
O si sta con Bergoglio, o si è con Gesù Cristo
27 Ottobre 2017
Quel che non si può perdonare
27 Ottobre 2017Nel corso dell’intervista a Eugenio Scalfari, rilasciata pochi mesi dopo l’elezione al pontificato, e pubblicata sul libro che l’ha poi ripresa integralmente, oltre che sul quotidiano La Repubblica, Bergoglio, fra le altre stupefacenti affermazioni, dichiarava: L’apostolato è una solenne sciocchezza! Eravamo solo all’inizio e molti, senza dubbio, non volevano crederci: sentivano e leggevano queste frasi, ma il cervello non le registrava: si era in piena ubriacatura per l’elezione di questo novello Francesco, di questo novello Poverello di Assisi, e i cattolici, specialmente i cattolici progressisti, non stavano nella pelle per la gioia: finalmente era arrivato sul soglio di san Pietro uno dei loro, senza "se" e senza "ma", e proprio dopo aver patito per il tentativo di "restaurazione" conservatrice di Benedetto XVI.
Ci son voluti mesi, anni, perché alcuni, finalmente, cominciassero a prendere atto della realtà, scendessero dal dolce limbo dell’estasi al nudo terreno dei fatti, e il loro cervello registrasse e collegasse le esternazioni che, a getto continuo, venivano rovesciate sul capo dei fedeli dal pastore supremo. Eppure, ubriacatura o non ubriacatura, la verità avrebbe dovuto apparire chiara fin da subito: perfino l’ubriaco si accorge che un treno gli sta arrivando addosso, e, se le gambe ancora lo reggono, cerca di evitarlo. L’apostolato, una solenne sciocchezza? Ma che cosa dice, in proposito, l’unica voce che fa davvero testo, il Vangelo di Gesù Cristo? Andate in tutto il mondo a battezzare e predicare il Vangelo. E, tanto per esser chiaro, Gesù Cristo ha aggiunto: Chi crederà e verrà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato. Mentre Bergoglio, in una udienza pubblica in Piazza San Pietro, ha detto che, alla fine dei tempi, Dio accoglierà tutti gli uomini sotto la sua tenda. Dove "tutti" vuol dire, evidentemente, tutti: battezzati e non battezzati, credenti e increduli, buoni e cattivi. Non si parla più di giudizio, né, meno ancora, di paradiso e inferno: paradiso per tutti, biglietto gratis per tutti, indipendentemente dalla vita buna o cattiva, santi e assassini; e, quel che è più significativo, porte spalancate anche ai più pervicaci, ai peccatori impenitenti, ai malvagi che non hanno mai avuto un minimo pensiero di pentimento. Questo, almeno, è quanto si evince positivamente da quel "tutti"; senza contare i silenzi deliberati di Bergoglio sulla dottrina teologica dei Novissimi, cioè, appunto, sul Magistero, che ha sempre insegnato come il destino eterno di quanti accolgono il Vangelo di Gesù Cristo sarà ben diverso, sarà opposto a quello di coloro i quali, invece, lo rifiutano ostinatamente, lo disprezzano e lo calpestano, fino all’ultimo.
Sorge perciò la domanda: quale religione sta predicando, e ha cominciato a predicare sin dal primo giorno, Jorge Mario Bergoglio ? È ancora la religione di Gesù Cristo? Quando egli se ne esce a dire, per esempio, che Dio non è cattolico, è possibile non vedere la stridente, insanabile contraddizione con l’affermazione, quanto mai esplicita, di Gesù Cristo: Io sono la Via, la Verità e la Vita? E questa affermazione si trova nel Vangelo, che è il libro fondamentale dei cattolici (anche se, per padre Sosa Abascal, non si sa quanto ci si può fidare di quel che in esso viene attribuito al nostro Signore…). Quella affermazione, riferita alla Persona di Gesù Cristo, che Egli è Via, Verità e Vita, non si trova nel Talmud, né nel Corano, e neppure nell’Avesta o nel Libro di Krishna. E non si trova nemmeno nel Sutra del Loto. Si trova nel Vangelo e soltanto nel Vangelo, che è il libro sacro dei cattolici. E allora, come può il papa, il capo della Chiesa, dire, con tanta disinvoltura, con tanta sicumera, che Dio non è cattolico? Se le sue parole hanno un senso, egli ha "relativizzato" la Persona di Gesù Cristo. È come se avesse detto: Dio è al di sopra delle religioni, quindi si può arrivare a Lui con qualsiasi religione. Così facendo, ha abbassato Gesù al livello di un profeta, come Maometto nell’islam; ma Gesù, per i cattolici, non è un profeta: è il Figlio di Dio e Dio Egli stesso, cioè la seconda Persona della Santissima Trinità. La fede dei cattolici non è una dottrina, ma una Persona; la dottrina, è l’insieme degli insegnamenti di quella Persona. I cattolici credono che Gesù sia il Verbo incarnato: vero Dio e vero uomo. E credono che sia nato dalla Vergine Maria, che sia stato crocifisso e sia morto sotto Ponzio Pilato, infine che sia risorto il terzo giorno: e tutto questo per amore degli uomini, per liberarli dalla servitù del peccato e della morte eterna, cioè la dannazione.
