
La forza della società si basa sulla stabilità affettiva
7 Settembre 2018
La neochiesa distrugge la fede col ridurla a psicologia
7 Settembre 2018IL 26 agosto 2018, rientrando in Vaticano dal viaggio in Irlanda, dove gli è scoppiato fra le mani l’affare Viganò, e dove il gesuita omoeretico James Martin ha fatto la prevista e scandalosa passerella pro-sodomia nel bel mezzo dell’Incontro delle Famiglie, a bordo dell’aero, come di consueto, il signore argentino ha tenuto la sua conferenza stampa. Non ha voluto rispondere alle domande che lo mettevano in imbarazzo e si è rifiutato di commentare, in particolare, il memoriale di monsignor Viganò, che lo accusa senza mezzi termini di aver sempre saputo di McCarrick e di aver fatto finta di niente per cinque anni, e che infine chiede esplicitamente al papa di dimettersi. Precisiamo, già che ci siamo, che a Dublino, per la Messa domenicale al Phoenix Park, erano previste 500.000 presenze e che l’area era stata attrezzata tenendo conto di tale previsione, mentre se ne sono presentate non più di 130.000 mila: un quarto di quelle che erano attese. Le fotografie aeree, prudentemente nascoste dalla stampa internazionale filo-Bergoglio, mostrano quegli enormi spazi vuoti e quella folla troppo piccola rispetto alla superficie totale che era stata messa a disposizione per l’evento. È la stessa cosa che possono vedere ogni domenica, del resto, quanti si recano in Piazza San Pietro, per la recita dell’Angelus e poi il rito della benedizione Urbi et orbi dalle finestra del palazzo apostolico (disertato, come è noto, da quel portento di modestia, sobrietà e discrezione che è il signore argentino, il quale vuol far risparmiare alle casse della Chiesa soggiornando come un qualunque sacerdote in pensione presso la casa di Santa Marta). Vuoi vedere che questo calo impressionante delle presenze agli eventi che riguardano il papa ha a che fare proprio con l’approccio pastorale di costui, che offre ai fedeli un cibo che non nutre e una bevanda che non disseta, contrariamente alla vera Parola di Gesù Cristo, che è Parola di vita eterna? In compenso, vi è uno schieramento impressionante delle forze dell’ordine: non tanto, si direbbe, per parare possibili attentati contro la sua persona (e di chi, poi, dal momento che lui stesso ha affermato che il terrorismo islamico non esiste, e che non si vede chi potrebbe avercela con l’uomo che è divenuto così strepitosamente popolare fra tutti i nemici storici della Chiesa, e impopolare solo presso una minoranza degli stessi cattolici?), quanto per stroncare sul nascere spiacevoli episodi di contestazione interna. Come quando dalla folla si è levato lo slogan Viganò, Viganò; o come quando i romani si sono svegliati una mattina e hanno trovato la loro città tappezzata con i manifesti anti-Bergoglio. Le forze dell’ordine, per chi non lo sapesse, sono adibite ad indagare contro quei pericolosissimi soggetti che contestano il signore argentino accusandolo di aver tradito e svenduto il Deposto della fede cattolica, cioè di non voler fare degnamente il papa; e non per cercare eventuali nemici esterni che potrebbero voler fare a lui quel che hanno fatto, per esempio, a quel povero prete francese settantenne della Normandia, sgozzato sull’altare al grido di Allah akhbar! (ma forse è stato tutto un nostro sogno, una allucinazione nel sogno della vita, come diceva Lope de Vega: dal momento che il terrorismo islamico non esiste, come potrebbe assassinare qualcuno?).
Tuttavia, se ha taciuto sul memoriale Viganò (salvo poi, la domenica successiva, definire cani selvaggi i suoi critici, e questo durante l’omelia della Messa dalla casa di Santa Marta), non si è negato a una domanda di Javier Romero sull’aborto e sui cosiddetti matrimoni omosessuali. Ed ecco che cosa ha testualmente affermato (cfr. il sito ufficiale w2.Vatican.va):
Va bene. Incomincio dal secondo, ma sono due punti — grazie di questo — perché sono legati alle questioni delle quali stiamo parlando. Sull’aborto, voi sapete come la pensa la Chiesa. Il problema dell’aborto non è un problema religioso: noi non siamo contro l’aborto per la religione. No. E’ un problema umano, e va studiato dall’antropologia. Studiare l’aborto incominciando dal fatto religioso, è scavalcare il pensiero. Il problema dell’aborto va studiato dall’antropologia. E sempre c’è la questione antropologica sull’eticità di far fuori un essere vivente per risolvere un problema. Ma questa già è la discussione. Soltanto voglio sottolineare questo: io non permetto mai che si incominci a discutere il problema dell’aborto dal fatto religioso. No. E’ un problema antropologico, è un problema umano. Questo è il mio pensiero.
