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1 Settembre 2018Non ci sono alternative: Bergoglio deve dimettersi. E deve farlo subito, a stretto giro di posta. Non perché sta distruggendo la fede cattolica e la Chiesa, anche se questa è la sua immensa colpa, di cui dovrà rendere conto a Dio, e moralmente ne deve rendere conto a centinaia di milioni di fedeli. Ma per una colpa più lieve, più circoscritta, anche se pur sempre, in se stessa, gravissima: aver saputo e aver coperto la fetida rete di sodomiti e pederasti che governa la chiesa degli Stati Uniti, e in particolare l’allora cardinale McCarrick. La prima colpa, incalcolabilmente più grave, è opinabile: per moltissimi cattolici non esiste, anzi, egli è il migliore dei papi possibili. Vorrebbero, o forse dovremmo dire volevano, farlo santo già ora, in vita: san Francesco I, papa. Una cosa mai vista. Una cosa idolatrica, che sa di papolatria: e infatti questi sfegatati ammiratori ormai parlano pochissimo di Dio e di Gesù Cristo, ma hanno sempre Francesco sulla bocca. Specie quando si tratta di parlar male della chiesa "tradizionale", del clero" tradizionale": come se esistesse una chiesa tradizionale diversa dalla sola, unica Chiesa cattolica, e come se esistessero due cleri, uno tradizionale e uno progressista e, di fatto, modernista. Beninteso: certo che esistono. Però non dovrebbero esistere: è uno scandalo agli occhi di Dio. Perciò si tratta di vedere quale dei due è fuori dall’autentico Vangelo, quale dei due ha tralignato e sta andando per una strada diversa. Proviamo a riflettere: ha tralignato chi resta fedele alla dottrina di sempre, alla morale di sempre, al Magistero di sempre, o chi dice che l’inferno non esiste, che non si sa cosa disse realmente Gesù, e chi afferma di non sapere perché esiste la sofferenza? Ha tralignato chi si attiene al catechismo della Chiesa cattolica, chi dice che il peccato è peccato, e che senza la grazia l’anima non sa fare il bene, e quindi si danna, oppure chi non parla più del peccato, chi dice che il peccato è una pulsione naturale dell’animo umano, chi proclama ad alta voce che si può essere pubblici peccatori e fare la santa Comunione, oppure esercitare il sacro ministero, come se non vi fosse alcuna incompatibilità fra le due cose? Ha tralignato chi dice che per accostarsi ai Sacramenti, per partecipare alla vita divina, bisogna prima di tutto essere in grazia di Dio, o chi parla sempre e solo di cose umane, di giustizia, di accoglienza, di immigrazione, di apertura, di abbattere muri e costruire di ponti? Ha tralignato chi mostra all’uomo la via del Cielo, o chi considera l’uomo come un essere perfettamente naturale, con bisogni puramente terreni? Ha tralignato chi afferma che l’aborto è una gravissima offesa fatta a Dio, oltre che un delitto verso il nascituro, o chi dice, come ha fatto il signore argentino a bordo della’aereo che lo riprova a in Vaticano dall’Irlanda, e lo ha ripetuto per tre volte, che l’aborto è una questione puramente antropologica?
Ma di questa colpa, incommensurabilmente più grave, Bergoglio renderà conto a Dio. Per molti cattolici la distruzione della dottrina e della fede non è una colpa, per la semplice ragione che ciò riesce loro gradito: egli sta costruendo una nuova religione, comoda perché estremamente tollerante, dove non si parla più di peccati, di doveri da rispettare, di impegni da assumere, di responsabilità da portare, di sacrifici da affrontare, e soprattutto della croce da portare sulle spalle, ma si parla solo di letizia, di gioia, di allegria, di sorrisi e barzellette, perfino dentro le mura dei conventi di clausura, dove egli si reca a ridere e scherzare, come un Mike Bongiorno che vuol vedere tutti allegri e contenti, e soprattutto essere applaudito da tutti. Ma la religione non è una cosa che si costruisce con gli indici di gradimento, i sondaggi e le elezioni democratiche, un uomo un voto: è una verità soprannaturale che è stata rivelata da Dio e che va tramandata intatta, essendo perfetta e definitiva, assolutamente intangibile: chi pretende di modificarla, anche solo in minima parte, la tradisce, e la tradisce dall’interno, quindi è un eretico. Eretico è una parola passata di moda, ma gli eretici esistono ancora: sono quelli che non accettano la divina Rivelazione, che la vogliono aggiornare, modificare, perfezionare. Gonfi di superbia, si sentono migliori di Dio; pensano di saperne più di Dio; si credono in diritto di dire e fare ciò che Dio non ha insegnato, anzi il suo contrario. Monsignor Galantino ha affermato che Dio risparmiò Sodoma e Gomorra. La Bibbia, invece, afferma che Dio le distrusse, per punire il gravissimo peccato dei loro abitanti. E allora? E allora monsignor Galantino si crede migliore di Dio: dice che Dio ha fatto il contrario di quel che Dio ha fatto, perché lo vuole correggere. Lui pensa di essere più