
Teologi che cercano Dio o che servono il Diavolo?
23 Agosto 2016
Come gli studiosi protestanti manipolano la storia per auto-glorificare la loro causa
23 Agosto 2016Nello sposalizio di Sara e Tobia la Bibbia celebra la santità e la castità del matrimonio

Il matrimonio, dal punto di vista religioso, e specialmente nella prospettiva cristiana, così come esso è stato concepito e praticato per quasi due millenni da parte dalla Chiesa cattolica, si sa, è una cosa sacra, cioè un impegno di vita che i due sposi contraggono al cospetto di Dio; ma esso è anche una promessa e uno stile di castità, nel senso più nobile e puro di questa parola: un legame, cioè, dal quale vengano banditi la lussuria fine a se stessa, il piacere senza tenerezza, senza rispetto e senza amore, e dal quale venga escluso il rifiuto della fertilità, ossia la disponibilità e l’apertura allo sbocciare di una vita futura, per mezzo dei figli. E ciò perché la morale cattolica, per prima, ha il vanto di avere nobilitato il corpo e sacralizzato la dimensione fisica dell’esistenza, secondo la formula di san Paolo (Prima lettera ai Corinzi, 6, 12-20):
"Tutto mi è lecito"; ma non tutto giova! "Tutto mi è lecito"; ma io non mi lascerò dominare da nulla! "I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi", ma Dio distruggerà questo e quelli! Il corpo non è per l’impudicizia, bensì per il Signore e il Signore è per il corpo; e Dio che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza!
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di meretrice? Non sia mai! O non sapete che chi si unisce a una meretrice forma un corpo solo? I due formeranno, dice, una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite l’impudicizia! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, sta fuori del corpo; ma chi commette impudicizia pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è santuario dello Spirito Santo che è in voi, che avete d Dio e che non appartiene a voi stessi? Siete stati comprati a caro prezzo! Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Basterebbe già questo per chiarire, qualora ve ne fosse bisogno — ma, in una società sana, non dovrebbe essercene alcun bisogno; il fatto è che noi apparteniamo ad una società profondamente malata — che il solo matrimonio possibile, perché il solo naturale ed il solo moralmente legittimo, davanti a Dio e davanti agli uomini, è, come è sempre stato in tutti i tempi e presso tutti i popoli, quello fra uomo e donna; non certo quella cosa che del matrimonio usurpa il nome e si sforza pietosamente di contraffare le forme, e che va sotto il nome di matrimonio omosessuale (il che, oltretutto, è una patente contraddizione in termini, a cominciare dal significato etimologico della parola (matris munus, il compito della madre)
Da alcuni anni a questa parte, peraltro, si nota un fenomeno sconcertante, ma sempre più frequente, e ormai quasi generalizzato, da parte delle famiglie che si dicono cristiane; un fenomeno che la Chiesa — un tempo fin troppo intransigente e fin troppo occhiuta nel prescrivere le norme della morale sessuale, anche fra gli sposi — si direbbe abbia deciso d’ignorare, visto che i sacerdoti non ne parlano mai, e tanto meno i teologi progressisti e modernisti, in tutt’altre faccende affaccendati: una sorta di prostituzionalizzazione del matrimonio stesso. La parola è brutta, ma il concetto, crediamo, è assai chiaro: marito e moglie vivono il matrimonio con la disinvoltura, con la leggerezza, con la mancanza di pudore e la licenza che caratterizzano gl’incontri con le prostitute. Si comincia fin dalle nozze, nelle quali, non di rado, si assiste, sia da parte degli sposi — e specialmente della sposa -sia da parte degli invitati, a un’autentica sfilata di nudità e di volgarità nell’abbigliamento, e ciò fin dentro la Chiesa, complice e connivente il prete che celebra il rito; e si prosegue, nel corso della vita matrimoniale, maternità compresa, con il medesimo stile, o peggio.
Vi sono mariti che si compiacciono di esibire le nudità della moglie, in spiaggia ad esempio, ma non lì soltanto, per provocare il desiderio degli altri uomini e accenderne l’invidia; e vi sono mogli che non esitano a spogliarsi e a comportarsi come se fossero perennemente in cerca di avventure, lanciando, con il loro abbigliamento e con il loro modo di fare, messaggi chiarissimi in tal senso, anche se, ammettiamolo, non sempre le reali intenzioni corrispondono a simili atteggiamenti. Altre volte, però, non solo gli atteggiamento corrispondono alle intenzioni, ma quelle spose e quegli sposi sono più o meno d’accordo nel concedersi "libertà" reciproca, quando non praticano, addirittura, gli scambi di coppia, o, magari, il sesso a quattro: e ciò, dopo essersi sposati in chiesa, cioè dopo aver solennemente promesso di rispettare la santità del matrimonio cristiano. Tutti costoro è come se incoraggiassero i propri sposi e le proprie spose a prostituirsi; è come se degradassero la purezza del matrimonio cristiano al livello di una concupiscenza sfrenata e veramente pagana.