Secondo. Sempre ci sono stati gli omosessuali e le persone con tendenze omosessuali. Sempre. Dicono i sociologi, ma non so se sia vero, che nei tempi di cambiamenti d’epoca crescono alcuni fenomeni sociali ed etici, e uno di questi sarebbe questo. Questa è l’opinione di alcuni sociologi. La tua domanda è chiara: cosa direi io a un papà che vede che suo figlio o sua figlia ha quella tendenza. Io gli direi anzitutto di pregare: prega. Non condannare, dialogare, capire, fare spazio al figlio o alla figlia. Fare spazio perché si esprima. Poi, in quale età si manifesta questa inquietudine del figlio? E’ importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino, quando ci sono tante cose che si possono fare, per vedere come sono le cose; un’altra cosa è quando si manifesta dopo i 20 anni o cose del genere. Ma io mai dirò che il silenzio è il rimedio: ignorare il figlio o la figlia con tendenza omosessuale è una mancanza di paternità e maternità. Tu sei mio figlio, tu sei mia figlia, così come sei; io sono tuo padre e tua madre, parliamo. E se voi, padre e madre, non ve la cavate, chiedete aiuto, ma sempre nel dialogo, sempre nel dialogo. Perché quel figlio e quella figlia hanno diritto a una famiglia e la famiglia è questa che c’è: non cacciarlo via dalla famiglia. Questa è una sfida seria alla paternità e alla maternità. Ti ringrazio per la domanda, grazie.
Entrambe le risposte meriterebbero un ampio e circostanziato commento; anche quella relativa alle unioni sodomitiche. In questa sede, tuttavia, ci limiteremo a qualche osservazioni sulla seconda risposta, quella relativa all’aborto, che forse gli stava a cuore più dell’altra, visto che ha voluto rispondere prima ad essa (non è una nostra malignità gratuita, dato che non esiste alcuna ragione apparente per aver voluto invertire l’ordine delle risposte). Per tre volte, il signore argentino dice e ripete che quello dell’aborto non è un problema religioso, e, addirittura, che lui non permette ad alcuno di discuterne in termini religiosi, partendo da una prospettiva religiosa, perché si tratta di un problema umano, che va studiato, a suo dire, dalla sociologia (fra parentesi, è lo stesso approccio che adotta nel rispondere all’altra domanda, quella sull’inversione sessuale: parte dall’antropologia e da quel che dicono i sociologi). Possiamo dire pertanto che la lente da cui il signore argentino osserva e valuta i fatti umani è la lente delle scienze sociali, non quella della religione cristiana, e meno ancora della fede: una lente assolutamente scientifica e obiettiva, almeno nelle sue intenzioni; e poco importa se la scienza moderna è, per definizione, materialista e antifinalista, e se le scienze umane, come l’antropologia, lo sono in maniera particolare. Questo non è un problema suo. Lui è il papa, non è mica un sacerdote qualunque o un comune credente: e per come lui intende l’essere papa, ha il diritto di stabilire lui stesso le regole della pastorale, e magari anche i contenuti della dottrina. Per lui non fa testo quel che dice il Vangelo, e neppure quel che dice la legge morale naturale, ma semplicemente quel che dice la cultura di una data società in un dato momento storico. Come nel caso della sodomia, laddove afferma: Dicono i sociologi, ma non so se sia vero, che nei tempi di cambiamenti d’epoca crescono alcuni fenomeni sociali ed etici, e uno di questi sarebbe questo. Questa è l’opinione di alcuni sociologi. Si noti, peraltro, la raffinata scaltrezza gesuitica di scaricare la responsabilità dell’enunciato sui sociologi, ma non tutti: solamente alcuni; e di prendere ancor più le distanze, non per principio, ma per cautela metodologica, mettendo le mani avanti con quel: Dicono i sociologi, ma non so se sia vero, e poi quel verbo al condizionale, uno di tali fenomeni sarebbe questo, il che è un capolavoro di prudenza diplomatica. Ma se non sa se sia vero, perché incomincia il suo discorso da lì, da quel che dicono "alcuni" sociologi? Non poteva cominciare da quel che pensa lui? Meglio: non avrebbe potuto, anzi, dovuto incominciare da quel che dice il Vangelo e, di conseguenza, il Magistero, da ciò che la Chiesa insegna da duemila anni? Perché partire dalla sociologia? Psicologia, sociologia, antropologia sono i suoi cavalli di battaglia, li ha sempre in bocca a proposito di qualsiasi cosa. Strano. Credevamo che un papa debba sempre avere sempre in bocca la Parola di Gesù: che non ha molto a che vedere con la parola di psicologi, sociologi e antropologi.
