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2 Giugno 2017Una notizia, ormai, simile a tante altre, in fondo niente di nuovo: un vescovo spagnolo, Xavier Novall, è stato violentemente contestato e ha rischiato di essere linciato dalla folla, che lo accusava di omofobia. L’aggressione era stata orchestrata dalle solite organizzazioni LGBT, compresa una di sedicenti cattolici, la quale ha sostanzialmente giustificato l’accaduto. Di fatto, è dovuta intervenire la polizia per consentire al vescovo, assediato in una chiesa della sua diocesi, dove si era recato per amministrare il sacramento della Cresima ai ragazzini, di allontanarsi incolume. Che cosa aveva fatto o detto di così terribilmente grave, quel vescovo? Semplicemente, parlando dell’omosessualità, aveva affermato che essa nasce sovente da problemi di relazione familiare, madre autoritaria e padre assente, seguendo la teoria dello psicologo americano Joseph Nicolosi. Perché quel discorso era inaccettabile per tutti i militanti gay e per l’universo del politicamente corretto? Perché Nicolosi, morto recentemente, sosteneva che, a patto di volerlo, "guarire" dall’omosessualità si può, mediante dei percorsi che egli chiamava di "terapia ripartiva": vale a dire, per ripristinare il normale orientamento sessuale di una persona. Chiaro, quindi, in cosa consista la gravità del discorso di quel vescovo: aver messo l’omosessualità sullo stesso piano delle devianze (come, peraltro, facevano tutti gli autori dei manuali di psicologia, psichiatria e sessuologia, fino a pochi anni fa); e, soprattutto, aver detto, o fatto capire, che essere omosessuali non è un destino, come non lo è la depressione, o la nevrosi, o la schizofrenia, ma una situazione di disagio psicologico da cui si può uscire, a condizione di volerlo.
Tuttavia, non c’è solamente questo, nello sfiorato linciaggio di un vescovo, che non fa notizia (e infatti, se non fosse stato per La Nuova Bussola Quotidiana, nessuno ne avrebbe parlato: l’informazione pilotata che oggi controlla il mondo lascia filtrare solo le notizie che ritiene utili, cioè spendibili in senso ideologico progressista, mentre blocca irremissibilmente tutte le altre). C’è anche il fastidio della neochiesa bergogliana nei confronti di quei cattolici, e di quei membri del clero, che restano fedeli al Vangelo e non s’inchinano alle voglie e alle pretese del mondo. Questa è la loro colpa, questa è la ragione per cui non ricevono uno straccio di solidarietà, se capitano nel mirino delle lobby omosessualiste, o femministe, o immigrazioniste, o di qualunque altro segno e cartello progressista: essi, per il solo fatto di esistere, di restare fedeli al cattolicesimo — quello vero, di sempre, non quello taroccato e stravolto dei modernisti — costituiscono un problema, un ostacolo che va rimosso. Alla lunga, bisognerà eliminarli: o costringendoli ad andarsene, oppure cacciandoli addirittura; per intanto, screditandoli e isolandoli moralmente. Così è successo a quel professore che, in Belgio, ha osato definire l’aborto l’uccisione di un innocente: scaricato e perfino criticato dai vescovi della Chiesa belga (pardon, della neochiesa belga, con la lettera minuscola). E bisognerà fare così, vale a dire procedere ad una qualche forma di soluzione finale, perché, diversamente, il solo fatto che sopravvivano dei veri cattolici, i quali, con le parole e con gli atti, non si piegano ai gusti del mondo e non sono disposti a svendere il contenuto del Vangelo, qualcuno potrebbe vedere l’inganno dei modernisti, rendersi conto del loro tradimento; qualcuno potrebbe accorgersi che essi hanno costruito una falsa chiesa, apostatica e infedele, che ha, però, l’inaudita sfrontatezza di farsi passare per quella autentica, e che spaccia per parola di Dio la parola del diavolo, e per volontà di Dio, i tenebrosi disegni del diavolo.