giusto, più misericordioso, più umano di Dio. Ma siccome non può dirlo chiaro e schietto, ricorre alla plateale falsificazione della Parola di Dio: attribuisce a Dio cose che non ha fato, anzi, gli attribuisce azione opposte a quelle che ha fatto, e quindi una legge opposta a quella che ha stabilito. Costui è un eretico e andava cacciato dalla Chiesa a pedate nel sedere. E a farlo doveva essere il papa. Il papa non lo ha fatto, il papa non ha fatto una piega, e così ha mostrato a tutti di non essere papa, perché un papa che approva, tacendo, l’eresia, non è degno di essere chiamato papa, come un pastore che non difende le sue pecorelle, ma le abbandona negli artigli dei lupi, non è degno di essere chiamato pastore. Bergoglio non è degno di essere chiamato pastore, e non è un pastore, perché non gli importa nulla delle sue pecorelle: non gl’importa del pericolo della dannazione, al quale le espone tollerando, o insegnando lui stesso, false dottrine, come quando dice che Lutero aveva ragione, smentendo il Concilio di Trento e cinquecento anni di Magistero della Chiesa cattolica, perché a lui non importa nulla di quel che succede alle pecorelle, gli basta gratificare il suo io ricevendo applausi, sorrisi e ovazioni dovunque vada, dovunque parli. Anche se ad applaudirlo e a riservargli ovazioni sono più spesso i non cattolici e gli anticattolici. La popolarità di costui è inversamente proporzionale al grado di dissacrazione del Vangelo che persegue: è una popolarità malissimo guadagnata, perché se l’è costruita svendendo la dottrina e tradendo il mandato di Gesù Cristo, che ha detto ai suoi Apostoli: Andate in tutto il mondo a battezzare e predicare il Vangelo; e chi crederà sarà salvo, ma chi non crederà sarà dannato. Ora, costui annuncia un vangelo taroccato, e di battesimo non parla più (ha fatto un intero viaggio "pastorale" nel Myanmar senza neppure nominare Gesù Cristo): per lui tutte le religioni vanno bene, e anche l’ateismo va bene, perché dice di odiare il clericalismo. Ma sta agendo come il più clericale, come il più tirannicamente clericale, di tutti i papi della storia moderna. Nessuno come lui ha sfruttato l’abito che indossa per ridurre al silenzio i suoi critici, per ignorarli, per ridicolizzarli, per insultarli (come fa quotidianamente nelle pseudo omelie dalla casa Santa Marta) o per snobbarli, rifiutandosi di rispondere alle loro domande. Chi, se non un papa ultra clericale, avrebbe potuto agire come lui ha agito, commissariando i francescani dell’Immacolata senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno a loro? Chi, se non il papa più clericale di tutti, avrebbe potuto fingere di non aver ricevuto la lettera con i dubia dei quattro cardinali, e ignorato parimenti la Correctio filialis dei settanta teologi e sacerdoti?
No: il signore argentino non deve dimettersi per la colpa spaventosa di voler distruggere la Chiesa dall’interno, perché moltissimi cattolici non la vedono, non la riconoscono come tale, e gli ascrivono a merito e benemerenza quel che un giorno gli storici vedranno e giudicheranno per ciò che realmente era: l’esecuzione di un compito ben preciso affidatogli dalla massoneria ecclesiastica, quella stessa che si è impadronita del vertice della Chiesa all’epoca del Concilio, e quella stessa che ha costretto alle dimissioni Benedetto XVI, il quale si mostrava uno strumento troppo indocile ai loro voleri. La colpa per cui egli si deve dimettere è l’aver protetto, con il suo silenzio, e ascoltato come consigliere degno di fiducia, il cardinale McCarrick, pur sapendo, da anni, chi egli fosse, e quale schifosa rete di sodomiti e pederasti incarnasse, promuovesse e dirigesse, infettando tutta la chiesa degli Stati Uniti. Alla quale colpa si aggiunge un’altra, meno grave sul piano morale, ma non meno grave sul piano del rapporto di fiducia che deve esistere fra il papa e i fedeli cattolici di tutto il mondo: la menzogna. Costui è un bugiardo matricolato, che mente sapendo di mentire. Chi voleva rendersene conto, aveva già avuto diverse occasioni. Una delle più clamorose era stata quando aveva affermato di non sapere come stessero le cose a proposito del vescovo Barros, accusato di crimini analoghi a quelli di McCarrick, cosa poi risultata puntualmente falsa. Un’altra occasione era stata quando aveva detto, con la massima tranquillità, di non aver risposto ai quattro cardinali, perché non ha mai ricevuto la loro lettera: una bugia scandalosa, degna di un bugiardo sfrontato, patologico, da curare a livello psichiatrico, anche perché troppo facilmente smentibile. Solo che tutto l’establishment dell’informazione è con lui, e lo protegge, cosa che sta seguitando a fare anche in questi giorni. È facile dire quel che si vuole, quando si ha dalla propria parte tutti i mass media: non solo quelli cattolici (ma dovremmo dire ex cattolici: cosa hanno ancora di