Non v’è tirannia peggiore, come ammonisce Kierkegaard, di quella della Folla
28 Luglio 2015
L’incanto del mondo si rivela alle profondità del cuore, prima che alla mente
28 Luglio 2015
Non v’è tirannia peggiore, come ammonisce Kierkegaard, di quella della Folla
28 Luglio 2015
L’incanto del mondo si rivela alle profondità del cuore, prima che alla mente
28 Luglio 2015
Mostra tutto

La nozione del mistero è originaria o frutto di una evoluzione storica?

Il positivismo postula lo studio della realtà — si badi: di ogni aspetto della realtà — con il metodo delle scienze naturali; ebbene, il positivismo di Émile Durkheim (1858-1917) era così spinto, da portare questo studioso — sociologo, antropologo e storico delle religioni – a ritenere che la struttura sociale sia un corpo vivente, un organismo vero e proprio, soggetto alle stesse leggi fondamentali di qualsiasi pianta o animale.

Considerato, insieme a Vilfredo Pareto, Karl Marx e Max Weber, come il fondatore della moderna sociologia, al pari di tutti i pionieri di una nuova disciplina, tendeva ad assolutizzare le proprie acquisizioni, tanto da imprimere una impronta sociologica a tutti i fatti umani, primo fra tutti la religione, ridotta così a pura e semplice manifestazione di bisogni della vita sociale. A ciò lo portavano anche i suoi studi — tutti di seconda mano, perché egli non lavorò mai "sul campo" – di antropologia culturale; e specialmente quelli relativi agli aborigeni australiani e alle loro credenze totemiche e animiste.

La limitatezza della sua sfera di esperienza e la fragilità delle sue basi culturali e dei suoi strumenti d’interpretazione non gli impedirono di sviluppare un vasto edificio teorico, nel quale trova una collocazione non secondaria la riflessione sul concetto del soprannaturale e delle relazioni che vengono elaborate e messe a punto da una determinata comunità umana in direzione dell’invisibile e del mondo soprasensibile.

Il mistero, dunque, inteso come l’ambito in cui la curiosità e l’intelligenza umana trovano il proprio limite, e scatta la percezione di una realtà, o di una dimensione, "altra" rispetto all’ambito della vita ordinaria, viene affrontato da questo pensatore positivista con la massima serietà, tenuto conto del fatto che esso si ritrova in tutte le culture, nei loro differenti modi e gradi di sviluppo materiale e intellettuale.

Come il suo contemporaneo James George Frazer (1854-1951), autore del celebre e monumentale studio di antropologia comparata «Il ramo d’oro» («A Golden Bough: A Study in Magic and Religion», 1915), lui pure studioso da tavolino e non etnologo ricercatore, Durkheim coglie il legame originario esistente fra mistero, magia e religione; individua, però, nel senso del mistero proprio delle religioni più recenti, cristianesimo compreso, un elemento psicologico e culturale profondamente diverso rispetto a quello presente presso le popolazioni primitive. Per queste ultime, infatti, la spiegazione magica del mondo sgorga, secondo lui, da un atteggiamento istintivo, quale risposta alla sfida dell’ignoto; per il cristianesimo e per altre religioni superiori, invece, esso è visto come un limite della ragione.

Durkheim fa l’esempio di Blaise Pascal, per il quale il senso del mistero subentra là dove la ragione, impotente, è costretta ad arrestarsi e a riconoscere il proprio scacco; e aggiunge che gli uomini come Pascal hanno incontrato una forte incomprensione, da parte dei pensatori del loro tempo, – tempo di razionalismo trionfante – appunto perché riconoscevano questo limite e non provavano alcun imbarazzo a dichiarare che, là dove la ragione deve ammettere di non poter avanzare oltre, deve subentrare un atteggiamento di fede, ossia un abbandono dell’io a qualcosa di super-individuale e di soprannaturale, cioè all’idea di Dio.

Che vi sia, nel mondo, qualcosa che supera la ragione; che vi sia, nell’uomo, una facoltà superiore alla ragione, la quale soltanto può consentirgli di accedere ai livelli più alti della realtà, questa è un’idea che non scandalizza il pensiero cristiano, mentre scandalizza le filosofie razionaliste a base naturalistica; ed è, nello stesso tempo, lontanissimo dal "pensiero selvaggio", perché i primitivi, che non hanno elaborato una visione razionale del mondo, non ricorrono al mistero, e di conseguenza ai riti magici, per un senso del limite delle loro facoltà razionali, bensì come un modo del tutto naturale di avvicinarsi ai fenomeni che non comprendono, ma che temono, oppure dai quali si aspettano di ricevere determinati benefici.