Intanto, sempre in Spagna, un altro vescovo, anzi, arcivescovo, Juan Barrio, di Santiago, ordina sacerdoti due omosessuali notori e conviventi: ovviamente, fra gli applausi del mondo. Ecco: abbiamo a che fare con due chiese, e una delle due, evidentemente, deve essere quella vera, l’altra deve essere falsa. Non possono essere vere entrambe. Non possono essere entrambe fedeli al Vangelo, visto che agiscono in maniera opposta. Come riconoscere quella vera e distinguerla da quella falsa? Non è affatto difficile; basta leggere la Paola di Dio. Ed ecco ciò che dice la Parola di Dio: Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato (Marco, 13, 13); e ancora: Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi (Matteo, 5, 11-12). E ancora: Vi scacceranno dalle sinagoghe. Anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere un culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre, né me (Giovanni, 16, 2-3). Ora, è abbastanza facile rispondere alla domanda: quale dei due vescovi spagnoli è stato aggredito e minacciato, e quale, invece, ha trovato consensi e simpatie? Evidentemente, a forza di dire e di ripetere (ma non da sempre: solo dal Concilio Vaticano II) che bisogna capire il mondo, sintonizzarsi col mondo, aprirsi al mondo, dialogare col mondo, molti cristiani si sono dimenticati di un piccolo, insignificante particolare: che il mondo e Cristo sono inconciliabili e non si possono servire entrambi; che il mondo odia il Vangelo e detesta la sua Chiesa; che il mondo ha messo in croce Gesù Cristo e continua a tessere intrighi e violenze contro quanti rimangono fedeli al suo esempio. Non è una cosa difficile da capire: è molto semplice, anzi. Tutto il resto sono chiacchiere, quasi sempre in perfetta malafede.
Il cristiano, oggi più che mai, deve essere simile a una sentinella: deve vegliare e tenersi pronto a suonare l’allarme all’avvicinarsi del nemico. Non lo ascolteranno; lo derideranno; lo insulteranno e lo minacceranno: benissimo; ma egli avrà fatto il suo dovere. Il dovere del cristiano non è quello di "accogliere" tutti, ma di ammonire i peccatori (ovviamente, incominciando da se stesso). Questa è la verità; ed è una verità che dà fastidio, oggi più che mai. Chi sono io per giudicare?, si dice e si ripete, negli ambienti della neochiesa bergogliana, citando all’infinito una infelicissima intervista rilasciata da papa Francesco a proposito dei gay. Ma la domanda era mal posta, e, crediamo, non in buona fede: perché il cristiano sa benissimo di non avere alcun titolo per giudicare il suo prossimo, dal momento che il giudizio spetta a Dio solo; ma sa altrettanto bene di avere sia il diritto che il preciso dovere di giudicare il peccato. Non il peccatore, ma il peccato: questo sì. Il cristiano, come fece Giovanni il Battista davanti a Erode, esponendo la sua stessa vita, deve saper dire, anche quando, umanamente parlando, gli converrebbe tacere: Non ti è lecito fare questa cosa. Questo, ripetiamo, è non tanto un suo diritto, del quale, da un punto di vista del quieto vivere, farebbe volentieri a meno, ma un suo dovere. Nessun cristiano può sottrarsi al dovere della verità; e la verità, inutile dirlo — e tuttavia necessario, in questi tempi di somma confusione — è il Nostro Signore Gesù Cristo, che disse di sé: Io sono la via, la verità e la vita.
È evidente che ci troviamo davanti a una strategia basata sull’inganno e la menzogna. I "cattolici" modernisti e progressisti dicono e ripetono, come un mantra, che la Chiesa deve accogliere i peccatori, che deve includere tutti. Falso. La Chiesa deve accogliere i peccatori pentiti, e deve sforzarsi d’includere tutti quelli che riconoscono il Vangelo di Gesù: non tutti gli uomini; non i nemici di Cristo; non chi rifiuta la conversione, il pentimento e la penitenza. La Chiesa non è un albergo dove basta prenotare una stanza per avere il diritto di entrare; la Chiesa è lo strumento per diffondere il Vangelo e, nello stesso tempo, la comunità dei cristiani: quelli ancora sulla terra, quelli in Purgatorio e quelli già saliti alla gloria del Paradiso. Nessuno, neanche un arcivescovo, neanche il papa, ha il diritto di fare sconti sulla dottrina e sulla pratica della vita cristiana; nessuno ha il diritto di dire: Questo non è peccato, solo per ingraziarsi il mondo e per strappare un poco di popolarità a buon mercato. Non si può fare i generosi con il tesoro di Dio. Se Dio, per bocca di Gesù Cristo, ha detto che una certa cosa è peccato, nessuno, neppure il papa in persona, ha il diritto di dire che non lo è, o di sminuirne la gravità, o di promettere un facile perdono. Il perdono non viene dagli uomini, ma da Dio; e l’unico modo di ricevere il perdono di Dio è di pentirsi sinceramente del male fatto e di cambiar vita, allontanandosi dal peccato.