cattolico Famiglia Crisiana, o L’Avvenire, o La Civiltà Cattolica?), sia quelli laici. Proviamo a immaginare come si sarebbero comportati i media, in primo luogo quelli laici, ma, in realtà, anche quelli formalmente cattolici, se Benedetto XVI fosse stato sorpreso a dire una bugia: gli sarebbero saltati addosso tutti quanti, immediatamente; lo avrebbero coperto di insolenze, di ironie e sarcasmi, di maligne insinuazioni, di critiche spietate, inesorabili; ne avrebbero chiesto le dimissioni. E come si stanno comportando, invece, con il signore argentino, anche dopo il preciso, circostanziato, implacabile dossier di monsignor Carlo Maria Viganò? Tentano di spostare il cuore del discorso dalla verità alla attendibilità. Non chiedono, non pretendono di sapere, se quel che dice Viganò corrisponde al vero, oppure no, ma si chiedono se quel che egli dice nasca da moventi oscuri. Ammettiamo, per amore d’ipotesi, che nasca da moventi oscuri; ammettiamo, per amore d’ipotesi, che le intenzioni di monsignor Viganò non siano limpide, che la sua azione derivi da motivi personali più meno meschini, il rancore, la frustrazione, eccetera. Ebbene: ciò sposterebbe di un millimetro la sola questione che conti davvero, e cioè se il signore argentino era stato informato cinque anni fa, sì o no, delle malefatte di McCarrick? Se sapeva che esisteva un corposo dossier su di esse? Se sapeva che Benedetto XVI aveva ordinato a McCarrick un vita di preghiera e di penitenza, lontano dalla scena pubblica, proprio per punizione di quelle colpe? Invece, silenzio. I mass media, così velenosi quando di trattava di Ratzinger, sono stranamente benevoli nei confronti di Bergoglio. Possibile che ciò non faccia sorgere alcuna domanda nella mente dei cattolici, e specialmente dei cattolici i quali stravedono per il papa argentino, lo idolatrano, lo considerano il migliore dei papi della storia e lo vorrebbero santo subito? Possibile che non si chiedano come mai tanta benevolenza, come mai tanta indulgenza, come mai tanta accondiscendenza, verso una figura che dovrebbe, in teoria, risultare scomoda per i Padroni del Discorso, i quali sono tutti, dal primo all’ultimo, a favore dell’aborto, del divorzio, dell’eutanasia, delle unioni omosessuali, e nemici della Chiesa stessa, e a favore di una visione puramente materialistica dell’uomo, dei suoi bisogni, delle sue aspirazioni, della sua vita e del suo destino, nonché ferocemente contrari a ogni visione spirituale e soprannaturale, che essi considerano una forma di alienazione?
Bergoglio deve dimettersi, perché ha mostrato di non essere degno di restare nell’esercizio delle sue funzioni. Oppure, in subordine, perché ha dimostrato di non potersi o non volersi opporre a qualcuno che gli detta l’agenda, perciò di essere solo un burattino nelle mani di forze oscure e potenti: la lobby gay che spadroneggia in Vaticano. Ricordate il buffetto che gli diede, davanti a tutti, monsignor Battista Ricca, notorio e conclamato prelato sodomita da lui stesso posto alla guida della Banca vaticana, e che è, fra le altre cose, il direttore della casa Santa Marta, dove l’argentino, immodestamente, o meglio con falsa modestia, ha scelto di risiedere, dando uno schiaffo alla memoria di duecentosessantacinque papi che lo hanno preceduto? Quel buffetto era un segno: voleva dire: qui non comandi tu, tu fai finta di comandare, ma qui comandiamo noi, e tu devi fare quello che noi vogliamo. Ciò getta una luce nuova sulle dimissioni di Benedetto XVI, sulle quali i mass media si sono mostrati così poco curiosi, per non parlare degli storici di professione. Quando un papa si rende conto di non poter fare il papa, di non poter fare le cose per le quali è stato eletto, ha solo due strade davanti: il martirio o l’abdicazione. Ratzinger ha scelto l’abdicazione. Bergoglio non si dimetterà mai, perché non è dipeso da lui essere eletto, e non dipende da lui dimettersi. Ma anche se non si dimetterà, è giusto e doveroso che i cattolici gli chiedano di farlo. La sua presenza sulla cattedra di san Pietro, dopo le rivelazioni di Viganò, lo rendono un personaggio non credibile: ed è lui il primo a dire e ripetere sempre che la Chiesa ha bisogno di credibilità, che il clero deve essere credibile. I suoi seguaci si sono spinti sino ad affermare che il Gesù di cui abbiamo bisogno deve essere un Gesù credibile; si vede che quello che la Chiesa ci aveva insegnato fino ad ora non lo era, secondo loro. Ebbene, che il signore argentino sia coerente: che tragga da se stesso le conclusioni delle sue stesse parole. Ai giornalisti che gli chiedevano di commentare il memoriale Viganò, lui ha risposto che devono trarre da soli le conclusioni. Ebbene, applichi a se stesso questo metodo: tragga le sue conclusioni. Che cosa gli resta da fare, ora che si è bruciato la sua credibilità?
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