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«Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»

Con il pontificato di Francesco la Chiesa cattolica è stata condotta apertamente là dove, a piccoli passi, aveva cominciato a dirigersi fin dal Concilio Vaticano II, in particolare con la Nostra Aetate e con la pratica dell’ecumenismo e del dialogo inter-religioso: all’indifferentismo religioso, da sempre condannati dal Magistero e, in modo particolarmente netto, da Pio IX con il Sillabo, ma anche dai pontefici della prima metà del Novecento. Ora si direbbe che qualsiasi fede vada bene e che si possa adorare qualunque dio; si direbbe che vada bene anche l’assenza di Dio, e anche in questo caso il precedente c’è, e viene sempre dallo "spirito" del Concilio: la famigerata Cattedra dei non credenti, istituita dal cardinale (massone) Carlo Maria Martini nel 1987, al motto: Il credente e il non credente che sono in ciascuno di noi. Quanto al signor Bergoglio, ormai non si contano più le occasioni, ufficiali e ufficiose, nelle quali ha espresso il concetto dell’indifferentismo religioso. Ne ricordiamo solamente due: quando, parlando agli uomini e alle donne della Croce Rossa Italiana, ha invocato su di loro una "benedizione" in nome di Dio, padre di tutti noi, padre di tutte le confessioni (27 gennaio 2018); e quando, rivolgendosi ai ragazzi venuti per il pre-sinodo dei giovani, li ha invitati a pregare ognuno nella propria fede, nel proprio dubbio, in quello che ha nell’anima, pensi a Dio, al bisogno di Dio, pensi al dubbio che ha (se Dio c’è), pensi alla propria coscienza (19 marzo 2018). Laddove, a quanto pare, la propria coscienza può prendere benissimo le veci di Dio; il dubbio sulla inesistenza di Dio vale una "preghiera", tanto quanto una preghiera rivolta a Dio; e quanto a un certo Gesù Cristo, nemmeno una parola, non parliamo poi della Madonna: ci mancherebbe, non vogliamo essere mica tanto rozzi e indelicati, potrebbero offendersi i "fratelli maggiori" giudei, oppure i fratelli islamici, o i fratelli buddisti, insomma meglio evitare tutto ciò che divide e siccome Gesù Cristo è un argomento che divide, meglio sorvolare e parlare, genericamente, di Dio, di un dio qualunque, magari il Grande Architetto dei massoni, o anche di nessun dio, appunto, e concentrarsi sulla propria coscienza. Tanto è lo stesso, va bene qualsiasi cosa, tutto fa brodo; amen.

Teologicamente, queste posizioni si chiamano orizzontalismo e umanesimo laico. Il papa non parla da papa, non parla come vicario di Cristo, ma parla come potrebbe parlare un segretario generale delle Nazioni Unite, massone e insediato per conto dei grandi poteri finanziari internazionali, tipo Soros, Bezos e la Bill & Melinda Gates Foundation; e a questo, infatti, durante il suo pontificato, si è ridotta la Chiesa cattolica, cioè nel giro di soli cinque anni (anche se la tendenza, come abbiamo visto, veniva da lontano): a una grande Organizzazione Non Governativa, di quelle filantropiche e buoniste, di quelle che pagano le navi per andare a prendere i "migranti" sui barconi, e che, magari d’accordo con gli scafisti, eseguono il servizio taxi fra i porti della Libia e quelli italiani, dove li scaricano tranquillamente, a migliaia, a decine e a centinaia di migliaia. Tanto il popolo italiano è generoso e accogliente, e i cattolici poi, spronati da Bergoglio, da Paglia e Galantino, che cosa non farebbero per questi poveri "disperati", i quali, giovani, pieni di forza e di salute, e con il noioso impiccio di pochissime donne e bambini e di nessun vecchio, vengono qui lasciandosi alle spalle guerre inesistenti e una fame mai provata, tanto è vero che hanno pagato il viaggio in migliaia di dollari e che, nei centri di accoglienza, non esitano a fare lo sciopero della fame per avere un menù più vario e non la solita pastasciutta, e una sistemazione in albergo, mica in una misera ex caserma. Comportamento tipico, come ognuno vede e capisce, dei veri profughi e dei disperati che fuggono da guerra e fame: come volevasi dimostrare.

