Le feste paesane del santo patrono, momenti di aggregazione sociale e spirituale
26 Luglio 2013
L’uomo, nella concezione di Feuberbach, è un essere miseramente mutilato
26 Luglio 2013
Le feste paesane del santo patrono, momenti di aggregazione sociale e spirituale
26 Luglio 2013
L’uomo, nella concezione di Feuberbach, è un essere miseramente mutilato
26 Luglio 2013
Mostra tutto

Gesù conosceva e parlava il greco?

Gesù Cristo conosceva il greco a sufficienza per comprenderlo e parlarlo, eventualmente anche in pubblico?

Posto così, potrebbe sembrare un quesito riservato ai filologi e ai biblisti particolarmente raffinati, non senza una sfumatura un po’ snobistica. A chi può interessare una cosa del genere, all’infuori degli specialisti più pignoli? Invece, come vedremo, le implicazioni di un tale interrogativo travalicano di molto la sfera dell’erudizione e interpella una questione teologica fondamentale; senza contare che il modo in cui lo si affronta dice parecchie cose sul conto dei biblisti e degli storici delle religioni.

Così affronta la questione il biblista Gianfranco Ravasi in un articolo intitolato «Un Gesù "greco"?» (sul mensile «Jesus», giugno 2012, pp. 104-06):

«Egli parlava un aramaico locale e conosceva l’ebraico della Bibbia, lingue entrambe semitiche e legate alla vita dell’Israele di allora. Ma con il greco come se la cavava, tenendo conto che essa era la lingua franca dell’intero Impero romano (un po’ come oggi per il nostro pianeta lo è l’inglese)? È probabile che Cristo usasse un po’ di greco – la lingua adottata poi dai vangeli e da san paolo per una comunicazione più universale – quando aveva contatti con non-ebrei.

Pensiamo, ad esempio, al dialogo processuale con Pilato o all’incontro con quei greci che erano venuti a Gerusalemme per la festa di pasqua e desideravano conoscere il rabbi di cui si parlava (Giovanni. 12, 20-22). C’è da notare, però, che in questo caso, più che di pagani, è possibile che si trattasse di ebrei della Diaspora che una certa consuetudine almeno con l’ebraico dovevano averlo conservata. Come afferma uno studioso americano, John P. Meier, nel suo saggio "Un ebreo marginale" (Queriniana, 2002), "né la sua occupazione di falegname a Nazaret, né il suo itinerario in Galilea, circoscritto a città e villaggi giudaici, avrebbero richiesto scioltezza e regolarità nell’uso del greco. Così non c’è ragione per pensare che Gesù insegnasse in greco alle folle che si riunivano attorno a lui". […]

Certo, [in Galilea] l’architettura greco-romana s’era insediata ad opera del re Erode il Grande, come attesta l’archeologia; un paio di discepoli di Gesù avevano nomi greci, Andrea e Filippo (e forse Bartolomeo e Simone); il greco era noto e usato dalle classi ebraiche abbienti. Ma quell’orizzonte rimaneva sostanzialmente giudaico, e per Gesù si può con sicurezza dire solo quello che abbiamo già affermato e che è così ribadito dallo studioso catalano Armand Puig i Tàrrech nel suo "Gesù, la risposta agli enigmi" (San Paolo, 2007): "Non è da escludere che Gesù avesse una conoscenza elementare della lingua greca orale, che gli permetteva di farne un uso colloquiale, ma non per parlare in pubblico… e non sembra che scrivesse o leggesse il greco.

Quuesto, però […] non toglie che i documenti capitali per conoscere le sue parole e i suoi atti, cioè i Vangeli, siano redatto in greco, talora persino in buon greco, come riconosceva san Girolamo a propsito del’evangelista Luca, "graeci sermonis peritissimus". Anzi, non mancano in quelle pagine riflessi socio-culturali greco-romani, come ad esempio nella formulazione della critica di Gesù al divorzio, chiaramente impostata da Marco (10, 11-12) sulla base del diritto ellenistico, dato che si introduce sorprendentemente anche il caso del ripudio del marito da parte della donna e non come accadeva nel’ambito giudaico tradizionale che vedeva quale unico attore il marito. curioso – tanto per fare un altro esempio – è l’uso messo in bocca a Gesù DA Matteo (16, 18) della locuzione "le porte dell’Ade". […]

Restringiamo ancor più il nostro cerchio d’analisi, fermandoci infine sulle parole di Cristo. Si potrebbe gettare qualche ponte fra alcuni suoi detti e paralleli greco-romani. Lasciando stare i temi più vaghi come il dominio sull’ira il rigetto della vendetta, potremmo citare due esempi più circoscritti. Innanzitutto la "regola d’oro" enunciata nel Discorso della montagna: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Matteo, 7, 12). Esso ricorre al negativo in Erodoto e, in positivo (come fa Gesù), in Seneca. C’è, poi, il "lóghion"" o "detto" sul "profeta disprezzato in patria" (Marco, 6, 4) che è presente anche in Dione di Prusa ("A tutti i filosofi è difficile la vita in patria") e in Epitteto ("I filosofi invitano ad allontanarsi dalla loro patria").

Tuttavia, si deve concludere che anche in questi casi e altri affini Gesù condivide un patrimonio comune in ambito greco, frutto di un esteso scambio interculturale allora in azione. Tra l’altro, non si tratta neppure di categorie capitali del pensiero di Cristo, il quale rimane saldamente ancorato alla sua matrice giudaica, sia pure con un’originalità così spiccata, una libertà e persino una difformità da far risultare alla fine la figura dell’uomo di Nazaret un caso a sé stante. E, allora, che dire ritornando a Gesù e Socrate? Come Affermava Luciano Canfora, sia pure su altro tema, si tratta di una comparazione che appartiene "al versante della retorica piuttosto che a quello della ricerca" scientifica seria e fondata.»

Fonte dell'immagine in evidenza: sconosciuta, contattare gli amministratori per chiedere l'attribuzione

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.