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Siamo nelle mani di pazzi scatenati

Un nuovo tipo antropologico sta venendo avanti, ogni giorno più loquace, più rumoroso, più invadente, non di rado aggressivo, sentendosi forte del sostegno di tutto l’establishment politico e culturale, dal Presidente della Repubblica al papa, dagli intellettuali di grido ai direttori dei giornali e delle televisioni: il fanatico buonista e progressista con la sindrome del Buon Samaritano, il Redentore laico dell’umanità, il Raddrizzatore di torti e ingiustizie globali. Ha occupato tutte le posizioni chiave e, adesso, comincia a risalire dal basso, a partire dalle posizioni minime, diffondendosi come un virus, come un’epidemia, e riproducendosi come le zanzare in uno stagno nel caldo dell’estate; posizioni minime, ma non ininfluenti, perché ha la legge dalla sua, i tribunali dalla sua, il parlamento dalla sua, i mezzi d’informazione dalla sua, il progresso e la giustizia dalla sua, e, naturalmente, anche dio dalla sua. Non il Dio vero, probabilmente; non il Gesù Cristo del Vangelo, come ci è sempre stato insegnato e tramandato dalla Chiesa cattolica, ma un altro dio e un altro Gesù, quello della neochiesa gnostica e massonica, un dio che perdona tutti, peccatori compresi (anche se non si pentono) e un Gesù che non ci chiede alcuno sforzo per santificarci, ma ci viene incontro anche se siamo in peccato mortale, anzi, ci domanda perfino di restare in peccato mortale (si veda il paragrafo 303 della esortazione apostolica di papa Francesco Amoris laetitia, che di apostolico, se le parole hanno un senso, non ha praticamente nulla, bensì una malizia e una capacità di confondere e adulterare la verità, che sanno piuttosto di diabolico).

Che vogliono, tutti costoro, esattamente? Il loro intento dichiarato è quello di "includere" tutti quanti in una sola, grande famiglia; di mandare i disabili al liceo classico, di proclamare cittadini italiani tutti quelli che lo vogliono, così, per il solo fatto di essere in Italia o di nascere in Italia; di far passare avanti nelle prestazioni mediche, nell’assistenza ai poveri, nell’assegnazione di alloggi popolari, nella concessione dell’assegno di disoccupazione, sempre e comunque gli stranieri e i "profughi", anche se è tutto da vedere se sono davvero dei profughi, anzi, anche se le cifre dicono chiaro e tondo che non lo sono neppure nel dieci per cento dei casi; di infliggere sanzioni pesantissime ai tifosi o ai calciatori dalla cui bocca esca la benché minima offesa nei confronti degli ebrei, mentre, per il resto, possono bestemmiare ed insultare tutto e tutti, a cominciare dal Dio della stragrande maggioranza degli italiani; di denunciare chiunque osi "discriminare" un omosessuale, intendendo, per "discriminar, anche il fatto di assumere qualcun altro in un luogo di lavoro, magari per la semplicissima ragione che costui ha migliori referenze; di criminalizzare chi mangia carne, chi fuma, chi va a caccia, trattandolo da nemico pubblico, da delinquente, da sadico e ignorante; e, a farla breve, d’imporre, per statuto e per legge, la pubblica bontà, così come i philosophes illuministi volevano imporre la pubblica felicità. Encomiabile desiderio; solo che essi lo vogliono perseguire da giacobini, imponendolo con metodi totalitari e stabilendo essi soli, a loro insindacabile giudizio, cosa siano la bontà, l’inclusione, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione, e trascinando in tribunale, per spedirlo in galera o fargli pagare una multa salatissima, chiunque manifesti, con atti o con parole, anche la più piccola perplessità rispetto al loro modo di fare.

