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27 Maggio 2016Come può, una coscienza limitata, comprendere o anche solo percepire una coscienza superiore?

Quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur: ciascuno riceve e comprende le cose secondo la propria misura, secondo le proprie possibilità. Questo significa che una coscienza limitata, imperfetta, di livello inferiore, non potrà mai, non diciamo comprendere, ma, al limite, neppure percepire una coscienza che si trovi ad un livello superiore: semplicemente, non si accorgerà della sua presenza, o, al massimo, se ne accorgerà, ma catalogandola mentalmente secondo i propri schemi, del tutto inadeguati, col risultato che crederà di aver visto, udito e capito, mentre non avrà visto, udito e compreso un bel nulla.
Questo problema emerge quando ci si domanda, per esempio, che cosa avverrebbe se delle creature superiori alle umane si presentassero davanti ad esse, non già adeguandosi alle loro possibilità di percezione e di comprensione, ma mostrandosi nella loro vera forma. Parliamo, ovviamente, tanto di creature multidimensionali, ma pur sempre naturali, per quanto assai più evolute degli uomini, sia di creature spirituali, come gli angeli e i demoni, o come i santi e come appare la Madonna ai mistici cattolici (e a volte anche agli increduli, come nel celebre caso delle Tre Fontane), o ad alcune persone in giovanissima età (come Bernadette Soubirous o i tre pastorelli di Fatima), nel corso di eventi soprannaturali, alcuni dei quali sono stati riconosciuti come autentici dalle massime autorità ecclesiastiche. Inutile dire che si tratta, nei due casi, di fenomeni di natura completamente diversa: scientificamente spiegabili, se non oggi, domani, quelli appartenenti alla prima categoria; misteriosi per definizione, in quanto soprannaturali, quelli della seconda: laddove si intende che il "mistero", in senso religioso, non è una categoria suscettibile di trovare una esaustiva spiegazione razionale, perché trascende, per definizione, la misura delle possibilità di umana comprensione. Bisogna aggiungere, comunque, che la distinzione tra ciò che è misterioso, e, in ultima analisi, razionalmente inspiegabile, e ciò che appartiene al mondo naturale, e dunque è suscettibile, prima o poi, di trovare una adeguata spiegazione razionale, non è così netta e precisa come taluno potrebbe immaginare. Vi sono molti fenomeni spiritici, e specialmente quelli legati alo sciamanesimo e alla stregoneria, che non appaiono passibili di spiegazione razionale, né oggi, né, probabilmente, mai. Ce ne siamo già occupati, del resto, in parecchi precedenti articoli; per cui, in questa sede, non insisteremo oltre su questo punto.
Le apparizioni dei santi e quelle mariane, del pari, occupano un posto a sé nella fenomenologia religiosa, anche se alcuni, come l’ufologo ed ex gesuita spagnolo Salvador Freixedo, ritengono di poterle spiegare non in termini religiosi, ma come manifestazioni di creature aliene, oltretutto poco benevole nei confronti degli esseri umani e, anzi, bisognose di risucchiare la loro energia psichica, cosa che avverrebbe, secondo tale autore, a causa delle forti scosse emozionali che le apparizioni stesse provocano nei soggetti, i quali sono ben lungi dall’immaginare la reale natura di ciò che vedono. Resta comunque il fatto che un essere umano, allorché si trova a faccia a faccia con una creatura proveniente dall’Altrove, come, ad esempio, la Vergine Maria di fronte all’arcangelo Gabriele, sperimenta tangibilmente il senso della propria piccolezza e reagisce, a seconda del proprio livello spirituale e del proprio orientamento religioso e morale, con una gamma di risposte, che vanno dall’umiltà, dalla disponibilità e dall’abbandono totale, alla diffidenza, al rifiuto, alla chiusura assoluta (come fecero il santo curato d’Ars, Jean-Marie Vianney, o san Pio da Pietrelcina, davanti alle frequenti manifestazioni del Maligno).
Una cosa è certa: la creatura limitata, dalla coscienza ristretta, non può nemmeno comprendere quel che le accade, allorché si trova in presenza di creature di provenienza misteriosa; è dubbio perfino che sia in grado di percepire la loro presenza. E ciò vale anche se si trattasse di creature prettamente fisiche, però di dimensioni del tutto inusuali per la nostra scala sensoriale: troppo piccole o troppo grandi. In questo secondo caso, gli esseri umani non possono nemmeno capire di che cosa si tratti, esattamente come quando si tratta di creature microscopiche, invisibili all’occhio umano. Se una stella o una galassia, poniamo, fossero degli esseri viventi, quali strumenti avrebbero gli umani, con tutta la loro sofisticata conoscenza scientifica, per rendersene conto? Non sarebbero forse portati a interpretare qualunque fenomeno, qualunque eventuale manifestazione di vita e d’intelligenza, come dei fenomeni assolutamente naturali, tipici della materia inorganica e determinati da leggi e reazioni di ordine puramente fisico, chimico, elettromagnetico, eccetera?