Così si esprimeva Émile Durkheim nella sua celebre monografia «Le forme elementari della vita religiosa» (titolo originale: «Les formes eléméntaires de la vie relieiuse (Le systéme totémique en Australie)», Paris, F. Alcan, 1912; traduzione dal francese di Claudio Cividali riveduta da Francesco Remotti, Milano, Edizioni di Comunità, 1963, 1982, pp. 26-31):

«Una nozione che viene considerata generalmente caratteristica di tutto ciò che è religioso, è quella del soprannaturale. Con questo termine si intende ogni ordine di cose che superi la portata del nostro intelletto: il soprannaturale è il mondo del mistero, dell’inconoscibile, dell’incomprensibile. La religione sarebbe dunque una speculazione concernente tutto ciò che sfugge alla scienza, e più generalmente al pensiero distinto. "Le religioni diametralmente opposte nei loro dogmi — dice Spencer — si accordano nel riconoscere tacitamente che il mondo, con tutto ciò che contiene e tutto ciò che lo circonda, è un mistero che richiede una spiegazione": egli le fa dunque consistere essenzialmente nel "credere all’onnipresenza di qualcosa che supera l’intelligenza". Analogamente Max Müller vedeva in ogni religione "uno sforzo per concepire l’inconcepibile, per esprimere l’inesprimibile, cioè un’aspirazione verso l’infinito".

È certo che il sentimento del mistero ha esercitato una funzione importante in certe religioni, e specialmente nel Cristianesimo; ma occorre anche aggiungere che l’importanza di questa funzione è notevolmente mutata nei diversi momenti della storia cristiana. Vi sono periodi in cui questa nozione passa in seconda linea e scompare. Per gli uomini del XVII secolo, ad esempio, il dogma non aveva nulla di sconcertante per la ragione; la fede si conciliava senza fatica con la scienza e la filosofia, e i pensatori che, come Pascal, sentivano vivamente ciò che c’è di profondamente oscuro nelle cose, erano così poco in armonia con la loro epoca da rimanere incompresi da parte dei loro contemporanei. Sarebbe perciò alquanto precipitoso assumere un’idea soggetta a tali eclissi come elemento essenziale anche della sola religione cristiana.

Ad ogni modo, è sicuro che questa idea appare molto tardi nella storia delle religioni; essa è del tutto estranea non soltanto ai popoli cosiddetti primitivi, ma anche a tutti quelli che non hanno raggiunto un certo grado di cultura intellettuale. Senza dubbio, quando li vediamo attribuire a oggetti insignificanti certe virtù straordinarie, popolare l’universo di principi singolari costituiti dagli elementi più disparati, dotati di una specie di ubiquità difficilmente rappresentabile, siamo facilmente portati a trovare un’aura di mistero in queste concezioni. Ci sembra che gli uomini abbiano potuto rassegnarsi a idee così sconcertanti per la nostra ragione moderna soltanto per l’incapacità di trovarne altre più razionali. In realtà, queste spiegazioni che ci sorprendono appaiono al primitivo le più semplici del mondo. Egli non vi scorge una specie di "ultima ratio" alla quale l’intelligenza si rassegna soltanto per la mancanza di una causa, ma vi scorge la maniera più immediata di rappresentarsi e di comprendere ciò che osserva intorno a sé. Per lui non c’è niente di strano nel fatto che si possa, con la voce o col gesto, comandare agli elementi, fermare o accelerare il corso degli astri, provocare la pioggia o farla cessare. I riti che egli utilizza per assicurare la fertilità del suolo o la fecondità delle specie animali di cui si nutre non sono ai suoi occhi più irrazionali di quanto non lo siano ai nostri i procedimento tecnici di cui si servono gli agronomi per il medesimo scopo. Le forze che egli chiama in gioco con questi diversi mezzi non gli sembrano aver nulla di particolarmente misterioso. […]