La sua affermazione: noi non siamo contro l’aborto per la religione è un’affermazione oggettivamente eretica, perché, estendendola all’omicidio in generale (un accostamento, peraltro, che il signore argentino si è più volte rifiutato di accettare, e che suscita anzi la sua antipatia), essa suonerebbe così: noi non siamo contro l’omicidio per la religione. E poi ripete, più e più volte, che l’aborto è un fatto umano, che va studiato dalle scienze umane. Solo che studiare l’aborto non è cosa che competa alla Chiesa; alla Chiesa compete dare un giudizio su di esso. La Chiesa non ha lo stesso ufficio della sociologia; la Chiesa deve insegnare agli uomini quello che è bene e quello che è male. E non quello che è bene e quello che è male in un senso puramente umano, bensì quello che è bene e quello che è male davanti a Dio. Questo è l’ufficio della Chiesa; per questo è stata istituita da Gesù Cristo; per questo esiste un papa, capo della Chiesa e supremo pastore dei fedeli. Il papa deve sapere cosa è bene e cosa è male davanti a Dio. Se qualcuno gli domanda se una certa cosa è bene o male, non può rispondere che quello è un problema umano e che bisogna chiederlo ai sociologi: ciò sarebbe ridicolo e grottesco, oltre che scandaloso. No: il papa deve saper dare una risposta precisa, esauriente, definitiva, su ogni questione etica: altrimenti, che ci sta a fare? Perché è stato eletto in qualità di successore di san Pietro? Per lavare i piedi ai poveri? Per indire giubilei straordinari? Per farsi applaudire e osannare dalle folle (peraltro sempre più sparute)? Per farsi lodare dai massoni, dai non credenti, dai laicisti arrabbiati e, appunto, dai fautori dell’aborto, come la signora Bonino? Già: la signora Bonino; colei che si è vantata di aver eseguito personalmente, con mezzi rudimentali, e quando ancora non esisteva la legge sull’aborto volontario (non che faccia differenza dal punto di vista morale, se era prima o se era dopo) migliaia di aborti, e che lui, il signore argentino, ha chiamato una grande italiana, trattandola da amica e permettendo che ella venga invitata nella chiese cattoliche, da sacerdoti cattolici, a tenere conferenze da "esperta" su problemi sociali, come l’accoglienza dei migranti. Dato il suo atteggiamento verso la signora Bonino, e quello dei suoi fedelissimi, come monsignor Vincenzo Paglia, verso il defunto Marco Pannella, il vero padre della legge 194, atteggiamento estremamente benevolo e amichevole, è logico che poi lo si oda affermare che quello dell’aborto è un problema umano, e non religioso, e che la Chiesa è contraria all’aborto per motivi che non sono religiosi. Ma tutto ciò è scandaloso, inaccettabile, insopportabile per milioni e milioni di cattolici, i quali ritengono che l’aborto sia, certo, un fatto umanamente condannabile, ma che lo sia anche per ragioni squisitamente religiose. È stato Gesù Cristo a insegnare il valore della vita umana, in un mondo che praticava il disprezzo verso di essa, in svariate forme, dalla schiavitù alla soppressione dei neonati non graditi. È stato Gesù Cristo a insegnare l’amore e il rispetto verso i bambini, in un mondo che non aveva verso di essi alcuna particolare sollecitudine (lasciate che i piccoli vengano a me, eccetera). Ed è stato Gesù Cristo a insegnare che ogni cosa, ma specialmente la vita umana, è nelle mani di Dio, che a Lui solo appartiene, e che è il solo a decidere quando chiamare a sé un’anima, perché Lui solo è il Padrone di tutto, della terra e del Cielo, delle cose visibili e di quelle invisibili. Ed è Lui che ha insegnato che ad ogni bambino è vicino un Angelo del Signore, il quale veglia su di lui, affermazione che evidentemente si estende anche ai bambini non ancora nati, ma già concepito e formati nel grembo materno (Mt 18, 10): Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Dire che la Chiesa è contraria all’aborto per ragioni che non hanno niente a che vedere con la religione è assurdo e va contro il Magistero. Ecco cosa insegna il catechismo della Chiesa cattolica a proposito dell’aborto, al § 2270: La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" (Ger 1,5). "Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra" (Sal 139,15). Il Catechismo, dunque, dà, come è giusto e ovvio, una risposta di tipo religioso e non sociologico: cita la Bibbia e non le opinioni di alcuni sociologi piuttosto che di altri. Tuttavia Bergoglio si regola altrimenti. E lo scandalo è che nessuno insorga quando lui fa queste intollerabili dichiarazioni, che snaturano completamente il significato del magistero papale…
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