Commentando le teorie dello studioso del paranormale Charles Fort, osservava, a suo tempo, Pier Luigi Sani (sul mensile Il giornale dei Misteri, Firenze, n. 32 del novembre 1973, p. 22):
…Ma un essere che derivi da un’altra linea evolutiva avrà il nostro stesso psichismo? Non possiamo saperlo. Che un livello psichico superiore debba essere passato necessariamente attraverso il livello umano, è comunque possibile. In tal caso, ragionando per analogia, esseri dotati di un super-pensiero dovrebbero poter entrare in contatto con noi, al nostro livello. Ma per lo stesso ragionamento analogico, noi saremmo irrimediabilmente impossibilitati a comprendere il livello loro. E così come l’ape non capisce che fa il suo miele per l’uomo e non sa distinguere un alveare artificiale da uno naturale, e così come un cane non distingue una colonna di cattedrale da una pietra qualsiasi, né una cattedrale da una caverna, analogamente noi non potremmo capire, del comportamento degli alieni, che gli aspetti concepibili dal nostro livello intellettuale. E tutto ciò che fosse per noi incomprensibile, non potrebbe mai essere tradotto in linguaggio umano.
Un’agghiacciante conseguenza di tale situazione potrebbe essere questa: il contatto, in effetti, esiste, ma è "invisibile". Vale a dire che il contatto fra noi e "loro", stabilito al loro livello, sarebbe e resterebbe, checché noi facessimo, indiscernibile ai nostri occhi.
Ancora, il ragionamento analogico ci permette di farci un’idea di una cosa altrimenti inconcepibile. La maggior pare dei nostri rapporti con gli animali irrimediabilmente indiscernibile per loro: gli agnelli, per esempio, non sapranno mai che li si alleva per prendere loro la lana e per mangiarli. Noi usiamo degli animali con il nostro senso del tempo, che essi non hanno. Essi coabitano con noi fino al termine della vita senza sospettare che il loro destino è costantemente deciso in regioni di pensiero inconcepibili per la loro mente. E questo, si badi bene, nonostante che i loro occhi non abbiamo mai cessato di vedere la realtà. Pertanto, la risposta alla domanda: perché gli alieni non si mostrano apertamente a noi?, potrebbe essere di una prodigiosa semplicità: non si mostrano perché il nostro spirito "non può" vederli. La loro assenza potrebbe essere soltanto apparente.
Il sorcio che rosicchia i nostri vecchi libri vede fisicamente, con i suoi occhi, tutto ciò che vediamo noi. Vede, ma non percepisce. La forma delle lettere gli si proietta sul fondo della sua retina, ma egli non saprà mai leggerle. Dello spettacolo umano non vede che quanto si confà a lui sorcio, e quando avrà rosicchiato la maggior parte dei libri della letteratura universale, non uno solo di essi gli avrà detto qualcosa, poiché ciò che rende libro un libro resterà sempre nascosto al suo intelletto.
Un giorno, uno scienziato scriverà una memoria in cui dimostrerà che è necessario distruggere tutti i sorci dalla faccia della terra, e ne indicherà il mezzo: la semplice pressione di un bottone. Poi andrà a dormire. Un sorcio capiterà allora sul tavolo dello scienziato, assaggerà la sua memoria, non la troverà di suo gusto, e se ne andrà a rosicchiare qualcos’altro. Tre giorni dopo tutti i sorci saranno distrutti.
Anche per noi questa può essere la visione dell’universo: percepire soltanto ciò che, dello spettacolo quotidiano offertoci dalla natura, risulta di un livello psichico uguale o inferiore al nostro. E se qualche essere siderale dotato di uno psichismo super-umano frequenta i nostri cieli, noi siamo impotenti a comprendere la sua attività e ad intuirne lo scopo, così come il sorcio è impotente a leggere le memorie scientifiche. Supponiamo che una tecnica super-evoluta abbia raggiunto la capacità di registrare sperimentalmente il pensiero, e che possessori di questa tecnica si mettano a percorrere gli spazi siderali: come prenderebbero essi contatto con il pensiero di un pianeta sconosciuto?