Intanto, mentre il neoclero è totalmente assorbito da simili politiche e da una simile "pastorale", basate su una deformazione voluta ed evidente del comandamento dell’amore insegnato dal Vangelo, sta diventando sempre più difficile sentire il nome di Gesù Cristo dalle labbra del signor Bergoglio; quanto ai Perego, ai Sorondo, ai Sosa Abascal, sono troppo impegnati a parlare di accoglienza illimitata, di quanto la Cina è divenuta il paradiso della dottrina sociale cattolica, e di come non si debbano leggere i Vangeli con la pia illusione di trovarvi le parole realmente dette dal nostro Signore (con le geniale spiegazione che, a quell’epoca, non vi erano i registratori per catturare la sua viva voce: tranquilli, non è uno scherzo, padre Sosa lo ha detto veramente, in una intervista rilasciata a Rosso Porpora del giornalista Giuseppe Rusconi, il 18 febbraio 2017; e, comunque, non avremmo alcuna voglia di scherzare). E dicendo che leggiamo il Vangelo convinti di leggere le parole del nostro Signore, intendiamo proprio il nostro Signore, ma forse non il loro, di padre Sosa e dei suoi colleghi della neochiesa modernista, Bergoglio in testa a tutti quanti. Perché noi, in quanto cattolici, il dubbio che i Vangeli non riportino fedelmente le Parole di Gesù, non l’abbiamo, né lo ha mai avuto la Chiesa cattolica, nel corso di duemila anni; quella vera, s’intende. Ma quanti dichiarano, spontaneamente, di non credere nel Dio cattolico, evidentemente non considerano Gesù come il loro Dio, come lo è, invece, per noi; perché, se fosse altrimenti, non direbbero una cosa del genere. Prendiamo allora il Vangelo, noi che al Vangelo ci crediamo, così come è scritto, e come lo hanno letto e meditato con fede circa ottanta generazioni (calcolando, per difetto, una generazione ogni 25 anni), fra le quali si annoverano alcuni noti zucconi e ignorantoni, nonché superstiziosi, come sant’Ambrogio, san Gerolamo, sant’Agostino, sant’Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino, san Francesco d’Assisi, santa Chiara, santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila e qualche altro tizio di nessun conto e di nessuna intelligenza. Prendiamo dunque il Vangelo di Giovanni e rileggiamoci questi versetti del capitolo 14 (5-11):

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

Rileggiamo e meditiamo a lungo queste parole di Gesù: Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Che si completano naturalmente con queste altre parole, pronunciate da Gesù nella sinagoga di Cafarnao (Giovanni, 6, 44-47):

Nessuno può venire a me, se non la attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico; chi crede ha la vita eterna.