E vi sono madri incinte che esibiscono il pancione scoperto, a cominciare dalle donne di spettacolo, disposte a sfruttare anche quella occasione, che dovrebbe essere vissuta con riserbo e pudore, nella santità della famiglia e, quindi, con un certo grado di riservatezza e di nascondimento, per attirare l’attenzione sui di sé, sul proprio corpo, per commercializzarlo, per far parlare i giornali, per concentrare su di sé le telecamere, per vendere più dischi mediante le fotografie di copertina. Tutte cose che, fatte da spose che si dicono cristiane, hanno il sapore della beffa, della assoluta mancanza di serietà e di coerenza, e denotano un narcisismo sfrenato, una immaturità costituzionale, un vero e proprio tradimento rispetto al modello della vita cristiana. E si prosegue, poi, con l’avviare i figli ancora piccoli, e le figliolette, sulla medesima strada: per esempio, vestendo e abbigliando dei bambini e delle bambine impuberi come dei piccoli divi o delle precocissime Lolite, in modo da accendere il desiderio degli adulti; cosa orribile e dirsi e veramente ripugnante, ma che pure va ricordata, perché assolutamente vera. Che dire, infatti, di quelle madri che spingono le figliolette giovanissime, truccate e vestite come delle prostitute, a fare la fila per partecipare a dei provini come modelle, a delle gare di bellezza, a delle competizioni di ballo? Noi personalmente sappiamo di madri sciagurate che spingono e incoraggiano i i figli maschi, giovanissimi, a intraprendere la carriera di modelli, pur avendo notato in loro delle inclinazioni omosessuali e pur sapendo benissimo quale tipo di interesse essi suscitino presso certi impresari e certi organizzatori di eventi e sfilate di moda, i quali notoriamente sono degli invertiti.
Tornando agli sposi: ve ne sono — e parliamo sempre di sposi cristiani, o sedicenti tali — i quali escludono apertamente, fin dall’inizio, la possibilità di avere dei figli; altri che ricorrono all’aborto, e seguitano a frequentare la Chiesa come nulla fosse, quasi che non avessero fatto proprio niente di illecito; altri ancora che ritengono permessa, nella camera da letto, qualunque forma di ricerca del piacere, anche la più estrema, la più degradante e perfino la più violenta. Che cos’ha da fare la Chiesa con quel che facciamo tra di noi? Non è forse una cosa che riguarda noi, e noi soli, essi risponderebbero, se qualcuno facesse loro notare la dissonanza del loro stile di vita matrimoniale rispetto all’ideale cristiano. Questa è ormai una idea molto diffusa; e i preti, un tempo così attenti, per non dire invadenti, su questi temi, ora tacciono del tutto: hanno paura di riuscire molesti; si vergognano di poter sembrare sorpassati, bacchettoni, retrogradi, o di essere accusati d’interesse morboso per una aspetto della vita che loro, avendo pronunciato i voti solenni di castità, in teoria non dovrebbero conoscere, e non conosceranno mai. Subiscono in pieno il ricatto della cultura oggi dominante, in particolare della psicanalisi freudiana: se uno si preoccupa tanto del sesso, vuol dire che lo vorrebbe fare; se uno censura i comportamenti altrui, significa che desidererebbe trovarsi al posto di costoro; se uno condanna la pratica dell’omosessualità, ciò attesta che la sua parte inconscia è afflitta dal timore di essere omosessuale. E così via.
Che l’amore fisico tra i due sposi sia una cosa non solo lecita, ma bellissima, è attestato da numerosi passi della Bibbia, in particolare da quel meraviglioso poema sacro che è il Cantico dei Cantici; ma un modello tenerissimo di quello che dovrebbe essere questo aspetto della vita matrimoniale, è contenuto nel Libro di Tobia (al cap. 18, 1-19), che i protestanti, guarda caso, considerano deuterocanonico, e quindi non divinamente ispirato.