Nello Stato, nella pubblica amministrazione, nella scuola, nelle aziende, nelle poste, negli ospedali, nel trasporto pubblico, e, naturalmente, nella Chiesa, o forse sarebbe meglio dire nella neochiesa gnostica e massonica, quella che fa il tifo più per Marco Pannella che per Gesù Cristo, e quella che segue più il Vangelo di don Milani o di don Gallo, che quello di un banale e insignificante Gesù Cristo (del quale, dice padre Sosa, il generale dei gesuiti, non sappiamo nemmeno cosa disse realmente, e dunque tanti saluti a duemila anni di Magistero ecclesiastico, e buonanotte a tutti) essi spadroneggiano in lungo e in largo. Non ascoltano nessuno, non accettano obiezioni: hanno la verità in tasca, loro soltanto, e più non dimandare. Se, per esempio, un insegnante fa presente che è una follia permettere che il programma di trenta ragazzi di un istituto superiore venga condizionato dalla cosiddetta inclusione di un ragazzo autistico, o ritardato mentale, che, però, i suoi genitori vogliono vedere felicemente diplomato, anche se non parla o se ragiona come un bimbo di prima elementare, tali obiezioni vengono sdegnosamente respinte, con l’accusa, esplicita o implicita, di non voler collaborare alla sua inclusione, di non volersi mettere dalla parte del più debole. Oppure se un consigliere comunale non si mostra convinto che sia cosa buona e giusta destinare una parte del magro bilancio del comune, finanziato dai cittadini onesti, per pagare la mensa ai bambini stranieri che frequentano la scuola o l’asilo, dato che quei pochi euro, volendo, le loro famiglie li avrebbero, ma preferiscono farsi mantenere gratis, e visto che ci sono tanti italiani poveri i quali, per davvero, non arrivano alla fine del mese, e dei quali nessuno si ricorda, subito si solleva una bagarre, il sindaco si straccia le vesti, la stampa sbatte il mostro in prima pagina, e cortei e manifestazioni d’immigrati o dei centri sociali stigmatizzano l’odioso atteggiamento del solito razzista nostrano, dal cuore duro e insensibile, che avrebbe perfino il coraggio di lasciare a bocca asciutta un povero bambino dell’asilo, mentre i suoi compagni "ricchi" sbafano allegramente. E se, per fare un altro esempio, i fedeli d’una parrocchia si stancano di sentire le arringhe marxiste del loro prete, che sfrutta il pulpito per insolentire le loro credenze più sacre, per sbeffeggiare il culto di Maria, per denigrare il Rosario, e per decantare, ogni santo giorno, il dovere dell’accoglienza e della solidarietà verso i "poveri" profughi, o verso i "discriminati" omosessuali, o verso gli "emarginati" handicappati, e provano, mettiamo, a rivolgersi al loro vescovo, chiedendogli d’intervenire per por fine allo scandalo, non è cosa affatto rara che si sentano insolentire anche da quello, e accusare di chiusura e d’insensibilità verso i tempi nuovi, verso il "glorioso" rinnovamento della Chiesa, verso la lieta stagione della "misericordia" inaugurata dal papa Francesc; il quale, chiamandosi Francesco come il Poverello di Assisi, deve certamente essere santo e infallibile, e dunque bisogna essere dei cattolici per duri, ben cattivi, ben egoisti, se non ci si lascia persuadere dalla sua dolcezza e dal vento di novità che soffia dal suo pontificato.

Siamo dunque nelle mani di questi pazzi scatenati, di questi ossessi, di questi invasati, eredi della tradizione giacobina e comunista, più il cattolicesimo pauperista ed estremista di Fra Dolcino o di Camilo Torres; gente che, se non ne avesse bisogno, giacché ha dalla sua parte tutti gli strumenti del potere, prenderebbe il mitra per imporre la "giustizia" sulla terra, poiché sono gli eredi ideologici degli orfanelli di Marx e Che Guevara, di Renato Curcio e Toni Negri: né si scordi che molti brigatisti venivano appunto da una formazione cattolica. Ora, però, non c’è bisogno di prendere il mitra: i boy scout e i papa boys di vent’anni fa, di trent’anni fa, sono arrivati al potere, si chiamano Renzi e Mattarella, Boldrini e Fedeli, e giù lungo la piramide, fino all’ultimo insegnante di religione cattolica di estrazione catto-comunista, e fino all’ultimo insegnante "di sostegno" di idee catto-progressiste. Tutti buoni, inclusivi, accoglienti, pietosi e misericordiosi, tutti liberi da pregiudizi razzisti e omofobi, tutti immuni dall’orribile vizio del giudicare, o di avere dei valori assoluti, per esempio di credere nella propria religione come quella vera, o nella propria Patria come quella più meritevole d’amore rispetto ad altre, quali il Niger, il Mali o il Senegal, che invece, secondo loro, sono altrettanto meritevoli del nostro amore di cittadini del mondo, per cui non c’è alcun problema che l’Italia si faccia carico di qualche altro milione di africani di religione islamica, lo dicono anche Paglia, Galantino e Perego, tutti monsignori di alto rango, e quindi come si potrebbe dubitarne? Come dubitare che dire la mia famiglia, la mia terra, la mia fede, non siano orrende parolacce che escludono, stabliscono delle distanze, sottintendono dei pregiudizi; dei vizi capitali, delle forme di egoismo, delle spie e di un atteggiamento non cristiano, del quale ci si dovrebbe pentire, vergognare ed emendare? E come negare che un’attrice famosa, a vent’anni o trent’anni dai fatti, ha tutte le ragioni di denunciare il produttore cinematografico che se la portò a letto, lei, ingenua e candida verginella, ignara delle brutture del mondo, promettendole una parte in un film, parte che poi ha avuto, e che è stata il trampolino della sua carriera miliardaria? Chi ne dubitasse, con ciò stesso mostrerebbe la propria matrice ideologica maschilista, sessista, reazionaria.

