
Pornografia
10 Febbraio 2011
Libertà sessuale e prostituzione sono due cose diametralmente opposte
12 Febbraio 2011Marco Casagrande, insigne scultore trevigiano (nato a Campea di Miane il 18 settembre 1804 e morto a Cison di Valmarino il 5 febbraio 1804) ha saputo anche essere, proprio in quanto artista, uomo di pace, a dispetto delle violenze della storia: se è vero che la pace è conoscenza autentica tra i popoli, superamento dei pregiudizi e dei feroci nazionalismi, dialogo e comprensione, apertura e tolleranza.
Come il suo maggiore biografo, l’ungherese Tibor Tombor (nato a Fiume quando questa città era italiana), anche Marco Casagrande è stato un uomo di cultura internazionale, messaggero di arte e di bellezza, e perciò di pace, fra Italia ed Ungheria, proprio negli anni critici dei due Risorgimenti, l’italiano e il magiaro, a dispetto della politica asburgica del "divide et impera" che cercava di volgere l’una contro l’altra le differenti nazionalità del vacillante impero di Vienna.
Pertanto, è anche per merito di artisti come Casagrande (e, in seguito, di storici e critici d’arte come Tombor) se tra la cultura italiana e la cultura ungherese, pur nei decenni travagliati dell’ Ottocento e perfino durante le tragiche giornate della prima guerra mondiale – che videro gli eserciti dei due popoli schierati sulle due opposte sponde dell’Isonzo e del Piave, strenuamente impegnati gli uni contro gli altri -, si è sempre mantenuta fresca e viva una corrente di sincera simpatia, di stima reciproca e affetto non simulato o epidermico, ma profondo e costante.
Ed è commovente pensare che, quando sostiamo ammirati davanti alle sculture della chiesa di Cison di Valmarino (magari ignorandone l’autore), o gli altorilievi del Palazzo Bortolan a Treviso, è uno scrittore ungherese innamorato della nostra terra, il Tombor, che ci permette di "riscoprire" un artista di casa nostra, delle nostre colline, il quale, ingiustamente, era stato quasi dimenticato: una perla che brillava nel giardino di casa nostra, ma che noi, forse, non avremmo mai riconosciuta senza il soccorso generoso di questo figlio riconoscente della Mitteleuropa.