Per una migliore comprensione della scena, si tenga presente che Tobia, figlio di Tobit, aveva contratto matrimonio con Sara, figlia di Raguel, nella casa dei genitori di lei; che Sara era insidiata da un demone, Asmodeo, che già aveva fatto morire, nella notte stessa delle nozze, i suoi sette mariti precedenti, cosa che l’aveva ridotta alla disperazione e quasi spinta al suicidio; e che al fianco di Tobia c’era, sotto spoglie umane, un Angelo mandato dal Signore, Raffaele, il quale, in una precedente occasione, aveva insegnato a Tobia come uccidere un misterioso pesce che lo aveva aggredito nelle acque del fiume Tigri (l’intera vicenda si svolge al tempo dell’esilio, fra Ninive ed Ecbatana), e poi estrarne e conservarne le interiora, evidentemente già sapendo che le loro virtù magiche avrebbero permesso di scacciare Asmodeo dalla camera nuziale, quando ancora Tobia neppure sapeva dell’esistenza di Sara, la sua futura sposa.
Terminata la cena, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. Allora Tobia si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sul porta-brace dell’incenso. L’odore del pesce arrestò il demonio che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele lo seguì sull’istante e ivi lo incatenò legandolo mani e piedi. Quando gli altri uscirono, chiusero la porta della camera. Allora Tobia si alzò dal letto: "Alzati, sorella, preghiamo e supplichiamo il Signore perché abbia misericordia di noi e ci protegga". Essa si alzò e cominciarono a pregare e a supplicare, chiedendo a Dio che li proteggesse e Tobia si mise a dire: "Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri! E benedetto sia il tuo nome per tutte le generazioni venture. Ti benedicano i cieli e tutte le creature nei secoli! Tu hai creato Adamo e come aiuto e sostegno gli hai creato la moglie Eva; da loro due nacque il genere umano. Tu dicesti: ‘Non è bene che resti solo, facciamogli un aiuto simile a lui!’. Ora non per lussuria mi sposo con questa mia parente, ma con retta intenzione. Degnati di aver misericordia di me e di lei, e di farci giungere insieme alla vecchiaia". Poi dissero insieme: "Amen, amen". E dormirono per tutta la notte.
Ora Raguel, alzatosi, chiamò i servi ed andò con essi a scavare una fossa. Diceva, infatti: "Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di derisione e di insulto". Quando ebbero finito di scavare la fossa, Raguel ritornò a casa e chiamata la moglie, le disse: "Manda in camera una delle serve per vedere se è vivo; perché se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia". Mandarono avanti la serva ed accesa la lampada, aprirono la porta; entrata la serva, li trovò insieme profondamente addormentati. Quando uscì, essa riferì loro che era vivo e che non era successo nulla di male.
Allora benedissero il Dio del cielo dicendo: "Tu sei benedetto, o Dio, degno di ogni sincera benedizione. Ti benedicano per tutti i secoli! Sei benedetto per la gioia che mi hai concesso, non è avvenuto ciò che si temeva, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia. Tu sei benedetto, perché hai avuto compassione di due figli unici. Sii misericordioso con essi, Signore, e proteggili! Falli giungere al termine della loro vita nella gioia e nella grazia!". Allora Raguel ordinò ai servi di riempire la fossa, prima che si facesse giorno.
Anche in altri brani delle letterature antiche vi sono squarci di nobile e serena vita coniugale: nel ritrovarsi di Ulisse e Penelope, ad esempio, dopo la loro lunghissima separazione, come è narrato nell’Odissea; o nel delicatissimo episodio di Filemone e Bauci, i due anziani sposi che conservano un amore commovente l’uno per l’altra, al punto da colpire e lasciare ammirato Zeus in persona, come raccontato da Ovidio in un passo famoso delle Metamorfosi. Tuttavia manca, in quei brani, a nostro avviso, un elemento che qui, nel Libro di Tobia, è assolutamente centrale e caratterizzante: la concezione del matrimonio come l’unione santa fra tre persone: l’uomo, la donna, e Dio; perché Dio stesso, nel cristianesimo, è Persona, Verbo Incarnato; e anche nell’Antico Testamento, di cui fa parte il Libro di Tobia, vi è un chiaro presentimento di questo fatto, che traspare continuamente in numerosissimi punti, specialmente nei libri profetici e sapienziali.