Queste cose i cattolici le recitano nel Credo; e le sa, o almeno le sapeva, qualsiasi bambino al primo anno di catechismo. Possibile che il papa non abbia ben chiaro un simile concetto? No, non è possibile. E allora? E allora è evidente che costui sa molto bene quello che sta facendo, e lo sta facendo con perfetta malizia e con perfetta perversità: il suo scopo non è custodire la fede, guidare le anime, confortare, rafforzare, consolare le pecorelle del suo gregge (anche se, a parole, gli piace tanto il loro odore, e non si è sottratto nemmeno alla gigioneria di farsi fotografare reggendo un agnellino sulle spalle, come se fosse lui il Buon Pastore); il suo scopo è esattamente l’opposto: spingerle nella confusione, nello smarrimento, nella tristezza. Ma perché lo sta facendo? Evidentemente, per gettare le basi di una nuova religione e di una nuova chiesa, la neochiesa, massonica, gnostica, modernista. In che rapporto stanno la nuova dottrina e la neochiesa, con la vera dottrina e con la vera Chiesa? In un primo tempo, si poteva anche pensare che fosse intenzione di Bergoglio, dei suoi sostenitori, dei suoi vescovi di strada, e soprattutto dei poteri oscuri che lo hanno portato sul soglio di san Pietro, creare una religione "parallela" e una chiesa "parallela" alla vera religione di Cristo e alla vera Chiesa di Cristo. Ma poi è apparso evidente che il suo piano è ancora più audace e ancora più terribile: non una realtà parallela, ma una realtà contrapposta alla dottrina e alla Chiesa, è ciò cui egli sta lavorando. Quel che dice non è solamente "diverso" da quel che dice il Vangelo: ne è l’esatto opposto. Abbiamo fatto solo due esempi, quello relativo all’apostolato e quello relativo alla definizione di Dio; ma potremmo farne altri, a decine, a centinaia. Esempi tratti dal suo insegnamento e da quello dei maggiori cardinali, vescovi e teologi della sua "scuola". È tutto un florilegio di eresie, di bestemmie, di contrapposizioni frontali sia alla lettera, che allo spirito del Vangelo. A volte confezionate con una certa abilità, vale a dire giocando sul filo del non detto, del solo accennato, della suprema e calcolata ambiguità; altre volte con estrema, brutale rozzezza, con aperto disprezzo del Deposito della fede. E anche, bisogna dirlo, dell’intelligenza, della coerenza e del coraggio dei fedeli. Chi potrebbe sopportare questo martellamento quotidiano di eresie, di bestemmie, da parte di alti prelati, di cardinali, di arcivescovi, dei superiori delle maggiori congregazioni religiose, di teologi di chiara fama, e anche dello stesso pontefice? Anzi, soprattutto del pontefice? Eppure, da quattro anni e mezzo, i cattolici subiscono e tacciono; solo una piccola minoranza si è risvegliata, si è riscossa, ha incominciato a domandare spiegazioni, a pretendere chiarimenti. Ma era già tardi. Bergoglio aveva già piazzato i suoi uomini in tutti i posti-chiave; la neochiesa si era già impadronita del Collegio cardinalizio, delle Conferenze Episcopali, delle facoltà teologiche, della stampa e della televisione: era ormai in grado di raccontare le cose alla sua maniera, in regime di monopolio e senza dover subire critica alcuna. In tal modo, milioni e milioni di cattolici l’hanno bevuta. Eppure…
Sarebbe bastato ragionare con mente più lucida, fin dal’inizio: cioè, fin da quel marzo del 2013 in cui Bergoglio venne eletto papa e assunse il nome di Francesco, e ci si sarebbe resi conto, anzi, si sarebbe visto, che c’erano diverse cose, non una sola, che non quadravano. Bastava vederlo, non c’era bisogno di capirlo. In particolare, come ha fatto notare anche la scrittrice Silvana De Mari in un articolo consultabile sul sito di Magdi Cristiano Allam — un ex musulmano convertitosi al cattolicesimo alla bella età di 56 anni, e che adesso, spiritualmente giovane nella sua nuova fede, vede le cose con tanta più chiarezza e – bisogna pur dirlo, a vergogna di quanti, nel cattolicesimo, ci sono nati, senza apprezzarne la bellezza e senza sviluppare la consapevolezza che ogni bene prezioso va gelosamente custodito — con tanto più coraggio dei cattolici di vecchia data, sono quattro le cose che non quadrano affatto.
Primo: Benedetto XVI si era misteriosamente e improvvisamente "dimesso": ma era (ed è tuttora, a più di quattro anni da allora) vivo e vegeto, lucido, perfettamente in grado d’intendere e di volere: una situazione assolutamente inedita e, a detta di alcuni, canonicamente illegittima, perché dal papato non ci può "dimettere", come potrebbe dimettersi un capostazione da dipendete delle Ferrovie di Stato. Dunque, c’erano — e ci sino a tutt’oggi – due papi contemporaneamente. Ma il papa non è solo il successore di san Pietro; egli è, prima di tutto, il vicario di Cristo in terra: e Cristo è Uno, non due. Eppure nessuno, o quasi nessuno, ha fatto notare l’incongruenza. Non possono esserci due papi, a meno che uno dei due sia un antipapa.