Il cristiano, quindi, deve stare saldo e vigilante come una sentinella. La sentinella può essere di per sé insignificante, ma, nel momento in cui sta svolgendo la sua mansione, è una persona preziosa, insostituibile: guai se non ci fosse. La vita e la sicurezza di tutti gli altri dipendono da lei. Ci piace rileggere la pagina del profeta Ezechiele che descrive la sua chiamata quale sentinella alla casa d’Israele; e chiunque può intendere la "casa d’Israele" come una prefigurazione della casa dei cristiani, cioè come la Chiesa cattolica (Ezechiele, 2, 1-9, e 3, 16-21; traduzione della Bibbia di Gerusalemme):
Mi disse: "Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare". Ciò detto, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: "Figlio dell’uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio- Ascoltino o non ascoltino — perché sono una genia di ribelli — sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
Ma tu, figlio dell’uomo, non li temere, non aver paura delle loro parole; saranno per te come cardi e spine e ti troverai in mezzo a scorpioni; ma tu non tenere le loro parole, non t’impressionino le loro facce, sono una genia di ribelli. Tu riferirai loro le mie parole, ascoltino o no, perché sono una genia di ribelli.
E tu, figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non esser ribelle come questa genia di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che io ti do". Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto all’interno e all’esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai. […]
Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! E tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu sarai salvato.
Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l’avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della more di lui domanderò conto a te. Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato.
È chiaro, quindi, che non si può essere dei veri cristiani se non ci si assume la responsabilità di dire sempre la verità, anche e soprattutto in faccia al peccatore. Chi tacesse, per un malinteso sentimento di discrezione, non solo tradirebbe il Vangelo, ma farebbe la cosa peggiore, sia nei confronti dell’altro, che di se stesso; nei confronti dell’altro, perché lo esporrebbe alla morte dell’anima; nei confronti di se stesso, perché si addosserebbe la colpa di quella morte. Ed è anche chiaro che si tratta di un ruolo scomodo. Sappiamo come sia difficile dire perfino ad un amico che egli sta sbagliando; figuriamoci dirlo ad uno sconosciuto, e dirlo in maniera da essere identificati come cristiani. I cristiani bene accetti sono solamente quelli che "non giudicano", cioè, per usare i concetti espressi da Ezechiele, che non avvertono il peccatore che su di lui incombe il castigo di Dio. Ma questi non sono dei veri cristiani: sono solo dei vili o degli opportunisti, travestiti malamente da cristiani. E che sia un travestimento maldestro, lo si vede subito: basta osservare come godono di essere approvati e lodati dal mondo, e come si rattristano, invece, se il mondo li insulta o tenta di nuocere loro ogni maniera. Guai a me se non dicessi la parola di Dio, dovrebbe ripete a se stesso ogni vero cristiano: costi quello che costi, fosse pure la persecuzione e il martirio. Ora, siccome tutto questo è molto scomodo, la neochiesa relativista e infiltrata dalla massoneria ha "deciso" di cambiare le regole d’ingaggio: non si denuncia più il peccato, si dà l’Eucarestia al peccatore impenitente, e si agitano i pugni contro i pochi cristiani veri, i quali, essendo rimasti fedeli al Vangelo, disapprovano questo modo di fare e testimoniano, con la loro vita e le loro opere, che non così si serve il Regno di Dio, ma, all’opposto, chiamando bene il bene, e male il male.
Ci sia consentita un’ultima parola al lettore che ci scrive firmandosi Catholicus. Grazie, caro amico, per le benedizioni e l’incoraggiamento. Solo questo desideriamo essere: sentinelle leali e vigilanti…
Fonte dell'immagine in evidenza: Foto di Chad Greiter su Unsplash