D’altra parte l’idea del soprannaturale, come noi l’intendiamo, è recente: essa presuppone infatti l’idea contraria di cui è la negazione, e che non è affatto primitiva. Perché di certi fatti si potesse dire che essi sono soprannaturali bisognava già possedere la consapevolezza che esiste un ordine naturale delle cose, cioè che i fenomeni dell’universo sono legati tra loro secondo rapporti necessari chiamati leggi. Una volta ammesso questo principio, tutto ciò che deroga a queste leggi doveva necessariamente apparire al di fuori della natura, e quindi della ragione: ciò che è naturale in questo senso è anche razionale, poiché queste relazioni necessarie si limitano ad esprimere il modo in cui le cose si concatenano logicamente. Ma questa nozione del determinismo universale è di origine recente: anche i più grandi pensatori dell’antichità classica non erano riusciti a prenderne pienamente coscienza. Essa è una conquista delle scienze positive, cioè il postulato su cui esse riposano e che esse hanno dimostrato con il loro progresso. Finché questo postulato mancava, o non era stabilito abbastanza saldamente, gli avvenimenti più straordinari non avevano nulla che non apparisse perfettamente concepibile. Finché non si conosceva ciò che l’ordine delle cose ha di immutabile e di inflessibile, finché vi si vedeva l’opera di volontà contingenti, si doveva trovare naturale che queste o altre volontà potessero modificarlo arbitrariamente. Ecco perché gli interventi miracolosi, che gli antichi attribuivano ai loro dèi, ai loro occhi non erano miracoli, secondo l’accezione moderna della parola. […]

Così l’idea del mistero non ha nulla di originario. Essa non è stata data all’uomo, ma è l’uomo che l’ha creata con le sue mani insieme all’idea contraria. Per questo motivo essa ha qualche importanza soltanto in poche religioni progredite. Non si può quindi assumerla come caratteristica dei fenomeni religiosi senza escludere dalla definizione la maggioranza dei fatti da definire.»

Dunque, la domanda che dobbiamo formulare a questo punto è la seguente: la nozione del mistero, presente in tutte le società, rappresenta un dato costitutivo originario della natura umana, oppure è un elemento acquisito, frutto di una più o meno lenta, di una più o meno elaborata evoluzione storico-culturale?

Per Durkheim, come abbiamo visto, la nozione del mistero, e dunque anche quella del soprannaturale, è recente: ciò prova, a suo avviso, che essa non è originaria, ma acquisita; non strutturale, ma storica. Durkheim parte dal presupposto che gli antichi, oltre che i primitivi, non possedessero la nozione di un ordine naturale; afferma che perfino i più grandi pensatori dell’antichità non l’avevano, e che essa compare solo in tempi relativamente recenti: in pratica, a partire dal cristianesimo.

Ma questa è falso. In Platone e in Aristotele, per non parlare degli autori della «Bibbia», della «Bhagavad-Gita» e del «Tao Te Ching», esiste, eccome, un ordine naturale; ed esiste proprio in quanto specchio, o riflesso, dell’ordine soprannaturale. Del resto, ciò è valido anche per i popoli cosiddetti primitivi: nei miti degli Indios amazzonici, o degli Inuit della Groenlandia, o di molte altre popolazioni in cui vigevano religioni sciamaniche e totemiche, la natura non è il regno del caos e dell’arbitrio, dominato da forze capricciose e imprevedibili, ma una realtà ordinata, anche se ciò non esclude affatto la presenza di spiriti e di forze magiche suscettibili d’interferire, in senso positivo o negativo (dal punto di vista umano) con l’ordine esistente.

In realtà, quel che tradisce il ragionamento di Durkheim è proprio la sua incapacità di separarsi, anche solo per un attimo, dalla pesante struttura ideologica del positivismo: dato per scontato (ma senza essersi preso la briga di dimostrarlo) che l’ordine della natura è dovuto alla presenza di leggi immutabili e inflessibili, ne deriva che i popoli ignari di tali leggi non possiedono una nozione di "mondo naturale", e, dunque, neanche quella di "mondo soprannaturale"; e la stessa cosa — secondo lui — può dirsi per le filosofie dell’antichità, anteriori al cristianesimo. È come se affermasse: «io so che l’ordine del mondo è rigidamente meccanico e che la sola conoscenza vera ed esaustiva di esso è quella scientifica, del tipo sperimentale e galileiano: dunque, quei popoli e quelle culture che non hanno elaborato codesta "verità", non possono aver elaborato neppure il senso del mistero come limite della ragione, ma solo come porta d’accesso al mondo della magia».

Resta da spiegare, allora, come mai il senso del mistero esista anche presso le civiltà superiori e come esso abbia svolto una parte così grande nella filosofia del cristianesimo. Durkheim dice: in questo caso, il senso del mistero è una nozione acquisita. Non nasce con l’uomo, non fa parte della sua struttura originaria. Ora, è abbastanza palese che il senso del mistero del cristianesimo e il senso del mistero di una cultura totemica non hanno la stessa prospettiva; ma come affermare che non abbiano anche la medesima radice? Come sostenere che esso non sia innato nell’uomo? Mistero…

Fonte dell'immagine in evidenza: sconosciuta, contattare gli amministratori per chiedere l'attribuzione

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.