convinto della eccellenza della natura umana e non meno fermamente convinto che la relazione con Dio dipende in sostanza da come la imposta egli stesso, non da come la vuole Lui.
Ragazzo mio, gli diremmo, parliamoci chiaro: ciò in cui crede il mondo moderno, è il denaro. E Gesù ha detto cin chiarezza: Non si possono servire due padroni, Dio e mammona. Se la Chiesa pensa di poter coesistere con il mondo moderno, sbaglia; ma è difficile che venga criticata, perché il mondo moderno predica l’edonismo, la ricerca esasperata del piacere: e chi ha voglia di rifiutare il piacere? La neochiesa modernista non parla più della purezza, della castità, del sacrificio, perché cerca l’applauso, vuole piacere e ha paura di dispiacere. Ma san Pietro, negli Atti degli Apostoli, dice chiaramente che bisogna obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini; e lo dice davanti al Sinedrio di Gerusalemme, con personale rischio della vita, perché alcuni sacerdoti avrebbero voluto mettere subito a morte tutti i seguaci di Gesù, dopo aver ottenuto la crocifissione del Maestro. Ma la neochiesa non ha il coraggio di dispiacere agli uomini: è penoso vederla arrancare dietro il mondo moderno, cercando e mendicando il consenso da quegli stressi che volevano vederla distrutta. Ma perché dovrebbero distruggerla, ormai? Essa è più utile ai loro disegni così, com’è adesso: infedele al Vangelo e svuotata della Parola di Dio. Una falsa chiesa è più utile, ai suoi nemici, che una chiesa distrutta, perché la Chiesa distrutta può risorgere dalle sue ceneri — anzi, certamente risorgerà, se si ha fede nella promessa di Cristo: le porte degli inferi non prevarranno contro di essa -, ma una falsa chiesa porta le anime in perdizione, senza che i più se ne avvedano.
C’è poi un’altra cosa da dire. In queste tenebre della modernità, dove tutto è confuso, opaco, e dove tutto sembra uguale a tutto, e non c’è più posto per delle certezze e dei valori durevoli, perenni, i giovani sono sempre meno abituati ad affrontare la vita, la sua durezza, i suoi sacrifici, le sue prove. Viziati e coccolati da genitori/amici, blanditi da insegnanti da fine stagione e ingannati da preti modernisti, crescono con l’idea che tutto sia facile, che ci sia sempre un riparo pronto ad accoglierli, un paracadute per attutire le eventuali cadute. Non s’insegna loro che gli errori si scontano, le colpe si pagano. Quali errori, quali colpe? Il peccato, poi: roba d’altri tempi; pedagogia della paura, dice qualche bravo teologo modernista. E invece la vita è dura, è una battaglia; e la vita nella civiltà moderna è, dietro le melliflue apparenze del consumismo, forse più dura che in molte altre epoche. Spietata. Pertanto, è necessaria prudenza; non ci si può fidare del primo che passa; e sarebbe pericolosissimo sopravvalutare le proprie capacità. Fidarsi di un malintenzionato, fidarsi di se stessi quando ci si mette a fare qualcosa che è più grande di noi, sono errori che si pagano, a volte molto cari. Nel mondo moderno non regnano affatto la concordia e la tolleranza: e molti sorrisi sono falsi, molti abbracci sono simili a quello di Giuda. Il cristiano ama tutti, ma non deve fidarsi di chiunque: siate astuti come il serpente e semplici come le colombe, raccomanda Gesù in persona. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali. Papa Francesco insegna, invece, anzi ordina, di accogliere tutti, centinaia di migliaia di stranieri fra i quali vi sono non pochi delinquenti, non pochi terroristi: ma questa non è bontà, è buonismo. E allora sappi, caro ragazzo, che la bontà viene da Dio, ma il buonismo viene dal diavolo. Il buonismo è fondato su una menzogna, e viene da un dio menzognero, che sa parlare solo di misericordia e, così, fa finta che la giustizia non esista…
Fonte dell'immagine in evidenza: RAI