Nelle mani di persone come la signora Boldrini o la signora Fedeli, la signora Cirinnà o la signora Kyenge, possiamo stare tranquilli e sicuri, e dormire sonni tranquilli: esse, instancabili, veglieranno affinché le sozzure della discriminazione, del maschilismo, dell’omofobia, del razzismo, non giungano a contaminarci; loro veglieranno per noi, si preoccuperanno per noi, si faranno carico di proteggerci, di difenderci, di custodire la nostra purezza ideologica, della quale si sono fatte, da se stesse, banditrici, propagandiste e guardie svizzere. Buon per noi: siamo in una botte di ferro, nulla di male potrà colpirci. Non ci potrà succedere, per esempio, che, come accade nella vicina, e pur barbara Germania, il genitore di un figlio minorato mentale, si senta dire dal preside di un liceo: Caro signore, ci dispiace, ma il suo ragazzo non possiede i requisiti per essere iscritto nella nostra scuola; provi da un’altra parte; macché, scherziamo! Da noi si accolgono tutti, si promuovono tutti, ci si fa in quattro per tutti. E da noi non può capitare, come nella selvaggia, incivile Gran Bretagna, che un immigrato clandestino, che si finge profugo, ma che profugo non è, venga caricato per direttissima sul primo aereo in partenza per il suo Paese d’origine, a maggior ragione se si è appena fatto beccare a spacciar droga, a picchiare qualcuno o a stuprare una ragazza. Da noi, perfino le Signore del Femminismo tacciono, in un simile caso, e un giudice di sinistra si affretta a scarcerarlo, e un altro ad accogliere il suo ricorso, dopo che la sua domanda di asilo politico era stata respinta; da noi, schiere di preti di strada si offrono di accoglierlo, di ospitarlo, di prendersene cura, anche se decine e centinaia di migliaia di poveri italiani dormono in macchina, si fanno la barba nei gabinetti delle stazioni, e vivono con l’aiuto di amici e parenti, perché di andare a rompere le scatole in comune o alla Guardia di finanza, come fanno certi "profughi" che si lamentano del menù poco variato che viene distribuito nei centri d’accoglienza, e buttano per terra la pastasciutta e fanno lo sciopero della fame (loro, che dicono di essere fuggiti dalla carestia e dalla fame!), non son capaci. Da noi, si arriva alla suprema raffinatezza ideologia di un giudice che, davanti a un ladro di biciclette (ma di una bicicletta da corsa, del valore di migliaia di euro), arrestato in flagranza di reato, lo fa prontamente scarcerare, sentenziando che non c’è stato un vero furto, perché il furto consiste nell’usufruire dell’oggetto rubato, mentre il poveretto, essendo stato ammanettato subito dopo aver rubato la bici, non aveva ancora fatto in tempo ad usufruirne. Con simili bizantinismi miserabili, degni del peggior Azzecca-garbugli in toga rossa, va avanti la giustizia, in Italia; la stessa giustizia che non perdona nulla al cittadino onesto, se per caso un gelataio si dimentica di rilasciare lo scontrino fiscale al cliente che ha acquistato un cono da un euro e venti centesimi, o se un viaggiatore, nella fretta, si è scordato di timbrare il biglietto del treno o del vaporetto (ma a un africano, il biglietto non lo chiede nessuno, a meno che quel bigliettaio abbia voglia di rischiare un pugno in faccia o, magari, una coltellata nello stomaco).

E allora eccoci qui: più felici, più buoni ed, evidentemente, anche molto più ricchi dei tedeschi o dei britannici, visto che i soldi e le risorse per aiutare tutti, meritevoli e no, per dare una casa a tutti, che ne abbiano diritto o no, e per offrire un’assistenza sanitaria, scolastica, legale, a tutti quanti, cittadini o clandestini, li troviamo, eccome; anche a costo di non trovarli per i servizi essenziali destinati ai nostri cittadini. E stesso discorso in ambito spirituale: avanti tutti, specialmente se non cattolici, o anticattolici: evviva Pannella, Bonino e Scalfari, e abbasso i Francescani e le Francescane dell’Immacolata. Evviva i musulmani, i giudei, i buddisti e i luterani, e abbasso i cattolici, brutti e cattivi, corazzati di chiusura e di egoismo. Basti dire che certi cattolici retrogradi non capiscono la bellezza, l’importanza e la santità della "riforma" di Lutero! Oppure che altri non capiscono perché la neochiesa dica che gli ebrei non hanno alcun bisogno di convertirsi, essendo già nella Verità divina, e quindi già salvi! Figuriamoci: si potrebbe essere più gretti, più meschini, più anacronistici di così? Più chiusi all’azione dello spirito? Di quale spirito, meglio non indagare: potrebbe saltar fuori che è, per usare le parole di monsignor Vincenzo Paglia, lo spirito di Marco. Ma non dell’evangelista Marco, sia ben chiaro; eh, no, quella è roba vecchia, vecchia e superata: no, del Marco dall’altissima spiritualità, del Marco che ha speso la sua vita per gli ultimi, del Marco grazie al quale siamo diventati tutti un poco più civili. Quale Marco? Ma il Marco del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, della droga, delle unioni civili, delle nozze gay, si capisce; il grande Marco nazionale, il Giacinto Pannella detto Marco. Abbiamo detto che siamo nella mani di pazzi scatenati; naturalmente, è solo un modo di dire. Anche se fra loro ci sono pure i pazzi, anzi, forse sono la maggioranza, specie nei bassi ranghi, quelli però che stanno in alto non son pazzi né stupidi, e sanno benissimo ciò che stanno facendo. Resta perciò una sola possibilità: che siano dei traditori…

Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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