Ciò che maggiormente colpisce, nel racconto di Tobia, è la sacralità, la purezza, la castità, con cui è visto il matrimonio, atto fondativo di una nuova famiglia e di un progetto esistenziale destinato a durare quanto la vita stessa dei due coniugi: come prega Raguel per i due giovani sposi, la figlia ed il genero, rivolgendosi a Dio: Falli giungere al termine della loro vita nella gioia e nella grazia! Egli non prega: conservali nel bene finché vorranno rimanere uniti; ma dice: fino alla vecchiaia, e, sottinteso, alla morte. E questo benché la legge mosaica concedesse, a determinate condizioni, lo scioglimento dell’unione matrimoniale, e anzi, in taluni casi prescrivesse come doveroso il ripudio della moglie da parte del marito. Ma in questo libro della Bibbia, come negli altri dell’Antico Testamento, l’interpretazione letterale della Legge viene spesso superata, per ispirazione dello Spirito Santo, nella misura della carità, come avrebbe insegnato il divino Maestro: Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio (Matteo, 19, 8-9).
La cultura laicista che, da due secoli e mezzo, noi tutti abbiamo subito, ci porta a storcere il naso di fronte all’atteggiamento devoto di Tobia e Sara nella prima notte di nozze, la quale, come pare, viene consumata nella preghiera e nella castità, poiché si dice che essi, terminate le loro suppliche al Signore, si addormentarono profondamente; e che così, dormienti e sereni, li trovò, di primissimo mattino, la serva mandata ad accertarsi se fosse accaduti qualcosa di male durante la notte. Ora, senza dubbio, la consapevolezza del grave pericolo rappresentato da Asmodeo ha contribuito al particolare e accorato clima di fervore religioso, con il quale i due giovani si accingono a trascorrere la prima notte nuziale; ma è chiaro che tale circostanza non svolge una funzione decisiva nel determinare il loro atteggiamento complessivo di fronte all’atto nuziale. Un particolare accento di pietà e di sincerità si coglie nel passaggio centrale della preghiera di Tobia: dopo aver ricordato la creazione di Adamo e di Eva quale precisa intenzione divina affinché l’uomo avesse una degna compagna al fianco, egli dice: Ora non per lussuria mi sposo con questa mia parente, ma con retta intenzione. Ecco: qui si vede quale fosse, per l’autore del libro, il giusto atteggiamento che due sposi devono tenere nei confronti del sesso. La lussuria, come puro e semplice gioco di corpi, senza tenerezza, senza rispetto, magari senza amore, viene ripudiata: non per soddisfare le voglie animalesche l’uomo e la donna si cercano, in una prospettiva di fede, ma per donarsi l’un l’altra il meglio di sé. Pertanto, si tratta innanzitutto di un incontro e di una fusione di anime; e solo come conseguenza di ciò si attua anche un incontro sul piano fisico e carnale. Il piacere non è bandito o negato, ma incanalato nella purezza di una relazione umana, che, per essere veramente tale, deve trascendere, in una certa misura, la mera carnalità, ossia la carnalità fine a se stessa. Questa sarebbe una forma di disprezzo nei confronti di quel "tempio di Dio" che, per usare l’espressione di san Paolo, è il corpo umano. E questo rispetto, questa sollecitudine, questa delicatezza, da parte di entrambi i coniugi, costituiscono già un immenso progresso rispetto alla concezione antica del matrimonio, nella quale l’uomo bada innanzitutto al suo piacere o al desiderio di avere dei figli, e il corpo della donna diventa, appunto, solo uno strumento di piacere o un mezzo per generare la prole.
Questa limitazione, se così vogliamo chiamarla, posta alla libertà sessuale assoluta, provoca, dicevamo, un riflesso condizionato di segno negativo, eredità della cultura laicista e secolarizzata, per la quale la morale religiosa non dovrebbe metter becco nelle faccende sessuali degli sposi, e restar fuori della porta della camera da letto. In realtà non è così; ma quel che, guardato dal punto di vista della "libertà" senza freni e senza coscienza, appare come una insopportabile intromissione della religione nelle faccende private dei due coniugi, considerato in quella che, per due sposi credenti, è la giusta prospettiva, appare semplicemente come la logica conseguenza delle premesse: e cioè del matrimonio inteso come l’unione santificante che è stata benedetta da Dio, e che non può mai prescindere dalla considerazione dell’altro in quanto persona, e mai in quanto cosa o strumento. Due sposi cristiani non possono comportarsi come facevano i pagani, ad esempio Pisistrato, il tiranno ateniese, con la sua seconda sposa, la figlia di Megacle: non volendo avere altri figli, egli aveva con lei solo dei rapporti contro natura (cosa che, stando a Tucidide, causò un conflitto con il suocero e la sua cacciata temporanea dalla città). Ricordate che il vostro corpo è il tempio di Dio…
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