Secondo: i gesuiti, al momento di prendere i voti, giurano – secondo la regola stabilita dal loro fondatore, sant’Ignazio di Loyola – di non accettare mai la nomina a cardinale, e tanto meno a papa, e questo per una buona ragione: la loro ragion d’essere è quella di fornire le "truppe scelte" al papa, non certo di sostituirsi a lui. Una eccezione venne fatta per Carlo Maria Martini, ma con apposita dispensa. Ora, benché abbia preso il nome del fondatore dei Francescani, Bergoglio non è un francescano, ma appunto un gesuita: perciò ha contravvenuto, e il Collegio dei cardinali ha contravvenuto con lui, a una precisa disposizione dell’Ordine di sant’Ignazio di Loyola. E quanto al rapporto con l’ideale francescano, se quel che conta sono i fatti e non le chiacchiere, si vada a vedere come si è comportato Bergoglio, fin dall’inizio, con una delle loro derivazioni più recenti, ma anche più floride e apprezzabili: I Francescani e le Francescane dell’Immacolata, che uniscono il carisma del Poverello di Assisi con la speciale devozione a Maria Immacolata, secondo il modello di san Massimiliano Kolbe. Li ha commissariati senza dare alcuna spiegazione, li ha umiliati, li ha praticamente imprigionati nelle loro case madri, lasciando loro la sola alternativa di sottomettersi o di farsi ridurre allo stato laicale, dato che è stato proibito loro di passare nei ranghi del clero secolare, alle dipendenze dei vescovi.
Terzo: fra la fine di un pontificato e l’inizio del successivo devono passare almeno quindici giorni, perché il Collegio dei cardinali possa valutare bene la situazione: e ciò a norma di diritto canonico, che non è una opinione. Questa norma non è stata rispettata nel caso in questione, poiché Benedetto XVI ha abdicato il 28 febbraio 2013 e Francesco è stato eletto il 13 marzo successivo: segno che i cardinali avevano molta, mola fretta. Come mai?
Quarto: durante lo scrutinio, è stato trovato nell’urna un voto in più rispetto al numero dei votanti. Ciò avrebbe dovuto provocare una ripetizione del voto, per assicurarsi della sua piena trasparenza e legittimità: ma nemmeno questa norma è stata osservata. Antonio Socci ha molto insistito su questo aspetto, che noi riteniamo, sì, importante, ma, di per sé, non decisivo. Ormai siamo un po’ tutti abituati, rispetto a come andavano le cose un tempo, a un certo grado di pasticcioneria, sia fuori che dentro la Chiesa; per esempio, ricordiamo bene che razza di confusione è stata fatta a proposito di fumate bianche e nere nel conclave del 1958, quello che elesse papa Giovanni XXIII, e che, secondo alcuni, aveva invece eletto, inizialmente, il cardinale Giuseppe Siri, col nome di Gregorio XVII. Ma, ripetiamo, di per sé la faccenda del voto in più potrebbe anche essere considerata un errore materiale di secondaria importanza. Certo, la cosa comincia ad assumere un altro aspetto, se la si somma alle altre tre irregolarità, queste davvero molto gravi, specie le prime due, a proposito delle quali, tuttavia, è stato alzato da tutti i mezzi d’informazione, cattolici e non cattolici, un vero e proprio muro di silenzio.
Ora, a queste quattro irregolarità, si aggiungano tutte le frasi e tutti gli atteggiamenti sconcertanti, conturbanti e oggettivamente non ortodossi, manifestati da Bergoglio e, quasi in sincronia con lui, da quei cardinali e da quei vescovi che ha messo, nel giro di poco tempo, nei posti-chiave della Chiesa, in pratica "coprendo" tutti i possibili spazi di critica e imbavagliando preventivamente ogni possibile opposizione. E si aggiunga anche il silenzio assordante alle richieste di chiarimenti: prima, ai dubia dei quattro cardinali (ora ridotti a due, perché gli altri due sono passati a miglior vita), poi, alla Correctio filialis, firmata da 62 autorevoli esponenti del mondo cattolico, religiosi e laici. E si tenga conto delle amicizie sospette, delle lodi rivolte alla signora Bonino e, da parte del suo fedelissimo Vincenzo Paglia, a Marco Pannella: cioè ai due campioni del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, e delle unioni civili. Infine, si faccia la somma di tutte queste circostanze. Se due coincidenze sono già sorprendenti, tre, quattro o cinque coincidenze cominciano a diventare una certezza. Sarebbe bello se fosse il contrario; saremmo felici d’esserci sbagliati e allarmati invano; fra l’altro, anche la nostra posizione di cattolici in seno alla Chiesa sarebbe più semplice e comoda. Purtroppo, siamo ormai praticamente certi che non è così e che questa non è più la nostra religione.
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