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L’uomo, nella concezione di Feuberbach, è un essere miseramente mutilato

Scrive dunque Feuerbach nell’introduzione della sua opera più famosa, «Das Wesen des Christentums» («L’essenza del cristianesimo», traduzione dal tedesco di Fabio Bazzani, Firenze, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 66, 69-70):

«Ma che cos’è, allora, l’essenza dell’uomo, della quale egli è cosciente , oppure che cosa costituisce il genere, la vera e propria umanità nell’uomo? La RAGIONE, la VOLONTÀ, il CUORE. La forza del pensare, la forza del volere, la forza del cuore appartengono a un uomo compiuto. La forza del pensare è la luce della conoscenza, , la forza della volontà è l’energia del carattere, la forza del cuore è l’amore. Ragione, amore, forza di volontà sono PERFEZIONI, sono le FORZE SUPERIORI, sono l’ESSENZA ASSOLUTA dell’uomo in quanto uomo, e il fine del suo Esserci. L’uomo esiste per conoscere, per amare, per volere. Ma qual è il fine della ragione? La ragione. Dell’amore? L’amore. Della volontà? La libertà del volere. Noi conosciamo per conoscere, amiamo per amare, vogliamo per volere, cioè per essere liberi. Ente VERO è un ente che pensa, che ama, che vuole. Vero, perfetto, divino è soltanto ciò che è PER VOLERE PROPRIO: Ma così è l’amore, così la ragione, così la volontà. La trinità divina NELL’uomo, che OLTRE l’uomo individuale, è l’unità di ragione, amore, volontà. Ragione (forza d’immaginazione, fantasia, rappresentazione,opinione), volontà, amore, o cuore non sono forze che l’uomo ha – infatti egli è nulla senza di esse, egli è ciò che è soltanto tramite loro -; esse sono, invece, gli elementi che fondano la sua essenza, essenza che egli non HA, né FA; sono le POTENZE che lo ANIMANO, DETERMINANO, DOMINANO – POTENZE DIVINE, ASSOLUTE, alle quali non può opporre nessuna resistenza. […]

Ogni limitazione della ragione o dell’essenza dell’uomo in genere si basa su un inganno, su un errore. Certamente l’INDIVIDUO umano può e addirittura deve sentire e conoscere se stesso come limitato – e in ciò consiste la sua differenza dall’animale. Può, però, prendere coscienza dei suoi limiti, della sua finitezza, soltanto perché la perfezione, l’infinità del genere gli è oggetto, indipendentemente dal fatto che sia oggetto del sentimento, o della coscienza morale, o della coscienza pensante. Se, tuttavia, fa dei SUOI limiti i LIMITI DEL GENERE, ciò è dovuto al’inganno di sentirsi una cosa sola con il genere – un inganno che è intimamente connesso con l’indolenza, la pigrizia, la vanità e l’egoismo dell’individuo. Infatti, un limite che conosco come esclusivamente MIO, mi UMILIA, mi fa provare VERGOGNA, e mi RENDE INQUIETO. Perciò per liberarmi da questo senso di vergogna, da questa inquietudine, TRASFORMO I LIMITI DELLA MIA INDIVIDUALITÀ IN LIMITI DELL’ESSENZA UMANA stessa. Ciò che per me rimane incomprensibile, lo è anche per gli altri; perché mai preoccuparmene ancora? tanto non è colpa mia, non dipende dal mio intelletto; dipende dall’intelletto del genere stesso. Ma è fiollia, follia ridicola e nello stesso tempo scellerata, determinare come finito, limitato, ciò che costituisce la NATURA dell’uomo, l’essenza del genere, che è l’ESSENZA ASSOLUTA dell’individuo. OGNI ESSENZA È SUFFICIENTE A SE STESSA. Nessuna essenza può negare se stessa, cioè la sua essenzialità; nessuna essenza è di per sé limitata. Al contrario, ogni essenza è IN SÉ e PER SÉ infinita, ha il suo Dio, la sua suprema essenza, IN SE STESSA. Ogni limite di un ente esiste soltanto per un ALTRO ente, , esterno e SUPERIORE a lui. La vita delle efemere è straordinariamente breve in confronto ad altri animali che vivono più a lungo; ma tuttavia per loro questa vita breve è tanto lunga quanto lo è per altri una vita di anni. La foglia sulla quale vive il bruco, è per lui un mondo, uno spazio infinito.»

Fonte dell'immagine in evidenza: Wikipedia - Pubblico dominio

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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