La fantascienza lo immagina molto bene: un’armata di registratori del pensiero arriva su questo pianeta, percorre in lungo e in largo un perimetro stabilito, e raccoglie in un batter d’occhio, o in qualche mese, tutto il pensiero compreso in quel perimetro. Perché gli autori di questa fantastica mietitura dovrebbero prender contato con gli abitanti di quel pianeta? Con gli uomini, per esempio? A che scopo?
Noi saremmo altrettanto nudi, davanti alle loro macchine registratrici, quanto un credente davanti a Dio.
Certo, sono domande e considerazioni inquietanti. Ma bisogna pensare che, se esse hanno un qualche fondamento, peraltro puramente ipotetico (e, come osservava giustamente l’Autore, basato sul principio analogico, che non è certo infallibile, dato che nulla ci autorizza a immaginare che la "mente" di creature di un altro mondo debba funzionare, a un dipresso, come la nostra), allora le si può anche rovesciare in senso a noi favorevole. Se delle creature bene intenzionate, molto superiori a noi quanto a sviluppo spirituale, decidessero di farci visita, noi, probabilmente, non le vedremmo affatto e non ne percepiremmo l’esistenza; nondimeno, esse potrebbero agire in nostro favore, per aiutarci, sostenerci e proteggerci, anche se nulla di tali azioni giungerebbe oltre la soglia della nostra coscienza. È così, infatti, che la dottrina cattolica immagina l’azione delle creature angeliche: come un sostegno invisibile e silenzioso, ma premuroso e costante, amorevole e infinitamente saggio. Soltanto in casi eccezionali, ad esempio di estremo e immediato pericolo fisico, tali creature possono intervenire, sia manifestandosi faccia a faccia, sia, più spesso, agendo in maniera misteriosa, e tuttavia percettibile. Un uomo che sta per mettere il piede in fallo, e così precipitare nell’abisso, può essere riportato sul sentiero da una forza inspiegabile, ma palese, che acquista un preciso significato solo in un secondo momento, per esempio mettendo l’accaduto in relazione con la preghiera di un’altra persona, che, magari a distanza di migliaia di chilometri, in quel tale giorno, a quella tale ora, si è rivolta a Dio perché proteggesse l’amico: confrontando la data e l’ora, si può inferire che da quella preghiera è scaturito l’intervento della entità protettrice, che ha evitato la rovinosa caduta oltre il bordo del sentiero. La letteratura dei mistici e le biografie dei santi sono letteralmente piene di episodi del genere: c’è solo l’imbarazzo della scelta; e, anche se un secolare pregiudizio razionalista (o, per un altro verso, protestante) tende a riportare simili episodi entro la casistica di eventi insoliti, ma tutt’altro che impossibili e, comunque, di ordine prettamente naturale, pure rimane sempre una cospicua percentuale di fatti che non si lasciano in alcun modo spiegare, razionalizzare, "normalizzare" da ragionamenti scientifici e deduzioni logiche, per quanti sforzi si faccia e per quanto ci si muova foderati con una buona dose di scetticismo.
Del resto, lo ripetiamo, non è affatto semplice tracciare una netta linea di separazione tra fenomeni psichici e fenomeni fisici. Lo stesso san Paolo, quando rivela (nella Seconda Epistola ai Corinzi) di essere stato rapito in estasi fino al terzo cielo, confessa di non sapere se ciò sia avvenuto con il corpo, o soltanto in spirito; e aggiunge che Dio solo lo sa. Per il credente, quest’ultimo elemento diventa un prezioso invito alla umiltà intellettuale: non tutto può essere compreso, di ciò che si manifesta attraverso le visioni spirituali; e la distinzione fra "interiore" ed "esteriore" diviene spesso problematica. Per gli scettici, questa è la prova del fatto che si tratta di mere suggestioni: essi, però, non si accorgono di "ragionare" esattamente come i sorci impegnati a rosicchiare i volumi di Dante, Platone e Omero. Come i sorci ignorano assolutamente il significato degli oggetti che assaggiano coi denti, così gli scettici, quando leggono o ascoltano i racconti di tali esperienze, vedono e odono (per interposta persona, certo), ma non comprendono il significato del loro vedere e del loro udire. Ciascuno vede e ode solo quello che appartiene al livello evolutivo della sua coscienza. E così, si avverano le parole di Isaia (6,9): Voi udrete, ma non comprenderete; guarderete, ma non vedrete…
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