Pertanto, non è vero che chiunque può avere la vita eterna; non risulta, dalle parole di Gesù, che chi prega nel proprio dubbio, che chi prega dubitando se Dio esiste, che chi prega meditando sulla propria coscienza, ha la vita eterna. Non risulta nemmeno che abbia la vita eterna chi non crede nel Dio di Gesù Cristo, nel Padre da cui viene Gesù Cristo: non i giudei, non gli islamici, non i buddisti, non i massoni. Ma, per il signor Bergoglio, queste distinzioni sono assolutamente irrilevanti, dal momento che – sono sempre parole sue – Dio non è cattolico, non esiste un Dio cattolico. Ci domandiamo che cosa ci stia a fare un "papa" così, che dice tali cose: le quali non solo solamente fonte di confusione, turbamento, amarezza, ma di vero e proprio pericolo per la salvezza delle anime. Ingannando le anime sulla salvezza eterna, il signor Bergoglio sta agendo, oggettivamente, come agirebbe l’anticristo, o come agirebbe il diavolo in persona: invece di limitarsi a ripetere le parole di Gesù, che sono Parole di vita eterna, distribuisce continuamente le sue parole, parole tutte umane, senza alcun respiro di spiritualità e di trascendenza, meno ancora di cattolicesimo: parole sempre più simili a quelle che potrebbe dispensare ai suoi fedeli il Dalai Lama, oppure un Gran Maestro della massoneria. E infatti, visto che dice di non credere in un Dio cattolico, non si riesce a capre in quale dio creda il signor Bergoglio. Situazione paradossale, scandalosa, inaudita: a un miliardo e mezzo di cattolici, sparsi nei cinque continenti, non è dato di sapere in quale dio creda il papa, la loro guida spirituale, il vicario di Cristo sulla terra. Quel che è ragionevole dedurre, è che deve trattarsi di un dio di ampie vedute, di un dio piuttosto, come dire?, disinvolto, visto che il signor Bergoglio definisce la superabortista Emma Bonino una grande italiana e visto che permette a monsignor Paglia di definire il defunto Marco Pannella una persona di altissima spiritualità, un modello per tutti noi. Non è proprio chiarissimo a chi si riferisca monsignor Paglia, quando adopera codesto "noi"; ai cattolici, non si direbbe, almeno stando al Vangelo e ai Dieci Comandamenti; e sempre, beninteso, che i cattolici siano delle persone serie, cioè persone che si sforzano di prendere seriamente il Vangelo. Ma anche la serietà è diventata merce obsoleta, merce sempre più rara; in nome del relativismo e del soggettivismo, ciascuno la interpreta a suo modo. È serio il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, quando, dall’ambone, nel pieno della santa Messa, si mette a cantare, il crocifisso in mano, le canzoni di Noemi e di Mengoni, poi posa il crocifisso, imbraccia la chitarra e canta Amen? È serio il vescovo di Anversa, Johan Bonny, il quale chiede, da anni, che la Chiesa conceda alle coppie omosessuali un riconoscimento ufficiale, una specie di matrimonio minore, una qualche cosa di equivalente al Sacramento cristiano del Matrimonio? Ed è serio, don Luca Carrega, quando progetta dei corsi per "fidanzati" gay, con la motivazione che bisogna insegnar loro la fedeltà, visto che la legge Cirinnà, la quale riconosce le unioni omosessuali, si è "dimenticata" di raccomandarla come parte del contratto civile? L’elenco potrebbe continuare a lungo, purtroppo: potremmo andare avanti per pagine e pagine. È seria, tutta questa gente? È serio monsignor Paglia, quando faceva deturpare le pareti del suo duomo, a Terni, con un grande, orrido affresco che rappresenta un Cristo in gloria che è, in realtà, un inno blasfemo ai peccati e alle perversioni sessuali, santificati dal Signore Iddio in Persona? E ha pure la faccia tosta di farsi fare il ritratto in mezzo a quella bella umanità? E monsignor Galantino, il principale "teorico", nella C.E.I., dell’auto-invasione dell’Italia da parte di orde di finti profughi africani di religione islamica, è serio allorché dice, rivolgendosi a dei giovani fedeli, che Dio non distrusse, ma risparmiò Sodoma e Gomorra? In quale Bibbia ha letto una cosa del genere?

È inutile: o si sta con Gesù, o si sta con Bergoglio e la neochiesa. Non si può stare con entrambi. Se almeno Gesù, per far piacere al professor Melloni e al professor Riccardi, o a Enzo Bianchi, avesse detto qualcosa del tipo: Si può andare al Padre per mezzo di me, ma anche per mezzo di Buddha, di Confucio, di Lao Tzu, di Socrate, anche per mezzo di Osiride, Zeus e Zoroastro; se avesse aggiunto che pure con gli stregoni africani, con i negromanti e, ovviamente, con ciascuno dei 33 milioni di dei dell’induismo, si può arrivare al Padre, e così alla salvezza eterna: ah, che soddisfazione sarebbe per tutti i neoteologi e i neopreti modernisti, storicisti ed evoluzionisti, per tutti i Balducci (Ernesto, non Corrado), i Turoldo, i Teilhard, i Rahner, e soprattutto i Martini. Purtroppo per loro, non risulta che Gesù Cristo abbia mai detto nulla del genere. In compenso, ha parlato, e moltissimo, della dannazione e dell’inferno, assicurando che ad esso sono destinate quelle anime le quali, pur avendo conosciuto la Verità, l’hanno rifiutata. La Verità, non occorre andar lontano per cercarla: la Verità è Lui, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, e Dio Lui stesso. Perciò, la cosa è molto semplice: o si crede in Gesù Cristo, oppure si crede in qualcosa di falso, in qualche falsa religione, qualche falsa credenza; perché non tutte le strade portano a Dio, ma una soltanto (Giovanni, 12, 44-50):

 Gesù allora gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me».

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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